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Il management in Italia del cincillà come animale da compagnia.

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

Dipartimento di Scienze Veterinarie Tesi Magistrale in Medicina Veterinaria

Il management in Italia del cincillà come

animale da compagnia

Candidato:

Flavia Tramontani

Relatore:

Controrelatore:

Prof. Angelo Gazzano Dott.ssa

Chiara Mariti

Correlatore:

Dott. Daniele Petrini

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INDICE

Riassunto – Abstract Pag. 2 Capitolo 1: Introduzione Pag. 4 1.1.1 Il cincillà Pag.4

1.1.2 Origine e descrizione Pag.4

1.1.3 Caratteristiche antomo-fisiologiche Pag.6 1.1.4 Il cincillà come animale da compagnia Pag.9 1.1.5 Il contenimento Pag.14

1.1.6 L’alloggio Pag.15 1.1.7 Alimentazione Pag.21 1.1.8 Riproduzione Pag.24

1.1.8.1 Distinzione dei sessi e anatomia Pag.24 1.1.8.2 Comportamento sessuale maschile Pag.27

1.1.8.3 Comportamento sessuale femminile – ciclo estrale Pag.28 1.1.9 Allevamento Pag.29

1.1.10 Vita neonatale Pag.31

1.1.11 Comportamenti anormali Pag.35

1.1.12 Comportamento associato al dolore Pag.39 1.1.13 Prevenzione alle malattie Pag.39

1.1.14 Zoonosi Pag.40

1.1.15 Utilizzo e ricerca Pag.40 1.2 Scopo

Capitolo 2: Soggetti Materiali e Metodi Pag.42 Capitolo 3: Risultati Pag.48

Capitolo 4: discussione Pag.73 Capitolo 6: Conclusioni Pag.89 Bibliografia Pag.92

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RIASSUNTO

Parole chiave: cincillà, management, proprietario, benessere, comportamento, Italia.

Lo scopo del presente studio è stato quello di delineare una panoramica quanto più completa sul management e sul comportamento del cincillà come animale da compagnia in Italia, analizzando fattori ambientali e di gestione, nonché fattori sociali per valutare se e come influenzino il benessere del cincillà tenuto in cattività e modifichino i suoi atteggiamenti, abitudini e modalità di espressione. A tale scopo è stato compilato un questionario di 60 domande da 302 proprietari di cincillà.

Dall’analisi dei dati è emerso che la maggior parte degli intervistati ha una gestione congruente con le necessità fisiologiche ed ambientali di specie.

Per quanto riguarda invece la comprensione dei comportamenti da parte dei proprietari è emerso in alcuni casi, un’insufficiente conoscenza dell’etologia di questi animali; sarebbe perciò auspicabile una maggior diffusione della cultura sul loro etogramma attraverso campagne informative sostenute da veterinari, etologi ed allevatori al fine di aumentare il benessere dei cincillà tenuti come animali da compagnia.

ABSTRACT

Keywords: chinchilla, management, owner, wellness, Italy, behaviour.

The aim of this study was to outline the management and the behaviour of the chinchilla as a companion animal in Italy. This analysis took in consideration environment, management and social factors to evaluate whether and how they might influence the wellness of chinchillas kept in captivity and modify their behaviours, habits and expressions.

With this objective a questionnaire of 60 questions has been filled out by 302 chinchilla’s owners.

The data analyzed showed that the majority of the people interviewed keeps their animal properly respecting its physiological and ethological necessities.

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Regarding the understanding of the animal behaviour a lack of ethological knowledge has been observed between the interviewees in some cases.

It would be useful thus to spread a greater culture about these animals’ ethogram through informative campaigns supported by veterinarians, ethologists and breeders in order to improve the living condition of the chinchillas as companion animals.

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1. INTRODUZIONE

1.1.1 IL CINCILLÀ

I cincillà sono noti per la loro soffice e densa pelliccia, per la loro lunga gestazione, per la prole precoce e la lunga aspettativa di vita.

Storicamente, il cincillà ha suscitato l’interesse dell’uomo ed è stato principalmente allevato per il commercio della sua pelliccia, reputata da sempre un capo pregiato per la confezione di abbigliamento di lusso.

Una particolarità che contraddistingue questi animali è la necessità di fare quotidiani bagni di sabbia per mantenere in buone condizioni il loro manto costituito da un elevato numeri di peli per follicolo.

Nel tempo, il loro aspetto rotondo, il carattere schivo a primo impatto, ma allo stesso tempo terribilmente curioso, hanno suscitato simpatia in molte persone facendoli in breve tempo diventare sempre più popolari come animali da compagnia.

Negli ultimi decenni sono state selezionate mutazioni del colore della pelliccia nuove e particolari e contemporaneamente sono state fatte selezioni a livello morfologico per ottenere orecchie sempre più piccole e rotonde, un collo taurino e un aumento della mole.

Oggi giorno si possono trovare importanti mostre di bellezza che propongono caratteri fenotipici sempre più rari e ricercati.

Parallelamente a questa duplice attitudine appena descritta, sono stati reputati anche interessanti candidati per la ricerca in campo uditivo, infatti, la grandezza della loro bolla timpanica li ha resi ottimi modelli di studio.

1.1.2 ORIGINE E DESCRIZIONE

I cincillà sono originari delle Ande dell’America meridionale.

Il loro nome sembra derivi da una parola della lingua Quechua: Chin “silenzioso”;

sinchi “coraggioso”; -lla funzione di suffisso diminutivo (Quesenberry et al. 2012,

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Fig. 1 Differenze tra Chinchilla brevicaudata e lanigera

Gli spagnoli nel sedicesimo secolo copiarono questo nome perché gli indiani Quechua usavano la pelliccia di questi animali per decorare gli abiti da cerimonia. (Osgood, 1941)

Il cincillà appartiene al regno Animalia, Phylum Chordata, Subphylum Vertebrata, Classe Mammalia, Ordine Rodentia, Sottordine Caviomorpha, Famiglia Chinchillidae, genere Chinchilla.

Il genere chinchilla contiene 3 specie: il cincillà per antonomasia (Chinchilla

chinchilla) adesso estinto, perché cacciato eccessivamente per la sua pelliccia, il

cincillà dalla coda corta (Chinchilla brevicaudata) e cincillà dalla coda lunga (Chinchilla lanigera) entrambe ancora presenti in natura (Keeble et al. 2009, p.7) (Fig. 1).

Il Chinchilla brevicaudata attualmente è nella lista degli animali a rischio di estinzione della “International Union for Conservation of Nature” poiché è stato selvaggiamente cacciato dall’uomo per la sua pelliccia (Harkness et al. 2010, p.58) Il Chinchilla lanigera (dal latino laniger, “lanoso” (Quesenberry et al. 2012, p.284)) invece, è classificato come vulnerabile e quelli presenti in natura si trovano in appendice I del CITES (Bradley Bays et al. 2006, p. 263).

Sono roditori gregari, originari del Cile, del Perù, della Bolivia e dell’Argentina (Keeble et al. 2009, p.7), luoghi dal clima secco e freddo, dove vivono in numerose

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colonie nelle spaccature della roccia tra i 3000 e i 5000 m d’altitudine (Spotorno et al. 2004; Harkness et al. 2010, p.58; Quesenberry et al. 2012, p.284).

Per la particolarità dell’habitat in cui vivono, la loro emoglobina ha un’affinità maggiore per l’ossigeno rispetto a quella di altri roditori e conigli che vivono a minore altitudine (Peichao, 1980).

Sono animali crepuscolari e notturni, ma possono essere attivi anche durante il giorno (Lightfoot, 1999) e non vanno in letargo (Hoefer, 2002).

Il Chinchilla lanigera, dal corpo piccolo, le grandi orecchie e la coda lunga, fu allevato negli Stati Uniti a partire da 13 individui portati in California nel 1927 da Matthew Chapman (Detwiler, 1949).

Questi animali sono gli antenati di tutti i cincillà domestici del Nord America. In seguito sono stati allevati anche nel Nord Europa per la loro pelliccia ma solo dal 1960 diventarono popolari come animali da compagnia.

Il Chinchilla brevicaudata, dal corpo grande, orecchie piccole e coda corta, fu addomesticato a partire dal 1931 in Cile (Grau, 1986).

Comparando la sequenza del gene mitocondriale del citocromo- B vediamo che le 2 specie di cincillà sono differenti in 22 loci con una distanza genetica media di circa il 6% (Spotorno, 2004).

Ci sono studi che dimostrano che alcuni incroci tra C. lanigera e C. brevicaudata, verificatisi a causa dell’allevamento in cattività (Grau, 1986), producono ibridi maschi sterili e femmine ibride fertili. Questi soggetti, se reincrociati, producono 2/3 della seconda generazione ibrida sterile (Grau, 1986).

