• Non ci sono risultati.

4. La Danza Creativa come sostegno all’apprendimento linguistico

4.1 Cos’è la Danza Creativa

“La danza è una attività che intrinsecamente possiede una triplice valenza: è attività corporea, è linguaggio corporeo, è arte.“ (Peserico, 2004: 135). La DanzaMovimentoTerapia, che per scelta personale d’ora in poi chiameremo Danza Creativa72, si pone al crocevia dei tre mondi di cui sopra:

a. “è una tecnica a mediazione motoria” (Ivi: 136), rientra quindi nelle terapie psicomotorie, favorendo il movimento, “agisce sugli aspetti psicocorporei, sensomotori e affettivo-emozionali del soggetto” (Puxeddu, 1995, citato in Peserico, 2004: 136). Il corpo in questa disciplina viene considerato corpo che vive, che entra in contatto con l’ambiente circostante e in relazione con gli altri;

b. “è una tecnica a mediazione corporea” (Ibidem), rientra quindi nell’ambito delle cosiddette terapie di enunciazione, dove il corpo diventa mezzo di comunicazione;

72 Inizialmente la DanzaMovimentoTerapia nasce con il nome di Danza Creativa e, solo successivamente,

notando le sue caratteristiche terapeutiche viene scelto di cambiarle nome. Molte operatrici in questo campo, soprattutto con i bambini, scelgono di mantenere il suo nome originale per non portare con sé tutti i complessi significati della parola “Terapia”, che è solita spaventare le persone che ritengono che questa parola sia associata ad un problema da risolvere, a qualcosa di non sano da guarire.

92

c. “è una tecnica a mediazione artistica”, rientra quindi nelle artiterapie, dove viene sfruttata la valenza terapeutica del processo creativo, valorizzando e mettendo in luce l’uomo nella sua interezza.

Puxeddu (2001, citato in Peserico, 2004: 137) sostiene che:

la danzamovimentoterapia è una disciplina che si orienta a facilitare e promuovere, l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e psicosociale dell’individuo, nonché a migliorare la qualità di vita della persona; la sua specificità si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e al processo creativo, che sono i modi attraverso cui si valuta e si interviene all’interno di processi interpersonali che hanno come scopo la positiva evoluzione della persona.

Per quanto ostica da definire, la Danza Creativa risulta quindi essere un’attività in grado di ‘creare connessioni’ e considerare nuovamente l’individuo come entità unica, allontanandosi quindi dalla tendenza occidentale a disgregare l’interezza dell’essere umano in tante parti, ognuna con finalità e compiti differenti.

4.1.1 Obiettivi della Danza Creativa

Scopo della Danza Creativa è, secondo Puxeddu (1995, citato in Peserico, 2004: 138) quello di far promuovere o ritrovare alla persona:

 Il piacere funzionale: la capacità di percepire le sensazioni piacevoli, che originano dal corpo in movimento ritmico e coordinato. […]

 L’affinamento delle funzioni psicomotorie: l’efficacia del lavoro corporeo è favorita dalla dimensione del piacere funzionale. Problemi di coordinazione e sincronizzazione del gesto, rapidità, precisione ed equilibrio vengono affrontati con il gioco, con la musica e con il ritmo. […]

 L’unità psicocorporea: tutte le sensazioni prodotte dal corpo e dal movimento danno origine allo schema corporeo, che si accresce, si integra e si completa, per mezzo delle sensazioni cenestesiche derivanti dalla danza. Esiste una correlazione stretta tra movimento ed emozione e quindi il corpo può esprimere le emozioni attraverso la propria motricità o le proprie posture. […]

 La simbolizzazione: attraverso le esperienze di danza, è possibile creare “un’area di gioco, uno spazio transizionale nel quali si ritualizza il vissuto del paziente, ma con una presa di distanza sottolineata dall’affermazione della propria identità. Il corpo si trasforma in mezzo di espressione delle istanze profonde, le quali possono esprimere conflitti ed emozioni.  L’immagine corporea e la stima di sé: nella dimensione

93

il gruppo fungono da specchio del soggetto, creando una sorta di comunicazione circolare, che gli restituisce un’immagine più strutturata e ampliata, con conseguente miglioramento dei processi di autostima.

Ritengo importante soffermarsi principalmente sull’ultimo obiettivo precedentemente menzionato ed in particolare nella capacità della Danza Creativa di incrementare l’autostima. Se, infatti, è stato precedentemente chiarito che uno degli ostacoli dell’istituzione scolastica attuale è la paura di sbagliare, e se, come detto, il processo creativo può rivelarsi una risorsa per “curare” questa paura, ritengo fondamentale sottolineare quanto la stima in se stessi sia centrale per un apprendimento significativo. Abbiamo precedentemente immaginato una scuola creativa, al cui interno venga dato valore al processo di sperimentazione e scoperta, allontanandosi dall’errore vissuto come ‘marchio rosso’; una scuola che risulta impossibile da attuare senza degli studenti pronti a mettersi in gioco e rimodellare le proprie connessioni interne, processo difficile da attuare senza la presenza di una forte autostima.

