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Cornice metodologica delle analisi: la fenomenologia trascendentale

Capitolo II Per la costituzione dell'oggetto sonoro : percezione, temporalità e

1. Cornice metodologica delle analisi: la fenomenologia trascendentale

Nel capitolo precedente, tramite la letture delle Ricerche logiche, ho sollevato alcune importanti questioni di filosofia della musica e riportato qualche esplicita, anche se marginale, analisi husserliana sul suono. Ora è il momento di entrare nel vivo delle analisi fenomenologiche husserliane dedicandoci alla ricostruzione, seppur parziale, degli spunti sul suono e sulla percezione sonora che si possono trovare nelle opere del periodo successivo alla pubblicazione delle Ricerche logiche, in definitiva l'intero periodo che Husserl passò a Göttingen (1901 – 1916).

Questo fu un periodo molto produttivo e risulta centrale per lo sviluppo delle basi e delle metodologie della scienza fenomenologica, che all'interno dell'opera precedente non era ancora delineata nei suoi punti essenziali. La volontà di approfondire i contenuti e i problemi sollevati dalle Ricerche logiche portò Husserl a intraprendere una riflessione profonda su molte delle questioni aperte da quell'opera e sulle basi e i caratteri della filosofia che aveva in mente di istituire.

In un tale periodo di crisi, ma anche di sviluppo della fenomenologia, Husserl si dedicò quasi esclusivamente alle ricerche da esporre nei suoi corsi universitari e custodì gli altri tipi di riflessione negli ormai famosi manoscritti di ricerca, lo studio dei quali ha permesso (e continua a permettere) una visione più completa e approfondita della sua opera.

Ad eccezione del saggio La filosofia come scienza rigorosa, pubblicato nella rivista Logos nel 1911, il lungo periodo di silenzio editoriale che seguì il secondo volume delle Ricerche logiche fu interrotto solo nel 1913 con la pubblicazione, nel primo volume dello Jahrbuch für

92 Philosophie und phänomenologische Forschung, del primo volume delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica.181 Il testo, che provocò una vera spaccatura tra chi, sulla scia del successo delle Ricerche logiche, si era riconosciuto come fenomenologo, rappresenta il tentativo di sistematizzare molte delle analisi degli anni precedenti e soprattutto di introdurre la nuova direzione che la fenomenologia aveva preso e di esporne le metodologie.182 Durante il suo lavoro di autocritica all'impostazione delle Ricerche logiche,

Husserl scoprì infatti che la metodologia di quell'opera non era abbastanza approfondita e che le analisi lì esposte rischiavano di ricadere in una psicologia descrittiva simile a quella teorizzata da Brentano.183

Così, muovendo soprattutto dai temi dell'intenzionalità e dagli importanti problemi della conoscenza affrontati nella Sesta ricerca, Husserl chiarì a se stesso che, se la fenomenologia voleva proporsi come una nuova scienza capace di porre le basi di un sapere filosofico stabile, doveva trovare una metodologia che la differenziasse dalle altre scienze, sia da quelle empiriche che da quelle formali.

Da queste riflessioni emerse come assolutamente centrale il problema epistemologico della conoscenza dell'essere trascendente, problema cardine dell'intera storia della filosofia occidentale che, a partire dalle critiche mosse a Parmenide dal sofista Gorgia, aveva messo in dubbio la relazione tra la rappresentazione e l'essere:

“Come è possibile allora che dei vissuti immanenti, oppure dei caratteri immanenti dei vissuti – fossero anche i caratteri della «razionalità» (in termini moderni si parla di «sentimenti di evidenza, della necessità del pensiero» e simili) -, significhino correttamente qualcosa che sta al di là della sfera immanente? Se la soggettività conoscente resta sempre e necessariamente presso di sé, il termine conoscenza

181 Questo volume è il primo di una serie di tre volumi dallo stesso titolo, elaborati da Husserl all'incirca nello stesso periodo di questo, ma rimaneggiati a lungo sia da lui che dai suoi assistenti e pubblicati molti anni dopo. cfr. Introduzione del curatore dell'edizione originale in Vincenzo Costa (a cura di ) Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Volume II, Einaudi, Torino 2002 182 La volontà di presentare la fenomenologia in ampie introduzioni rimase una costante nell'attività husserliana e proprio queste introduzioni, di cui in un certo modo fanno parte anche le

Meditazioni cartesiane (1931) e La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936),

costituiscono il nucleo maggiore delle pubblicazioni edite prima della morte dell’autore.

