• Non ci sono risultati.

3. Creatività e Movimento Creativo

3.3 Creatività e apprendimento

L’accostamento dei concetti di creatività e apprendimento potrebbe apparire azzardato ad un adulto formatosi nel sistema scolastico occidentale. Il concetto di apprendimento è di solito connesso a percorsi di studio prestabiliti, con poca flessibilità e imposti dall’alto, caratteristiche che ben poco hanno a che fare con l’idea che abbiamo della creatività.

80

Tuttavia, allontanandosi per un attimo dai pregiudizi e prendendo in esame le caratteristiche di apprendimento e creatività, si scoprirà che entrambi si realizzano pienamente in presenza degli stessi elementi:

- Curiosità - Motivazione - Impegno

- Sperimentazione

- Apertura verso nuove connessioni - Assenza di giudizio

Purtroppo nel sistema scolastico attuale molti dei punti sopra riportati risultano assenti o addirittura coincidono con il loro opposto. Uno su tutti, il più immediato da individuare, è quello relativo al giudizio. L’assenza di giudizio, condizione fondamentale nel processo creativo, è un concetto assolutamente non contemplato in un qualsiasi percorso didattico e, anzi, il giudizio riveste un ruolo di primo piano per insegnanti e studenti. In questo caso il concetto di giudizio non rimanda solo al concetto di voto, ma piuttosto ad un giudizio complessivo delle persone facenti parte del gruppo classe. L’ambiente scolastico viene percepito dagli studenti come un piccolo mondo in cui prevale il migliore, dove per ‘migliore’ si intende quello con i voti più alti che si merita il rispetto e l’ammirazione di insegnanti e compagni. Non sembra esserci spazio, quindi, nell’attuale sistema scolastico occidentale, per l’errore vissuto come tentativo non riuscito all’interno di un processo di scoperta, ma l’errore viene percepito come una grossa ‘croce rossa’ da cercare di evitare il più possibile. Come afferma l’artista Chris Staley, il principale inibitore del processo creativo è la paura, intesa come la paura di sbagliare la risposta. Questo è chiaro osservando i bambini: se chiedessimo ad un alunno di quattro o cinque anni di disegnare una macchina, lo farebbe senza timore. Ma se lo chiedessimo a dei ragazzi che frequentano la scuola secondaria, non ci sarebbero volontari pronti a farlo. In una sua recente intervista, Pennac esordisce spiegando che da ragazzo è stato un pessimo alunno perché aveva paura di non saper rispondere alle domande che gli avrebbero fatto gli adulti, e che ora il suo compito è di curare i bambini da questa paura. Una buona cura per questa paura è a mio avviso un approccio creativo all’apprendimento: abituare i propri studenti ai concetti di scoperta e sperimentazione come processi che hanno come fine ultimo l’apprendimento. Compito della scuola dovrebbe essere quello di far appassionare i bambini all’apprendimento, insegnando loro che esso è solo la meta finale di un percorso

81

che, come il percorso di vita, è fatto di continue prove ed errori. Applicare un approccio creativo in un contesto didattico può quindi favorire la disponibilità mentale dell’individuo verso nuove connessioni e nuove possibilità, aiutandolo ad elasticizzare la propria mente.

