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Storia del documentario di guerra nel cinema russo-sovietico

Soffermiamoci a questo punto sulla storia del cinema sovietico

12

e cerchiamo di

inquadrare il contesto entro cui sono nati i primi documentari di guerra. È generalmente accettato

che la nascita del cinema russo coincida con le prime proiezioni pubbliche dei fratelli Lumière

nella Russia imperiale, e in particolare, il 4 maggio 1896, di L’Arrivée du train en gare

13

, seguito

da Le couronnement du Czar (1896), primo film girato su suolo russo e una delle prime opere

cinematografiche a presentare una notizia di rilevanza mondiale. Il cinema russo-imperiale non

presenta, in generale, opere particolarmente interessanti: d’altronde, gran parte di questo cinema è

stato rimosso dalla memoria collettiva con l’avvento della Rivoluzione, che almeno in teoria

avrebbe dovuto spazzare via la “società decadente” di cui i film degli anni ’10 erano il riflesso

14

.

È comunque a tutt’oggi fortemente dibattuto quanto del cinema della Russia imperiale sia

effettivamente confluito nelle pellicole successive alla Rivoluzione; anche se gli anni ’20

conobbero l’avvento dei grandi cineasti avanguardisti come Ejzenštejn e Vertov, e quindi un

totale rinnovamento dell’estetica cinematografica, molti generi cinematografici inaugurati negli

12 I principali testi di riferimento usati per la composizione di questa sottosezione, anche laddove non apertamente citati,

sono: Ju. Chanjutin, Predupreždenie iz prošlogo, Moskva, Iskusstvo, 1968.; V. Ždan, Velikaja otečestvennaja vojna v chudožestvennych fil’mach, Moskva, Goskinoizdat, 1947; G. N. Brovčenko, op. cit.; AA. VV., Istorija sovetskogo kino, tom 3-4, Moskva, 1975-1978; J. Leyda, Kino. A History of the Russian and Soviet Film, Princeton, Princeton University Press, 2010; P. Kenez, Cinema and Soviet Society. From the Revolution to the Death of Stalin, London-New York, I. B. Tauris, 2008, pp. 9-126; D. J. Youngblood, The Magic Mirror. Moviemaking in Russia, 1908-1918, Madison-London, The University of Wisconsin Press, 1999; D. J. Youngblood, Movies for the Masses. Popular Cinema and Soviet Society in the 1920s, Cambridge, Cambridge University Press, 2009; G. Roberts, Forward Soviet! History and Non- Fiction Film in the USSR, London-New York, I. B. Tauris, 1999, pp. 9-28; G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, a cura di Fausto Malcovati, Venezia, Ubulibri, Marsilio, 2000, pp. 23-35.

13 Cfr. G. Roberts, op. cit., p. 9; G. Buttafava, op. cit., p. 24.

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anni ’10, come i melodrammi e le trasposizioni cinematografiche (per esempio Pikovaja dama di

Jakov Protazanov, del 1916) restarono in auge anche negli anni ’20. I primissimi film sono

comunque opere strettamente di fiction; un primo impulso ai lavori documentari venne offerto

dallo scoppio della Guerra tra Russia e Giappone del 1904-5, ma la mancanza quasi totale di

girato, dovuta tanto alla censura militare quanto all’assenza di uno studio di produzione russo,

fecero sì che la quantità di materiale effettivamente realizzata fosse minima. La pretesa di

compagnie come la britannica Royal Vio di aver filmato la guerra da ambo i fronti

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non hanno

probabilmente un fondamento, o sono spiegabili con la realizzazione di falsi ricostruiti in studio.

Gran parte del materiale prodotto in questo periodo è comunque appannaggio della casa di

produzione Gaumont, che utilizzò la consulenza del fotografo ufficiale dei Romanov Kurt fon

Gan-Jagel’skij

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per la realizzazione di brevi documentari di argomento non esclusivamente

legato alla famiglia reale, per esempio sulla processione di pellegrini a Kiev

17

; questi

cortometraggi rinvigorirono l’interesse per il cinema, e stimolarono la nascita di case produttrici

autoctone.

