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Continuando la nostra analisi in merito al comportamento dell’investitore durante il suo processo di diversificazione del proprio portafoglio si può, però, osservare come nella realtà economica gli individui a causa di queste euristiche e bias, non applicano le teorie classiche e razionali che gli permetterebbero di scegliere l’alternativa ottima e non semplicemente soddisfacente, ma tuttavia non operano neanche in modo del tutto casuale, spinti solo dalle emozioni o dall’intuito come afferma la Finanza Comportamentale.

Essi per semplificare il loro processo decisionale e sfruttare in ogni caso il beneficio della diversificazione nella composizione del loro portafoglio, applicano delle regole estremamente semplici che danno la sicurezza all’investitore di arrivare ad una soluzione ottimale, limitando così di farsi sopraffare dalle emozioni.

Questo tipo di comportamento, molto seguito oggi dalla maggior parte degli individui è conosciuto come naïve diversification, definito come un ibrido in quanto è una strategia intermedia di diversificazione che ha come limiti il modello sofisticato fornito dalla teoria classica e il modello “emotivo” fornito dalla teoria comportamentale.

Con questo tipo di strategia gli individui dimostrano di adottare una confusa, o meglio naïve (ingenua), idea di diversificazione.

Si definisce confusa perché nella composizione del loro portafoglio ottimale seguo la

“strategia 1/N”, ovvero tendono a dividere in modo equo i loro risparmi tra le diverse

opzioni disponibili, comportandosi così in modo incoerente ed irrazionale.

Ad esempio, come si vedrà nell’ultimo capitolo in merito alla nostra ricerca empirica, se le alternative di investimento fossero 5, l’individuo dividerebbe la sua somma di denaro in modo eguale tra queste alternative e il suo beneficio di diversificazione sarebbe pari a 1/5.

Questa metodologia non è detto che porti ad una soluzione ottimale, poiché i pesi dei vari titoli non derivano da un calcolo probabilistico, come suggerisce la teoria classica,

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ma da un semplice calcolo matematico, che considera il numero di opzioni presenti nel portafoglio e ripartisce semplicemente la somma da investire in modo perfettamente equo considerando solamente la minore o maggiore propensione al rischio dell’investitore. Infatti un soggetto avverso al rischio investirà in maniera proporzionale soltanto su titoli più sicuri e viceversa, invece, per un soggetto amante del rischio. Questa è un’idea sbagliata e distorta, rispetto al reale concetto di diversificazione elaborato da Markowitz, ma nonostante ciò è quella che oggi nella pratica è maggiormente seguita da tutti gli investitori (una spiegazione di questo tipo di comportamento può essere riscontrata in una scarsa cultura finanziaria come meglio verrà discusso nel prossimo capitolo).

A conferma di questi comportamenti si può citare un noto esperimento condotto da Benartzi e Thaler55, secondo il quale si è visto come gli investitori di fronte alla scelta tra un fondo azionario e uno obbligazionario nella composizione di un portafoglio finanziario, hanno deciso di destinare metà del loro risparmio al fondo azionario e la restante metà a quello obbligazionario, sebbene i rischi tra i due strumenti fossero evidentemente differenti. Si è inoltre osservato come aggiungendo un terzo fondo azionario gli individui continuino a dividere in modo equo il loro patrimonio e in questo caso dedichino due terzi alle azioni e un terzo alle obbligazioni, aumentando notevolmente il rischio di portafoglio invece di ridurlo come suggerisce il reale concetto di diversificazione.

L’uso di questa regola di decisione (anche definita “1/n heuristic”) ha una lunga storia nelle decisioni di asset allocation e l’evidenza empirica dimostra come questa sia ancora ampiamente utilizzata dagli individui. Lo studio di Benartzi e Thaler si è concentrato soprattutto nella definizione dei piani di accumulo dei lavoratori americani, ma tuttavia è stato ampiamente dimostrato come questa semplice regola di allocazione venga seguita molto spesso in ogni tipo di decisione finanziaria56.

La prima dimostrazione di questo fenomeno è stata opera di Itamar Simonson (1990)57 il quale ha dato l’opportunità a degli studenti di selezionare tra sei semplici snack (caramelle, patatine…) in due differenti condizioni: una di scelta sequenziale (la scelta

55 Benartzi S., Thaler R. (2001), Naïve Diversification Strategies in Defined Contributions Saving Plans.

Completare la nota (rivista, pagine, ecc)

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Benartzi S., Thaler R., marzo 2001, “Naïve Diversification Strategies in Defined Contributions Saving

Plans”, The American Economic Review, Vol. 91, n.1.