Edgar Morin, nel suo recente libro Insegnare a vivere: manifesto per cambiare l’educazione, afferma che le scuole e l’università trasmettono alcune conoscenze, spesso presentate in maniera slegata, secondo una modalità a “compartimenti stagni”, conoscenze che, prima di essere state elaborate, hanno tradotto e ricostruito la realtà, non senza qualche possibile errore. Ma, per avere individui capaci di trovare soluzioni a problemi globali e fondamentali, persone che sappiano vivere come cittadini consapevoli e pensanti, è necessario promuovere una ‘conoscenza della conoscenza’ che in termini didattici possiamo tradurre in apprendere ad apprendere. La realtà ci si presenta in maniera eterogenea, interconnessa e totale, le conoscenze sono mescolate tra loro e in relazione. A scuola è necessario presentare le varie discipline secondo questo criterio, apprendere quindi separando, collegando, analizzando e sintetizzando, in modo tale da raggiungere una comprensione profonda della conoscenza. Conoscenza non solo utile in ambito scolastico al fine di superare un test, ma spendibile anche nella vita quotidiana e lavorativa (Morin, 2015: 11-19). Questa capacità di osservare i fatti secondo una visione d’insieme favorisce anche il pensiero creativo in quanto ci sprona a ragionare e trovare legami tra eventi che, in certi casi, sembrerebbero avere poco in comune se non nulla. A sostegno di un apprendimento creativo citiamo inoltre la ricerca di Getzels e Jackson (1962) fatta su un campione di studenti della scuola secondaria individuando due gruppi di soggetti, quelli più intelligenti e quelli più creativi. Analizzando i loro profitti scolastici sono arrivati alla conclusione che l’apprendimento scolastico può essere facilitato in egual modo sia dai processi intellettivi che da quelli creativi e quindi risulta riduttivo parlare dell’intelligenza come l’unico supporto agli apprendimenti scolastici. Ricerche in altri livelli scolastici sono state fatte da Torrance (1960) e i risultati ottenuti sono in linea con quelli di Getzels e Jackson, confermando la tesi che curiosità, immaginazione e originalità siano fondamentali a compensare relative limitazioni nei fattori intellettuali della struttura cognitiva.

È d’obbligo infine sottolineare le analogie presenti tra i procedimenti che sottendono alla creatività e all’apprendimento di una lingua straniera o seconda. Il matematico francese Henri Poincarè definisce la creatività come “unione di elementi esistenti con connessioni nuove e utili”, procedimento del tutto simile a quello che si verifica durante

82

l’apprendimento di una lingua. Dare vita a nuovi suoni e ad atti linguistici altro non è che una creazione nata dall’unione di elementi esistenti nella lingua madre con elementi nuovi. 3.3.1 Il caso della Finlandia

Robinson (2016) prende ad esempio il sistema scolastico della Finlandia, il quale attualmente compare ai primi posti delle classifiche PISA per le competenze in matematica, lettura e scienze, ma non è sempre stato così. Quarant’anni fa anche il sistema scolastico finlandese era in crisi, “ma la Finlandia scelse di non intraprendere la via della standardizzazione e della valutazione” (Ivi: 84). Scelse infatti di ricostruire il proprio sistema dalle basi creando un curricolo ampio ed equilibrato che comprenda tutte le discipline ma dando “grande importanza ai laboratori pratici, ai programmi di formazione professionale e allo sviluppo della creatività” (Ibidem). La Finlandia ha, inoltre, investito molto nella crescita e nella formazione degli insegnanti, facendo diventare quest’ultima una professione sicura e prestigiosa. Le scuole e gli insegnanti sono incoraggiati a collaborare anziché competere, intrattenendo stretti legami con la comunità e con la famiglia dei loro studenti. Robinson sottolinea:

“In tutte le rilevazioni internazionali, la Finlandia dimostra puntualmente alti standard di rendimento, ma in questo Paese non si usa alcun test standardizzato, se non un singolo esame alla fine della scuola secondaria di secondo grado. Le scuole finlandesi non fanno tutte queste cose in aggiunta al raggiungimento di standard elevati – raggiungono standard elevati proprio perché fanno tutte queste cose“ (Ivi:85).

L’autore infine riferisce che:

i principi che la Finlandia ha abbracciato per trasformare l’istruzione possono valere – e valgono – anche in altri contesti culturali […]. Gli studi condotti sui sistemi d’istruzione altamente efficaci confermano che sono gli unici principi e le uniche condizioni che funzionano veramente. (Ibidem)

3.3.2 Insegnare con creatività

Robinson (2016) sostiene che l’istruzione sia una questione globale e allo stesso tempo una questione profondamente personale. Se dimentichiamo che istruire non significa altro che arricchire la mente e il cuore di persone in carne ed ossa, nessun altro scopo dell’istruzione potrà essere raggiunto. Ogni studente è unico ed irripetibile, con una

