• Non ci sono risultati.

Convivenza con altri animal

o che tengono gli animali separati o non sono in grado di distinguere questo comportamento.

Per quanto riguarda invece la manifestazione di atteggiamenti positivi tra cincillà essi sono rivolti ad un animale in particolare nel 16,6% (n=50), verso tutti nel 22,5% (n=68) e consistono nel dormire vicino e condividere gli spazi. Le mancate risposte coincidono con coloro che hanno un solo animale o se ne possiedono più d’uno vivono separati tra loro, in alternativa non hanno dati per poter rispondere; ad esempio perché dotati di scarso spirito di osservazione o non sufficiente per giudicare una determinata situazione.

Per concludere lo studio, è stato chiesto agli intervistati di scegliere la definizione di stress che secondo loro è la più giusta e il 93% ha risposto correttamente che lo stress è un’alterazione di breve o lunga durata dell’equilibrio psico-fisico del cincillà che può causare conseguenze negative sulla salute dell’animale.

4. DISCUSSIONE

Negli ultimi anni il cincillà è diventato sempre più presente nelle case degli italiani ed è stato questo cambiamento sociologico, che ha dato vita alla curiosità di indagare con uno studio pionieristico la situazione attuale del management di questo animale.

Per quanto concerne la popolazione intervistata quasi il 60% ha un’età inferiore ai 30 anni e questo ci porta a concludere che chi si interessa a questi animali è abbastanza giovane.

Si nota un evidente squilibrio nel sesso della popolazione intervistata, con una netta maggioranza femminile, questo dato appare molto eclatante avendo 256 intervistati di sesso femminile contro solo 46 di sesso maschile, una spiegazione può risiedere in alcuni studi che hanno dimostrato che le donne sono più sensibili degli uomini alle condizioni e all’accudimento degli animali (Herzog, 2007).

La maggior parte degli intervistati (89,4%) ha almeno un diploma di scuola media superiore e di questi il 31,2% possiede anche una laurea. Questo dato potrebbe aver influito sui risultati ottenuti da questa ricerca, in quanto il titolo di studio risulta essere abbastanza elevato ed è stato rilevato che l’interesse verso gli animali sale con l’educazione e diminuisce con l’età (Kellert, 1996), indipendentemente dal sesso di appartenenza (Randler et al. 2007).

Per quanto riguarda la professione dei proprietari, risulta che solo una piccola percentuale composta per il 6,6% da casalinghe, 7,6% da disoccupati e 1,7% da pensionati ha molto tempo a disposizione da poter quindi dedicare completamente al proprio animale.

Al contrario la maggioranza degli intervistati studia (20,5%), oppure lavora (63,5%) e questo dimostra che anche chi ha poco tempo libero, vista l’attività lavorativa o di studio, decide di possedere un cincillà come animale da compagnia e sceglie di dedicargli il proprio tempo a disposizione.

Solo l’11,2% degli intervistati dichiara di possedere un solo cincillà, essendo animali fortemente gregari (Bradley Bays et al. 2006, p.263), avere un 88,8% di proprietari che possiedono più di un esemplare è sicuramente un dato positivo e in

linea con quanto richiesto dall’etogramma di questa specie: addirittura un 60,3% possiede cincillà che condividono quotidianamente gli spazi.

Il 28,9% degli intervistati dichiara di avere un solo animale, mentre il 39,4% possiede una coppia e il resto della popolazione più di 2 esemplari, questo dato dimostra che circa 2/3 della popolazione permette al proprio animale di condividere la vita con un consimile in accordo con la sua natura sociale (Bradley Bays et al. 2006, p.263).

Per quanto riguarda l’età dell’animale più del 60% possiede animali sotto i 4 anni e i restanti sono distribuiti in maniera abbastanza omogenea con un decremento graduale e probabilmente fisiologico, all’aumentare dell’età.