183 Oltre alle autocritiche dello stesso Husserl, anche molti dei lettori delle Ricerche osservarono la vicinanza della fenomenologia qui teorizzata con la psicologia e la interpretarono spesso come un tentativo di svolgere un compito che in realtà già la psicologia eseguiva in un modo migliore e più consono all'oggetto in questione. Si può dire che la vicinanza così stretta della fenomenologia alla psicologia rappresenti in generale una delle sue caratteristiche ma anche uno dei suoi punti deboli. Husserl si confrontò sempre da vicino con questa tematica e, nei suoi lavori divulgativi, cercò di rispondere alle critiche mostrando l'autonomia e l'importanza della fenomenologia nei confronti della psicologia del suo tempo. Cfr. ad esempio Filosofia come scienza rigorosa (1911), Fenomenologia e

psicologia (1917). Il confronto con la psicologia fu sempre uno dei modi privilegiati per introdurre,

93 indica un decorso di manifestazioni soggettive, di formazioni teoretiche soggettivamente prodotte. Ma un'oggettività trascendente (posto che ve ne sia una) deve essere in sé. Che importa all'essere del nostro conoscere? Che cosa indirizza il nostro conoscere all'essere? Come può essere conosciuto, in linea di principio, un tale indirizzarsi?”184.

Gli interrogativi sollevati all'interno di questo passo rappresentano il motore del lavoro husserliano sui temi centrali della conoscenza dell'oggetto trascendente e della descrizione della soggettività conoscente e la loro imposizione come problemi cardine della filosofia avvicinano le riflessioni di Husserl alle questioni trattate dal criticismo di Kant e dal neocriticismo185. Nel saggio Fenomenologia e teoria della conoscenza la fenomenologia stessa è

pensata nei termini di una critica della ragione, ovvero come una scienza che studia la ragione “in tutti i suoi atti e nelle componenti essenziali di tali atti”186.

Husserl fa notare che nel nostro atteggiamento quotidiano, così come nel lavoro svolto dalle scienze, abbiamo sempre a che fare con la conoscenza di oggetti trascendenti e che questa stessa conoscenza non è solitamente considerata problematica: nel nostro comportamento quotidiano utilizziamo e conosciamo gli oggetti del nostro mondo circostante senza porci il problema di come questa stessa conoscenza sia possibile e, nello stesso modo, gli scienziati studiano attraverso varie tecniche l'oggetto della loro scienza, senza mai riflettere sulla particolare correlazione tra esso e la conoscenza stessa. Proprio questa correlazione risulta per Husserl un tema che la filosofia deve affrontare, tematizzare e portare a chiarimento. Vivendo nel mondo abbiamo infatti sempre a che fare con la conoscenza di oggetti trascendenti e questo ci sembra un fatto banale e aproblematico. Non appena cambiamo atteggiamento però e riflettiamo su questo fatto esso invece diviene, agli occhi di Husserl, un vero enigma. Per poter affrontare quest'enigma Husserl sostiene che sia necessario modifcare il nostro atteggiamento quotidiano, in primo luogo

184 Edmund Husserl Fenomenologia e teoria della conoscenza, Bompiani, Milano 2000 pp. 90, 91. Il testo in questione è un saggio che Husserl scrisse come discorso inaugurale (Antrittsrede) in occasione del suo ingresso nel corpo accademico dell'università di Freiburg nel 1916 - 1917. Anch'esso è pensato come introduzione alla fenomenologia e nell'excursus storico ivi presente sono citati la maggior parte degli autori che Husserl prende in considerazione e con i quali si confronta durante l'elaborazione della fenomenologia (Cartesio, Leibniz, Locke, Kant, Brentano etc...). Il saggio è collegato ad un altro dal titolo Fenomenologia e psicologia, scritto anch'esso per la stessa occasione.

185 Kant diventa un punto di riferimento essenziale per Husserl a partire proprio dall'elaborazione dell'idea della fenomenologia trascendentale impostata sul problema epistemologico della conoscenza dell'oggetto trascendente. Per un approfondimento del rapporto di Husserl con Kant cfr. Claudio La Rocca (a cura di), Emdund Husserl Kant e l'idea della filosofia trascendentale, Il Saggiatore, Milano 1990

186 Edmund Husserl Fenomenologia e teoria della conoscenza, Op. cit. p. 85. E ancora in questo saggio troviamo scritto: “Con ciò veniamo a toccare la questione dell'affinità tra fenomenologia e critica della ragione, che è il nostro tema.”, Op.cit. p. 87