57 Simonson I. “The Effect of Purchase Quantity and Timing on Variety-Seeking Behavior.” Journal of

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avviene ogni settimana per le tre settimane previste) e una, invece, di scelta simultanea (scelgo già nella prima settimana quello che penso di consumare nelle tre settimane successive). Analizzando i risultati di questo esperimento, Simonson è riuscito a dimostrare che le persone tendono ad una maggiore diversificazione in una condizione di scelta simultanea rispetto ad una condizione di scelta sequenziale; in altre parole quando gli individui devono prendere una decisione in un’unica volta sono portati ad una maggiore diversificazione rispetto a quando hanno la possibilità di prendere la decisione in modo più dilazionato nel tempo. Uno stesso tipo di esperimento è stato condotto da Read e Lowenstein58 nella notte di Halloween, in cui i giovani dovevano scegliere o in modo sequenziale o in modo simultaneo tra tre tipi di caramelle: ancora una volta i risultati dell’esperimento portarono alla conclusione che gli individui tendono ad una maggiore diversificazione quando la scelta è simultanea rispetto a quando questa è sequenziale. Anche Graham e Loomes (1991)59 diedero una loro dimostrazione di questa euristica di diversificazione con un altro semplice esperimento. Presentarono a dei soggetti tre possibili stati del mondo A, B e C dove Pr(A)>Pr(B)>Pr(C) (Pr è la probabilità dell’evento) e se si verifica lo stato C il soggetto non vince nulla. Di conseguenza può decidere di dividere £20 tra lo stato A e lo stato B vincendo lo stesso ammontare sia che si verifichi lo stato A sia che si verifichi lo stato B. Razionalmente gli individui avrebbero dovuto investire tutti £20 nello stato A poiché è quello con probabilità maggiore e in questo modo avrebbero massimizzato il profitto atteso, invece la maggior parte ha diviso in modo equo tra A e B applicando quindi il concetto di diversificazione in modo errato.

Molti altri studiosi, tra cui Kahneman e Thaler60, hanno condotto esperimenti simili e tutti sono giunti alla stessa conclusione. In alcuni casi, la diversificazione naïve si è rivelata anche una strategia sensata (non è chiaro il perché nell’esempio), soprattutto quando gli investitori non sono troppo sofisticati (tipico nei piani di accumulo dove gli investitori chiedono addirittura al datore di lavoro di compiere la scelta di allocazione per conto loro). In ogni caso, si è visto che il concetto di diversificazione non è quello

58 Read, Daniel e Loewenstein, George, March 1995, “Diversification Bias: Explaining the Discrepancy

in Variety Seeking between Combined and Separated Choices.”, Journal of Experimental Psychology:

Applied, Vol.1, pp. 34-49.

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Loomes, Graham, gennaio 1991, “Evidence of a New Violation of the Independence Axiom”, Journal of Risk and Uncertainty, Vol.4(1), pp. 91-108.

60 Kahneman D., Tversky A., Apr 1984, “Choices, Values and Frames”, Amos American Psychologist,

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inteso da Markowitz: spesso aggiungendo dei titoli all’interno di un portafoglio il rischio non si riduce poiché spesso questi titoli hanno una correlazione positiva e inoltre il risparmio è semplicemente ripartito ancora una volta in modo equo.

Alcune volte questa regola di allocazione non è del tutto sbagliata (come lo sono alcune euristiche che portano a compiere gravi errori), ma ciò che è sbagliato è l’eccessiva fiducia in questo tipo di scelta, poiché può rivelarsi molto costosa.

Ci sono due casi in cui questa strategia di diversificazione risulta essere molto più costosa rispetto ad una strategia di ottimizzazione alla Markowitz. Il primo caso consiste nel diversificare in modo errato costruendo un portafoglio che non si trova sulla frontiera efficiente, nonostante ciò anche la più ingenua tra le diversificazioni “1/n” porta molto spesso ad un punto che si trova molto vicino a quelli che si trovano sulla frontiera efficiente, di conseguenza il costo che si rileva in questo caso non è eccessivamente elevato. Nel secondo caso, invece, il costo deriva dall’aver scelto un punto sbagliato lungo la frontiera efficiente.

Tuttavia è difficile prevedere ex ante l’ammontare di questi costi e come questi poi incideranno sul benessere degli investitori. In alcuni casi si è visto come questi possano essere davvero elevati sia che il portafoglio non si trovi sulla frontiera efficiente (secondo caso) sia che si trovi molto vicino (primo caso). Non c’è quindi un metodo di stima assoluto, ma dipende da come gli individui mettono in atto questa strategia.

Tuttavia l’utilizzo di questa strategia dimostra come, nonostante tutti gli aspetti cognitivi visti precedentemente, gli individui riconoscano l’importanza della diversificazione anche se ne elaborano una definizione e una metodologia un po’ semplicistica, ma che ad ogni modo sembra propendere verso una qualche forma di razionalità.

Ci si è chiesti se tale limite alla razionalità sia dovuto semplicemente ad aspetti cognitivi ed emotivi o se in qualche modo possa dipendere anche da una scarsa conoscenza specifica sul tema della diversificazione e delle scelte finanziare da parte degli investitori.

In altre parole, si cerca di dimostrare se la naïve diversification sia una strategia utilizzata solamente per ovviare alle euristiche comportamentali o se, in realtà, gli individui non sono in grado di mettere in atto le teorie classiche a causa della mancanza di una adeguata cultura finanziaria.

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Nel capitolo successivo ci si concentra proprio su quest’ultimo aspetto, ovvero sulla necessità di una maggiore conoscenza finanziaria ed educazione tra tutti gli individui che sono chiamati a compiere delle scelte di tipo economico-finanziario, sottolineando come questa maggiore preparazione permetta di scegliere portafogli che siano quelli ottimi sulla frontiera efficiente e non semplicemente vicini.

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