Il primo studio di produzione totalmente russo venne aperto dal fotografo ufficiale della

Duma Aleksandr Drankov, che nell’autunno del 1907 pubblicò una pubblicità sul primo numero

della rivista “Sine-fono”:

Primo studio cinematografico in Russia […] sotto la direzione del noto fotografo della Duma di Stato A. O. Drankov. Lavorazione di pellicole per il cinematografo. Soggetti d’attualità! Avvenimenti russi sullo schermo! Immagini di città e campagna! Tutte le settimane nuovi soggetti! Su richiesta, le pellicole possono essere realizzate anche in altre città.18

15 Cfr. G. Roberts, op. cit., p. 9.

16 Abbiamo preferito rispettare la traslitterazione del nome così come riportato in russo; in G. Roberts, op. cit., p. 10,

compare come Kurt von Hahn-Jagielski.

17 Cfr. J. Leyda, op. cit., pp. 30-31.

18

Первое в России […] синематографическое ателье под ведением известного фотографа при Госуд. Думе A.

О. Дранкова. Выделка лент для синематографов. Сюжеты злободневные! События России и окраин! Виды городов и деревень! Каждую неделю новые сюжеты! По желанию снимки могут быть сделаны и в других городах.” Il testo è consultabile al seguente sito:

<http://russiancinema.ru/template.php?dept_id=15&e_dept_id=1&e_person_id=10522>. Cfr. G. Roberts, op. cit., p. 10. Si noti che il testo non riporta la dicitura moderna kinematograf, ma il più antiquato sinematograf. Cfr. G. Buttafava, op. cit., p. 24, per una breve riflessione sull’evoluzione del termine.

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Drankov, che vanta il primato di aver realizzato il primo film di fiction di produzione

totalmente russa, ovvero Sten’ka Razin (1908) di Vladimir Romaškov, fu anche il principale

concorrente della casa di produzione Pathé nella creazione di documentari di stampo

cinegiornalistico (anche se di fatto le proiezioni non avvenivano all’interno di un cinegiornale in

senso stesso); va tuttavia notato che gran parte del materiale, oggi quasi totalmente perduto

19

, è

probabilmente falsificato o ricavato da pellicole occidentali rititolate per dare l’impressione di

essere state girate in Russia. I suoi lavori, che stimolarono anche la nascita di produttori

concorrenti come Aleksandr Chanžonkov (responsabile nel 1911 del primo lungometraggio

prodotto in Russia Oborona Sevastopolja), furono comunque popolarissimi, anche per lo stile

sensazionalistico adottato dal produttore. Resta particolarmente clamorosa una ripresa

semiclandestina, effettuata il 28 agosto 1908, di Lev Tolstoj nel giorno del suo compleanno

20

, che

suscitò una polemica nei giornali dell’epoca

21

tra i detrattori dello scrittore – all’epoca una figura

controversa dopo la sua scomunica nel 1901 – e i suoi sostenitori, che stentavano a riconoscere

nell’uomo anziano impressionato su pellicola l’autore di Vojna i mir.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale provocò alcuni macroscopici cambiamenti nel

sistema di produzione cinematografico della Russia imperiale, in gran parte dovuti alla cessazione

dei rapporti d’importazione di pellicola con la Germania. L’improvvisa mancanza del principale

partner commerciale della Russia stimolò i produttori autoctoni a produrre una grande quantità di

pellicole, ovviamente incentrate sulla guerra in corso, che era presentata in forma romanzata e

avventurosa. È tuttavia interessante notare che la quantità di pellicole a sfondo bellico decrementò

in maniera sostanziale con il procedere del conflitto (passando dalle 50 prodotte nel 1914 ad

appena 13 nel 1916

22

), molto probabilmente a causa della mancanza di materiale filmato, ma

19 Una lista completa del lavoro di Drankov è conservata presso il Rossijskij gosudarstvennyj archiv

kinofotodokumentov di Krasnogorsk.

