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CAPITOLO 6: RISULTATI E DISCUSSIONI

6.1 Coorte di Indagine

La prima parte dei risultati è relativa alle informazioni di base dei rispondenti ai questionari. Dal grafico riportato di seguito (6.2) si può subito evincere che la maggior parte dei consumatori intervistati (44,25%) rientra nella fascia di età compresa tra i 20 ed i 29 anni. Un dato molto importante se andiamo a considerare che l’intera indagine ha visto come protagonisti coloro che, in un futuro molto prossimo, rappresenteranno la principale categoria di consumatori cinesi.

62 In Cina, i consumatori che hanno un età inferiore ai 45 anni, secondo McKinsey, nel 2009, erano l’80%, dato impressionante se paragonato a quello dialtri paesi come Stati Uniti 30% o Giappone 19%. L’avere oggi una classe media così giovane è conseguenza della pianificazione delle nascite del ’49 imposta da Mao Zedong.In un suo studio del 2011, Yujin Qiu, individua le due categorie che nei prossimi anni saranno le maggiori consumatrici in Cina: la categoria dei ventenni e quella dei trentenni. In comune queste hanno il fatto di essere stati ed essere tutt’ora, parte integrante di uno stesso processo di modernizzazione del Paese, oltre che frutto della politica del controllo delle nascite, in cui loro si trovano a fare la parte dell’unico figlio con due genitori e quattro nonni, pronti a soddisfare ogni sua esigenza d’acquisto.

Per quanto riguarda i primi, i “twenties”, essi hanno comportamenti d’acquisto molto diversi da quelli dei genitori: hanno una scarsa propensione al risparmio e tendono a spendere la gran parte del loro reddito in beni volti all’innalzamento del loro status sociale, quindi prodotti tecnologici all’avanguardia o in genere tutto ciò che ritenuto di tendenza. Sono legati alla tecnologia, utilizzano internet per reperire informazioni e acquistano on-line. Yujin Qiu sottolinea anche che è questo segmento spende una parte significativa del proprio reddito in prodotti alimentari, maggiore di quella delle generazioni precedenti (Yujin Qiu, 2011).

Anche nel caso della categoria dei trentenni ci sono delle grosse differenze con le propensioni al consumo dei propri genitori, sono infatti cresciuti in un contesto caratterizzato da una mentalità più aperta, ed anche nel loro caso la propensione al consumo è superiore rispetto a quella del risparmio. Anche questa fascia di consumatori è a proprio agio con l’utilizzo dell’e- commerce, ma a differenza dei loro concittadini più giovani essi prediligono acquisti legati ai concetti di qualità e al valore intrinseco, piuttosto che al mero valore economico dell’acquisto. E’ questi consumatori che le imprese dovranno soddisfare nei prossimi anni e a tal proposito, conoscerli è fondamentale, riconoscendo il fatto che con l’aumentare dei redditi aumenteranno i consumi di prodotti non essenziali per la sopravvivenza, e aumenterà con il tempo la sensibilità degli individui nei confronti di caratteristiche del prodotto come il packaging, la sicurezza, la comunicazione o i servizi post-vendita (Yujin Qiu, 2011).

Quasi il 60% (Grafico 6.3) degli intervistati è di sesso femminile e, tra tutti gli intervistati, la laurea è il titolo di studio per il 64,99% (Grafico 6.4). Un ulteriore dato che ci suggerisce che gli studenti sono il principale target di questo studio o altresì consumatori giovani con un alto livello d’istruzione.

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Grafico 6.3 Distribuzione del sesso degli intervistati

Grafico 6.4 Titolo di studi degli intervistati

Il reddito dei consumatori è uno dei fattori che svolge un ruolo chiave nell’influenzare le decisioni di acquisto ed è riconosciuto tra i fattori alla base della rapida crescita nel mercato d’importazione di alimenti e di bevande in Cina (EU SME Centre, 2015). Data tale importanza è stato inserito tra i parametri del questionario che riguardano il consumatore. Dai dati estratti dai questionari è emerso che il 42,27% (Grafico 6.5) degli intervistai ha un reddito mensile che non supera i 2.000 yuan, il 22,19% ha un reddito compreso tra i 2.000 e i 4.000 yuan e l’8,85% supera i 10.000 yuan (1 Yuan = 0,1294 Euro).

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Grafico 6.5 Reddito mensile in RMB.

