CAPITOLO QUARTO
4.1 Correttivi e contaminazioni al sistema elluliano È ormai chiara la complessità del tema.
Dinanzi ad una civiltà descritta da Ellul come fortemente materialista, la quale – per dirla con le parole di un eccellente conoscitore del nostro tempo – “nonostante dichiarazioni umanistiche accetta il
primato delle cose sulla persona166”, appare quantomeno doveroso compiere il modesto sforzo di accostare al Sistema Tecnico alcuni principi che possano essere, contemporaneamente, modelli correttivi e tentativi di risposta alle questioni sollevate diffusamente nel corso della nostra ricostruzione167, proposti con l’atteggiamento dell’indagatore piuttosto che come avvocato di una tesi predefinita.
Ineludibile il tempo di una verifica critica della tecnica e della scienza, che possa favorirne autenticamente il progresso ed ostacolarne, invece, finalità antiumane. La prospettiva, sempre più condivisa, che mette in luce limiti, contraddizioni, insufficienze, ambiguità, aree di indimostrabilità e ipotesi inverificabili come elementi strutturali del sapere scientifico e delle applicazioni tecniche, è certamente alla base di almeno due atteggiamenti di riscoperta dell’etica come forma dell’agire in vista di fini, contrapposta al fare come mera produzione di
166 GIOVANNI PAOLO II, Dives in Misericordia, cap. VI, 30 novembre 1980.
risultati tipico della tecnica: il principio di responsabilità e il principio di precauzione.
La genesi storica della riflessione etica a cui ci riferiamo, passa attraverso nodi critici che ne segnano temporanei arresti e ne decretano momentanei tramonti: così a cavallo tra il 1800 ed il 1900, sotto l’attacco prepotente di istanze culturali come marxismo, freudismo e scientismo168. Capovolte, tuttavia, definitivamente dai tragici eventi del XX secolo169, si ripropose inevitabilmente
168 E’ questo il momento in cui “prevalevano idee come: lo
smascheramento dei valori, definiti alienazioni e mistificazioni, operate dalle classi dominanti e dall'ideologia capitalista (marxismo); la sublimazione degli istinti libidici (freudismo); gli inganni ed errori dell’irrazionalità istintuale (scientismo); etica estranea al razionale e relegata nell’irrazionale, nel fideismo e soggettivismo (Weber, Poppi, Fromm)”, GUALBERTO GISMONDI, Dizionario di etica dell’attività scientifica, 2006, p. 97. Riferimenti bibliografici: A. POPPI, Etiche del Novecento, ESI,
Napoli, 1993; E. FROMM, Grandezza e limiti del pensiero di Freud, Milano, 1979;
169 Basti ricordare “le feroci dittature e totalitarismi nati dalle
ideologie rivoluzionarie dei secoli XVIII e XIX; lo sfociare delle rivoluzioni in stermini di massa e genocidi; violenze, ingiustizie, falsità e, infine, fallimento dei regimi nate da esse; insuccesso dei radicalismi borghesi ispirati a individualismo, permissivismo, edonismo, utilitarismo ecc; danni, rischi e pericoli per la specie umana,le persone e l'ambiente conseguenti alla fede nelle scienze. La razionalità illuministica, finora vantata come forma suprema della ragione, venne riconosciuta come “razionalità dimezzata” strumentale, autovanificante, generatrice di mostri (Habermas-Heinrich-Taubes; Maus- Fürstenberg)”, ibidem. Riferimenti bibliografici: J. HABERMAS, Zur Logik der Sozialwissenschaften, Tübingen, 1967 (tr. it. Logica delle scienze sociali, Il Mulino, Bologna, 1970); J. HABERMAS, Erkenntnis und Interesse, Frankfurt am Main, 1968 (tr. it. Conoscenza e interesse, Laterza, Bari 1970); J.HABERMAS, Der Universalitätanspruch der Hermeneutik, in Id., Hermeneutik und Dialektik I, Tübingen 1970, 73-103; J. HABERMAS, Prassi politica e teoria critica della società, Il
Mulino, Bologna, 1973; J. HABERMAS,D. HEINRICH,J. TAUBES, Hermeneutik und Ideologiekritik, Frankfurt am Main, 1971; H.
la necessità di riscoprire una nuova etica la quale “rilanciò le domande antiche dell'uomo: come vivere,
che cosa fare, a che cosa aspirare, che cosa sperare170”.