La razza preponderante è La Plata, cincillà prevalentemente selezionato da compagnia e allevato da uno dei più grandi allevamenti italiani che opera da più di vent’anni sul mercato e nel tempo ha fatto nascere un numero decisamente considerevole di animali; molti appassionati ed allevatori amatoriali sono infatti in contatto con questo allevamento, che nel tempo si è anche immesso sul mercato come produttore di cibo e attrezzature per cincillà.

Circa un 39% invece non è a conoscenza della razza del proprio animale anche se spesso il temperamento e la morfologia possono dare buoni indizi sugli antenati dell’animale.

Sulla provenienza abbiamo una distribuzione varia, la fonte principale resta sempre il negozio che costituisce circa un 30%, è una fonte semplice da raggiungere e conosciuta alla maggioranza, nel pensiero di molti ancora oggi “gli animali si comprano al negozio di animali”, seguono poi con il 28,5% gli acquisti tra privati sia questa una vendita di una nuova cucciolata o di esemplari adulti, di solito un primo contatto avviene su internet che costituisce un’ottima piattaforma di scambio di informazioni e spesso ai venditori non interessa solo il ricavo, ma anche il tipo di famiglia a cui verrà affidato l’animale.

Un 20,9% è rappresentato dall’acquisto in allevamento per le persone che probabilmente hanno ponderato questa decisione e vogliono avere maggior possibilità di scelta e garanzia sulla provenienza dell’animale.

Sempre più rilevanza è rivestita dalle adozioni (10,6%) di animali ceduti o abbandonati che tramite volontariato vengono ricollocati in nuove famiglie; la

possibilità di scelta è sicuramente più ridotta dato il numero imprevedibile di animali di volta in volta disponibile, ma la componente morale generalmente ha la predominanza su una scelta in tal senso.

Con l’avvento e l’aumento del numero di cincillà detenuti come animali da compagnia anche la realtà degli abbandoni sta diventando più consistente e questo dato ne accerta l’esistenza.

Per quanto riguarda il sesso dei cincillà campione, la predominanza è rappresentata da maschi che ricoprono il 58,6% della popolazione, in accordo con la bibliografia dove troviamo riportato che le cucciolate di cincillà da compagnia sono meno numerose con una predominanza di maschi rispetto ai cincillà degli allevamenti da pelliccia e da laboratorio (Quesenberry et al. 2012, p.287). Questa potrebbe costituire una interessante spiegazione al fenomeno, dal momento che maschi e femmine non presentano caratteristiche fenotipiche o caratteriali spiccatamente differenti, o particolari malattie legate al sesso che possono far propendere a priori il proprietario nella scelta di un sesso piuttosto che di un altro. Nella popolazione studiata, nonostante si tenga conto che i 2 sessi non sono distribuiti equamente, sono comunque maggiori i maschi castrati (n=19) rispetto alle femmine sterilizzate (n=4), per entrambe gli interventi non c’è una scelta preventiva come nel caso, ad esempio, del coniglio in cui l’incidenza di tumori uterini nella femmina è molto elevata (Quesemberry et al 2012, p.218).

Sicuramente l’intervento di sterilizzazione nella femmina è più intervento che viene eseguito solo da pochi anni con approccio laparotomico dal fianco, per questo è probabilmente più comune trovare maschi castrati nel caso in cui si abbia una coppia e la riproduzione non sia desiderata, con l’eccezione di indicazioni mediche diverse.

Tra le cincillà che hanno partorito (n=38) solo 4 hanno presentato problemi al parto, è riportato infatti come evenienza rara, ma possibile (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

Per quanto riguarda le abitudini dei cincillà intervistati l’88,8% ha la possibilità di uscire dalla gabbia/voliera almeno parte del tempo e questo dato risulta interessante perché questi animali hanno bisogno di fare molto esercizio fisico (Mitchell 2009, p.474).

Le misure riportate per un alloggio adeguato per ospitare un cincillà sono di 2m x 2m x 1m (Webb, 1991; Keeble et al. 2012, p.42), nella nostra indagine abbiamo diviso questa informazione chiedendo prima le misure della base della gabbia, riscontrando che una netta prevalenza dichiara di avere una base di 50 x 80 cm o maggiore e solo 3% misure inferiori.

