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CAPITOLO 2) DALLO IAS 39 AL NUOVO IFRS 9: L’”EXPECTED LOSS MODEL”

2.1 Le ragioni per la riforma dello IAS 39

2.1.1 Il ruolo della crisi finanziaria internazionale

La crisi finanziaria del 2007 rappresenta, se non il punto di partenza, il “volano” che ha permesso l’avvio del processo di sostituzione dello IAS 39 e che ha portato all’emanazione del nuovo principio IFRS 9.

Lo scoppio della crisi ha messo in evidenza una serie di lacune nell’ambito della regolamentazione internazionale. Le politiche macroeconomiche fortemente squilibrate dei primi anni duemila avevano favorito una condizione di bassi tassi d’interesse, ampia liquidità e un’ eccessiva espansione creditizia, incentivata grazie all’esplosione del modello ”originate to distribute”. Ciò aveva provocato un forte aumento della domanda aggregata e un crescita eccessiva dei prezzi con l’emersione di rischiose “bolle”, specie in determinati settori ed in alcune specifiche aree geografiche. La regolamentazione e le pratiche di supervisione, di converso, non avevano adeguatamente apprezzato la rischiosità di alcuni modelli di business e l’opacità di alcune strutture alquanto complesse, lasciando ampi spazi ed autonomia all’assunzione di rischi degli intermediari, che operavano con eccessiva leva ed esigui livelli di capitale e che oramai erano divenuti troppo grandi per fallire.

I consessi internazionali (G20, FSF, FSB, BCBS etc.), nell’analizzare le cause che avevano favorito l’avvio della crisi finanziaria, hanno da subito assunto nel banco degli imputati, tra gli altri, le regole di accounting, considerate ancora troppo articolate, pro-cicliche, non del tutto capaci di assicurare una corretta valutazione di strumenti complessi e di garantire una piena trasparenza dei financial reporting, oltre che caratterizzate da forti elementi di divergenza in ambiti rilevanti della materia rispetto agli standard setters internazionali, tali da non permettere un vero confronto internazionale.

I leader del G20 a Washington nel 2008 (35), ad esempio, auspicavano tra gli interventi a medio termine da tenere in considerazione per promuovere una piena riforma del

35

“Declaration of the Summit on Financial Markets and the World Economy”, Washington DC, November

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sistema finanziario, la creazione di un unico set di standard contabili di elevata qualità.

Il Financial Stability Forum individuava tra le debolezze che avevano favorito l’avvio della crisi internazionale alcune pratiche contabili, accusate di risultare fortemente procicliche. Il Forum, nell’aprile 2008, ha pubblicato il Report “Enhancing Market and

Institutional Resilience”, nell’ambito del quale, analizzando le cause che erano sottese

all’implodere della crisi e le direzioni da intraprendere per ovviare alle stesse, identifica il tema della riduzione della prociclicità36 come una questione chiave verso cui indirizzare l’attività di revisione del corpus regolamentare nel suo complesso37

. Nel successivo “Report of the Financial Stability Forum on Addressing Procyclicality

in the Financial System38”, il FSF individuava tre aree principali in cui la regolamentazione poteva comportare effetti pro-ciclici: i) l’accordo di Basilea II, ii) le valutazioni ed il leverage eccessivo, iii) il modello di stima delle “Loan Loss

Provisions”.

Il modello contabile sotto processo è il modello dell’incurred loss, alla base del modello di impairment previsto dallo IAS 39, accusato di non essere stato capace di riconoscere tempestivamente le perdite di valore associate ai crediti in portafoglio e di essere eccessivamente legato al ciclo economico, ampliandone i movimenti in entrambe le fasi. Il Forum esortava per questo motivo il FASB e lo IASB ad eliminare le distorsioni che si erano rese evidenti con lo scoppio della crisi e a valutare modelli alternativi all’incurred loss approach.

Altro elemento finito sotto accusa del Forum è il massiccio uso di regole di fair value

accounting39 nel campo delle valutazioni di bilancio. L’estensione di tale modello all’interno dei bilanci bancari ha avuto, secondo il FSF, effetti pro-ciclici, in specie

36 Per un approfondimento si rinvia a Panetta, F., Angelini, P., “Financial sector pro-cyclicality”, Banca d’Italia, Quaderni di Economia e Finanza n.44, 2009.

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Report of the Financial Stability Forum on Enhancing Market and Institutional Resilience, 7 Aprile 2008:

“An issue that requires further study is the forces that contribute to procyclicality in the financial system.

We will examine the drivers of such procyclical behaviour and possible options for mitigating it”.

38Report of the Financial Stability Forum on Addressing Procyclicality in the Financial System, FSF, Aprile

2009. 39

Per un approfondimento su tale tematica si veda G. Carosio, “La crisi finanziaria e il principio del fair

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combinato alla forte leva che connotava alcune strategie poste in essere da taluni intermediari finanziari.

Ed ancora, proseguendo nell’excursus temporale delle indicazioni provenienti da organismi tecnici e politici, è necessario rappresentare quanto affermato nel 2009 dal G20. All’interno della “Declaration on strengthening the financial system”40, i leaders dei 20 paesi riuniti, facendo seguito alle dichiarazioni fatte un anno prima, hanno esortato gli standard setters contabili internazionali a rivedere le regole di accounting al fine di: i) ridurre la complessità delle regole contabili in tema di strumenti finanziari, ii) rafforzare le regole di determinazione dei livelli di provisions sui crediti, iii) migliorare le pratiche contabili relative all’esposizioni off balance ed alle valutazioni caratterizzati da elevati livelli di incertezza, iv) progredire nel processo di convergenza verso un single set di regole contabili di alta qualità.

Appare chiaro, dalla breve rassegna sopra riportata, che organismi tecnici e politici concordano sulla necessità di ovviare con interventi robusti alle carenze che il modello contabile di rappresentazione degli strumenti finanziari aveva manifestato negli anni precedenti la crisi.

In particolare in quella fase le necessità di irrobustire le pratiche contabili a livello internazionale muoveva soprattutto in due direzioni: da un lato, quello della convergenza verso un unico set di principi contabili di elevata qualità, che aumentasse la possibilità di comparazione dei bilanci delle imprese finanziarie a livello internazionale e che fosse in grado di ristorare la “confidenza” degli investitori; dall’altro quello di eliminare gli effetti pro-ciclici che alcuni modelli contabili avevano manifestato in maniera alquanto evidente di possedere, in specie con riferimento alla

fair value accounting ed il modello di incurred loss.

Le regole di accounting, con la crisi, assumono pertanto una particolare importanza dal punto di vista della stabilità finanziaria, fuoriuscendo dagli standard canonici del

reporting e dell’informativa di mercato.

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