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La corrispondenza con i traduttori

2. Claudio Magris e la traduzione

2.3 Magris e i suoi traduttori

2.3.2 La corrispondenza con i traduttori

Le pagine redatte per i traduttori costituiscono dunque la prima tappa della collaborazione tra l’autore e i suoi traduttori. In realtà, in quella fase non si può ancora parlare di collaborazione, dal momento che non ci sono concretamente entrambe le parti, ma solo l’autore che si rivolge ai potenziali traduttori, partendo dalla sua interpretazione del testo e dalle sue idee e aspettative concernenti il testo tradotto. Quelle pagine creano però un terreno molto fertile per lo sviluppo di un dialogo vero e proprio, come in effetti accade con parecchi traduttori.19 È un dialogo che avviene, per lo più, in forma epistolare: centinaia e centinaia di lettere contenenti domande, repliche, osservazioni e controsservazioni in cui si approfondiscono ulteriori aspetti e problematiche che emergono nell’iter della traduzione. Tale scambio è particolarmente vivace quando l’autore padroneggia la lingua in cui il testo viene tradotto; in quei casi i traduttori sono anche avvezzi a mandargli una prima versione della traduzione che viene discussa insieme sin nei minimi dettagli. Cito alcuni esempi, alcuni dei quali saranno oggetto di un’analisi più approfondita nel seguente capitolo. Nella revisione della traduzione tedesca di Microcosmi, l’autore chiede alla traduttrice, Ragni Maria Gschwend, se l’aggettivo häßlich che lei usa per tradurre “mani screpolate [delle lavandaie]” (MC: 249) non sia “troppo forte, per quelle mani non brutte, ma sciupate” (lettera del 26.4.1998, p. 4); al traduttore inglese di Un altro mare, M .S. Spurr, chiede di togliere, in certi casi, l’articolo davanti al sostantivo oppure di usare, nel caso di costruzioni impersonali, “as one” piuttosto che “as you” (cfr. lettera del 3.5.1998)20; nella revisione della traduzione francese della Mostra si sofferma, assieme ai traduttori Jean e Marie Noëlle Pastureau, su qualche “était” a suo giudizio di troppo (cfr. lettera del 28.5.2002) e così via.

Un esempio molto interessante proviene dallo scambio intercorso con la traduttrice tedesca e il traduttore ungherese in merito alla traduzione del titolo Microcosmi. Passando in rassegna l’elenco delle traduzioni di Microcosmi e soffermandosi sui rispettivi titoli, salta agli occhi che il titolo tedesco rappresenta, assieme a quello ungherese, un’eccezione rispetto alle altre traduzioni. Infatti, mentre nelle altre lingue, il titolo originale viene tradotto ricorrendo

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In realtà, lo scambio effettivo con i traduttori influisce talora anche sulla stessa redazione delle indicazioni per i traduttori; succede, per esempio, nel caso di quelle per i traduttori di Un altro mare, che consistevano originariamente in diciannove pagine, cui l’autore ne ha poi aggiunte altre tre, raccogliendo alcune domande postegli con ricorrenza dai primi traduttori.

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sempre al composto di origine greca micro-cosmo, che rimane riconoscibile nonostante l’adattamento grafico e morfologico,21 le traduzioni tedesca e ungherese optano per un altro titolo: Die Welt en gros und en détail e Kisvilágok.22 La corrispondenza con i rispettivi svela i retroscena di tale scelta. Innanzitutto apprendiamo che il motivo è di ordine strettamente linguistico e riguarda, in entrambi i casi, la forma plurale della parola microcosmo. Una forma che in tutt’e due le lingue viene qualificata come molto rara, così rara da preferirle una scelta diversa.23La corrispondenza con la traduttrice tedesco rivela inoltre una vera e propria negoziazione su questo punto, non solo tra autore e traduttrice, ma anche con la casa editrice tedesca. Scopriamo così che in primo momento quest’ultima aveva proposto “Das Rauschen des Meeres in der Muschel”, ‘il brusio del mare nella conchiglia’, titolo che si proponeva come citazione del segmento di una frase del testo. Questa proposta viene però rifiutata sia dalla lettrice della stessa casa editrice sia dall’autore stesso che, come leggiamo in una lettera a Ragni Maria Gschwend, la qualifica come “orrenda” per il carattere sdolcinato e poeticizzante di quell’espressione che invece nel testo ha una connotazione ironica (cfr. lettera datata aprile 1998).

Dalla corrispondenza si evince anche che l’autore stesso fece all’epoca una proposta ovvero “Durch die Orte”, ‘attraverso i luoghi’ (cfr. lettera datata aprile 1998), cui poi viene evidentemente preferito Die Welt en gros und en détail, proposto da Anna Leube, editor della casa editrice Hanser, che pubblica i testi di Magris nella traduzione tedesca.