83

propria storia, i propri desideri, i propri talenti e le proprie paure. Coinvolgere ogni studente come individuo è l’ingrediente segreto per migliorare il rendimento scolastico. Come sostiene l’autore, la tendenza dell’istituzione scolastica è quella di “giudicare gli studenti in base a un unico standard di capacità e a trattare quelli che non lo soddisfano come meno “abili” o “disabili” (Robinson, 2016: 64), seguendo quindi un’idea di conformità. L’alternativa a quest’ultima non è “tollerare i comportamenti di disturbo: è celebrare la diversità” (Ibidem). Robinson sottolinea il fatto che ogni individuo è unico, dotato di talenti differenti da chiunque altro, e quindi l’approccio di un insegnante dovrebbe essere quello di promuovere i diversi talenti con modalità differenti l’una dall’altra. Ognuno di noi, spiega l’autore, per il semplice fatto di esistere in quanto essere umano, vive contemporaneamente in due mondi: il mondo esterno e il mondo interno. Il mondo esterno esisteva molto prima del nostro arrivo sulla terra ed è un mondo concreto, fatto di oggetti, eventi e altre persone. Il mondo interno, invece, esiste soltanto perché esistiamo noi ed è un mondo astratto, composto da pensieri, percezioni ed emozioni. Nella cultura occidentale si opera una distinzione netta tra l’interno e l’esterno, tra oggettività e soggettività, ma in realtà essi sono semplicemente due punti di osservazione diversi dello stesso mondo. Il curricolo scolastico tradizionale è concentrato quasi nella sua totalità sul mondo che ci circonda e non presta attenzione a quello interiore. Noia, distacco, stress, ansia, abbandono scolastico non sono altro che risultati di questa poca umanità dell’istituzione scolastica.

Robinson spiega inoltre che nel campo dell’istruzione esiste un dibattito tra i sostenitori dei metodi tradizionali e quelli dei metodi progressisti. L’insegnamento tradizionale utilizza una didattica rivolta alla classe intera, focalizzata sulla trasmissione di fatti ed informazioni; i metodi progressisti sono invece incentrati sull’apprendimento per scoperta, sulle attività in gruppo e sull’espressione di sé. Secondo l’autore l’arte dell’insegnare sta in realtà nell’equilibrio tra questi due metodi, a volte presentando fatti ed informazioni attraverso l’insegnamento diretto, a volte utilizzando l’esplorazione. Il focus centrale di ogni insegnante dovrebbe essere quello di coinvolgere gli studenti, creando condizioni in cui quegli studenti abbiano voglia di imparare. Robinson scrive:

“Tra alcuni politici è diffusa l’opinione secondo cui, se hai una buona laurea in una particolare disciplina, sei anche in grado di insegnarla. […] L’idea è che, se hai la competenza puoi trasmetterla efficacemente ad altre persone. Non ti serve sapere altro. Tutto il resto è meccanica.” (Robinson, 2016: 145)

84

L’autore continua sostenendo che la competenza nella materia non è mai sufficiente per saper insegnare ma una buona metà di un ottimo insegnamento consiste nel saper ispirare gli studenti, in modo che essi vogliano apprendere e apprendano attivamente.

Tenendo in considerazione queste riflessioni tentiamo ora di descrivere le caratteristiche che distinguono un semplice insegnante da un insegnante creativo e un semplice studente da uno studente creativo.

L’insegnante creativo guida gli studenti alla scoperta di nuove conoscenze, facendo leva sulle straordinarie capacità che ogni individuo possiede e facendo germogliare il suo potenziale umano, oltre che intellettivo. Al di fuori dei momenti in cui è richiesta una valutazione sul percorso didattico dello studente, l’insegnante creativo sospenderà il giudizio e guiderà la classe con curiosità e motivazione attraverso un percorso di scoperta e sperimentazione dal quale ogni studente uscirà arricchito di nuove ‘connessioni mentali’, nuovi punti di vista, nuove possibilità.

Lo studente creativo, dal canto suo, sarà predisposto verso nuove soluzioni, nuovi punti di vista, aperto e pronto a lasciare che le proprie ‘connessioni’ interne vengano rimodellate continuamente in nuove forme. Queste ultime, con il passare del tempo, continueranno a modellarsi e a trasformarsi, dando vita ad un vero e proprio risveglio creativo.

Documenti correlati