Ciò che attira nuovi investimenti nel grande Paese del dragone è quella parte della popolazione di circa 13 milioni di famiglie appartenenti ad una fascia medio-alta (con reddito annuo tra i 100.000 e i 200.000 RMB), che nel 2011 rappresentavano il 12% del mercato. Il numero di famiglie appartenenti a questa categoria di consumatori sta crescendo rapidamente e si stima che saranno ben 76 milioni le famiglie facenti parte a quest’ultima fascia di reddito, rappresentando il 22% del mercato mondiale del lusso (Mc Kinsey, 2011).

L’86% degli intervistati è costituito da soggetti non sposati (52,18%) e da famiglie (34,21%) (Grafico 6.6).

65 6.2 Abitudini alimentari

La tabella di seguito (6.7) riporta le frequenze di consumo di determinate categorie di cibo.

Categoria Giornalier o 3 Volte a settima na Settimanalme nte Mensilme nte Raramente/ Mai NR* Alimenti di base 87,58% 8,85% 1,06% 1,45% 0,40% 0,66% Latte e derivati 33,95% 35,27% 18,63% 4,62% 5,68% 1,85% Uova 35,54% 42,67% 17,17% 1,32% 1,98% 1,32% Carne 60,37% 25,76% 7,93% 2,25% 1,45% 2,25% Pesce 17,17% 31,18% 33,42% 10,30% 5,28% 2,64% Verdure 79,26% 12,95% 4,76% 1,59% 0,53% 0,92% Frutta 52,84% 29,99% 10,70% 3,70% 1,72% 1,06%

Tabella 6.7 Frequenze di consumo della coorte di indagine. *Non Rispondenti.

Gli alimenti di base come riso, grano e derivati rappresentano la categoria di cibo con la più alta frequenza di consumo in Cina. Il riso è ampiamente coltivato nelle regioni meridionali, ed insieme al congee (porridge di riso) e ai noodles di riso sono gli alimenti principali della Cina meridionale ed orientale, il grano invece è più comunemente disponibile e consumato a nord, sotto forma di noodles e dumplings (Agriculture and Agri-Food Canada, 2010). Secondo uno studio sui trend alimentari cinesi condotto nel 2012 però, il consumo di staple food soprattutto riso e grano, sta diminuendo a causa del costante aumento dei redditi familiari (Zhou et al., 2012). Tale aumento favorisce l’acquisto da parte dei consumatori di cibo con un più alto valore economico, come ad esempio latte e derivati, prodotti ittici, pollame e frutta. Questa tendenza però non è confermata da questo studio, dal quale risulta che l’87,58% degli

66 intervistati consuma alimenti di base quotidianamente, il 35,27% e il 42,67% rispettivamente latte e derivati e uova 3 volte a settimana, il 33,42% pesce almeno una volta a settimana, il 60,37% carne e quasi l’80% verdura tutti i giorni.

Continuando con l’analisi delle abitudini alimentari, sono state inserite nel questionario domande aventi lo scopo di estrapolare informazioni riguardanti la frequenza con cui gli intervistati comprano generi alimentari (Tabella 6.10), quali sono i posti in cui si recano (Tabella 6.8) e perché (Grafico 6.9).

Dai mercati locali agli ipermercati, l'esperienza di acquisto in Cina si è evoluta drammaticamente negli ultimi decenni. Nei giorni precedenti l'ampia disponibilità dei frigoriferi, la mancanza di un luogo di conservazione refrigerato ha indotto l'acquisto di cibo a poche volte al giorno - il sufficiente per un pasto alla volta. Oggi i consumatori cinesi continuano a dare grande importanza alla freschezza e alla qualità degli ingredienti, spesso acquistati in prossimità della propria residenza, in mercati agricoli, nei mercati locali (wet market), presso gli ambulati oppure nei negozi di generi alimentari. La maggior parte dei pasti sono ancora preparati con gli alimenti freschi acquistati nello stesso giorno in cui vengono consumati. Oggi in Cina, come in Occidente, gli ipermercati dominano la scena di vendita al dettaglio. Gli Ipermercati sono grandi centri commerciali che combinano le caratteristiche dei supermercati e dei grandi magazzini in un unico luogo (Agriculture and Agri-Food Canada, 2010).

