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L’approccio normativo Comunitario e Nazionale all’educazione

2.2 La necessità oggi di una maggiore Alfabetizzazione Finanziaria

2.2.1 L’approccio normativo Comunitario e Nazionale all’educazione

Il problema dell’educazione del soggetto risparmiatore/investitore sebbene emerga oggi, in modo così forte, non è un tema nuovo per il nostro ordinamento; infatti l’art.4 d.lgs. n. 206/2005 (Codice del Consumo) promuove l’educazione del consumatore come un diritto fondamentale, dove per consumatore si intende qualsiasi persona fisica che agisce per scopi estranei alla propria attività imprenditoriale e professionale, comprendendo anche il consumatore di servizi finanziari.

Il concetto di educazione è visto come l’attività con la quale vengono date all’individuo tutte le informazioni non commerciali che gli permettano di pervenire ad una conoscenza adeguata del mercato, rendendolo così consapevole delle proprie decisioni ed in grado di valutarne congiuntamente i benefici e i costi, sviluppando in questo modo una adeguata capacità di giudizio e di scelta75.

Di fronte a questa normativa ogni programma di educazione finanziaria dovrebbe trovare ampio appoggio e inoltre riceverebbero forte incentivo tutte le iniziative che risultano essere orientate a valorizzare e incrementare le conoscenze del consumatore per renderlo sempre più consapevole delle proprie scelte. L’unico aspetto che limita

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Lusardi A., Mitchell O.S., 2007, “Financial Literacy and Retirement Preparedness: Evidence and

Implications for Financial Education Programs”, 42 BUS.ECON.35,38.

75Rossi Carleo L., 2004, “Il diritto all’informazione: dalla conoscibilità al documento informativo”, in

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però la validità di questa normativa deriva dal fatto che ci si rivolge solo ai soggetti che sono identificati, secondo le loro caratteristiche, come consumatori, mentre in realtà vista la portata del problema sarebbe meglio parlare di cittadini, includendo così un numero di individui più ampio: in altri termini dovrebbe rivolgersi a tutti gli utenti di servizi e prodotti finanziari sia attuali che potenziali.

A seguito poi della recente crisi finanziaria che ha fatto emergere, in modo sempre più marcato, la mancanza di queste basi finanziarie e lo sviluppo di una certa consapevolezza di questa carenza da parte degli stessi investitori ha portato a delineare nuovi interventi in ambito normativo, sia a livello comunitario (di maggiore importanza ed efficacia) sia a livello nazionale (meno incisivo del precedente).

L’Unione Europea, infatti, negli ultimi anni, ha dedicato molta attenzione al tema dell’educazione finanziaria, anche se, a causa del contesto normativo attuale, risulta avere solo un ruolo di indirizzo e di supporto alle iniziative, mentre il ruolo centrale spetta ai singoli Stati Membri. Nonostante ciò, essa ha adottato una serie di misure per garantire una maggiore trasparenza in materia di comunicazione finanziaria e nel rapporto tra le istituzioni e il consumatore raggiungendo una maggiore tutela nei confronti del risparmiatore.

Nel dettaglio la Commissione Europea ha previsto l’obiettivo di raggiungere un congruo livello di educazione finanziaria dei cittadini attraverso dei programmi formativi differenziati. Essa ha inoltre assunto il compito di gestire una banca dati nella quale sono raccolte tutte le informazioni relative ai programmi ed interventi in materia e, infine, ha elaborato alcuni principi che devono essere seguiti da coloro che intendono promuovere un programma di alfabetizzazione finanziaria (specificando durata dei corsi, obbiettivi, soggetti coinvolti e responsabili, primi fra tutti gli utenti e i docenti). L’intervento del Consiglio Europeo Economia e Finanza (ECOFIN) ha posto l’attenzione sulla necessità di sensibilizzare le famiglie nel manifestare il proprio bisogno a ricevere una adeguata educazione in ambito finanziario. Nonostante l’Unione Europea svolga un ruolo principalmente di indirizzo e di supporto, essa ha elaborato nel 2003 un proprio programma formativo, denominato DOLCETA (Development of On

Line Consumers Education Tools or Adults), con l’obiettivo di educare gli studenti e gli

adulti e di ridurre in questo modo il gap di tutela necessario tra gli universitari (con minori conoscenze) e accademici con maggiori esperienze. Esso è articolato su due

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livelli: il primo rivolto agli insegnanti e il secondo all’autoformazione, avendo quindi obiettivi diversi.