20 Il film può essere visionato al seguente indirizzo:

<http://www.youtube.com/watch?v=E8_Th7UdsBw&feature=player_embedded>.

21 Cfr. J. Leyda, op. cit., p. 33.

22 Cfr. D. J. Youngblood, Russian War Films. On the Cinema Front, 1914-2005, Lawrence KS, University Press of

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anche per la progressiva sfiducia nelle capacità militari di Nicola II; questo elemento, fra l’altro,

spiega perché la Prima Guerra Mondiale sia un tema relativamente poco sfruttato nel cinema

russo dei decenni successivi. Nel 1915 lo Skobelevskij komitet, originariamente un’istituzione

destinata all’aiuto dei veterani di guerra, venne trasformata dallo zar in una casa di produzione

finalizzata alla realizzazione di opere a sfondo militare-patriottico; uno dei primi lavori che

produsse fu il cinegiornale di guerra Zerkalo vojny, che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto

stimolare lo sforzo bellico e rassicurare la nazione sulla vittoria militare. In questo periodo furono

effettuate anche numerose pressioni sui produttori cinematografici per la realizzazione di pellicole

a sfondo patriottico

23

, spesso ricavate da opere letterarie preesistenti, come Korol’, zakon i

svoboda, tratto da Leonid Andreev e prodotto da Chanžonkov nel 1914. Gran parte di questo

materiale è oggi andato perduto, ed è probabile che non fosse particolarmente interessante o

riuscito. Meritano però una menzione almeno due pellicole, Slava – nam, smert’ – vragam (1914)

di Evgenij Bauer e Lilija Bel’gii (1915) dell’animatore Vladislav Starevič

24

. Entrambi lavori di

fiction, presentano degli elementi archetipali che sarebbero stati rivistati a più riprese nel cinema

di guerra dei decenni successivi. Nel film di Starevič

25

lo “stupro del Belgio” viene raccontato in

forma apertamente allegorica, con gli invasori tedeschi trasfigurati in repellenti scarafaggi che

distruggono una colonia di insetti pacifici e d’aspetto gradevole: è uno dei primi casi di

raffigurazione totalmente inumana dell’invasore. Il film di Bauer anticipa invece le eroine

guerriere di opere come Raduga (1944) e Ona zaščiščaet rodinu, ed è incentrato su una donna che

si arruola nella croce rossa per vendicare la morte del marito, ucciso dai tedeschi.

Non esiste un girato delle manifestazioni del 26-28 febbraio che provocarono la caduta del

trono; le prime pellicole cominciarono ad essere realizzate a partire dal primo giorno di marzo. Lo

scoppio della Rivoluzione provocò una battuta d’arresto nell’industria cinematografica

23 Cfr. AA. VV. Testimoni silenziosi. Film russi 1908-1919, a cura di Y. Tsivian e P. C. Usai, Pordenone, Biblioteca

dell’immagine, 1989, p. 224.

24 Cfr. d. J. Youngblood, Russian War Films... cit., p. 14.

25 Il film, diviso in due tempi, è visionabile agli indirizzi <http://www.youtube.com/watch?v=SlmfM1IH1Pk> e

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dell’epoca, poiché il Governo Provvisorio di Kerenskij non si dimostrò in grado di provvedere un

sostegno economico e politico agli studi cinematografici. La volontà di abolire la proprietà privata

venne anzi vista come una minaccia dalle più importanti case di produzione moscovite, tant’è che

lo spostamento della capitale da Pietrogrado a Mosca nel 1918 provocò la fuga in Crimea di gran

parte dei principali produttori e registi

26

. Nonostante le disastrose condizioni dell’industria,

tuttavia, il mezzo filmico venne visto con favore tanto dal Governo Provvisorio quanto dai

bolscevichi, soprattutto nella sua funzione di mezzo di propaganda; così si esprime il critico Peter

Kenez sull’interesse di Lenin per le pellicole.