L'attrazione degli ipermercati può essere attribuita ai prezzi bassi, alla convenienza di poter comprare di tutto in un solo posto, luoghi accessibili e all'integrazione di altre strutture commerciali come ristoranti, cinema e caffè, che trasformano lo shopping in un'escursione di un giorno intero. Secondo la TNS China, i consumatori cinesi appartenenti alla classe media visitano gli ipermercati una volta ogni 10 giorni, in media. A partire dalla metà del 2007, gli ipermercati hanno rappresentato una quota di valore superiore al 45% del settore alimentare di Shanghai e la TNS China prevede che entro la fine del decennio la quota di valore degli ipermercati del settore alimentare cinese crescerà fino al 35 % dal 19,7% del 2001 (TNS Cina, 2007).

Le catene di supermercati stranieri come Tesco, Wal-Mart, Carrefour e Metro sono ora nomi stabiliti in Cina. Ad esempio, il 9 luglio 2009, Carrefour China ha aperto il suo 138esimo supermercato a Kunming City (Carrefour China). Le catene di supermercati nazionali, come Lianhua, Hualian e Wumart, sono anch’essi noti. Tuttavia, la maggior parte dei consumatori

67 acquista ancora cibo nei rivenditori locali e nei mercati di strada tradizionali, soprattutto nelle zone rurali dove non esistono supermercati (Tesco; AgrifoodAsia; Williams, 2007).

Una delle principali sfide nella distribuzione alimentare in Cina sono le infrastrutture. Un insufficiente numero di impianti di stoccaggio a freddo per l'immagazzinamento degli alimenti e l'insufficienza di trasporto a temperatura controllata limitano la disponibilità di prodotti alimentari congelati e facilmente deperibili nei punti vendita al dettaglio. Mentre l'uso dei frigoriferi continua a crescere, la capacità dei consumatori di acquistare e immagazzinare cibi congelati e deperibili di elevato valore continua ad essere limitata, sia dal costo che dalla disponibilità affidabile di energia elettrica (Gale, 2002).

Per i piccoli acquisti, i negozi di alimentari sono ancora una scelta popolare per molti consumatori cinesi. Gli orari lavorativi e la vicinanza alle zone residenziali sono molto apprezzati, oltre alla disponibilità di snack, bevande, cibo ready-to-eat, nonché un'ampia varietà di prodotti freschi e confezionati (Li & Fung Research Centre, 2007).

In accordo con gli articoli citati in precedenza, dall’analisi dei questionari è emerso che il 56,80% degli intervistati effettua acquisti nei supermercati, il 28,01% presso i mercati locali (wet market) e solo l’8,98% presso piccoli rivenditori alimentari (Tabella 6.8).

Tabella 6.8 Luogo di acquisto.

I motivi principali che influenzano tali scelte sono: la posizione (nel 59,58% dei casi), l’affidabilità (35,80%), la qualità dei prodotti (22,99%), la convenienza dei prezzi (22,46%) e il brand della catena (16,38%). (Grafico 6.9).

Domanda n.9

Luogo di acquisto Risposte %

SUPERMARKET 430 56,80%

MERCATO LOCALE 212 28,01%

PICCOLI RIVENDITORI/ALIMENTARI 68 8,98%

NR 47 6,21%

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Grafico 6.9 Motivo per cui gli intervistati scelgono un determinato luogo di acquisto.

La frequenza di acquisto è superiore alle 3 volte a settimana nel 34,74% dei rispondenti ai questionari, il 31,18% acquista prodotti alimentari meno di 3 volte a settimana, il 21,66% quotidianamente e l’11,76% meno di una volta a settimana (Tabella 6.10).

Tabella 6.10 Frequenza di acquisto. *NR= Non rispondenti.

Una parte dell’indagine è stata incentrata poi sulla preparazione del consumatore in materia di sicurezza alimentare: quanto spesso legge la lista degli ingredienti di un prodotto (Grafico 6.12), secondo quali caratteristiche procede negli acquisti (Grafico 6.11) e il livello di conoscenza riguardo un importante marchio di sicurezza (QS) (Grafici 6.13 e 6.14).

