A conclusione di questo capitolo, ci sembra opportuno soffermarci ancora sui 12
propagandistici Boevye kinosborniki. Composti, come abbiamo visto, tra il 1941 e il 1942, queste
raccolte di sketch militanti sono considerati da molti critici come l’evoluzione naturale delle
agitki; in effetti, la semplicità dei film (dovuta senz’altro anche alla penuria di mezzi con i quali
sono stati realizzati), così come la loro totale accessibilità anche per il pubblico meno acculturato
li qualifica direttamente come dei lavori “di agitazione”. Kenez suggerisce anzi
105
che i
kinosborniki rappresentino un’esclusività russa, perché qualsiasi altra nazione avrebbe trovato
controproducente una propaganda così smaccata; e che solo la Russia sovietica, già avvezza alla
pubblicistica rivoluzionaria, poteva concepire un simile prodotto
106
. In ogni caso, rappresentano
un affascinante “documento emotivo”, secondo la definizione assegnata da Jurij Chanjutin
107
;
soprattutto quando li si confronta con diverse opere importanti degli anni successivi, che ne
rappresentano il naturale sviluppo.
Il materiale proposto nei kinosborniki
108
è estremamente eterogeneo, e, nonostante alcuni
evidenti elementi propagandistici in comune, i cortometraggi che sono compresi nelle raccolte
non appartengono ad un unico genere. In generale, il progetto su cui si fondano i vari film sembra
semplicemente quello di richiamarsi a temi e personaggi popolari rivisitati secondo la
105
Cfr. P. Kenez, op. cit., p. 174.
106 In realtà la posizione di Kenez è piuttosto opinabile; basterebbe citare un cortometraggio animato prodotto dalla
Disney nel 1943, ossia Der Fuehrer’s face, per trovare un equivalente statunitense dei Boevye kinosborniki, sia pure più
elaborato degli “analoghi” sovietici. Il protagonista del film, Paperino (Donald Duck), viene presentato come il tipico
abitante di una cittadina tedesca durante il nazismo, costretto a marciare con il passo dell’oca e a lavorare in una
fabbrica di armi. Alla fine del cartone, Paperino scopre di aver semplicemente sognato la sua esistenza nazista, e
abbraccia la statua della libertà. Il film si conclude con un pomodoro lanciato contro una caricatura del volto di Adolf
Hitler.
107 “Документы эмоции.” In Ju. Chanjutin, op. cit., p. 34.
100
pubblicistica di guerra; inoltre, alcuni kinosborniki contemplano la presenza di un “anfitrione”
che presenta in successione i cortometraggi. La prima raccolta, ad esempio, si apre all’interno di
una sala cinematografica, in cui il pubblico sta assistendo al finale di Vyborgskaja storona (1938),
di Grigorij Kozincev e Leonid Trauberg, ultima parte di una trilogia che comprende anche Junost’
Maksima (1937) e Vozvraščenie Maksima (1938). Alla fine del film l’eroe, Maksim, esce dallo
schermo e invita il pubblico ad unirsi contro la minaccia nazista; quindi, introduce i film
successivi. Il cortometraggio più originale è probabilmente il satirico Son v ruku di Evgenij
Nekrasov, compreso sempre nella prima raccolta. All’interno del film – che ha più di un debito
con The Great Dictator (1940) di Charles Chaplin – un Hitler clownesco riceve la visita del
cavaliere teutonico Hermann Balk (la sua visita è accompagnata da alcune sequenze tratte da
Aleksandr Nevskij di Ejzenštejn), di Napoleone Bonaparte, e del Kaiser Guglielmo II; tutti e tre
cercano di scoraggiarlo dall’attaccare la Russia. Un episodio assai simile, Slučaj na telegrafe,
compare nella seconda raccolta; in un ufficio del telegrafo un cliente di cui non si vede il volto
manda un telegramma ad Adolf Hitler con il seguente testo: “Non lo consiglio; ci ho provato; non
ha funzionato”
109
. Si scopre infine che il cliente è Napoleone.