He spoke of cinema as ‘the most important of all arts’ not because he understood the artistic potential of the medium. He obviously did not foresee the emergence within a few years of a group of first-rate artists, such as Kuleshov, Eisenstein, Pudovkin and Vertov. Given his conservative tastes, it is unlikely that he believed that cinema could ever compete with theatre on an artistic plane. He attributed great significance to this medium because he believed in its potential as an educator and propagandist. He was a politician, and as such he was primarily interested in movies as an instrument of political education. But that was not the only kind of education he envisaged. He had great faith in the use of movies to spread all sorts of information among the people, for example about science and agriculture.27

Anche gli altri leader bolscevichi condividevano l’atteggiamento di Lenin. Oltre ad intuire

la potenza del cinema come mezzo di propaganda, ne apprezzavano la capacità di calamitare le

masse: attratta dalla nuova meraviglia tecnologica, la gente si sarebbe prestata più volentieri ad

ascoltare un discorso politico prima o dopo uno spettacolo. Inoltre, in un paese in cui appena due

adulti su cinque erano in grado di leggere e scrivere

28

, il cinema offriva un ottimo sostituto della

parola scritta e i film muti permettevano la diffusione di comunicati politici anche all’estero.

Infine, il cinema rappresentava l’ultimo ritrovato tecnologico; e si prestava particolarmente bene a

farsi portatore del messaggio di modernità di cui si incaricavano i bolscevichi, e a rimarcare la

volontà di distanza dall’arretrata, “asiatica” Russa imperiale. Tuttavia, l’organo principale

preposto al controllo delle produzioni cinematografiche restava, nonostante l’evidente incapacità

di organizzazione, lo Skobelevskij komitet, saldamente in mano al Governo Provvisorio e diretto

26 Cfr. D. J. Youngblood, Russian War Films... cit., p. 15. 27 P. Kenez, op. cit., p. 27.

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dall’ultraconservatore V. M. Dement’ev (autore nel 1915 pamphlet filomonarchico Kinematograf

kak pravitel’stvennaja regalija), dal menscevico N. A. Ikov, e dall’apertamente ostile ai

bolscevichi Mar’janov

29

. Anche il comitato tentò di utilizzare il cinema a fini propagandistici, con

la produzione, nel 1917, del cinegiornale Svobodnaja Rossija: il notiziario era apertamente

antibolscevico, e spesso vi compariva – in contesti apertamente apologetici – Kerenskij in

persona. Nel marzo del 1918, comunque, il comitato venne definitivamente nazionalizzato

30

e le

sue funzioni assorbite dal Narkompros, guidato da Anatolij Lunačarskij; presso i soviet di

Pietrogrado e di Mosca furono istituiti dei Kino-komitet, definitivamente organizzati, ad inizio nel

1919, nel Foto-Kino-Otdel (successivamente Vserossijskij Foto-Kino-Otdel, VFKO), sotto la

guida di Dmitrij Leščenko e formalmente dipendente dal Narkompros; il VFKO sarebbe stato

sostituito dal Goskino nel 1922 (il Goskino avrebbe svolto funzioni principalmente di

distribuzione

31

) e dal Sovkino nel 1924.

Va notato che, nonostante l’interesse apertamente dichiarato dei bolscevichi nei confronti

dei film, la Guerra Civile danneggiò progressivamente il cinema prodotto nella Russia europea.

Qualsiasi possibilità di produrre materiale filmico era compromessa dalle precarie condizioni in

cui erano costrette a lavorare le troupe, senza contare che gran parte dei più importanti cineasti

dell’epoca erano fuggiti nelle zone controllate dai Bianchi. Il 27 agosto 1919 il Sovnarkom

eliminò gli studi cinematografici privati ponendoli sotto la dirigenza del VFKO, anche se si

trattava di una modifica soprattutto formale, essendo gran parte dell’attività già cessata da tempo.

