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2.6 Critiche e Costi dell’Educazione Finanziaria

2.6.3 I Costi dell’Educazione Finanziaria

Anche se ci fossero le risorse sufficienti per finanziare tutti i possibili programmi (anche se questo è impossibile) sarebbero in ogni caso inefficienti. Infatti in alcuni casi possono portare ad effetti paradossali nel comportamento dei consumatori incentivando sentimenti di rimpianto, ansia e stress.

I costi associati a questi risultati in termini di tempo (milioni di ore ogni anno), sforzi e spese sono enormi e in ogni caso non ancora sufficienti per raggiungere gli obbiettivi ideali. Ad esempio il Governo Federale americano promuove l’educazione finanziaria attraverso lo sviluppo e la distribuzione di materiale e sovvenzioni per finanziare i programmi che devono essere offerti in modo gratuito ai consumatori altrimenti vi sarebbe un limite economico alla partecipazione volontaria a questi programmi.

Oltre ai costi diretti e a quelli intangibili delineati come un pregiudizio cognitivo, bisogna anche considerare eventuali costi indiretti, come il costo opportunità delle persone che dedicano il loro tempo a partecipare a questi programmi, invece di utilizzare queste ore per lavorare e quindi guadagnare. Questo trade-off tra costi opportunità e benefici può risolversi in modo favorevole solo se ottengono un premio effettivo a seguito di questa partecipazione.

Inoltre come è già stato ribadito più volte, sarebbe necessario sviluppare un programma formativo per ogni individuo, ma questo richiederebbe una quantità eccessiva di tempo e risorse, quindi anche se fosse la strategia migliore da seguire non sarebbe in ogni caso realizzabile concretamente.

Una soluzione potrebbe essere quella di rivolgersi a degli esperti i quali hanno il tempo e le risorse necessarie per prendere le decisioni migliori dimostrando quindi in questo caso che risultati efficienti si possono ottenere anche se non si è seguito alcun corso di

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educazione finanziaria, ma semplicemente ricorrendo ai consigli di un consulente che sicuramente ha un costo, ma in questo caso la misurazione del trade-off tra costi e benefici è facilmente identificabile dal singolo investitore.118

Altri costi opportunità derivano dal fatto che le autorità governative non considerano l’educazione finanziaria come una materia che deve essere attentamente regolamentata, ma al contrario offrono semplicemente solo una serie di strumenti. Fornendo questi sono esonerati dall’impegnarsi nel sviluppare una adeguata normativa che sia in grado di tutelare concretamente i consumatori attraverso divieti o proibizioni sulla commercializzazione di alcuni prodotti dannosi o addirittura rischiosi, oppure allineando gli incentivi dei venditori con i bisogni dei consumatori. Questi interventi in ogni caso sono incerti in termini di benefici e di costi opportunità, e quindi in qualche modo ci si domanda se questi sforzi potrebbero essere orientati verso il raggiungimento di altri obbiettivi e non a finanziare questi tipi di programmi educativi. Ci si domanda quindi se questo sia l’utilizzo ottimale delle risorse che sono a disposizione dei Governi.

Il dibattito tra oppositori e sostenitori è tutt’oggi aperto in quanto sebbene è nota a tutti una certa correlazione positiva tra maggiore alfabetizzazione e migliori conoscenze, competenze e comportamenti, i risultati spesso non confermano questa idea poiché entrano in gioco molti altri aspetti che portano ad alterare questa correlazione e quindi a rafforzare l’idea che questo sia solo un investimento a valore attuale netto negativo. In realtà come abbiamo ribadito più volte, gli oppositori saranno portati a cambiare idea solamente nel lungo periodo in quanto il feedback di queste iniziative ha tempi medio- lungo e solo se il percorso inizia fin dalle prime fasi del ciclo di vita dell’individuo si può ipotizzare di avere in futuro adulti molto più consapevoli e competenti per operare in un mercato che continuerà ad evolversi in forme sempre più complesse con un’offerta di prodotti e servizi sempre più variegata.

L’ottimalità sarà raggiunta quando l’educazione finanziaria verrà considerata al pari di un qualsiasi bene pubblico ovvero disponibile in modo gratuito a tutti i cittadini e in grado di produrre effetti positivi a tutta la collettività superando quindi molti dei limiti cognitivi della mente umana e arrivando quindi a compiere delle scelte economico- finanziario non sulla base di regole intuitive (come la diversificazione naïve), ma

118 Lauren E. Willis, 2009, “Evidence and Ideology in Assessing the Effectiveness of Financial Literacy

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adottando regole più sofisticate di gestione del rischio e di diversificazione al fine di ottenere i rendimenti migliori dalle proprie scelte.

