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La modanatura torica che cinge il portale centrale (fig. 26) rappresenta un’evoluzione dell’archivolto a sezione circolare che incornicia la lunetta e che si trova spesso adottato nell’architettura umbro-laziale (si pensi al San Pietro d’Assisi, al San Feliciano di Foligno, ma anche a Santa Maria Maggiore a Tuscania e al portale dell’ospedale di San Sebastiano a Capranica). Quest’ultimo, dalla superficie liscia, è stato considerato come un lascito del

27

Ibidem; F.CRISTOFERI,La facciata… cit. p. 96.

28

F.GANGEMI, Su un antico portale umbro. I rilievi di Santa Maria Maggiore a Narni, in Umbria e Marche… cit., pp. 123-132.

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linguaggio padano. Ad Assisi però l’elemento circolare si allunga fino a terra e la sua articolazione plastica risponde ad una tradizione decorativa elaborata oltralpe a partire dagli anni Venti del XII secolo, e diffusasi poi in diverse regioni artistiche italiane. Questa prevede la collocazione di piccoli conci (più spesso rettangolari che cilindrici come quelli assisiati) su cui viene scolpito un elemento ornamentale, disposti perpendicolarmente o parallelamente al profilo dell’arco. A titolo esemplificativo, si possono citare i monumentali accessi occidentali di Saint-Denis o di Saint-Pierre ad Aulnay30. In base a questo schema, gli archivolti diventano il fulcro ornamentale della facciata e, quindi, lo spazio destinato ad accogliere il messaggio sacro rivolto all’osservatore.

Lo stesso principio di sovrapposizione si ritrova adottato lungo l’archivolto del fornice centrale del portico antistante la chiesa di San Clemente a Casauria (fig. 167), dove la disposizione delle sei figurette è già stata giustificata in virtù dell’ispirazione a modelli francesi che connota l’intera facciata e il suo monumentale ingresso. È stato recentemente sostenuto che tali contatti potessero dipendere dalla particolare suggestione esercitata dalla figura di Suger sul committente dell’opera, l’abate Leonate, che si sarebbe pertanto ispirato al Saint-Denis per la direzione del cantiere dell’abbazia abruzzese31. In realtà, il confronto già evocato32 tra la soluzione casauriense e quella del portale d’accesso del Duomo di Fidenza appare talmente stringente da non permettere di escludere che le influenze francesi abbiano raggiunto l’Abruzzo attraverso il filtro delle grandi fabbriche padane. Soprattutto se si tiene presente che Leonate morì prima che i lavori di Casauria fossero conclusi (1182) e che le sculture del portico, la cui realizzazione dovrebbe quindi spettare ai suoi successori33, sono state considerate da Francesco Gandolfo opera di un artista locale, attivo attorno al 118434. Un’analoga schiera di figurette disposte su singoli conci sovrapposti decora l’archivolto centrale del portale destro del Duomo di San Leopardo ad Osimo (fig. 168). Come

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C.PICCININI, Osservazioni sulla scultura architettonica monumentale: i portali scolpiti fra romanico e gotico, in Arti e storia nel Medioevo, a cura di E.CASTELNUOVO –G.SERGI, vol. II, Torino, 2003, pp. 213-233.

31

E.BRADFORD SMITH, Model for the extraordinary. Abbot Leonate and the façade of San Clemente a Casauria, in Medioevo: i modelli, Atti del convegno internazionale di studi (Parma, 27 settembre – 1 ottobre 1999), a cura di A.C.QUINTAVALLE, Milano, 2002, pp. 463-476. La tesi di una personale predisposizione di Leonate per i modelli francesi è stata ribadita anche da ATRIVELLONE, Il romanico “lombardo… cit., pp. 492-494.

32

G.CRICHTON, Romanesque sculpture in Italy, London, 1954, p. 129.

33

A questo proposito, Gloria Fossi (L’abbazia… cit., p. 186) ipotizzava che committente delle sculture dell’archivolto fosse stato l’abate Gioele, visto che tra i personaggi ritratti in facciata vi è anche il profeta omonimo. C’è da notare, però, che anche le scelte iconografiche potrebbero ben giustificarsi alla luce della diretta influenza del cantiere di San Donnino, dove compaiono, come a Casauria, le figure dello stesso Gioele e di Davide.