Dinanzi ai crimini commessi su interi popoli, ai continui attentati alla dignità ed alla libertà umana, nonché il pericolo – sotto gli occhi del mondo intero – causato dalle applicazioni tecno-scientifiche, si ripensò “il senso della vita e nuove forme di
responsabilità, condivisione e solidarietà”. Ma
nemmeno allora fu chiaro a quali contenuti guardare. Il pensiero e la cultura, invero, sono rimasti divisi, riproponendo – sotto nuove spoglie – la più classica delle dicotomie: neo-scientisti che guardano alla razionalità scientifica come forma unica, legittima ed esclusiva del pensiero umano, da un lato, anti- positivisti che confinano l’etica nel fideismo e nell’irrazionale, dall’altro.
La riflessione etica abbraccia non solo l’esperienza del vivere e dell’agire dell’uomo in quanto singolo, ma è orientata anche, soprattutto, alla realizzazione di un destino comunitario. Nel contempo, l’idea di una tecno-scienza fine a se stessa, priva di obiettivi, valori e contenuti etici e umani appare non più sostenibile: “è cresciuta la
consapevolezza dell’ambiguità intrinseca all’attività tecno-scientifica. Essa è necessaria al bene e alla
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MAUS, F. FÜRSTENBERG, Dialettica e positivismo in sociologia
[1969], Einaudi, Torino, 1972. 170 Ib.
sopravvivenza dell’umanità, ma comporta gravi minacce, intrecciando strettamente conseguenze positive e negative. Si possono pensare, quindi, ragionevoli limiti, volti al rispetto della dignità e alla difesa dell’incolumità e sopravvivenza delle persone e dell’umanità. Per tutelare tali esigenze, l’etica può e deve sollevare interrogativi critici e riserve sulla liceità dei progetti tecno-scientifici. Può e deve approfondire le ragioni per cui: il costante aumento di potenza tecnica e di razionalità scientifica si accompagna a (o deriva da?) una crescente ignoranza e carenza dei suoi fini e significati; l’umanità dispone sempre più di beni e mezzi ma sa sempre meno come servirsene e disporne; le innovazioni tecno-scientifiche accrescono la disponibilità totale di beni e le disuguaglianze fra persone e popoli171”.
Individuare il punto di intersecazione tra potenza tecno-scientifica e autenticità dell’uomo (inteso come agglomerato di verità, dignità e libertà) è oramai una esigenza improrogabile e decisiva, ma anche un compito complesso e difficile.
171 Ibidem, p. 100. E. Husserl, M. Heidegger e R. Guardini indicarono come radice di questi squilibri la crescente separazione ed estraniazione dell'attività tecno-scientifica dalle realtà più autentiche e dalle esigenze più profonde dell'uomo. Cfr. E. HUSSERL, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale. Introduzione alla filosofia fenomenologica [1954], Il Saggiatore, Milano, 1961; M. HEIDEGGER, L'abbandono [1954], Marietti, Genova, 1982; R.
GUARDINI, La fine dell'epoca moderna [1950], Morcelliana,
Responsabilità e precauzione sono le nuove
parole d’ordine: la tradizionale etica antropocentrica appare inadeguata alle nuove dimensioni dell’agire umano, influenzate perlopiù dalle tecno-scienze che ne hanno esteso la responsabilità anche alla natura ed alle generazioni future.
4.2. Del principio (o dell’etica) della