Precedenti ricerche suggeriscono che l'acquisizione di informazioni, e di conseguenza la scelta nell'acquisto di alimenti, sia influenzata da vari fattori demografici come l'età (Nayga, 2000) e il livello di istruzione (Hu, Adamowicz & Veeman, 2006). Tuttavia, l'entità dell'influenza esercitata da questi fattori varia in relazione all'acquisizione di informazioni e al comportamento relativo all'acquisto di cibo. Pertanto, le prove scientifiche in materia restano

Valori

Frequenza di acquisto Risposte %

QUOTIDIANAMENTE 164 21,66% > 3 VOLTE A SETTIMANA 263 34,74% < 3 VOLTE A SETTIMANA 236 31,18% < 1 VOLTA A SETTIMANA 89 11,76% NR 5 0,66% Totale complessivo 757 100,00%

69 inconcludenti. Alcuni studi hanno dimostrato che l'uso delle etichette alimentari al momento dell’acquisto diminuisce con l'età (Nayga, 2000), mentre altri autori hanno segnalato un rapporto positivo significativo tra l'età e l'uso dell’etichetta (Coulson, 2000). Sono state inoltre riportate varie evidenze sull'influenza dell'educazione formale sulla lettura dell'etichetta, confermando l'ipotesi che gli individui altamente istruiti abbiano maggiori probabilità di leggere ed utilizzare le informazioni nutrizionali (Ahmadi et al., 2013; Drichoutis, Lazaridis e Nagya, 2005; Nayga, 2000). La difficoltà di comprendere i diversi termini sulle etichette da parte dei consumatori più anziani e/o meno istruiti è stata indicata in alcuni studi così come la mancanza di conoscenza in campo nutrizionale (Cowburn & Stockley, 2005). Mentre la conoscenza in campo nutrizionale del consumatore è fondamentale e precede l'uso dell'etichetta nutrizionale, l'etichettatura dell'alimento è considerata uno strumento essenziale per fornire le informazioni necessarie al momento dell'acquisto, per guidare i consumatori a fare scelte sane e successivamente, sposare modelli dietetici sani (Cooke & Papadaki, 2014). Una revisione di alcuni studi sull'uso dell'etichettatura (Miller & Cassady, 2015) ha trovato delle associazioni positive significative fra le misure soggettive di conoscenza in campo nutrizionale, l'uso delle informazioni nutrizionali in etichetta e le scelte dietetiche. I risultati di un recente studio hanno indicato che la conoscenza nutrizionale aumenta spesso con l'età e il livello di istruzione del consumatore, anche se non sempre incide significativamente sulle scelte alimentari (MacArthur, 2016).

Il 27,34% degli intervistati, infatti, effettua acquisti in base agli ingredienti che compongono l’alimento. Le principali caratteristiche a cui viene data maggior importanza sono però il sapore (56,01%) e la data di scadenza (55,88%). Il prezzo svolge un ruolo non poco importante in quanto influisce sulla scelta d’acquisto di oltre il 40% dei consumatori presi in esame (Grafico 6.11).

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Grafico 6.11 Caratteristiche secondo cui gli intervistati effettuano gli acquisti

Nonostante però le informazioni nutrizionali riportate in etichetta siano uno strumento essenziale nella scelta d’acquisto, la lista degli ingredienti viene consultata poche volte o quasi mai dal 46,90%, qualche volta dal 21,00%, mai dal 15,85%, il più delle volte dall’11,62% e sempre solo dal 3,83% (Grafico 6.12).

Grafico 6.12 Quanto spesso gli intervistati leggono la lista degli ingredienti.

La funzione primaria del sistema di sicurezza alimentare cinese, come il sistema QS, è quello di aumentare la fiducia dei consumatori nell'industria alimentare cinese. Un indagine condotta nel 2004 ha mostrato che più della metà dei consumatori cinesi erano "preoccupati" circa lo stato di sicurezza alimentare della Cina e quasi la metà degli intervistati riteneva che il cibo sul mercato cinese non fosse così sicuro come lo era in passato (Zhang, Li e Zhang, 2004, Zhou, Ying, Huo, & Peng, 2004). In una simile condizione, il governo cinese ha

71 implementato il sistema QS per salvare la fiducia dei consumatori nell'industria alimentare, in quanto la sfiducia dei consumatori, non solo ha fatto diminuire il benessere sociale perché molti consumatori hanno ristretto la loro categoria di scelta alimentare rimuovendo gli alimenti incerti dalla loro lista di acquisto, ma ha avuto anche un effetto negativo sullo sviluppo sostenibile dell'industria alimentare cinese. Nonostante però gli sforzi del governo cinese più della metà dei consumatori che hanno preso parte a questo studio (52,18%) non controlla che il marchio del sistema QS sia presente sull’etichetta dei prodotti che consumano (Grafico 6.13).

Grafico 6.13 Intervistati che controllano che il marchio QS sia presente sui prodotti che acquistano.