94 mettendo fuori gioco e sospendendo l'appercezione naturale, ovvero la credenza nel mondo che abbiamo tutte le volte che siamo atteggiati naturalmente verso di esso. A questo scopo Husserl teorizza la riduzione fenomenologica o trascendentale, che rappresenta la chiave di volta ma anche una vera crux della metodologia fenomenologica: mettendo tra parentesi l'atteggiamento naturale e gli oggetti trascendenti, ovvero sospendendo la credenza nella loro esistenza aproblematica, si raggiunge per Husserl un assoluto in cui ciò che si manifesta è dato in modo certo, evidente e indubitabile. Questo campo è il campo del trascendentale, della coscienza pura o della soggettività trascendentale per la quale la trascendenza non è più un fatto naturale ma è posta come problema. Husserl nel corso della sua opera afferma moltissime volte la difficoltà di guadagnare e mantenersi in questo atteggiamento e approfondisce a più riprese le modalità di accesso a questa sfera della pura datità, che è la sfera di cui si occupa la fenomenologia187.

Il campo trascendentale, campo in cui si muove specificamente la conoscenza filosofica e per cui essa si differenzia dagli altri tipi di conoscenza, è concepito da Husserl anche come campo dell'“eterno flusso eracliteo dei fenomeni”188 in cui gli oggetti trascendenti si

manifestano.

La fenomenologia quindi non si occupa dello studio degli oggetti che quotidianamente ci troviamo intorno, ma delle manifestazioni di questi oggetti che appaiono una volta intrapresa la riduzione trascendentale e raggiunto il campo delle pure datità, dei fenomeni. La fenomenologia viene infatti delineata da Husserl come la scienza che studia sia gli atti e i vissuti che si trovano nel flusso della coscienza pura sia gli oggetti correlativi che si manifestano in questi atti. Mentre gli atti e i vissuti sono presenti nella coscienza in modo immanente, gli oggetti intesi in questi atti sono trascendenti e il loro studio è reso possibile principalmente dal fatto che gli atti della coscienza hanno la possibilità di essere diretti

187 Si possono trovare nell'opera husserliana principalmente tre tipi di vie per l'accesso alla sfera trascendentale: quella che parte dall'ego cogito cartesiano, quella ontologica ispirata a Kant e quella che passa attraverso la psicologia descrittiva o intenzionale (che Husserl stesso ha percorso emancipandosi dal pensiero di Brentano). Per una prima delineazione di queste vie cfr. Bernet, Kern, Marbach Edmund Husserl, il Mulino, Bologna 1992, pp. 91-103. Per ulteriori indicazioni sull'accesso alla sfera trascendentale cfr. Idee I § 33. Il metodo della riduzione trascendentale venne conosciuto principalmente grazie alla pubblicazione di Idee I e fu anche il motivo scatenante della crisi e della rottura avvenuta all'interno dei circoli husserliani che si erano costituiti in seguito alla pubblicazione di LU (molti infatti non apprezzarono l'atmosfera idealistica che trovarono in Idee e continuarono a professare quello che consideravano essere il realismo fenomenologico della fase antecedente del pensiero husserliano). In realtà l'idea della riduzione trascendentale prende forma alcuni anni prima della pubblicazione delle Idee in molti appunti, nelle lezioni del 1906 – 1907

Einleitung in die Logik und Erkenntnistheorie e nelle cinque lezioni intitolate L'idea della fenomenologia. cfr.

Costa La posizione di Idee I nel pensiero di Husserl in Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia

fenomenologica. Volume I, Einaudi, Torino 2002

95 intenzionalmente verso questi oggetti trascendenti, di averli di mira. Questa caratteristica dell'intenzionalità che, come abbiamo già visto, era stata affrontata per la prima volta nella quinta delle Ricerche logiche, si chiarisce ancor di più nel suo ruolo di struttura generale della coscienza, anche attraverso l'approfondimento del rapporto tra soggetto e oggetto che tramite essa si instaura.