Per ragioni linguistiche anche l’ungherese ‘boccia’ la traduzione letterale; il plurale ungherese di microcosmi, mikrokozmoszok, che, stando alle spiegazioni fornite all’autore da Imre Barna, traduttore, assieme a Bea Szirti, di Microcosmi in ungherese, è sì esistente, ma molto raro e relegato alla comunicazione di tipo scientifico (cfr. lettera. di Barna datata 3.9.2001). Anche senza entrare, per mancanza di competenze, nel merito della questione

21 Solo per fare qualche esempio: Microcosmes (francese), Microcosmi (olandese), Mikrokosmos (svedese),

Microcosmos (spagnolo), Mikrokosmos (norvegese), Microcosms (inglese), Mikrokosmer (danese), Mikrokozmi

(croato), Mikrokosmy (cieco), Mikrokosmoskia (finlandese), Mikrokozmosi (sloveno), Mikrokosmosy (polacco),

Microcosmos (portoghese), Μιχρόχοσµµοι (greco).

22 Un’osservazione a margine: Nella traduzione di questo titolo – come del resto pure dei titoli di altri testi di

Magris – prevale evidentemente il principio della traduzione letterale, il che non corrisponde alla tendenza, riscontrata in vari studi sulla traduzione del titolo nei testi letterari, a modificare sensibilmente i titoli originali (cfr. Zuschlag 2002: 109-110).

23 Per quel che concerne la lingua tedesca, i dizionari non attestano effettivamente il plurale di Mikrokosmos,

come del resto nemmeno di Kosmos (cfr., per esempio, Duden 2001: 1078 e 952). Facendo invece una ricerca nei corpus di articoli giornalistici, per esempio in quello di Die Zeit, troviamo diversi esempi di occorrenza della forma plurale Mikrokosmen, usati sia in un’accezione più tecnica, come per esempio, nell’ambito delle scienze naturali sia in senso figurato, per designare un luogo che rappresenta simbolicamente il mondo. Cfr., rispettivamente http://www.zeit.de/1990/14/Makrokosmen-Mikrokosmen-Naturwissenschaft-neu-bei e http://www.zeit.de/2007/51/Berlin.

linguistica, è interessante citare la discussione che intrattengono su questo argomento l’autore e il traduttore. Quest’ultimo, nel comunicare all’autore la necessità e l’opportunità di trovare altre soluzioni, propone Kisvilágok, traducendo a sua volta, questa parola, per spiegarla a Magris, con ‘piccoli mondi’ ovvero, come egli stesso aggiunge, in tedesco, ‘Kleinwelten’ (lettera datata 27.8.2001). Ecco la risposta dell’autore:

Per quanto riguarda il titolo, mi permetto di esprimere qualche perplessità, basata naturalmente – vista la mia ignoranza in ungherese – sulla traduzione che tu ne fai in italiano e in tedesco. In italiano (e anche in tedesco) l’espressione “piccoli mondi” può assumere delle connotazioni che sono l’esatto opposto di ciò che io intendo per “microcosmi”, “Piccoli mondi” può far pensare infatti alla celebrazione dei piccoli luoghi e delle piccole patrie, può implicare il pericoloso “small is beautiful” che svuota di significato “il piccolo”, privandolo per così dire di vita propria. Il romanzo vuole invece raccontare “il piccolo” in modo epico e assolutamente non localistico. […] Io non so se “piccoli mondi” può avere le stesse connotazioni anche in ungherese, questo naturalmente me lo potete dire solo voi; ciò che mi sta a cuore è che il titolo non desti questa impressione così diversa dal mio significato di “microcosmi”. (lettera datata 31.8.2001)

Dalla replica di Barna alla citata osservazione dell’autore, capiamo che con la parola ungherese kisvilágok, il traduttore cerca di mantenere le stesse funzioni che ha il titolo italiano:

Quest’ultimo [kisvilágok] significa, però, non “piccoli mondi” (à la “small s beautiful”) o “kleine Welten” – che sarebbe il caso scrivendolo in due parole: “kis világok” -, ma è più o meno come dire con una parola Kleinwelten. Così “Microcosmi” ridiventa una parola composta, rara ma non inesistente, un po’ poetica, ma allo stesso tempo equivalente etimologica dell’originale micro-cosmi. (lettera datata 5.9.2001)

Da una parte si cerca cioè di ‘salvare’ il riferimento al contenuto del testo e dall’altra di ricreare – unendo le due parole, cosa evidentemente non usuale – quell’effetto poetico che può derivare dall’uso di parole ricercate, dotte o inusuali.24

La corrispondenza ritrae dunque le varie fasi del dialogo tra l’autore e i suoi traduttori, un dialogo che, come avremo modo di vedere anche più avanti, assume le forme di un vivace scambio intellettuale cui entrambe le parti partecipano attivamente. Il materiale descritto – sia la corrispondenza tra l’autore e i suoi traduttori sia le indicazioni che Magris redige per i traduttori dei – ci permette inoltre di abbozzare una vera e propria poetica della traduzione di Claudio Magris.

24 Sulle (possibili) funzioni del titolo nel testo letterario, rimandiamo a Rothe (1986) e a Weinrich (2000). Nord