L’educazione finanziaria è vista quindi come la base per garantire questo buon funzionamento del mercato poiché solo se vi operano soggetti consapevoli e ben preparati si creeranno degli effetti positivi tra tutti gli individui.

È stato creato, sempre a livello comunitario, anche un gruppo di esperti, con esperienza pratica, incaricati di svolgere qualsiasi azione consultiva sul tema comunicando eventuali ostacoli legislativi, regolamentari ed amministrativi alla Commissione.76 Solo a seguito delle pressioni e delle iniziative comunitarie il tema si è imposto a livello normativo anche sullo scenario nazionale. Infatti, è a partire dal 2009, a seguito di una legge comunitaria, che si inizia a vedere l’educazione finanziaria come uno strumento di tutela del consumatore, riconoscendo il potere di promuovere iniziative di informazione ed educazione per diffondere una maggiore cultura finanziaria tra tutti gli utenti. Dopo questa spinta iniziale, tuttavia, si è registrata una fase di stallo che dura ancora oggi in quanto l’approvazione di alcuni disegni di legge riguardanti questo tema continuano ad essere rinviati. Questo mette in luce come, a differenza della realtà europea, dove è stato fatto quel passaggio che permette di comprendere realmente la necessità di una maggiore cultura finanziaria vedendola come uno strumento di tutela, in Italia, invece, questo tema non è ancora visto come un qualcosa di urgente e, quindi, può aspettare ed essere rinviato. È questo uno dei motivi per cui nelle ricerche mondiali risultiamo agli ultimi posti in tema di alfabetizzazione finanziaria.

Nonostante ciò i punti fondamentali che vengono inseriti in questi disegni di legge sono essenzialmente due: inserire nelle scuole il tema dell’educazione finanziaria come materia di insegnamento e costituire un comitato di coordinamento delle varie iniziative. Per quanto riguarda il primo punto, sebbene questo derivi da precise indicazioni comunitarie, risulta oggi avere scarse possibilità di essere realizzato anche a seguito della recente riforma delle scuole superiori, la quale ha eliminato alcuni corsi sperimentali che avevano proprio queste finalità. Invece, per quanto concerne il secondo aspetto, si rafforza la consapevolezza della sua utilità, poiché avere un unico comitato in grado di organizzare tutte le varie iniziative permette di evitare interventi educativi discontinui e, inoltre, potrebbe verificare i risultati che realmente si sono ottenuti e se

76 Traclò F., 2010, “Le esperienze di educazione finanziaria. Indagine sulla realtà italiana nel contesto

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questi non risultano in linea con gli obbiettivi riallinea i programmi adottando delle strategie più efficienti.

Si evidenzia quindi come a livello nazionale vi sia un vero e proprio vuoto normativo riguardo questa materia, anche se il recente impegno delle principali authorities sembra in qualche modo voler colmare questa mancanza. Infatti AGCM, Banca d’Italia, Consob, Isvap e Covip hanno inizialmente realizzato un link specifico nel loro sito e a seconda delle rispettive competenze in materia di tutela del consumatore hanno avviato delle loro iniziative. Poi, di fronte a questo limite legislativo, il 9 giugno 2010 hanno stipulato un Protocollo d’Intesa al fine di organizzare in modo efficiente le loro iniziative di educazione finanziaria.

Questo impegno delle Autorità Nazionali ha dato l’impulso alla creazione di tre nuove autorità europee alle quali oltre ai poteri di super vigilanza è stato assegnato il compito di sviluppare una maggiore alfabetizzazione finanziaria77.