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sappiamo35, i due accessi della cattedrale furono realizzati al tempo del vescovo Gentile da una maestranza diretta da Filippo, l’artefice che ha impresso il suo nome su un’epigrafe datata 1191 e conservata nella cripta, che pure risale alla stessa campagna di lavori. Accanto a Leonardo (o Leopardo), autore dei plutei corali dell’abside meridionale di San Ciriaco ad Ancona e al quale è stata riferita anche la frammentaria cattedra vescovile del Duomo di Osimo, Filippo fu a capo di una bottega attiva nelle Marche tra il 1180 e il 1230 circa36. Nel 1210 essi lasciarono le loro firme anche sul portale maggiore della facciata di Santa Maria della Piazza ad Ancona (fig. 173). Il disegno complessivo di questo frontespizio è stato ricondotto a Leonardo in ragione del suo bizantinismo, che connota anche le lastre decorate a mastice del San Ciriaco. A Filippo invece dovrebbero spettare le sculture del portale. Per quest’ultimo, in passato identificato con l’omonimo scultore del portale di San Giovanni Profiamma a Foligno (1231), è stata supposta un’origine padana, anche se egli dovette ben presto radicarsi nelle Marche, dato che nelle iscrizioni che ci hanno tramandato il suo nome si qualifica come cittadino anconetano. Il legame con la cultura lombarda ed emiliana, similmente a quanto si è osservato per Casauria, potrebbe quindi essere all’origine della soluzione adottata per la decorazione del portale di Osimo.

Ad Assisi, invece, la ricezione delle novità elaborate nei cantieri della Francia potrebbe essere avvenuta anche direttamente, considerando la vivacità delle attività commerciali che spingeva i più facoltosi mercanti a recarsi nella regione dello Champagne per l’acquisto dei panni “franceschi”37

. Del resto, il legame che unisce la città umbra a quelle remote contrade risulta talmente forte che esso si rispecchia finanche nel nome del suo più illustre cittadino.

Il cordolo in travertino presenta poi dei bellissimi nodi, finemente intagliati, che suddividono i vari rocchi sovrapposti (fig. 169). Anche in questo caso si tratta di un elemento importato dall’architettura francese: simili anelli proliferano lungo i sostegni circolari del coro di Notre- Dame di Noyon (eretta dopo il 1131) oppure sui fasci di colonnette che scandiscono i muri della cattedrale di Laon (costruita a partire dal 1160)38. Essi spezzano anche le colonne tubolari – che però conservano una superficie liscia – dei portali di Santa Maria Maggiore a

35

Si veda paragrafo IV.1, p. 130.

36

Sulla maestranza di Filippo e Leonardo si veda F.REDI, La basilica di San Ciriaco nel Medioevo, in San Ciriaco. La cattedrale di Ancona, a cura di M.L.POLICHETTI, Milano, 2003, pp. 130, 134, 154-155; G.TIGLER, Il Duomo di Fermo, in Umbria e Marche in età romanica… cit., pp. 239-280, in particolare pp. 243, 273.

37

G.MIRA, Aspetti di vita economica nell’Assisi di San Francesco in Assisi al tempo di San Francesco… cit., pp. 125-179.

38

Per questi esempi, si veda W.SAUERLÄNDER, Le cattedrali gotiche. 1140-1260, Milano, 1991, pp. 18-19, 22- 27.

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Tuscania (figg. 182-183) e dell’ospedale di Capranica39. È tuttavia in Umbria che si può rintracciare la soluzione più prossima a quella assisiate, ovvero nelle semicolonne, dalla superficie similmente loricata o strigilata40, che scandiscono la zona inferiore dell’abside del Duomo di Todi (fig. 170), dove qualcuno dei nodi si presenta addirittura arricchito di testine zoomorfe. La decorazione di questa zona del vano absidale, generalmente considerata frutto dell’influenza dell’architettura lombarda, è stata recentemente datata entro l’ultimo decennio del XII secolo41, a seguito dell’incendio che nel 1190 devastò l’edificio, confermando quindi indirettamente una contiguità cronologica alle imprese dirette da Binello.

Le modanature cilindriche interrotte da anelli diventano poi quasi uno stilema linguistico delle opere marchigiane autografe di maestro Filippo. Esse caratterizzano infatti i portali del duomo di San Leopardo ad Osimo (fig. 168). Nell’accesso sinistro (figg. 171-172), inoltre, gli elementi tubiformi rielaborati come le squame dei serpenti raggiungono un effetto molto simile a quello delle semicolonne tudertine (fig. 134) e del cordolo assisiate (fig. 169).

Colonnine segmentate da noduli cilindrici, con superficie liscia o strigilata, percorrono anche la zona inferiore della facciata e del portale di Santa Maria della Piazza ad Ancona (fig. 174) e questa cifra lessicale si rintraccia anche nella monofora dell’abside settentrionale del San Ciriaco, dove pure sono attestati Leonardo e Filippo. Viene da chiedersi, a questo punto, se i due artefici non siano stati direttamente influenzati dal linguaggio plastico-architettonico messo a punto dalle maestranze operose tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo nei tanti cantieri dell’Umbria romanica.

V.4 Due problemi attributivi: la decorazione della facciata di Santa Maria Maggiore a