Per quanto riguarda la seconda informazione, l’altezza, abbiamo riscontrato altri dati positivi, infatti solo un 4% ha un’altezza della gabbia di 50 cm mentre il resto della popolazione presenta altezze di 80 cm o maggiori.

Questo dato non è irrilevante infatti, affinché l’alloggio sia idoneo, è necessario mettere a disposizione nella gabbia più ripiani, essendo i cincillà abili saltatori e arrampicatori (Mitchell 2009, p.474; Johnson-Delaney 2010, p.33).

300 intervistati dichiarano di avere almeno un ripiano a disposizione del proprio animale di cui 79 hanno 3 ripiani, 65 hanno 4 ripiani, 50 hanno 5 ripiani e 37 hanno 6 ripiani.

In bibliografia è riportata la necessità di fornire ai cincillà spazi più ampi, oltre al normale alloggio (Mitchell 2009, p.474), suggerendo uscite in sicurezza sotto la supervisione del proprietario (Keeble et al. 2009, p.12).

Il nostro studio conferma che il 98,7% dei cincillà indagati ha la possibilità di uscite più o meno frequenti e tra questi un 65,3% riesce a liberare il proprio animale ogni giorno.

Fornire un buon substrato su cui far appoggiare il cincillà riveste un ruolo importante per un duplice motivo: assorbe le deiezioni e diminuisce la pressione sulla faccia plantare del piede. (Mitchell 2009, p.475).

Tra i substrati consigliati da Mitchell (2009) e da Harkness et al. (2010) troviamo: lettiera di carta riciclata, giornale sminuzzato, trucioli e pellet di legno (pioppo, faggio e castagno).

Paragonando i nostri risultati escluso un 50,3% rappresentato dal pavimento, probabilmente in riferimento a quando il cincillà è libero e un 37,7% riferito a palstica/polionda del rivestimento dei ripiani, le percentuali successive sono costituite da truciolo (33,4%) e pellet da stufa (22,5%) in linea con quanto riportato in bibliografia.

Per quando riguarda il truciolo è stata fatta una differenziazione sul tipo: normale (17,9%), depolverato (15,2%), aromatizzato (0,3%).

La maggior parte degli utilizzatori di truciolo si avvalgono delle prime 2 categorie, anche se spesso come specifico per animali, in commercio, si trova il tipo aromatizzato, tanto gradito ai proprietari, ma che può risultare irritante per l’apparato respiratorio se mescolato con l’urina; è giusto ricordare che questa evenienza nel caso del cincillà è più improbabile avendo la gabbia sviluppata su più ripiani e quindi il contatto con la lettiera non è obbligato, a differenza di quanto può succedere con le cavie.

Tra i substrati con cui è a contatto il cincillà troviamo poi con un 7,6% le griglie che però possono provocare pododermatiti e sono sconsigliate in presenza di cincillà gravide o cuccioli (Mitchell 2009, p.474; Keeble et al. 2009, p.12).

Traverse/pannoloni in un 2% dei casi come pure le lettiere da gatto (2%) sono forse substrati non del tutto idonei perché possono provocare problemi se ingeriti. Con percentuali minori iniziano a comparite anche lettiere più nuove come la lettiera di lino (1,7%) e quella in fibra di cocco (0,3%).

Per quanto riguarda la presenza di un rifugio a disposizione l’86,8% degli intervistati dichiara che il cincillà ne ha sempre uno a disposizione, come ci ricordano Keeble et al. (2009), questo animale è una preda e in natura ama nascondersi nelle fessure della roccia per avere un rifugio, per questo anche in cattività è importante lasciargli un riparo affinché si senta protetto e si riduca lo stress.

Per quanto riguarda l’arricchimento ambientale Bradley Bays et al. (2006) suggeriscono l’utilizzo di una ruota fatta da materiale pieno che possa incrementare l’attività fisica del cincillà e nel 31,8% dei casi gli intervistati la possiedono.