1.1.3 CARATTERISTICHE ANATOMO-FISIOLOGICHE

Il C. lanigera domestico è più grande rispetto al suo cugino selvatico ed ha un teschio del 16% più lungo e del 6% più ampio (Harkness et al. 2010, p.58). Un cincillà adulto pesa tra i 400 e gli 800 grammi e le femmine sono più grandi dei maschi (Quesenberry et al. 2012, p.284).

La pelliccia è soffice e molto densa, in un singolo follicolo possono crescere fino a 60 peli (Wilcox, 1950) della lunghezza di 2-4 cm (Spotorno et al 2004). Il colore ancestrale, detto anche standard, è grigio bluastro sul dorso e bianco sul ventre. Altri colori sono emersi come mutazioni del colore standard originale e includono i

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colori dominanti del beige, del bianco e del nero e i colori recessivi quali lo zaffiro, il violet, il charcoal e il velvet (nelle varianti black e brown) (Quesenberry et al. 2012, p.285).

Il colore degli occhi può essere nero o rosso (albino) a seconda dei geni del colore del manto. Le combinazioni di bianchi o neri omozigoti sono letali (Quesenberry et al. 2012, p.285).

Gli occhi dei cincillà hanno cornee grandi (Bradley Bays et al. 2006, p. 264) e un’iride nera densamente pigmentata con una pupilla verticale (Peiffer et al. 1980), questa conformazione spiega la loro incredibile capacità di avere un’ottima visione notturna; per orientarsi nell’oscurità, oltre agli occhi, usano i loro lunghi baffi (vibrisse) (Hoefer et al. 2002).

Hanno una terza palpebra rudimentale, che funziona da piccola piega congiuntivale, nel canto mediale dell’occhio. (Peiffer et al. 1980)

Il sistema di drenaggio delle lacrime è costituito da due orifizi lacrimali posti nel canto mediale della palpebra superiore e inferiore; entrambi confluiscono in un singolo dotto lacrimale simile a quello di altri roditori e lagomorfi (Crossley, 2003). Gli orecchi dei cincillà sono grandi e rotondi con padiglione auricolare sottile, bolle timpaniche molto larghe (Harkness et al. 2010, p.58) e facilmente visibili alla radiografia.

Il range uditivo del cincillà è simile a quello umano (Heffner et al. 1991) per questo spesso è usato come modello per la ricerca.

La lunga e folta coda funziona da sostegno per l’equilibrio quando l’animale salta (Quesenberry et al. 2012, p.284).

La formula dentale è 2 (I 1/1 C 0/0 P 1/1 M 3/3) = 20 (Quesenberry et al. 2012, p.285).

Tutti i denti sono a radice aperta (elodonti) e crescono continuamente (Harkness et al. 2010, p.58). Gli incisivi crescono circa 4-6 cm all’anno (Harkness et al. 2010, p.58), quelli superiori crescono più velocemente degli inferiori e si presentano di colore giallo negli animali adulti (Quesenberry et al. 2012, p.285).

I cincillà allevati in cattività tendono ad avere i premolari e molari significativamente più lunghi rispetto a quelli selvatici; si sospetta che una ridotta masticazione causata da una dieta meno abrasiva abbia diminuito l’usura dentale e

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Fig. 2 Cranio di cincillà

che dunque abbia portato ad un allungamento dei premolari e molari in continua crescita (Quesenberry et al. 2012, p.285) (Fig. 2).

La cavità orale è stretta e il palato molle si continua fino alla base della lingua dove caudalmente si trova l’ostio palatino (Harkness et al. 2010, p.58), un’apertura nel palato molle attraverso la quale l’orofaringe comunica con il resto della faringe (Quesenberry et al. 2012, p.285).

Hanno quattro dita sia nelle zampe posteriori che in quelle anteriori, ognuna è munita di una piccola unghia che non ha funzione di offesa e non necessita di essere tagliata (Harkness et al. 2010, p.58); la pianta di ogni zampa è glabra.

Il tratto gastro-intestinale è lungo: il piccolo e il grande intestino in un animale adulto misurano 3,5 m; la lunghezza totale del piccolo intestino è di 1,17 m e quella del grosso intestino (escluso il cieco) è di 1,45 m (Quesenberry et al. 2012, p.286). I cincillà, se paragonati alle cavie, hanno il digiuno e il colon discendente più lunghi (Quesenberry et al. 2012, p.285) e il cieco relativamente più ampio e a spirale, mentre il colon è fortemente sacculato.

Il cieco di un cincillà trattiene meno materiale intestinale rispetto a quello di un coniglio o di una cavia; secondo uno studio infatti il cieco di un cincillà trattiene il 23% del totale della materia secca dell’intestino crasso; quello di un coniglio il 57% e quello di una cavia il 44% (Johnson-Delaney, 2006).

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Il transito dura dalle 12 alle 15 ore (Bradley Bays et al. 2006, p. 271) e, a differenza di altri roditori, il tempo di transito nei cincillà non risente della riduzione del livello di fibre nella dieta (Quesenberry et al. 2012, p.286).

Il cincillà produce urina molto concentrata; in 10 cincillà privati di acqua per un periodo di otto giorni l’osmolalità media delle urine era 3,505 mOsm/kg (range 2,345 – 7,599 mOsm/Kg) (Quesenberry et al. 2012, p.285).

Il cincillà ha 3 paia di ghiandole mammarie: una inguinale e 2 toraciche (Harkness et al. 2010, p.58).

Il timo è situato interamente nel torace e l’arteria coronaria di destra è assente (Harkness et al. 2010, p.58).

1.1.4 IL CINCILLÀ COME ANIMALE DA COMPAGNIA

I cincillà in natura generalmente vivono in colonie di circa 100 esemplari, ma sono descritte anche di 450-500 esemplari (Bacerra et al 2014); sono animali molto socievoli (Bradley Bays et al. 2006, p. 263), curiosi, mansueti e questa loro attitudine li rende interessanti agli occhi dell’uomo. Nel 2000, si stimava una presenza di circa 80.000 cincillà tenuti come animali domestici negli Stati Uniti (Harkness et al. 2010, p.58).

Questi animali hanno un carattere indipendente che li porta a non gradire la manipolazione, arrivando fino a mordere per paura o se si sentono minacciati, per questo non sono considerati adatti a bambini molto piccoli (Keeble et al. 2009, p.7).

Il loro principale meccanismo di difesa resta comunque la fuga, il “fur slip” e non il morso (Quesenberry et al. 2012, p.285); la maggior parte non mostra aggressività nei confronti dell’uomo (Tamura, 2010).

I cuccioli sono più facilmente addomesticabili degli adulti e nei casi di buona intesa con il proprietario, seppur per un breve periodo, possono venire a sedersi vicino all’uomo per essere carezzati, restando comunque poco inclini a farsi prendere in braccio (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

I cincillà possono essere tenuti con altri esemplari dello stesso sesso, facendo attenzione che non litighino (Keeble et al. 2009, p.12). Sono infatti frequenti, in

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Fig. 3 Lesioni da morso

fase di inserimento, urli d’allarme, inseguimenti, morsi fino a provocarsi ferite anche letali (Bradley Bays et al. 2006, p. 266).

Quando un cincillà ha l’intenzione di uccidere il compagno gli monta sopra, lo blocca da dietro, mordendogli il collo e il posteriore senza pietà (Bradley Bays et al. 2006, p. 266); i conflitti possono essere ridotti se i cincillà sono avvicinati da cuccioli, mentre se inseriti successivamente, sarà importante farlo in maniera graduale (Keeble et al. 2009, p.12) (Fig. 3).

Come abbiamo detto i cincillà sono animali gregari e avere la necessità di inserire un nuovo animale per formare una coppia o un gruppo, è un’evenienza decisamente probabile.

È importante che il veterinario sia preparato sulle strategie da suggerire al proprietario e che anche quest’ultimo sia consapevole su come procedere per evitare spiacevoli imprevisti.

Di seguito abbiamo reputato utile riportare qualche tecnica trovata in bibliografia per aumentare le possibilità di successo di un inserimento.

La premessa fondamentale, che è sempre buona regola ricordare, suggerisce che i nuovi animali da introdurre, siano precedentemente visitati da un veterinario competente e giudicati idonei ad essere immessi con altri cincillà.

Una prima strategia suggerisce che la conoscenza può essere fatta con una settimana di avvicinamento tramite gabbia (Bradley Bays et al. 2006, p. 266), scambiando i bagni di sabbia e gli oggetti d’arredo, così che gli animali possano scambiarsi gli odori, vedersi e conoscersi in sicurezza in maniera graduale.