Nelle Ricerche logiche venivano considerati come immanenti solamente i contenuti che realmente (reell) si trovavano nella coscienza, ovvero principalmente i vissuti intenzionali e le sensazioni reali. In quest'ottica era difficile quindi capire come fosse possibile, all'interno della prospettiva fenomenologica, descrivere il rapporto dei vissuti con gli oggetti corrispondenti, trascendenti rispetto alla coscienza. Il passo che Husserl fa per garantire la descrivibilità anche degli oggetti trascendenti è quello di concepire come immanenti non solo i contenuti reali, ma anche i contenuti intenzionali, ovvero i correlati intenzionali degli atti. In questo modo si rende possibile, all'interno dell'orizzonte fenomenologico, lo studio degli oggetti trascendenti e della relazione conoscitiva: la trascendenza dell'oggetto, messa tra parentesi dall'atteggiamento fenomenologico, riappare in modo diverso nell'immanenza della coscienza; l'oggetto si manifesta in un determinato modo (questa modalità di manifestazione viene chiamata noema a partire da Idee I) e viene inteso, appreso da un atto della coscienza. Il noema è la manifestazione così com'è data se ci concentriamo sul polo oggettuale dell'atto intenzionale189. Scopo della fenomenologia è quindi, secondo il

prospetto sistematico di Idee I, quello di studiare le strutture della coscienza sia dal punto di vista noetico (cioè dal versante soggettivo) che dal punto di vista noematico (dal versante oggettivo).

Lo studio degli atti della coscienza richiede però una metodologia che si differenzi da quella della psicologia che, seppur in un'ottica diversa, si occupa sempre dello studio degli atti della coscienza. L'approdo alla sfera trascendentale, infatti, è servito anche per liberare la filosofia dai pregiudizi empiristici che accompagnano la nostra quotidiana esperienza del mondo e, una volta raggiunta questa sfera non possiamo continuare ad utilizzare per lo studio dei vissuti della coscienza pura dei normali metodi empiristici. La fenomenologia piuttosto deve impostarsi, in contrasto con il metodo della psicologia empirica, come scienza delle essenze della coscienza e per far questo deve ricorrere al metodo della visione d'essenza (Wesenanschauung) o intuizione eidetica. Nella sfera della fenomenologia siamo

189 Il concetto di noema è introdotto in Idee I ma deriva dalle vaste ricerche degli anni 1906-1912. Nonostante l'importanza di questo concetto per la fenomenologia trascendentale e l'analisi degli atti intenzionali, il noema rimane nell'intera opera husserliana un concetto poco chiaro e soggetto a continue oscillazioni. Si può in generale considerarlo come il polo oggettivo della manifestazione. Cfr. Idee I, Op. cit. cap. III Noesi e noema.

96 infatti interessati non alla ricerca di dati di fatto ma di eide, delle strutture invarianti che si scorgono tra le molteplicità e che indicano il senso universale del tipo puro di una determinata oggettività. Le varie oggettualità, infatti, si distribuiscono per Husserl in diverse categorie secondo una serrata classificazione in generi e specie. La fenomenologia si occupa dello studio eidetico degli atti, delle oggettività e delle loro relazioni interne. L'intero flusso psichico è addirittura descritto in Idee II come un “flusso senza inizio e senza fine di «vissuti»” i quali sono “congiunti in virtù della loro stessa essenza, sono legati e intrecciati l'uno all'altro, fluiscono l'uno nell'altro e a strati, e soltanto in questa unità è possibile il loro flusso”190. Approfondirò la metodologia della visione d'essenza (e la

relativa variazione d'essenza) nel prossimo paragrafo dedicato all'essenza del suono. Mi sembra importante però sottolineare ancora che è proprio questa metodologia a permettere alla fenomenologia di diversificarsi dalla psicologia: fenomenologia e psicologia studiano entrambe la coscienza ma la fenomenologia ha come preciso campo d'indagine la coscienza pura ottenuta grazie alla riduzione trascendentale e come metodo di indagine degli atti coscienziali la metodologia eidietca, ottenuta tramite la riduzione eidetica.191

La fenomenologia analizza tutti gli atti e gli oggetti implicati nel flusso dei vissuti considerandoli non nel loro presentarsi come casi singolari ma nella loro generalità e chiarifica il loro eidos e le relazioni essenziali che intrattengono gli uni con gli altri.

In Idee III leggiamo:

“Soltanto il fenomenologo è in grado di attuare le più profonde chiarificazioni rispetto alle essenzialità, che si edificano attraverso strati sistematicamente costitutivi, e perciò di contribuire alla fondazione di tutte quelle ontologie di cui sentiamo tanto la mancanza”.192

Lo studio delle essenzialità degli atti e degli oggetti relativi pone di fronte alla tematica della stratificazione di atti e oggetti di vario tipo e alla centrale nozione di costituzione, ovvero l'operazione attraverso la quale tutti questi strati formano, costituiscono per l'appunto, il tipo di oggetto di volta in volta in questione.