Si può fornire materiali duri per il consumo dei denti come pietra pomice e legni vari (Quesenberry et al. 2012, p.289), tra i nostri risultati troviamo che il 91,4% infatti propone legnetti da rosicchiare e il 53,3% pietre minerali e 55% amache (spesso costituite da un blocco di pietra pomice legato con 2 corde prodotte dall’allevamento “La Plata”).

Il 21,1% propone tappeti di fieno, un arricchimento interessante che può incrementare il consumo dei denti, insieme ad un 63,9% che propone il porta fieno attaccato alla gabbia, 12,6% mette a disposizione palline porta fieno, fonte riportata in più casi, di lesioni alle zampe; troviamo poi un 2,6% che propone palline dispensatrici di cibo, una simpatica attività gradita a diversi cincillà.

Solo un 2% fornisce palline di plastica che forse sarebbe meglio evitare perché la plastica se rosicchiata e ingerita può trasformarsi in pericoloso corpo estraneo (Keeble et al. 2009, p.12).

Un 75,2% mette a disposizione del proprio animale una lettiera per fare i bisogni, questa abitudine trova spesso successo perché il cincillà tende ad urinare in un punto specifico (Harkness et al 2010, p.60) e avere la lettiera lo aiuta a tenere pulito l’ambiente in cui vive.

In conclusione la grande maggioranza degli intervistati propone al proprio animale almeno 3 arricchimenti ambientali tra quelli sopra citati mescolati nelle combinazioni più svariate.

Il bagno di sabbia costituisce un ulteriore arricchimento ambientale indispensabile per il benessere di questi animali e merita un’analisi indipendente; in natura il cincillà spende circa un’ora al giorno per questa pratica affinché la sua pelliccia si mantenga soffice, pulita e vaporosa (Stern, 1969).

In cattività è suggerito lasciare al cincillà la possibilità di accedere al bagno di sabbia tutti i giorni per almeno 10 minuti (Harkness et al 2010, p.59) oppure 2-3 volte a settimana per 10-20 minuti (Mitchell 2009, p.475). Il 45,7% dei nostri intervistati mette il bagno di sabbia a disposizione dell’animale tutti i giorni e un 12,6% lo lascia 2-4 volte a settimana.

Sulla durata, nella quale i cincillà hanno accesso al bagno di sabbia, il 35% dichiara un intervallo variabile tra 15 minuti e 1 ora e un 21%meno di 15 minuti

Il dato importante è che solo lo 0,7% (n=2) della popolazione non lascia mai a disposizione il bagno di sabbia e adduce come motivo il fatto che il proprio cincillà non lo gradisce.

Alla domanda su che tipo di sabbia viene usata, l’87,4% degli intervistati dichiara di usarne una specifica per cincillà, generalmente quelle dichiarate specifiche sono tutte idonee anche se in base alla marca cambia la granulometria e la polverosità.

Per quanto riguarda l’igiene del bagno di sabbia il 51,7% dichiara di cambiarla 1 volta alla settimana, altri la cambiano più raramente e altri si limitano ad aggiungerla all’occorrenza.

Generalmente non c’è una linea guida specifica per l’igiene del bagno di sabbia, ma affidarsi al buon senso è la guida migliore, ricordando che se il bagno di sabbia è lasciato sempre a disposizione, il cincillà può urinarci dentro oltre che contaminarlo con cibo e feci rendendolo non più utilizzabile (Keeble et al. 2009, p.12). Inoltre è opportuno sostituirla periodicamente, perché con l’utilizzo non assorbe più le untuosità del mantello.

La temperatura ottimale alla quale tenere un cincillà si aggira in un intervallo tra 10-15 gradi per Keeble et al. (2009), mentre per Harkness et al. (2010) tra 16-21 gradi.

Il 49% dei cincillà studiati è tenuto in un intervallo tra 20 e 25 gradi, il 31% tra 25 e 30 gradi e il 9% ad una temperatura inferiore ai 20 gradi. Solo un 4% dichiara di non essere a conoscenza della temperatura a cui vive il proprio animale.