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Quando si vuole far accoppiare un maschio con una femmina, essendo quest’ultima il sesso dominante, è sempre consigliabile metterla nella gabbia del compagno, così che risulti per lei un ambiente nuovo, in modo da minimizzare la sua aggressività (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Un metodo alternativo e probabilmente meno rispettoso dell’etologia di questi animali è una tecnica che comunemente è chiamata metodo “smoosh” (Bradley Bays et al. 2006, p. 267), che prevede l’applicazione una sostanza dall’odore forte (come la canfora) sul naso e sul dorso degli animali da far incontrare al fine di coprirne l’odore.

Successivamente i cincillà vengono messi per circa 15 minuti in una gabbia sufficientemente piccola che gli consenta appena di girarsi per evitare lotte; dopo liberati in una nuova e spaziosa gabbia che sia territorio neutro per entrambi. È importante che nella nuova gabbia siano a disposizione 2 bagni di sabbia perché molto probabilmente, appena liberati, entrambi gli animali andranno subito a rotolarsi nel tentativo di pulirsi dalla canfora distraendosi dal lottare per la dominanza (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Fondamentale è sempre fornire nascondigli, almeno uno per animale, cosicché possano sfruttarli nella fuga o vi si possano rifugiare per difendersi dagli attacchi di altri esemplari (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Le femmine tra loro sono spesso aggressive, per questo talvolta risulta necessario tenerle sole; anche se etologicamente è preferibile che in cattività stiano almeno in coppia con un maschio oppure in unità poligame con un unico maschio e più femmine (Bradley Bays et al. 2006, p. 265; Keeble et al. 2009, p.12).

Se non si desidera la riproduzione si può provvedere alla castrazione del maschio o sterilizzazione delle femmina.

A causa del suo udito molto sviluppato, il cincillà si può spaventare e stressare facilmente, per questo è consigliabile alloggiarlo in una zona tranquilla (Harkness et al. 2010, p.58).

Fortunatamente, grazie alla sua grande capacità adattativa, riesce bene ad ambientarsi ai rumori di casa, riuscendo addirittura a dormire durante il giorno nonostante la presenza di persone; la sua sensibilità acustica gli consente

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Fig. 4 Cincillà in atteggiamento esplorativo comunque di svegliarsi rapidamente, mettersi in piedi su due zampe ed emettere il grido di allarme, al minimo suono sospetto (Bradley Bays et al. 2006, p. 263). Come abbiamo già detto sono animali sociali, per questo sarebbe meglio che vivessero con esemplari della stessa specie, se per necessità sono tenuti singolarmente, è auspicabile permettergli grandi interazioni con l’uomo in modo da fornirgli un arricchimento sociale che compensi la vita singola (Bradley Bays et al. 2006, p. 265). Se abituati gradualmente alla manipolazione, gradiscono essere accarezzati e coccolati soprattutto sulla testa e sulle guance (Harkness et al. 2010, p.58).

Il cincillà è generalmente tranquillo e silenzioso, la comunicazione tra i membri del gruppo varia da vocalizzi leggeri ad acuti (Nowak, 1999), il repertorio include circa 10 diversi suoni (Schneider, 2006) che è in grado di modulare in base alla situazione: può urlare se è arrabbiato o sulla difensiva, può emettere un suono tipo clacson a intermittenza per richiamare l’attenzione o emettere il grido d’allarme o simile a un fischio (Bradley Bays et al. 2006, p. 265), quando si sente in pericolo alzandosi sulle zampe posteriori (Harkness et al. 2010, p.59). Altri suoni sono attribuiti a comportamenti specifici quali l’esplorazione, l’evitare predatori, la sfera sessuale, l’interazione sociale con altri membri e il comportamento antagonista dell’offesa e della difesa (Quesenberry et al. 2012, p.285).

Il cincillà è un animale molto attivo, un ottimo saltatore e arrampicatore e ha necessità di fare esercizio fisico anche fuori dalla gabbia (Harkness et al. 2010, p.59), per questo è buona regola

quando possibile portarlo in una zona della casa tranquilla e permettergli di fare il suo movimento giornaliero in un ambiente a lui familiare, riducendo al massimo fonti di stress.

Il cincillà utilizza la bocca per esplorare (Bradley Bays et al. 2006, p. 264) ciò che lo circonda ed

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essendo molto curioso tende a scoprire l’ambiente rosicchiando non solo la gabbia, ma anche ciò che trova fuori, per questo ha bisogno di avere a disposizione appositi e sicuri oggetti su cui concentrare questa esigenza (Fig. 4)

In mancanza di alternative idonee la sua curiosità lo può portare a mordere i muri, l’arredamento e spesso i cavi elettrici (Harkness et al. 2010, p.59); per evitare questi spiacevoli inconvenienti è auspicabile verificare potenziali pericoli affinché vengano individuati prima che il cincillà sia liberato fuori dalla gabbia (Bradley Bays et al. 2006, p. 264).

Il comportamento di esplorazione può essere rivolto anche verso il proprietario, il cincillà può infatti dare dei piccoli morsi di “assaggio” alle dita facendo anche male, se non regola adeguatamente la forza (Bradley Bays et al. 2006, p. 265).

I cincillà possono essere territoriali e possono mostrare aggressività per la difesa della loro gabbia spruzzando urina verso l’alto contro colui che è percepito come intruso, questo atteggiamento è più tipico delle femmine, ma si può ritrovare anche nei maschi (Bradley Bays et al. 2006, p. 265).

Il cincillà, come abbiamo già detto, è una preda e non ama mescolarsi con gli altri animali da compagnia, soprattutto se predatori (Bradley Bays et al. 2006, p. 267). I cincillà sono animali abitudinari e non gradiscono cambiamenti nella loro quotidianità, quindi per quanto possibile sono da evitare situazioni che possono rompere la normale routine (come viaggi, spostamenti, giri in macchina) (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Lo stress prolungato si può manifestare con anoressia, stasi gastrointestinale, alterazioni del ciclo del sonno, fur-chewing, infezioni secondarie e nei casi più gravi può portare a morte dell’animale (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Come molti piccoli mammiferi, anche il cincillà ama toilettarsi (grooming) accuratamente e l’assenza di questo comportamento è spesso un indicatore di un problema medico o gestionale (Bradley Bays et al. 2006, p. 272).

I cincillà sono praticamente inodori, sebbene un autore abbia riportato che gli animali spaventati producono, dalle ghiandole presenti all’interno dell’ano, secrezioni dall’odore simile a quello delle mandorle bruciate (Mösslacher, 1986). È riportato che i cincillà in cattività vivano più di 20 anni e ci sono casi di animali che hanno partorito a 15 anni (Quesenberry et al. 2012, p.285).

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La documentazione sulla durata della vita è variabile: la durata massima registrata in natura è 6 anni (Jiménez, 1990), la vita media registrata negli zoo è di 4 anni, forse a causa delle condizioni (il massimo è 7 anni), questi ultimi dati sono stati presi da uno studio su 16 individui del giardino zoologico di Londra tra il 1848 e1894, che hanno dato una vita media di 4 anni 3 mesi e 24 giorni, laddove il massimo è stato 6 anni 10 mesi e 5 giorni (Flower, 1931).

La vita media massima registrata per un cincillà dalla ricerca è 15 anni (Weir, 1974).

1.1.5 IL CONTENIMENTO

Il cincillà può essere tolto dalla gabbia con una presa ferma alla base della coda sostenendo il corpo con l’altra mano, ma non deve essere mai solamente afferrato per la coda (Harkness et al. 2010, p.59).

In alternativa animali molto docili posso essere presi passando una mano sotto al torace e sostenendo le zampe posteriori con l’altra mano (Harkness et al. 2010, p.59).

Il cincillà non va mai afferrato per il pelo o per la collottola (Avanzi 2014, p.8). L’eccessiva confusione o urti intorno alla gabbia o un contenimento errato possono essere cause di “fur slip”, fenomeno che consiste nella perdita di una parte di pelliccia lasciando una zona di pelle glabra (Harkness et al. 2010, p.59); questo è un importante meccanismo di difesa contro i predatori (Bradley Bays et al. 2006, p. 273) ed è causato da un simultaneo rilascio dei peli dal follicolo pilifero in risposta al “fight or flight” (Harkness et al. 2010, p.59).

Per prevenire questa situazione basta effettuare una manipolazione gentile, delicata e soprattutto paziente (Bradley Bays et al. 2006, p. 273).

Se accade il “fur slip”, magari in seguito ad una manipolazione veterinaria, il pelo ricresce in 6-8 settimane, ma servono diversi mesi perché la pelliccia torni completamente normale (Bradley Bays et al. 2006, p. 273; Quesenberry et al. 2012, p.289), i peli possono ricrescere di un colore leggermente diverso (Harkness et al. 2010, p.59).

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1.1.6 L’ALLOGGIO

Se non si ha la possibilità di adibire una stanza in casa che permetta un adeguato movimento in sicurezza, il cincillà può essere alloggiato in un’ampia gabbia di plastica o di metallo (2m x 2m x 1m) (Webb, 1991; Keeble et al. 2012, p. 42).