190 Edmund Husserl Idee per una fenomenologia e pura e per una filosofia fenomenologica. Volume II, Einaudi, Torino 2002, § 20 pp. 96-97

191 In realtà per Husserl la coscienza non può essere indagata da una psicologia di tipo empirico- sperimentale ma solamente per mezzo di quell'atteggiamento fenomenologico trascendentale che solo può evitare di reificarla e che è in grado di considerarla invece nella sua essenza, che è differente da quella delle oggettualità. Le ricerche psicologiche, tendendo a oggettivizzare la coscienza, non riescono a cogliere il vero nucleo di essa: “La nuova psicologia ama di tanto in tanto definirsi psicologia senza anima, ma essa è nel nocciolo anche psicologia senza coscienza” in Edmund Husserl Fenomenologia e psicologia, Filema, Napoli 2003

97 Il concetto di costituzione, che diventa uno dei concetti-cardine della fenomenologia193, è la

nuova rielaborazione husserliana della questione dell'enigma della conoscenza e si prospetta come il tentativo di soluzione del problema della conoscibilità degli oggetti trascendenti. Proprio la correlazione tra coscienza e oggetto studiata dal fenomenologo fa emergere la questione costitutiva, orientata secondo alcune domande: in che modo una molteplicità di atti conoscitivi si unifica nel solo atto unitario in cui emerge l'oggetto che si manifesta alla coscienza? In che modo, nel nesso di riempimenti intuitivi di conoscenza, un oggetto si costituisce e si esibisce secondo il suo senso e la sua validità?

La fenomenologia, ponendosi l'obiettivo di rispondere a queste domande, si presenta principalmente come studio della costituzione delle oggettualità nella coscienza trascendentale. Questa costituzione si diversifica in base al tipo di oggetto in questione ed è, in generale stratificata, composta da molteplici atti.

Husserl assume come principale modello della costituzione fenomenologica la costituzione della cosa materiale (Ding) e offre numerose analisi della regione ad essa relativa, la regione della cosa materiale. Già in queste analisi della cosa materiale emergono vari strati di costituzione, posti l'uno sopra l'altro: in generale si passa dallo strato di base della costituzione semplicemente percettiva a quello della costituzione della cosa intersoggettivamente identica attraverso la mediazione dell'entropatìa.194

Le analisi di Husserl sulla costituzione si suddividono essenzialmente secondo due grandi gruppi di oggettualità: le oggettualità logiche e gli atti ad esse correlate e le oggettualità sensibili, connesse con gli atti dell'intuizione sensibile, che pongono le basi estetiche dell'esperienza del mondo. Già a partire dall’idea della stratificazione, già accennata in Idee I e in più modi ripresa e approfondita in Idee II, emergono i lineamenti della successiva caratterizzazione genetica della fenomenologia, che mette in relazione gli strati logico - intellettuali con la costituzione dell'oggetto sensibile che sta fondamento di tutti gli altri tipi di costituzione di oggettualità:

“se noi risaliamo lungo la struttura intenzionale di una qualsiasi oggettualità data, se risaliamo lungo le interpretazioni retrospettive che si dànno alla coscienza nella forma di una ricettività secondaria, se produciamo quelle spontaneità che portano le oggettualità in questione a una datità pienamente autentica e originaria, perveniamo, eventualmente attraverso tutta una serie di passi, a oggettualità fondanti, a

193 Cfr. la centralità della costituzione in Idee II; Eugen Fink Das Problem der Phänomenologie (1939); Robert Sokolowski The formation of Husserl's concept of constitution (1964); Edmund Husserl Natur und

Geist (1919). La nozione di costituzione è strettamente legata alla comprensione del tipo di

idealismo che caratterizza la fenomenologia trascendentale. 194 Cfr. Edmund Husserl Idee I, Op. cit. p.361 e sgg. §§ 140 – 151

98 noemi in cui non vi è più traccia di quelle interpretazioni retrospettive, e vengono colti o possono venir colti originariamente attraverso tesi dirette, e non rimandano più a tesi precedenti che vadano riattivate in modo che contribuiscano alla compagine costitutiva dell'oggetto. Gli oggetti caratterizzati fenomenologicamente secondo questa peculiarità - per così dire gli oggetti originari a cui, per la loro costituzione fenomenologica, tutti gli oggetti possibili rimandano – sono gli oggetti dei sensi”.195

Stando così alla metodologia husserliana qui sinteticamente esposta, il nostro obiettivo di

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