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Capitolo 3

ALFABETIZZAZIONE FINANZIARIA E SCELTE

DI PORTAFOGLIO: UN’INDAGINE EMPIRICA

Quest’ultimo capitolo si pone l’obiettivo di analizzare empiricamente come gli investitori si comportino nel prendere decisioni di investimento.

La ricerca inizia con l’analizzare come il confine tra il concetto di alfabetizzazione finanziaria ed educazione finanziaria sia molto labile, come è già stato ben evidenziato nel primo paragrafo del capitolo precedente.

Infatti, quello che si è cercato di dimostrare è proprio come i due concetti non siano esattamente coincidenti e questo in qualche modo renda più difficile qualsiasi tipo di intervento: non essendo ben chiaro che cosa si intenda per alfabetizzazione ed educazione risulta, infatti, difficile prendere le giuste misure d’azione e misurare i risultati ottenuti in seguito alla somministrazione di un corso di formazione.

Il passo successivo è stato quello di cercare di comprendere quali siano le variabili e gli aspetti che realmente influenzano il livello di alfabetizzazione degli individui.

Quest’analisi è stata condotta al fine di poter vedere quali sono gli aspetti sui quali le diverse iniziative potrebbero intervenire per cercare di aumentare il livello di cultura finanziaria, in modo da rendere gli individui più consapevoli nelle loro decisioni finanziarie.

La tecnica utilizzata per definire le variabili significative è stata quella di una regressione lineare di tipo longitudinal-panel.

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Successivamente, sempre attraverso questo tipo di regressione, si è cercato di definire da cosa potesse essere influenzato il rischio di portafoglio derivante dalle scelte strategiche di ogni singolo investitore, ovvero si è tentato di individuare quali variabili siano in grado di influenzare in qualche modo il rischio di portafoglio misurato in termini di varianza (la sua determinazione verrà meglio descritta nel seguito del capitolo) sulla base delle diverse asset allocation realizzate dai diversi individui a seconda dello specifico profilo di rischio assunto nel questionario.

In altri termini quello che si è cercato di capire è quali potessero essere gli elementi che agiscono negativamente sul rischio di portafoglio facendolo cioè aumentare, e quali, invece, sono quelli che agiscono in maniera positiva ovvero ne riducono la varianza di portafoglio.

Infine, si è voluto analizzare come effettivamente gli investitori diversifichino il loro portafoglio, ovvero si è cercato di vedere quali siano le variabili che effettivamente impattano nelle scelte di diversificazione e quindi determinano uno specifico comportamento di diversificazione.

Ovviamente con questo tipo di analisi non si ritiene di essere in grado di determinare un comportamento di diversificazione valido per tutti gli individui (anche perché ognuno avrà un modello diverso dagli altri), ma semplicemente di capire che tipo di relazione esiste tra una metodologia di diversificazione e altre variabili tra le quali, soprattutto, il livello di alfabetizzazione e di educazione finanziaria di ogni individuo.

Nei paragrafi successivi verrà dapprima delineato come i dati sono stati raccolti, successivamente verrà fatta una analisi descrittiva del campione e nell’ultima parte si cercherà di descrivere come le analisi sono state svolte e quali sono i risultati a cui si è pervenuti cercando di trarre alcune conclusioni in merito ai futuri interventi in campo educativo che potrebbero essere necessari per migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria.

3.1 Raccolta dei dati e analisi descrittiva

Al fine di rispondere alla domanda di ricerca se sia opportuno migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria degli investitori sono stati utilizzati i dati raccolti durante un progetto di ricerca condotto da Rigoni, Gardenal e Cavezzali (2012).

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I dati sono stati raccolti in due momenti, una prima tranche di rilevazione (200 questionari compilati) è stata condotta nel Maggio del 2012 e a seguire nel Luglio dello stesso anno si è completato il campione arrivando ad un totale di 711 questionari compilati.

La ricerca è stata svolta sottoponendo un questionario online (riportato in Appendice 1) a degli individui Americani contattati attraverso il canale di distribuzione chiamato Amazon Mechanical Turk.119 Questi soggetti sono stati scelti per il fatto di non avere alcun tipo di conoscenza ed esperienza professionale nel campo dell’industria finanziaria; per incentivarli nella compilazione del questionario è stato previsto di corrispondere un compenso forfettario a tutti coloro che avessero completato con successo tutto il set di domande previsto nel modulo. Nello specifico, sono stati pagati un quarto di dollaro, una somma molto contenuta che però rappresenta lo standard di pagamento su Amazon Mechanical Turk.