Nonostante le difficoltà oggettive di realizzazione, va tuttavia ricordato che dal giugno 1918 al

luglio 1919 e, dopo una pausa dovuta alla guerra, nel 1922, venne organizzata un’altra forma di

cinema documentario, ossia la Kino-nedelja: un cinegiornale settimanale dedicato soprattutto alle

riprese dei leader politici principali (un’edizione del 29 ottobre 1918 mostra Lenin nei giardini del

Cremlino dopo il fallito tentativo di assassinio da parte di Fanny Kaplan). Questa particolare

29 Cfr. J. Leyda, op. cit., p. 98. 30 Cfr. J. Leyda, op. cit., pp.125 segg.

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formato di cinegiornalismo, dalla cui evoluzione sarebbero nati successivamente i documentari

dal fronte, va senz’altro ricordato anche per il ruolo che vi svolse Dziga Vertov, agli inizi della

sua carriera; il futuro autore di Čelovek s kino-apparatom cominciò a collaborare alla Kino-

nedelja dall’ottobre del 1918, e l’esperienza che ne ricavò fornì successivamente le basi per la sua

poetica del kinoglaz, non a caso maturata proprio nel 1922

32

.

Ai fini della nostra indagine va tuttavia ricordata almeno un’altra forma di produzione

cinematografica, ossia la realizzazione delle agitki. I “film d’agitazione” consistevano in

cortometraggi di vario genere (con una predilezione per i melodrammi) caratterizzati da intenti

marcatamente didattici e distribuiti nelle campagne russe da appositi treni, gli agitpoezdy, a bordo

dei quali era presente anche l’equipaggiamento necessario per stampare le pellicole e proiettare i

film in appositi agitpunkty. L’intento divulgativo delle agitki ebbe un evidente successo: come

nota Peter Kenez

33

, è molto probabile che alla fine della guerra il numero di contadini che

avevano effettivamente visto i volti di Lenin e di Trockij superasse quello di coloro che avevano

visto una fotografia dello zar deposto. Una proiezione di agitki non comprendeva necessariamente

pellicole a sfondo bellico, anche se effettivamente ci sono film d’agitazione incentrati sulla

Guerra Civile e la proiezione avveniva spesso con l’accompagnamento di cinegiornali

d’argomento militare; tuttavia, rappresentano una tappa fondamentale dell’evoluzione del cinema

sovietico per una serie di motivi. Anche intellettuali come Majakovskij scrissero agitki

34

e

pionieri come Lev Kulešov conobbero le prime esperienze registiche proprio in quest’ambito (con

Na krasnom fronte, del 1921); ma, soprattutto, il valore didattico che stava alla base delle agitki

ne faceva delle opere programmaticamente esemplari, finalizzate a stimolare l’emulazione nel

pubblico che vi assisteva, composto in gran parte da contadini analfabeti. Gli eroi delle agitki

rappresentavano altrettanti cittadini sovietici ideali, e dovevano dare il “buon esempio” agli

32 Cfr. D. Vertov, L’occhio della rivoluzione. Scritti dal 1922 al 1942, a cura di P. Montani, Milano, Gabriele Mazzotta

editore, 1975, pp. 33 segg.

33 Cfr. P. Kenez, op. cit., p. 32. 34 Cfr. G. Buttafava, op. cit., p. 49.

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spettatori che assistevano alle loro gesta; esattamente come, negli anni ‘40, i cortometraggi di

propaganda bellica vennero creati con la medesima funzione per i sovietici minacciati dai nazisti.

I film d’agitazione erano piuttosto brevi (duravano da un minimo di cinque ad un massimo

di trenta minuti), e spesso non erano costruiti su un’idea di sceneggiatura vera e propria. Si

trattava di “manifesti viventi”, atti ad emanare messaggi nella maniera più semplice e diretta

possibile. Uno di essi, Proletarii vsech stran, soedinjajtes’! (1919) poneva, a mo’ di titoli di testa,

una serie di didascalie inneggianti alla Rivoluzione Francese

35

; tali didascalie erano quindi seguite

da una serie di animazioni che riassumevano grossolanamente l’avvenimento. Una successiva

didascalia spiegava che la Rivoluzione Francese era fallita perché non aveva un leader, né un

programma concreto che riuscisse a compattare i lavoratori; ma, mezzo secolo dopo, Karl Marx

era riuscito ad individuare tale programma. Seguiva a questo punto una breve sequenza filmata,

che vedeva un attore vestito e truccato come Marx, nell’atto di scrivere lo slogan del titolo.