È importante che sia prevista una suddivisione degli spazi dove sia presente un’area per mangiare, una per dormire, una per fare esercizio e una per sporcare (latrina) (Mitchell 2009, p.474).

Le gabbie per cincillà generalmente sono costruite con rete di metallo, si possono utilizzare anche altri materiali, stando attenti che siano “a prova di morso”, l’importante quando si valuta una gabbia idonea è verificare che la struttura non consenta al cincillà di farsi male alle zampe (Mitchell 2009, p.474).

Il pavimento della gabbia può essere costituito da materiale intero o a maglie e la dimensione di queste deve essere inferiore a 15mm x 15mm per evitare incidenti (Keeble et al. 2009, p.12).

Il pavimento intero è migliore nella prevenzione di pododermatiti (Mitchell 2009, p.474) come pure nel caso di femmine incinte (Keeble et al. 2009, p.12).

Un buon allestimento prevede la presenza di uno strato di lettiera morbida sul fondo della gabbia per assorbire le deiezioni e diminuire la pressione sulla faccia plantare del piede dell’animale (Mitchell 2009, p.475).

Come lettiera si può usare carta riciclata, giornale sminuzzato, trucioli o pellet di legno come pioppo, faggio o castagno; pellet di legni resinosi come il cedro e il pino o trattati, possono essere associati a tossicità, gli oli essenziali in essi contenuti

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Fig. 6 Esempi di alloggi per cincillà

possono venire in contatto con le vie respiratorie ed irritarle: per questo sono sconsigliati (Mitchell 2009, p.475; Harkness et al. 2010, p.59).

La gabbia può essere pulita circa 2 volte a settimana perché una scarsa igiene porta il cincillà a manifestare pododermatiti, problemi respiratori e altri problemi di salute (Mitchell 2009, p.476).

Il cincillà in natura vive su terreni rocciosi, è molto agile e un formidabile scalatore (Keeble et al. 2009, p.12), per questo in cattività costituisce un ottimo arricchimento ambientale sviluppare la gabbia su più livelli (ad esempio con ripiani di legno) affinché possa muoversi (Mitchell 2009, p.474; Johnson-Delaney 2010, p.33) (Fig. 6).

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È comunque consigliabile fornire uno spazio più ampio per permettere all’animale di fare esercizio (Mitchell 2009, p.474) come uscite fuori dalla gabbia, sotto la supervisione del proprietario per incrementarne l’attività in sicurezza (Keeble et al. 2009, p.12).

I pericoli più temibili sono i fili della corrente, le ustioni, l’annegamento (ad esempio lasciando la tavoletta del WC aperto), alimenti tossici e lesioni da trauma (Bradley Bays et al. 2006, p. 272).

Questi animali non hanno paura dell’altezza, possono compiere salti alti fino a 2 mt e la loro natura attiva li porta spesso a farsi male, soprattutto se giovani, ad esempio restando impigliati con le zampe nelle maglie della gabbia (Bradley Bays et al. 2006, p. 272).

All’interno dell’alloggio si può inserire una ruota, di diametro sufficientemente ampio (almeno 35 cm), affinché il cincillà compia il movimento necessario al suo benessere, tuttavia per prevenire eventuali incidenti è importante che la ruota non sia di rete o con sbarre, ma è preferibile che sia “piena”, questo oggetto, per altro molto gradito, si può togliere dalla gabbia se il cincillà inizia ad usarla in maniera eccessiva e si ha una perdita di peso (Bradley Bays et al. 2006, p. 272), per contro può essere consigliata come ginnastica per quagli animali che manifestano sovrappeso (Fig. 7).

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Trovare il cincillà che dorme seduto o in decubito laterale o dorsale è del tutto normale, si può inoltre infilare in spazi incredibilmente piccoli per riposare, oppure può rannicchiarsi in un angolo della gabbia in modo da sentirsi protetto (Bradley Bays et al. 2006, p. 272).

Per arricchire ulteriormente l’ambiente si possono fornire giochi in legno e rami da rosicchiare (Keeble et al. 2009, p.12).

Il cincillà è una preda e in natura ama nascondersi nelle fessure della roccia, per questo è consigliato lasciare sempre a disposizione un rifugio (Keeble et al. 2009, p.12), che gli offra riparo in caso di necessità, le misure indicativamente devono essere 30 x 25 x 20 cm (Webb, 1991). Il nido dovrebbe essere costruito con materiale facilmente pulibile e disinfettabile, se si decide di usarne uno di legno non trattato o di cartone sarà molto apprezzato, ma andrà ogni tanto sostituito (Mitchell 2009, p.475).

La bibliografia suggerisce di mettere all’interno della tanta un po’ di lettiera, come si consiglia per le cavie (Keeble et al. 2009, p.12), ma nella mia personale esperienza ho riscontrato che le volte che ho fornito un substrato nel nido è stato accuratamente rimosso.

I tubi idraulici in PVC, tra i 10 e i 13 cm di diametro, costituiscono un nascondiglio ideale soprattutto quelli con la sezione a gomito, a Y e a T, e posso essere lavati in lavastoviglie, oppure in alternativa possono essere usati tubi di argilla di diametro simile (Quesenberry et al. 2012, p.288).

È consigliato evitare elementi in plastica che possono essere masticati e ingeriti, diventando pericolosi corpi estranei (Keeble et al. 2009, p.12).

A causa delle loro folta pelliccia, necessaria per sopravvivere nel loro habitat naturale situato ad elevate altitudini (Keeble et al. 2009, p.12), i cincillà prediligono un clima secco, fresco e un ambiente senza correnti d’aria con un range di temperatura che va dai 10 ai 15 gradi (Keeble et al. 2009, p.12). Sono animali molto inclini al surriscaldamento con difficoltà di termoregolazione (Cortés et al. 2003), essendo molto sensibili all’innalzamento della temperatura già a 26 gradi (Bradley Bays et al. 2006, p. 264; Cortes et al. 2000) possono essere soggetti a colpi di calore e conseguente morte se si superano i 32 gradi (Quesenberry et al. 2012, p.288; Keeble et al. 2009, p.12).

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In virtù di quanto detto i cincillà possono perciò essere alloggiati in casa durante l’estate e nei giorni molto caldi è consigliato accendere l’aria condizionata, dove presente, per mantenere una temperatura adeguata. Si può utilizzare anche un ventilatore (facendo attenzione alle correnti d’aria) o si possono mettere a disposizione bottiglie di acqua ghiacciata (Mitchell 2009, p.474), avvolte da un panno per evitare che la condensa bagni il pelo.

Le basse temperature sono invece ben tollerate da questi animali soprattutto se hanno avuto un adattamento graduale; inoltre il freddo stimola la produzione di una pelliccia folta e densa auspicabile per il commercio (Harkness et al. 2010, p.59).

In natura i cincillà spendono circa 1 ora al giorno per fare il bagno di sabbia, rotolarsi e rendere più vaporosa la loro pelliccia (Stern, 1969).

In cattività questa necessità non può essere sottovalutata ed è importante che l’animale abbia la possibilità di accedere al bagno di sabbia almeno 10 minuti al giorno (Harkness et al. 2010, p.59), tutti i giorni, o almeno 2-3 volte a settimana per una durata di almeno 10-20 minuti (Mitchell 2009, p.475) cosicché possa mantenere in buono stato il pelo che altrimenti si ungerebbe con le secrezioni della pelle (Harkness et al. 2010, p.59).

Il bagno di sabbia può essere fornito in un contenitore profondo 2-6 cm tipo una bacinella di plastica, abbastanza grande affinché il cincillà possa rotolarsi comodamente (Merry, 1990; Keeble et al. 2009, p. 12).

È preferibile non lasciare sempre a disposizione il bagno di sabbia affinché si riducano le contaminazioni di urina, feci e cibo, ma anche l’incidenza di congiuntiviti e irritazioni oculari (Keeble et al. 2009, p.12) oltre che a secchezza della pelle (Harkness et al. 2010, p.60).

Ci sono tuttavia delle eccezioni nelle quali è sconsigliato permettere il bagno di sabbia, come in caso di femmine a termine di gravidanza o con cuccioli, perché può contribuire alla formazione di mastiti, infezioni all’utero o entrare in bocca o negli occhi dei piccoli (Harkness et al. 2010, p.60; Ritchey, 2004).

In commercio si trovano diversi tipi di sabbia per cincillà, in alternativa si può fare un mix di terra di Fuller (argilla con grande proprietà assorbente) e silver sand (sabbia bianca e fine composta principalmente di quarzo e priva di ossido di ferro

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responsabile del colore giallo) in rapporto di 1:9 (Jenkins, 1992; Keeble et al. 2009, p.12).