Per quanto riguarda il tasso di umidità a cui sono tenuti i cincillà, Harkness et al. (2010) suggeriscono un range tra il 30% e il 60%.

Questo dato è sconosciuto nel 48,3% dei casi, mentre un 28,5% riesce a mantenere il tasso di umidità nel range sopra descritto.

I cincillà sono animali soggetti a facile surriscaldamento (Quesenberry et al. 2012, p.288) per la loro mole ridotta e la loro densa pelliccia che li protegge dal freddo, ma complica la dissipazione del calore (Cortes et al. 2000) e il 99% (n=299) degli intervistati è consapevole di questa evenienza.

Come ausili per tenere sotto controllo l’innalzamento della temperatura in bibliografia è riportato l’uso di aria condizionata o ventilatore e l’ausilio di bottiglie di acqua ghiacciata (Mitchell 2009, p.474).

Nella nostra popolazione sono usati siberini da surgelatore (funzione analoga alle bottiglie di acqua surgelata) nel 37,7% dei casi, bottiglie di acqua surgelata nel 37,4% dei casi, ventilatore nel 31,1% dei casi, aria condizionata nel 29,1% dei casi. Sono riportati diversi casi (31,1%) in cui viene messa a disposizione una tavola di marmo o delle mattonelle (21,5%) affinché il cincillà stando su una superficie

fredda possa avere uno scambio termico attraverso le zampe al fine di abbassare la sua temperatura.

Il proprietario spesso preferisce avvolgere le bottiglie o i siberini in giornale o stoffa affinché l’animale sia rinfrescato, ma non venga bagnata la pelliccia, più di un intervistato mette i siberini o bottiglie surgelate dentro una scatola di latta e poi la mette la disposizione del proprio animale, fornendo quindi una superficie fredda in maniera analoga a chi fornisce mattonelle o tavole di marmo.

Per quanto riguarda le ciotole a disposizione il 48% ne mette una sola, mentre il 41.1% ne mette 2.

In bibliografia troviamo solo indicazione sul tipo di ciotole e non sul numero consigliato, il requisito importante è che siano anti ribaltamento per evitare spreco di cibo (Harkness et al. 2010, p.61).

Per quanto riguarda la somministrazione dell’acqua il 73,2% dichiara di avere un beverino a goccia, un 19,2% beverino a stantuffo e 14,2% ciotola: tutti e 3 i sistemi sono corretti (Harkness et al. 2010, p.61; Quesenberry et al. 2012, p.289; Hagen 2014).

La cosa più importante riguardante questo aspetto è che, anche se sono animali che bevono poco, l’acqua deve essere fresca e sempre lasciata a disposizione (Mitchell 2009, p.475).

Al cincillà va somministrata una dieta ad alto contenuto di fibra e scarsa di energia (Mitchell 2009, p.475; Keeble et al. 2009, p.12), la razione ottimale è rappresentata da una quantità ad libitum di fieno, per il consumo dei denti (Bradley Bays et al. 2006, p.271) e un pellet di buona qualità specifico per cincillà a base di erbe e senza semi (Bradley Bays et al. 2006, p.271).

La popolazione rispecchia abbastanza bene la condizione ottimale di alimentazione con un 87,7% che somministra pellet specifico per cincillà senza semi e un 90,7% fieno. Di questo 87,7% di persone che somministrano il fieno l’86,1% lo lascia sempre a disposizione del proprio animale.

Per quanto riguarda l’integrazione della dieta con extra, quelli citati dagli intervistati sono in linea con quanto riportato in bibliografia (Keeble et all. 2009, p.12; Mitchell 2009, p.475), troviamo infatti: 65,2% frutta secca, 58,9% erbe essiccate, 35,4%frutta fresca, 35,1% verdure, 14,6% erba.