Quindi, il film mostrava alcune foto di rivoluzionari sofferenti, nel gelo siberiano, per poi

chiudersi su un’invocazione ai martiri per la libertà. Alcuni film d’agitazione erano però anche

più spartani: c’erano agitki che si limitavano ad esibire le immagini di soldati dell’Armata Rossa

sofferenti, invitando gli spettatori a donare loro abiti caldi; o pellicole incentrate sulla descrizione

della lotta alla tubercolosi e al colera. All’opposto, altre agitki si sforzavano di sviluppare una

storia più complessa; come in Otec i syn (1919), incentrato su un soldato della fazione dei Rossi,

catturato dal nemico, che scopre che il padre è stato plagiato dai Bianchi. Dopo aver convinto il

genitore della superiorità del sistema sovietico, si unisce a lui in una fuga finale, cui partecipano

anche altri prigionieri, futuri soldati dell’Armata Rossa.

Alcune agitki, più elaborate costituiscono dei veri e propri film d’azione, come il già citato

Na krasnom fronte di Kulešov. Il film, di cui non sono rimaste copie, comprendeva sia sequenze

girate appositamente con la partecipazione di attori, sia materiale filmato sul fronte della Guerra

35 Cfr. P. Kenez, op. cit., pp. 32 segg.

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Civile; la trama della pellicola è così riassunta in un articolo comparso su un numero di

“Iskusstvo kino” del 1940.

Il suo sviluppo non è costruito a partire da comportamenti ed atti di persone viventi, quanto piuttosto da una logica da articolo, che offre un’esposizione delle idee e dei loro reciproci legami, e il materiale figurativo svolge il ruolo di illustrazione dei pensieri-didascalie del film. Tuttavia, non tutti i soggetti delle agitki si fondano su questo principio. Alcuni film d’agitazione possedevano soggetti interessanti e dinamici. In tal senso, è interessante il film di Lev Kulešov Na krasnom fronte. Già l’inizio attira subito l’attenzione dello spettatore. Un tagliafili in primo piano recide un cavo. Un telefono da campo, guastato da una spia polacca, smette di funzionare. Il comandante della sezione è costretto ad inviare un rapporto segreto allo stato maggiore tramite un soldato dell’Armata Rossa. Mentre il soldato cavalca per la strada, la spia, montata su un albero e mascheratasi, lo segue. Risuona uno sparo. Il cavaliere cade da cavallo. La spia si avvicina al soldato caduto, gli strappa il pacchetto e corre alla stazione per montare sul primo treno. Tuttavia, il soldato non è morto. Pur ferito, rincorre il nemico, finché le forze non lo abbandonano. Per fortuna, trova sul suo cammino un’automobile sovietica. Il soldato monta in macchina e si lancia all’inseguimento del nemico per tagliargli la strada. Il treno è fermo. Il soldato balza sul predellino e corre per i vagoni, in cerca della spia. Accortosi dell’inseguimento, la spia monta sul tetto. Il soldato gli va dietro. Sul tetto ha luogo una lotta impari, che alla fine vede la spia, vinta, cadere dal tetto del vagone. Il pacchetto rubato viene portato a destinazione in tempo. Inizia la battaglia, durante la quale prendono parte al fronte sovietico la cavalleria e i carri armati. La battaglia è vinta. La popolazione accoglie con entusiasmo i vincitori. Il film si conclude con l’immagine di una parata dell’Armata Rossa.36

Nonostante l’ingenuità di fondo della realizzazione (spesso il pubblico scoppiava a ridere

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