Ormai da qualche anno viene usata anche la cenere vulcanica di Mt. St. Helens (Ritchey, 2004) che è una polvere molto fine per cui si consiglia di lasciarla a disposizione per poco tempo per evitare di incorrere in congiuntiviti o riniti (Ritchey, 2004).

Per le persone allergiche alla sabbia per cincillà che si trova comunemente in commercio, è possibile preparare un mix di talco non profumato e amido di mais, importante evitare l’uso di amido solubile, sia di patate che di mais poiché viene diluito con acido cloridrico (Quesenberry et al. 2012, p.288).

La sabbia di mare o la sabbia per sabbiere da bambini non sono adatte (Quesenberry et al. 2012, p.288) (Fig. 8).

Il cincillà tende a scegliere un angolo della gabbia dove urinare (Harkness et al. 2010, p.60), ma la defecazione avviene ovunque (Lightfoot, 1999).

I pellet fecali non emanano particolare odore, normalmente sono ben formati e asciutti e facili da pulire (Harkness et al. 2010, p.60), la maggior parte di essi sono emessi di notte, momento in cui il cincillà assume la maggior parte della razione giornaliera (Quesenberry et al. 2012, p.288), mentre il ciecotrofo è assunto nelle prime ore della mattina (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

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La mancanza di emissione o riduzione di volume del pellet fecale è un importante indicatore di anoressia o stasi gastroenterica, purtroppo spesso mal diagnosticata sia dai veterinari che dai proprietari (Bradley Bays et al. 2006, p. 272).

La quantità di urina prodotta non è abbondante (Bradley Bays et al. 2006, p. 264). È consigliato fare 12 ore di luce e 12 di buio e cambiare l’aria per circa 15 minuti al giorno (Harkness et al. 2010, p.60).

Questi animali beneficiano della luce solare diretta, quindi se sono alloggiati all’interno, un’illuminazione a spettro completo può essere consigliata (Rivas et al. 2014). L’umidità suggerita deve essere compresa tra 30% e 60% (Harkness et al. 2010, p.60).

1.1.7 ALIMENTAZIONE

I cincillà sono erbivori monogastrici (Harkness et al. 2010, p.61). In bibliografia è riportato che occasionalmente posso mangiare insetti (Hutchins, 2004).

Il loro ambiente naturale è scarso di vegetazione (Mitchell 2009, p.475) e la loro dieta è composta principalmente da piante e arbusti che trovano sul terreno montagnoso delle Ande (Cortes et al. 2002; Keeble et al. 2009, p.12) come erba, frutti di cactus e cortecce. Inoltre amano sgranocchiare foglie e ramoscelli tenendoli con le zampe anteriori, stando seduti su quelle posteriori (Weir, 1970). Questo tipo di dieta è necessario per prevenire problemi all’apparato gastroenterico e la prolungata masticazione dei cibi ad alto contenuto di fibra, permettono di mantenere una lunghezza corretta dei denti che ricordiamo essere ad accrescimento continuo (radice aperta) (Raiter, 2008).

Ad un esemplare adulto quotidianamente si può offrire ad libitum un fieno di buona qualità (come il fleolo, l’avena o l’erba mazzolina) (Clauss, 2012) e piccole quantità (circa 1-2 cucchiai corrispondenti a 30 grammi) di pellet specifico per cincillà costituito da erbe, che si può trovare in commercio, integrato con moderate porzioni di verdure fresche (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

Essendo animali notturni, ingeriscono più del 70% della razione giornaliera di notte (Quesenberry et al. 2012, p.288; Bradley Bays et al. 2006, p. 271; Wolf et al. 2003).

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I loro fabbisogni nutrizionali non sono ancora stati determinati, ma è auspicabile che il contenuto di fibra sia alto (Harkness et al. 2010, p.61; Huet et al. 1998) e bassa l’energia con 16-20% di proteine, 2-5% di grassi e 15-35% di fibra (Weir, 1970; Kleidam, 1974; Jenkins, 1992; Quesenberry et al. 2012, p.288).

Sono riportati occasionalmente episodi di calcoli urinari costituiti da carbonato di calcio, calcificazioni renali metastatiche e nefriti associati ad una dieta con elevato contenuto di calcio come ad esempio la somministrazione di un eccesso di erba medica (Quesenberry et al. 2012, p.288).

I fabbisogni aumentano con l’allattamento e con la crescita (Keeble et al. 2009, p.12) o ogni qualvolta ci sia un aumento del dispendio metabolico, quindi è consigliato lasciare sempre fieno e pellet a disposizione (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

Integrare con un multivitaminico l’ultima fase della gravidanza può portare giovamento alla madre e ai cuccioli (Keeble et al. 2009, p.12).

Occasionali aggiunte sottoforma di premi possono essere rappresentati da: semi di zucca, frutta secca, banana, mela, uva, uvetta e piccole porzioni di carota e sedano, che devono comunque costituire meno del 5% della dieta (Mitchell 2009, p.475; Keeble et al. 2009, p.12). Le noci sono sconsigliate a causa dell’alto contenuto di grassi (Harkness et al. 2010, p.61).

I premi ricchi di zucchero che si trovano in commercio sono da evitare perché predispongono a carie dentali e problemi gastrointestinali, per lo stesso motivo sono da evitare anche i cibi commerciali secchi e misti che spesso sono poveri di fibra e permettono la possibilità di scelta (Keeble et al. 2009, p.12).

In commercio il pellet per cincillà è di dimensioni maggiori rispetto a quello per cavie o per conigli per facilitarne la prensione (Harkness et al. 2010, p.61), i cincillà sono anche più lenti nell’assunzione di cibo (Quesenberry et al. 2012, p.289). Cereali o alimenti ad alto contenuto di amido e zucchero sono sconsigliati per evitare uno sbilanciamento della dieta, mentre piccole porzioni di verdure a foglia verde ben lavata possono essere somministrare come integrazione (Harkness et al. 2010, p.61).

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Qualsiasi cambiamento della dieta va eseguito in maniera graduale, per dare il tempo alla flora intestinale di modificarsi al fine di scongiurare problemi gastroenterici (Keeble et al. 2009, p.12).

L’utilizzo di ciotole sospese (tipo quelle da pappagalli) o recipienti in coccio o di altro materiale sufficientemente pesante, aiutano a evitarne il ribaltamento con riduzione dalla quantità di rifiuti prodotti e spreco (Harkness et al. 2010, p.61). Una forma di arricchimento ambientale è rappresentata dalla possibilità di mettere a disposizione mangiatoie dalle quali il cincillà può prendere il fieno un filo alla volta (Harkness et al. 2010, p.61), come pure lasciare a disposizione pietre minerali da poter sgranocchiare (Keeble et al. 2009, p.12).

Si possono offrire all’animale alimenti duri per il consumo dei denti come: una pietra porosa (pomice), rami giovani di olmo, frassino, acero, betulla e pezzi di corteccia e tralci di vite, mettendo in guardia il proprietario sugli alberi velenosi come l’oleandro o la sequoia (Quesenberry et al. 2012, p.289) (Fig. 9).

A differenza delle cavie non hanno bisogno dell’integrazione di vit C (Harkness et al. 2010, p.61).

Come molti altri roditori, i cincillà non possono rigurgitare o vomitare (Harkness et al. 2010, p.61), sono coprofagi e praticano la ciecotrofia (Donnelly et al 2004). I cincillà selvatici raramente bevono acqua, perché sono capaci di mantenere l’idratazione leccando le gocce di rugiada e mangiando piante (Harkness et al. 2010, p.61).

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I cincillà in cattività si sono adattati a bere dei beverini a goccia o a stantuffo (Harkness et al. 2010, p.61), ma abbeverarsi da una ciotola, facendo attenzione che non sporchino l’acqua o la rovescino, resta il sistema più semplice e naturale (Quesenberry et al. 2012, p.289; Hagen et al 2014).

Anche se, come già detto, sono animali che bevono poco, l’accesso all’acqua deve sempre essere possibile (Mitchell 2009, p.475).

L’acqua va rinnovata tutti i giorni (Keeble et al. 2009, p.12), mentre i contenitori devono essere lavati e igienizzati con regolarità per evitare la contaminazione con

Pseudomonas aeruginosa (Harkness et al. 2010, p.61).

Per disinfettare la gabbia, le ciotole del cibo, i beverini e gli altri accessori si può usare un protocollo standard di disinfezione, il disinfettante migliore è l’ipoclorito di sodio (diluito 5,25% soluzione 1:32) da effettuare circa 1 volta alla settimana (Harkness et al. 2010, p.60; Mitchell 2009, p.476).

È importante risciacquare bene tutti gli oggetti e farli asciugare all’aria prima di rimetterli a disposizione dell’animale (Mitchell 2009, p.476).