4.1.1 La struttura del setting

Il setting di danza creativa è il ‘contenitore’ all’interno del quale avviene l’incontro, non inteso solamente come spazio geometrico, ma anche come “spazio simbolico, affettivo, relazionale, normativo, progettuale e strategico.” (Ivi: 177) La stanza dove si decide di effettuare il percorso dovrebbe essere accogliente e pulita, disporre di uno spazio sufficientemente ampio, dove ogni partecipante abbia il necessario spazio per muoversi, ma non troppo grande, per evitare dispersione o angoscia. Bellia (2001, citato in Peserico, 2004: 178) a questo proposito afferma:

Lo spazio fisico condiziona perciò il movimento del gruppo, e il movimento del gruppo influenza inevitabilmente il movimento dei singoli. Uno spazio ristretto limita l’ampiezza del movimento. Uno spazio troppo ampio non ha limiti: il movimento dei singoli tende di conseguenza a perdervi i confini. In uno spazio troppo ampio, inoltre, la sfera di reciproco influenzamento interpersonale tende a divenire troppo labile: ciascun individuo si muove isolatamente, o può avvenire il contrario che il gruppo si addensi in una piccola porzione dello spazio, senza riuscire con facilità a espandersi né a “stabilizzare” il processo.

94

La stanza inoltre dovrebbe essere (Peserico, 2004):

a. Luminosa, con delle tende alle finestre che garantiscano una luce naturale ma indiretta, oppure delle luci artificiali graduabili di intensità. La luce che si sceglie di collocare nello spazio può aiutare il clima emotivo che si vuole creare;

b. Accogliente e sufficientemente calda, il lavoro prolungato a terra infatti potrebbe favorire sensazioni di freddo nei partecipanti, meglio quindi un pavimento idoneo come il parquet;

c. Le pareti dovrebbero essere bianche o in tono pastello, sgombre di qualsiasi cosa possa connotare lo spazio;

d. Libera e sgombra da materiali;

e. Dotata di uno stereo con una buona acustica.

4.1.2 Struttura di un incontro di Danza Creativa

Risulta impossibile descrivere nel dettaglio un incontro di Danza Creativa in quanto, essendo un lavoro creativo, non esiste una lezione tipo, ma schematicamente è possibile parlare di un susseguirsi di quattro momenti (Peserico, 2004):

1. “Fase iniziale o di riscaldamento” (Ivi: 184): è il momento in cui il conduttore accoglie il gruppo e lo guida ad entrare nell’esperienza ed ha la finalità di introdurre fisicamente ed emotivamente il lavoro.

2. “Momento centrale di proposta di uno stimolo danzaterapico” (Ivi: 185): è il momento in cui viene proposto lo stimolo centrale che serve per attuare il lavoro specifico.

3. “Momento di rilassamento o di scarica delle tensioni attraverso una danza libera” (Ivi: 186): è il momento di maggiore creatività in cui gli utenti sono liberi di danzare e muovere il proprio corpo stimolati dal lavoro fatto fino a quel momento. 4. “Fase finale di verbalizzazione” (Ibidem): non è sempre presente, anche se sarebbe consigliato dedicare uno spazio finale ad esprimere verbalmente il vissuto dell’incontro.

4.1.3 Utilizzo degli oggetti

Gli oggetti, essendo in grado di mobilizzare il corpo e di sensibilizzarlo, sono elementi essenziali della metodologia, attraverso i quali vengono costruiti percorsi esperienziali.

95

É possibile danzare la forma e il colore degli oggetti, conoscerli attraverso il tatto, ascoltare il loro rumore; in questo modo si sperimenta un percorso che coinvolge tutti i sensi, gradualmente e globalmente, per arrivare, poi, a danzare le sensazioni e le emozioni provate. (Ivi: 172)

Ogni oggetto può portare alla stimolazione di diverse competenze motorie delle persone, connesse alla specificità del materiale di cui è composto.

L’utilizzo di un oggetto può avere una duplice funzione:  Conoscere un’esperienza attraverso i sensi;

 Sentire, attraverso l’oggetto, che media, le emozioni che si provano, i limiti, l’affettività, la dolcezza e l’aggressività, comunicandole attraverso la danza. (Ivi: 172-173)

L’oggetto, però, può anche rappresentare simbolicamente l’altro e quindi aiutare i partecipanti a gestire le proprie dinamiche di relazione con l’altro e con il mondo, stimolando l’affettività dell’individuo.

Concentrandoci sulla Danza Creativa come sostegno all’apprendimento linguistico, l’oggetto può essere utile come stimolo creativo e tattile, possono esserne infatti descritte le caratteristiche in lingua. Le sensazioni che ogni oggetto mi lascia sulla pelle possono essere trasformate in parole, connettendo l’esperienza tattile e corporea all’apprendimento linguistico.

Documenti correlati