La maggior parte delle raccolte è composta da melodrammi a sfondo patriottico; Vstreča,
presente nella seconda antologia, è ambientato in un villaggio polacco occupato dai nazisti. Un
uomo riesce miracolosamente a scampare a una fucilazione ordinata da un crudele ufficiale
tedesco; il superstite riesce a fuggire in Unione Sovietica, dove si arruola nell’Armata Rossa;
riesce infine a vendicarsi sul suo aguzzino. Un eroe di stampo più leggero è invece il protagonista
di Antoša Rybkin, compreso nel terzo kinosbornik: un cuoco spensierato che si ritrova a dover
combattere i nazisti suo malgrado. Il protagonista divenne talmente popolare da divenire, nel
1942, il protagonista di un lungometraggio con lo stesso titolo.
Alcune delle raccolte sono d’argomento leggero, e non mancano i musical; nel
kinosbornik n. 4, la popolarissima diva Ljubov’ Orlova – diretta nuovamente dal marito, Grigorij
109
“Не советую; пробовал; не вышло.”
101
Aleksandrov – reinterpreta in chiave patriottica le canzoni del film del film Vesëlye rebjata
(1934). Altri film ammettono la “partecipazione straordinaria” di celebri personaggi
dell’immaginario popolare: il kinosbornik n. 7 è in parte un seguito apocrifo di Osudy Dobrého
Vojáka Švejka di Jaroslav Hašek, in cui il soldato Švejk introduce i vari cortometraggi (le evidenti
analogie con questo approccio di Čapaev s nami! di Vladimir Petrov fanno sì che il seguito di
Čapaev sia spesso considerato parte del ciclo dei kinosborniki
110
).
Il più noto di tutti i corti presentati nella raccolta è comunque probabilmente Pir v
Žirmunke, dal kinosbornik n.6. Il film, diretto da Vsevolod Pudovkin e Michail Doller, è un feroce
dramma (apparentemente ispirato a una vicenda realmente accaduta) in cui la protagonista, una
contadina rimasta sola a casa durante un’irruzione nazista nel villaggio, prepara per un gruppo di
tedeschi un sontuoso banchetto che condisce con un potente veleno; perché i nemici non abbiano
dubbi sulla bontà del cibo, ne mangia insieme a loro, e con loro muore. Il film, peraltro non privo
di meriti artistici, anticipa direttamente le eroine martiri di Raduga e Zoja. Merita infine una
menzione un kinosbornik “fuori serie”, Naši devuški, realizzata nel 1942. Il film, composto da due
cortometraggi (Tonja di Abram Room e Odnaždy noč’ju di Grigorij Kozincev), è generalmente
trascurato nei testi critici sui film di propaganda sovietici
111
, poiché all’epoca ne fu impedita
l’uscita. Il primo film, dedicato alle “donne combattenti”, è un tipico melodramma di guerra, non
dissimile da quelli presenti nelle raccolte “ufficiali”: la protagonista è un’impiegata del telefono
felice della sua professione, che la tiene al riparo dai rischi del fronte. Tuttavia, l’avanzata
inarrestabile dei tedeschi la mette di fronte a un bivio, e anziché evacuare con la sua famiglia,
sceglie di rimanere al centralino per mantenere una linea aperta e informare l’esercito delle
manovre del nemico; naturalmente alla fine muore eroicamente sotto i colpi dei nazisti. Odnaždy
noč’ju è invece un curioso tentativo di commedia di propaganda. La protagonista è una contadina
che vive isolata; una notte alla sua fattoria arrivano due paracadutisti; uno è una spia tedesca che
110
Cfr. G. Buttafava, op. cit., p. 83.
102
parla un russo perfetto, l’altro un ufficiale dell’Armata Rossa. Ognuno dei due si dice russo: come
farà la contadina a scoprire il nemico? Alla fine la spia si tradisce per vigliaccheria quando la
contadina fa credere a entrambi di averli avvelenati; ma per tutto il film la ragazza è più
preoccupata per la salute del suo maiale ammalato, che per il nazista in casa. Probabilmente è
proprio questo secondo film il motivo che spinse i censori a impedire l’uscita della pellicola,
“colpevole” di aver trattato in modo leggero un tema così grave e importante.
103
Parte terza: i film