1.1.8 RIPRODUZIONE

1.1.8.1 DISTINZIONE DEI SESSI E ANATOMIA

La distanza ano genitale è il metodo più affidabile per distinguere il sesso dei cincillà, la distanza è circa 1 cm nel maschio adulto ed è circa il doppio rispetto alla femmina (Harkness et al. 2010, p.61).

Le femmine hanno una grande papilla urogenitale, craniale alla vagina, che spesso viene confusa per un pene (Harkness et al. 2010, p.61).

Ci sono però alcune differenze che possono aiutare nella distinzione del sesso: il pene è significativamente più largo del clitoride e l’estrusione del pene può essere separata e distinta chiaramente dal prepuzio, mentre nell’estrusione del clitoride il prepuzio clitorideo non è distinguibile (Quesenberry et al. 2012, p.286).

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Questa differenza tra i sessi è evidente sin dalla nascita: la papilla urinaria è adiacente all’ano nelle femmine, mentre il pene è separato dall’ano da una porzione di tessuto nel maschio (Lumeij, 1995) (Fig. 11).

Fig. 11 Dimorfismo sessuale in cuccioli di cincillà di un giorno

Fig. 10 In alto a sinistra: femmina in anestro, in basso a sinistra femmina in estro In alto a destra maschio con pene nel prepuzio, in basso a destra maschio con pene estroflesso

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Nella femmina l’apertura della vagina non è sempre presente a causa della chiusura della membrana che si apre solamente durante l’estro e durante il parto (Harkness et al. 2010, p.61).

La femmina ha un utero bicorne a doppia cervice, 3 paia di ghiandole mammarie: 2 paia toraciche e un paio inguinali (Harkness et al. 2010, p.61).

Il maschio non ha un vero e proprio scroto (Brower, 2006), i testicoli possono essere retratti in addome attraverso il canale inguinale (Harkness et al. 2010, p.62) e il pene può essere estroflesso esercitando una leggera pressione sulla zona ano genitale (Keeble et al. 2009, p.15) per 1-2 cm quando è flaccido, mentre in erezione la punta del pene si estende fino all’altezza dell’ascella con una distanza di circa 11 cm (Quesenberry et al. 2012, p.286).

Il pene è sostenuto da un osso penieno (baculum) (Harkness et al. 2010, p.62). I cincillà maschi possiedono ghiandole accessorie riproduttive insolitamente ben sviluppate, le loro secrezioni formano un tappo duro che rimane all’interno della femmina dopo la copula. Nei cincillà la ghiandola vescicolare fornisce il grosso delle secrezioni delle ghiandole accessorie e il fluido si indurisce quando viene mescolato con le secrezioni prostatiche.

Dopo l’accoppiamento, nella gabbia, si trova spesso un tappo cereo duro di forma irregolare di circa 2,5 cm di diametro e 7cm di lunghezza (Quesenberry et al. 2012, p.286) (Fig. 12).

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1.1.8.2. COMPORTAMENTO SESSUALE MASCHILE

Nei maschi di cincillà la maturità sessuale, definita come età di successo riproduttivo, è raggiunta intorno all’ottavo mese di età, sono riportati accidentali accoppiamenti anche in animali di 2-3 mesi (Bradley Bays et al. 2006, p. 267). I cuccioli possono essere separati della madre e dai fratelli al raggiungimento delle 8-10 settimane (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Un cincillà maschio può essere alloggiato con un’unica femmina a formare una coppia o con più femmine al fine di costituire un harem (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Un maschio adulto può sviluppare parafimosi causata da un anello di pelo che si forma intorno al pene dentro al prepuzio, questa condizione è conosciuta come “fur ring” o “hair ring” e si verifica principalmente in maschi riproduttori, ma può capitare anche a quelli non in riproduzione (Bradley Bays et al. 2006, p. 267) (Fig. 13).

Per rimuoverlo bisogna procedere con delicatezza lubrificando la parte e dove necessario usare l’anestesia (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

È sempre buona regola prendere l’abitudine a estroflettere e ispezionare i genitali del maschio a cadenza regolare, ad esempio se si nota una pulizia particolarmente insistete della zona è bene controllare il prima possibile la presenza di “fur ring”, i

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maschi potrebbero anche semplicemente fare una pulizia routinaria del pene che costituisce una forma di masturbazione (Bradley Bays et al. 2006, p. 267).

Se 2 maschi sono alloggiati nella stessa gabbia con un femmina si verificheranno lotte e combattimenti e lo stesso comportamento si verificherà se saranno in presenza di una la femmina in calore anche se in gabbie diverse (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

Il maschio può restare con la femmina durante la gestazione ed il parto e può partecipare alla cura dei cuccioli (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

1.1.8.3 COMPOTAMENTO SESSUALE FEMMINILE - CICLO ESTRALE

Il sesso dominante è quello femminile (Bradley Bays et al. 2006, p. 268), l’età media della pubertà si raggiunge ai 4-5 mesi (in un range dai 2 ai 14 mesi). (Quesenberry et al. 2012, p.287).

Le femmine mostrano livelli di aggressività maggiori rispetto ai maschi che manifestano con ringhio, digrignamento dei denti e spruzzi di urina (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

I cincillà sono animali poliestrali stagionali, nell’emisfero nord da novembre a maggio (Johnson-Delaney, 1998; Hoefer et al. 2002; Harkness et al. 2010, p.62), ma in cattività sono capaci di riprodursi tutto l’anno (Bradley Bays et al. 2006, p. 268). Facendo una leggera pressione sulla papilla urogenitale si estroflette la vagina, se il cincillà non è in estro l’apertura non è presente, infatti la membrana vaginale (imene) collocata a chiusura, si apre solamente durante l’estro; in questa fase l’apertura vaginale posta tra la papilla uretrale e l’ano, appare arrossata e leggermente umida (bagnata di muco) ed è facilmente visualizzabile (Hoefer et al. 2002; Harkness et al. 2010, p.62).

Il ciclo estrale nel cincillà dura 28-35 giorni, l’estro dura circa 3-4 giorni. (Quesenberry et al. 2012, p.287), il calore postpartum si verifica 2-48 ore dopo il parto (Keeble et al. 2009, p.16), l’estro post lattazione 35-84 giorni dopo il parto (Harkness et al. 2010, p.62).

Un cilindro simile a cera di 2,5-3 cm di diametro è normalmente espulso dalla femmina all’inizio dell’estro, la sua funzione è sconosciuta (Harkness et al. 2010, p.62) e non è da confondersi con il tappo cereo, segno di avvenuto accoppiamento,

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tenuto molte ore in vagina ed espulso successivamente dalla femmina (Keeble et al. 2009, p.16).

Capezzoli arrossati e un atteggiamento irrequieto possono accompagnare l’estro (Harkness et al. 2010, p.62).

Le caratteristiche citologiche degli strisci vaginali possono aiutarci per differenziare uno stato fisiologico da uno patologico causa di perdite vaginali (Harkness et al. 2010, p.62). La citologia vaginale può essere usata per capire lo stadio dell’estro con una precisione del 70%, la predominanza è di cellule epiteliali superficiali corneali (Quesenberry et al. 2012, p.287). I neutrofili sono assenti durante l’estro, ma comuni durante il proestro e il metaestro (Quesenberry et al. 2012, p.287).

Generalmente la femmina ha 2 parti l’anno (Harkness et al. 2010, p.62). 1.1.9 ALLEVAMENTO

La maturità sessuale nella femmina è raggiunta verso i 4-5 mesi di vita, mentre nel maschio verso i 7-9 mesi (Harkness et al. 2010, p.62).

Sebbene le femmine di cincillà in natura siano monogame, il sistema di allevamento poligamo è generalmente quello più usato.

Il sistema di allevamento ”caging runs” prevede che ogni femmina risieda in una propria gabbia singola, connessa ad altre gabbie da un tunnel (Harkness et al. 2010, p.62). La femmina è bloccata nella sua gabbia da un collare metallico (simile ad un collare Elisabetta) passante intorno al collo di diametro maggiore del tunnel che le impedisce la fuoriuscita (Harkness et al. 2010, p.62). I maschi invece non sono muniti di collare e possono passare liberamente da una gabbia all’altra (Harkness et al. 2010, p.62).

Avere accesso senza restrizioni facilita i maschi nell’accoppiamento.

In un ambiente poligamo il maschio è tenuto lontano dalla gabbia della femmina quando questa partorisce e alleva i cuccioli; tuttavia, in alcune coppie, il maschio resta con la femmina anche durante questo periodo, se lei lo tollera (Quesenberry et al. 2012, p.287).

È auspicabile che prima di formare una nuova coppia di animali, questi si conoscano attraverso la gabbia per circa 1 settimana, anche scambiare il bagno di

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sabbia può favorire la conoscenza poiché avviene uno scambio di odori (Harkness et al. 2010, p.62).