Altro dato significativo riguardo il sistema QS è che oltre il 6% degli intervistati (circa 50) non conosce il significato di tale marchio, il 7% non ha risposto e lo 0,92% associa (erroneamente) tale marchio ad un miglior sapore del prodotto (Grafico 6.14).

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Grafico 6.14 Significato secondo gli intervistati del marchio QS.

Dato rassicurante, invece, è che nel complesso circa l’85% associa tale marchio ad un prodotto più sicuro (51,25%), più affidabile (17,57%) e di migliore qualità (16,64%).

6.3 Sicurezza Alimentare

La percezione del rischio alimentare e la fiducia nelle informazioni riguardanti tale rischio sono fattori determinanti del comportamento alimentare dei consumatori (Rosati & Saba, 2004; Verbeke, Frewer, Scholderer & De Brabander, 2007). Gli scandali alimentari che in passato hanno colpito la Cina hanno portato all’aumento delle preoccupazioni dei consumatori riducendo così la loro fiducia nella qualità e sicurezza del cibo (Liu, Pieniak, & Verbeke, 2013), comportando quindi un calo della domanda di alcuni prodotti alimentari. Ad esempio, un mese dopo la crisi del latte contaminato con melammina, il consumo di latte domestico in polvere in Cina è diminuito del 50% (Cheng, Zhou, & Yin, 2009). Una migliore comprensione della percezione del rischio dei consumatori cinesi e della loro fiducia nelle fonti d'informazione contribuirebbe a migliorare la comunicazione del rischio e aiuterebbe a ricostruire la loro fiducia nella sicurezza alimentare. Infatti, numerosi studi hanno dimostrato che la fiducia influenza fortemente la percezione del rischio (Eiser, Miles & Frewer, 2002; Groothis & Miller, 1997; Siegrist et al., 2000).

A tal proposito, come introduzione alla terza parte del questionario, è stato chiesto ai consumatori di valutare (da 1 a 5) la fiducia negli alimenti che consumano abitualmente (Grafico 6.15) e nella sicurezza alimentare di alcune categorie di cibo (Tabella 6.16).

73 Il 59,05% degli intervistati ha un livello di fiducia medio, il 17,17% alto, il 15,19% ha scarsa fiducia, il 3,70% non ha nessuna fiducia ed infine il 2,91% ha fiducia totale nel cibo che consuma.

Grafico 6.15 Fiducia che gli intervistati ripongono nel cibo che consumano.

Categoria Nessuna % Scarsa % Media % Alta % Totale % NR % Alimenti di base 4,36 10,30 32,89 39,50 12,68 0,26 Latte e derivati 3,57 17,04 49,27 23,65 4,89 1,59 Uova 2,51 12,55 46,24 29,46 7,93 1,32 Carne 3,83 21,53 52,18 18,10 3,30 1,06 Pesce 3,70 19,02 50,20 20,74 4,89 1,45 Verdure 2,51 16,78 42,80 28,53 8,19 1,19 Frutta 3,43 14,93 45,97 26,68 7,93 1,06

74 Gli alimenti di base presentano un livello di fiducia alto in quasi il 40% degli intervistati, mentre tutte le altre categorie di cibo rientrano per la maggior parte in un livello di fiducia medio (Tabella 6.16).

I risultati di un'indagine sulla consapevolezza dei consumatori cinesi riguardo la sicurezza dei prodotti ittici, indicano che la maggioranza dei consumatori è preoccupata per le malattie potenzialmente trasmissibili e si sente, quindi, spesso in pericolo nel consumare tali prodotti (Wang, 2009). Nel presente studio però oltre il 70% dei consumatori intervistati ha un livello di fiducia medio-alto nei confronti dei prodotti ittici, mentre circa il 22% ha scarsa o addirittura nessuna fiducia nella suddetta categoria di cibo (Tabella 6.16).

La fiducia dei consumatori nei prodotti lattiero-caseari scese precipitosamente in Cina nel 2008, a seguito della scoperta della contaminazione con melammina e della notizia che centinaia di migliaia di bambini subirono gravi danni alla salute. I consumatori intervistati nel novembre del 2008 indicavano chiaramente la loro preoccupazione per la sicurezza dei prodotti lattiero-caseari che consumavano (Qiao et al., 2010). Anche se sembra che la maggior parte dei consumatori cinesi abbia poi ripristinato la propria fiducia nella sicurezza dei prodotti lattiero-caseari nazionali, ci sono prove che alcuni consumatori restavano tuttavia diffidenti. Il 44% degli intervistati nel 2010 ha espresso una moderata o bassa fiducia nell'industria lattiero-casearia (Qiao et al., 2010).