Non abbiamo indagato ulteriormente questo aspetto nel questionario e anche in bibliografia ad oggi l’argomento non è trattato in maniera molto approfondita, è comunque buona regola variare il più possibile gli alimenti freschi intesi come verdura facendo attenzione a quelli maggiormente gassogeni come i cavoli e a quelli tossici come alcune solanacee (patate).

Per la frutta sia fresca che secca non ci sono restrizioni particolari, fermo il fatto che essendo alimenti zuccherini possono dare origine a fermentazione ed hanno un alto contenuto calorico (questo può portare il cincillà a saziarsi mangiando quantità inferiori di fieno).

Il 7,3% della popolazione somministra integratori ai propri animali essendo essi in fase avanzata di età o con problemi particolari di digestione, quindi animali “particolari”, Keeble et al. (2009) suggeriscono di somministrare un integratore multivitaminico nell’ultima fase di gravidanza per aiutare sia la mamma che i cuccioli.

Se un animale è adulto e reputato sano con una dieta corretta e varia non occorre ricorrere alla somministrazione di integratori.

Per quanto riguarda la presenza di un veterinario il 78,1% dei proprietari porta il proprio animale da un veterinario competente in animali esotici, è interessante che la percentuale di chi non porta il proprio animale dal veterinario (15,5%) sia maggiore di quelli che lo portano da un veterinario generico (6,3%).

Probabilmente si può concludere che è comune la consapevolezza che sia importante far curare il proprio animale da un veterinario esperto di animali esotici in caso di bisogno, ma se non c’è una necessità imminente l’animale non viene portato dal veterinario per essere visitato, non essendo soggetto a vaccini. Per quanto riguarda la salute il 28,1% ha presentato patologie le più svariate, restano più frequenti problemi gastro enterici e patologie dentali.

Nell’ultima parte dell’indagine abbiamo rivolto lo sguardo agli aspetti comportamentali di questi animali.

Nel 50,3% dei casi gli intervistati hanno risposto che il cincillà non si sdraia con la pancia a terra, mentre nel 42,1% dei casi a volte sì. Questo atteggiamento può assumere 2 diversi significati: un atteggiamento di grande tranquillità, oppure può significare dolore.

Zoppia, ipersalivazione, lacrimazione sono assenti in più del 92% dei casi, emettere starnuti è assente nel 79,5% dei casi, un 19,9% lo riferisce come occasionale. La perdita di pelo in seguito a manipolazione (Harkness et al.2010, p.59; Bradley Bays et al. 2006, p.273) capita a volte solo nel 14,9% dei casi e nell’84,4% non è mai capitato, la spiegazione probabilmente risiede nel fatto che nel tempo la selezione ha portato ad avere animali meno paurosi e abituati ad avere contatto con l’uomo, perché la perdita di pelo risponde ad una necessità di fuga (Harkness et al. 2010, p.59).

Quando è libero rosicchia mobili e muri spesso nel 39,1%, a volte nel 48,8%, queste percentuali ritrovano fondamento nella loro capacità di esplorare il mondo attraverso la bocca (Bradley Bays et al. 2006, p.264; Harkness et al. 2010, p.59) ed anche perché avendo tutti i denti ad accrescimento continuo, hanno costante necessità di consumarli (Harkness et al. 2010, p.58).

Come abbiamo già ricordato il cincillà è una preda ed è un animale che si spaventa facilmente (Keeble et al. 2009, p.12), questo dato è confermato dal fatto che quando è libero si nasconde sempre nel 12,9% dei casi e spesso nel 70,2%, mentre quando è in gabbia si nasconde sempre nel 3% dei casi e a volte nel 59,3% dei casi, queste ultime percentuali probabilmente sono più basse perché il fatto stesso di essere in gabbia costituisce una maggior sicurezza per l’animale che quindi sente meno il bisogno di rifugiarsi, per ridurre ulteriormente questo bisogno, forse sarebbe opportuno fornire più tane quando l’animale è libero e ridurre gli spazi aperti al fine di rendere l’ambiente delle uscite più confortevole.

Documenti correlati