Poiché il sesso dominante è quello femminile una strategia per favorire la conoscenza di 2 nuovi animali è quella di far passare del tempo alla femmina nella gabbia del maschio piuttosto che nella sua per ridurre la territorialità (Harkness et al. 2010, p.62).

È importante che nella gabbia siano presenti delle tane, sufficientemente grandi per ospitare un solo individuo cosicché questo possa facilmente difendere l’ingresso e conseguentemente proteggersi dall’attacco (Harkness et al. 2010, p.62).

La femmina al primo estro può rifiutare il maschio, come pure all’inizio del corteggiamento, ma in un secondo momento normalmente l’accoppiamento va a buon fine (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

Esiste inoltre un sistema di allevamento chiamato “colony caging” che prevede la convivenza di più femmine e un maschio in una gabbia molto grande.

È necessario un ambiente calmo per una crescita equilibrata e ottimale di questi animali.

Gli accoppiamenti avvengono principalmente la notte e la femmina durante l’accoppiamento può perdere qualche ciuffo di pelo, ma una perdita eccessiva indica che è meglio separare la coppia (Harkness et al. 2010, p.62).

Dopo l’accoppiamento nella vagina della femmina si trova un tappo mucoso, che rimane in sede diverse ore prima di fuoriuscire, il momento migliore per trovarlo è la mattina presto ed è la conferma che l’accoppiamento è avvenuto nella notte (Harkness et al. 2010, p.62).

Le tecniche di riproduzione assistita, come l’elettroiaculazione e la crioconservazione degli spermatozoi (Busso et al. 2012), sono state studiate già dagli inizia del 2000 dai ricercatori dell’università di Cordoba in Argentina, per facilitare accoppiamenti in cattività di questa specie a rischio (Harkness et al. 2010, p.63).

La durata della gestazione varia da 105 a 115 giorni, con una media di 111. (Harkness et al. 2010, p.63; Bianchi et al. 2013).

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La gestazione può essere rilevata a partire dal 90 giorno con una delicata palpazione dell’addome, in base all’esperienza personale dell’operatore, si può arrivare a fare diagnosi di gravidanza con palpazione anche a 60 giorni, momento in cui il tessuto mammario inizia ad inturgidirsi e i capezzoli ad arrossarsi (Harkness et al. 2010, p.63).

La gravidanza può essere svelata anche pesando l’animale, l’incremento ponderale è minimo nelle prime 6 settimane, poi aumenta sempre più rapidamente (Harkness et al. 2010, p.63).

Oggi si può fare diagnosi di gravidanza anche con l’ecografia.

Il riassorbimento fetale si verifica frequentemente e può avvenire in qualsiasi momento della gravidanza, anche in stadi avanzati, quando il tessuto scheletrico del feto è formato, si può andare incontro anche a fenomeni di mummificazione o aborti spontanei.

Nella massa necrotica non si può riconoscere né tessuto fetale né placentare, ma una cavità centrale piena di sangue (Quesenberry et al. 2012, p.287).

Una manipolazione scorretta da parte dell’uomo può causare aborto o riassorbimento fetale, come pure un alloggio inadeguato o importanti condizioni di stress possono causare una riduzione del numero della prole (Harkness et al. 2010, p.63).

L’utero gravidico può occasionalmente premere contro il tratto intestinale causando costipazione (Harkness et al. 2010, p.63).

È da evitare in questa fase un eccesso di verdura fresca che può fermentare e produrre gas che porta a distensione intestinale (Harkness et al. 2010, p.63).

1.1.10 VITA NEONATALE

Una femmina in procinto di parto può diventare inattiva, anoressica e aggressiva con il suo compagno (Harkness et al. 2010, p.63).

Il travaglio dura 1-2 ore o poco meno, in questo periodo la femmina si contorce e si allunga e può emettere vocalizzi (Bradley Bays et al. 2006, p. 268), l’intervallo tra un cucciolo e l’altro va da pochi minuti ad alcune ore e generalmente tutti i cuccioli nascono nell’arco di 4 ore (Harkness et al. 2010, p.63).

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Un parto violento o difficile può causare traumi al feto quali lacerazioni, amputazioni o morte (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

La femmina si lecca il ventre alla nascita di ciascun cucciolo e usa i suoi denti per aiutarli ad uscire dal canale del parto (Harkness et al. 2010, p.63).

I cincillà sono placentofagi, infatti gli invogli fetali vengono rimangiati dalla madre (Harkness et al. 2010, p.63) che spesso può avere il muso sporco di sangue dopo il parto (Bradley Bays et al. 2006, p. 268) (fig. 14).

La vagina resta aperta 3-4 giorni finché la membrana vaginale non si riforma (Harkness et al. 2010, p.63).

Se la femmina, in questo periodo, diventa intollerante al maschio, è meglio levarlo affinché la prole non si faccia male (Harkness et al. 2010, p.63), oppure si possono mettere dei piccoli nidi o tubi idraulici di una dimensione adeguata ad ospitare i cuccioli in modo che si possano proteggere consentendo agli adulti di accoppiarsi. La distocia è rara (Bradley Bays et al. 2006, p. 268), tuttavia può essere valutato il taglio cesareo se il parto dura più di 4 ore senza andare a buon fine (Bradley Bays et al. 2006, p. 268).

Dopo il parto la femmina può essere palpata per escludere la presenza di feti non espulsi e in questa sede si possono ritrovare abbastanza comunemente feti mummificati come reparto occasionale (Harkness et al. 2010, p.63).

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Il parto di solito avviene durante la notte o nelle prime ore del mattino (Bradley Bays et al. 2006, p. 268), il numero medio di una cucciolata di cincillà è di circa 2-3 cuccioli, con un massimo riportato di 6 (Harkness et al. 2010, p.63).

I cincillà da compagnia hanno cucciolate più piccole e un maggior numero di maschi, rispetto ai cincillà da allevamento da pelliccia o da laboratorio (Quesenberry et al. 2012, p.287).

La femmina normalmente non prepara il nido, tuttavia la presenza di una tana riduce la mortalità neonatale causata dal freddo (Harkness et al. 2010, p.63).

La prole dei cincillà è precoce, appena nati sono già provvisti di pelliccia, denti e gli occhi si aprono entro le 24 ore (Harkness et al. 2010, p.63).

Alla nascita pesano tra i 30 e i 50 grammi (Quesenberry et al. 2012, p.287), in base al numero dei cuccioli, all’età e alla dimensione della madre e sono capaci di camminare entro 1 ora (Quesenberry et al. 2012, p.287).

I cuccioli sono molto chiacchieroni ed emettono continui vocalizzi simili a piagnucolii (Harkness et al. 2010, p.63; Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

Quando prendono il latte i cuccioli sono spesso sdraiati sulla schiena (Quesenberry et al. 2012, p.287) e la mamma si sistema sopra per scaldarli (Harkness et al. 2010, p.63), anche il maschio se ne prende cura e se nascono cuccioli in un gruppo è tutta la comunità che pensa alla loro crescita (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

I cuccioli di cincillà, nonostante il loro tenero aspetto, possono manifestare fin da subito feroce aggressività, questo comportamento è normale e indica competitività per la ricerca del cibo (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

Come abbiamo già detto la femmina ha 2 paia di mammelle toraciche laterali e un paio inguinali, i cuccioli tendono a sviluppare una preferenza per un capezzolo, diventano territoriali e capaci di litigare con i fratelli infliggendo ferite anche profonde o addirittura uccidendoli (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

In caso di cucciolate di più di 3 esemplari, lasciarli a turno con la mamma può servire per prevenire le rivalità tra fratelli (Bradley Bays et al. 2006, p. 271) oppure si può provvedere a tagliare gli incisivi dei piccoli, che comunque in poco tempo ricresceranno (Quesenberry et al. 2012, p.288).

Per minimizzare i combattimenti, la ciotola del cibo deve essere grande abbastanza da permettere di mangiare a tutta la cucciolata contemporaneamente

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(Quesenberry et al. 2012, p.288), perché i cuccioli appena nati iniziano da subito ad assumere alimenti solidi (Bradley Bays et al. 2006, p. 271).

Per ridurre il rischio di mastiti e infezioni uterine, è meglio non mettere a disposizione il bagno di sabbia né alla mamma né ai suoi piccoli per i primi 10 giorni dal parto (Bradley Bays et al. 2006, p. 270).

Lo svezzamento normalmente è tra le 6 e le 8 settimane e il tempo minimo per la sopravvivenza è di 25 giorni (Quesenberry et al. 2012, p.288).

In allevamento, i cuccioli sono separati dalla mamma a 7-8 settimane e venduti tra i 3 e i 6 mesi (Harkness et al. 2010, p.63).

Il tasso di crescita è 3,6 grammi al giorno per il primo mese, decrementa a 1,56 grammi al giorno tra i 2 e 6 mesi e 0,65 grammi da 6 mesi a 12 (Quesenberry et al. 2012, p.288).