Dalla presente indagine quindi si può notare come la fiducia dei consumatori in tali prodotti sia aumentata in questi anni, infatti circa il 72% degli intervistati ha un livello di fiducia medio-alto contro il 17,04% che invece ha espresso uno scarso livello di fiducia (Tabella 6.16).

Secondo il bollettino del Ministero della Sanità cinese (MOH) (Tabella 6.17), nel corso del 2004 sono stati ricevuti 2305 casi di avvelenamento (intossicazione?) alimentare, 42.876 persone coinvolte e 255 persone sono morte. Rispetto al bollettino del 2003, i casi, le persone coinvolte e le persone morte aumentarono rispettivamente del 55,6%, del 44,9% e del -0,03%. Nel 2004, le cause di avvelenamento alimentare sono state la contaminazione microbica (il 58,1% del totale), la contaminazione chimica, animali velenosi e piante (Statistical Bulletin of China’s Health Service, MOH).

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Tabella 6.17 Casi di avvelenamento alimentare in Cina dal 2001 al 2004.

I consumatori che hanno preso parte a questo studio sono per il 56,41% (n. 427) persone che hanno avuto un’esperienza diretta con cibo non sicuro, un fattore determinante che influenza la percezione del rischio e le abitudini alimentari (Grafico 6.18).

Grafico 6.18 Intervistati che hanno avuto esperienza diretta con cibo non sicuro.

Di seguito è stato chiesto a questa parte degli intervistati (n. 427) di specificare la categoria di cibo con cui hanno avuto tale esperienza (Grafico 6.19).

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Grafico 6.19 Categorie di cibo non sicuro con cui gli intervistati hanno avuto esperienza diretta.

Il 40,05% (n. 171) ha indicato latte e derivati, seguito dal 27,87% e dal 25,53% che ha indicato rispettivamente i prodotti ittici e la carne. La percentuale di consumatori che ha contratto una malattia a trasmissione alimentare tramite il consumo di frutta è del 20,14% (ben 86 persone), mentre un numero minore di consumatori tramite il consumo di uova (12,18%), verdure (10,77%) e alimenti di base (8,90%) (Grafico 6.19).

A conferma dei precedenti studi condotti sulla relazione tra la percezione del rischio alimentare e l’esperienza diretta con del cibo non sicuro (Tonsor, et al., 2009), i consumatori intervistati hanno indicato come più pericolose (e quindi meno sicure) esattamente le stesse categorie di cibo con cui hanno avuto tale esperienza diretta. Ad esempio, le categorie latte e derivati, carne, e pesce sono state indicate dalla maggioranza dei consumatori sia nei casi di esperienza diretta (Grafico 6.19) sia come categorie ritenute le meno sicure (Grafico 6.20).

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Grafico 6.20 Categorie di cibo ritenute le meno sicure secondo gli intervistati. *Compilazione errata.

Continuando con l’analisi della percezione del rischio, è stato chiesto ai consumatori di individuare le caratteristiche di un prodotto che, secondo la loro opinione, sono correlate alla sicurezza alimentare del prodotto stesso.

Così come nell’acquisto dei prodotti (Grafico 6.11) anche in questo caso la data di scadenza è stata scelta dalla maggioranza degli intervistati (60,90%) come caratteristica principale (Grafico 6.21), seguita dagli ingredienti (46,63%), dall’odore (46,37%) e dal sapore (25,63%). Il prezzo invece è stato indicato solo da una piccola parte degli intervistati (14,53%, n.110) diversamente da quanto accaduto nel caso dell’acquisto dei prodotti (Grafico 6.11) in cui è stato scelto come criterio fondamentale dal 40,29% dei consumatori.

78 Al fine di comprendere in maniera più approfondita la percezione del rischio alimentare dei consumatori cinesi, è stata inserita nel questionario una domanda mirata ad identificare le problematiche relative alla sicurezza alimentare che preoccupano maggiormente i consumatori. Il livello di preoccupazione è stato espresso usando una scala da 1 a 5 (Tabella 6.22). 1 % 2 % 3 % 4 % 5 % NR % CE % Uso eccessivo

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