È sempre buona pratica prendere l’abitudine a pesare i cuccioli con una bilancia elettronica per verificare che l’incremento ponderale sia idoneo e costante nel tempo, se così non dovesse essere sarà necessario rivolgersi con urgenza ad un veterinario esperto di animali esotici che valuterà il caso.

I cuccioli rimasti orfani possono essere cresciuti da altre femmine di cincillà in allattamento o anche da porcellini d’india (Quesenberry et al. 2012, p.288).

Se non è possibile trovare una balia, i cuccioli devono essere alimentati per 2-3 settimane (Quesenberry et al. 2012, p.288) prima che siano in grado di mangiare esclusivamente da soli.

L’alimentazione dei cuccioli svezzati a mano deve essere somministrata ogni 2-3 ore, allungando l’intervallo tra una poppata e l’altra mano a mano che l’animale cresce e riesce ad alimentarsi da solo in maniera sufficiente (Harkness et al. 2010, p.63). La formula, costituita da parti uguali di latte in polvere e acqua, può essere somministrata con il contagocce o con un biberon; un autore raccomanda di aggiungere glucosio (1g/15ml) (Quesenberry et al. 2012, p.288).

Per una corretta alimentazione in generale è opportuno confrontare i tenori analitici del latte che viene somministrato con i fabbisogni nutrizionali del cucciolo da svezzare in base all’età di sviluppo e alla capacità di ingestione e far decidere al veterinario quali modifiche apportare.

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1.1.11 COMPORTAMENTI ANOMALI

Come molti piccoli mammiferi il cincillà tende a non mostrare situazioni di disagio o malattia finché questa non risulta essere abbastanza conclamata (Bradley Bays et al. 2006, p. 274). I cincillà malati sono meno attivi ed emettono meno vocalizzi di quando sono in salute.

Essendo respiratori nasali obbligati, solo quando la malattia respiratoria è grave manifestano dispnea: mostrare questo sintomo è indice di importante compromissione dell’apparato respiratorio (Bradley Bays et al. 2006, p. 275). Qualsiasi malattia può provocare: depressione del sensorio, anoressia e perdita di peso.

Il cincillà malato tende a effettuare meno grooming e ad avere un’apparenza scomposta e sporca (Bradley Bays et al. 2006, p. 275).

L’anoressia è un comune segno di malessere, spesso è associata a disturbi gastrointestinali (ileo, enterotossiemia e meteorismo), malocclusione dentale, crescita dentale, polmonite e ogni situazione di grave malattia può essere responsabile di questo sintomo (Bradley Bays et al. 2006, p. 275).

L’anoressia e la stasi gastrointestinale portano rapidamente alla diminuzione della produzione di pellet fecali sia per grandezza che per quantità.

L’appetito e l’eliminazione fecale è più difficile da monitorare quando più esemplari sono tenuti insieme e questo può costituire un ulteriore ritardo nell’identificazione del problema.

La stasi gastrointestinale, come in altre specie erbivore, è una comune presentazione di un problema secondario di un’altra causa come una malattia o dolore; i segni includono letargia, anoressia, diminuzione dell’emissione di feci, distensione addominale e bruxismo (Bradley Bays et al. 2006, p. 275).

Il trattamento include una terapia di supporto con flebo sottocutanea o endovena e/o somministrazione di acqua per via orale, farmaci antimeteorici, analgesici, stimolanti della motilità intestinale e antibiotici se il caso lo richiede (Bradley Bays et al. 2006, p. 275).

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Somministrare un’alimentazione assistita con fieno liofilizzato può costituire un buon supporto all’animale e può stimolare la ripresa della corretta motilità intestinale.

Ipersalivazione e anoressia sono comuni segni dei malocclusione dentale, gli animali affetti da questa patologia sono interessati al cibo, si avvicinano lo raccolgono, ma hanno poi estrema difficoltà a mangiarlo: questo atteggiamento viene ripetuto più volte al giorno ed indica un desiderio di mangiare, ma incapacità di farlo (Bradley Bays et al. 2006, p. 276).

Anche la scialorrea è un segno clinico di malocclusione o infezione dentale, le parti che risultano bagnate sono il mento, il muso, il torace e le zampe anteriori (Bradley Bays et al. 2006, p. 276).

Altri segni sono la perdita di peso, la disfagia, l’alitosi e la perdita di appetito.

La sedazione di solito è necessaria per una buona ispezione del cavo orale; per l’eventuale trattamento, è inoltre necessario che il veterinario abbia la strumentazione corretta e apposita per piccoli mammiferi, per eseguire la procedura in sicurezza, efficacia e completezza (Bradley Bays et al. 2006, p. 276). La crescita dentale è un problema abbastanza comune e può essere messo in evidenza solo con una radiografia (Hoefer, 2002).

L’ipersalivazione può essere associata a colpo di calore, i cincillà, come abbiamo già detto, sono originari di zone fresche e secche delle montagne e prolungate esposizioni a temperature superiori a 26 gradi, possono provocare colpi di calore e morte; anche un’alta umidità può aggravare la condizione (Bradley Bays et al. 2006, p. 276).

I sintomi di surriscaldamento sono: ipersalivazione, decubito, polipnea, cianosi, ipertermia, fino ad arrivare a morte.

Anoressia e stasi gastrointestinale, sono evenienze molto probabili dopo un episodio di ipertermia (Bradley Bays et al. 2006, p. 276).

Il “fur chewing” può essere il risultato di stress causato da rumori forti (lavori in casa, abbaio dei cani ecc. ecc.), sovraffollamento, squilibrio ormonale, eccessiva manipolazione e drastici cambiamenti nella routine quotidiana (Bradley Bays et al. 2006, p. 276).

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Gli animali che manifestano questo comportamento riescono a masticarsi il pelo sulle spalle e sui fianchi e a masticarlo anche ad eventuali compagni di gabbia. È una manifestazione che ha maggior incidenza nelle femmine (Ponzio et al 2007), durante la notte (Franchi et al 2016) e non è legato alle performance riproduttive (Galeano 2014).

Il “fur chewing” ha anche una componente ereditaria, nei cincillà dell’industria della pelliccia presenta un’incidenza molto alta tra il 15% e il 20%.

Di solito si sviluppa tra i 6 e 8 mesi di età (Tisljar, 2002).

È stato dimostrato che i cincillà che presentano questo atteggiamento hanno cambiamenti patologici di adrenalina e cute perché presentano iperadrenocorticismo (Tisljar, 2002; Lapiński et al. 2012; Ponzio et al 2012).

A oggi non è stata ancora trovata una cura farmacologica efficace per ridurre o curare questo comportamento patologico (Galeano et al. 2013) (Fig. 15).

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Movimenti ripetitivi come la corsa avanti e indietro sul fondo della gabbia può essere indicativo che l’ambiente è troppo piccolo o non sono presenti abbastanza ripiani per permettergli di saltare (Bradley Bays et al. 2006, p. 277).

Epifora e blefarospasmo possono indicare abrasioni corneali, corpi estranei nell’occhio, congiuntiviti o problemi alle radici dentali (Bradley Bays et al. 2006, p. 277).

I cincillà sono molto sensibili alla percezione della minaccia, per questo forti rumori e improvvisi cambiamenti nella vita quotidiana possono essere fonti di stress (Bradley Bays et al. 2006, p. 278).

Anche il contatto visivo, il rumore e l’odore di un predatore possono portare a stress l’animale, per questo è sconsigliato alloggiare il cincillà vicino a cani, gatti, furetti o grandi uccelli (come pappagalli) (Bradley Bays et al. 2006, p. 278).

Procedure veterinarie minori, come il prelievo di sangue possono essere eseguite con la contenzione manuale, avvolgendo l’animale in un asciugamano e tenendolo per la base della coda sostenendo il resto del corpo (Bradley Bays et al. 2006, p. 278).

L’anestesia è assolutamente consigliata nel caso di procedure lunghe o dolorose ed è molto importante il controllo del dolore prima, durante e dopo una chirurgia usando diversi protocolli per la terapia del dolore (Bradley Bays et al. 2006, p. 278). La rianimazione cardiopolmonare è possibile in caso di necessità (Fernandez et al 2013).

Normalmente le suture cutanee sono sconsigliate e sono preferibili quelle sottocutanee perché i cincillà tendono a togliersi i punti molto rapidamente.

Non avendo paura dell’altezza, la loro natura attiva li porta spesso a farsi male, ad esempio restando impigliati son le zampe nelle maglie della gabbia, il radio, l’ulna e la tibia sono le ossa più spesso colpite da questi incidenti (Bradley Bays et al. 2006, p. 278).

Molte fratture rispondono bene immobilizzando l’arto o mettendo un fissatore esterno (Johnson, 2014), se poi risulta necessaria l’amputazione importante è eseguire una corretta anestesia.

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