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Costituzione della Croce Verde di Macerata

Nel documento La Croce Verde (pagine 23-95)

Questo era, a grandi linee, il contesto sociale in cui stava per na-scere la Croce Verde maceratese, in una città che aveva raggiunto una popolazione di circa 23.000 abitanti e che ormai registrava il 72% della popolazione fuori della cerchia muraria (il solo Borgo Cairoli contava circa 7.000 persone, cioè il 30% della popolazio-ne comunale)49. Un articolo de «La Provincia Maceratese», del 1°

maggio 1901, esprime chiaramente quella cultura dell’unità tipica dell’associazionismo che caratterizzava anche la costituenda Croce Verde maceratese, come pure altre società su base volontaristica che avevano come scopo di concorrere al raggiungimento e allo svilup-po del bene comune. Risvilup-portiamo in breve un passaggio del citato articolo titolato «L’avvenire degli operai»:

Ma se l’istruzione è la luce per vedere, l’associazione è la forza per camminare.

Operai, voi siete la maggioranza della popolazione, eppure non contate nulla. Perché? Vi siete mai fatta questa domanda?

Voi non contate nulla perché non siete uniti, perché invece di as-sociarvi e di stringervi insieme, ognuno va per la sua strada, non curandosi degli altri, anzi avvezzo a guardar i compagni di lavoro con diffidenza e con gelosia ...50.

49 Vedi censimento del 1901. Il centro città contava circa 6.300 persone, il 28% dell’in-tera popolazione, Borgo S. Giuliano aveva 3.000 abitanti, Borgo Cavour 4.000 e Villa Potenza 2.000.

50 «La Provincia Maceratese» n. 355, del 1° maggio 1901.

Il problema del trasporto dei malati e dei feriti agli ospedali ci-vili era alquanto generalizzato un po’ ovunque in Italia e avvertito dalla popolazione. Per questo, anche nel Maceratese sorsero delle società di pubblica assistenza. All’inizio del secolo XX, erano state fondate solamente la Croce Verde di Camerino (1900)51 e quella di San Severino (1901)52, mentre nelle restanti città della provincia questo importante servizio era completamente assente.

A Macerata, quando si verificava un incidente, un caso di malat-tia grave o un parto difficile con evidenti complicazioni, i soccorri-tori utilizzavano di tutto per trasportare i malcapitati all’Ospedale civile di piazza Mazzini, talvolta con serie conseguenze. Un esem-pio di cosa poteva capitare, in questo caso per un fatto non grave, era riportato da un settimanale dell’epoca:

Ieri sera verso le 19,30 la giovane diciassettenne Pizzichini Assun-ta, di professione muratora, mentre se ne tornava a casa dal lavoro, fu investita davanti alla caserma di Piazza Mercato, da un ciclista che transitava per quelle parti. La Pizzichini caduta in terra priva di sensi fu raccolta da alcuni passanti e portata sopra una sedia al nostro ospedale dove le fu riscontrata qualche leggera lesione.

Oggi stesso uscirà dall’ospedale53.

Il Comune di Macerata da anni metteva a disposizione di chi ne aveva bisogno una barella. Ma prima di trovare qualcuno che si facesse carico del reperimento della barella stessa presso il Comune e del trasporto a mano del malato, passava molto tempo. Un pe-riodico così rappresentava tale problema, proponendo di mettere a disposizione un mezzo di trasporto «adatto all’uopo»:

Assistemmo giorni or sono al trasporto di una povera malata dal-la casa sita in via Cavour al Civico Ospedale. Non sarebbe male

51 «La Provincia Maceratese» n. 259, del 11 febbraio 1900.

52 «La Provincia Maceratese» n. 344, del 13 febbraio 1901.

53 «La Provincia Maceratese» n. 360, del 5 giugno 1901.

che per parte di chi spetta si provvedesse perché venisse una buo-na volta messa da parte quella indecente barella, e si sostituisse ad essa un carro adatto all’uopo. Dal momento che abbiamo una Croce Rossa54 nella nostra città, non ci sembra difficile l’attuazione di questo umanitario progetto, e perciò confidiamo che le nostre parole avranno ascoltatore55.

Dopo molti anni, in un’intervista pubblicata sulla stampa loca-le, fu ricordato l’episodio che costituì «la causa occasionale» della fondazione della Croce Verde di Macerata. Così scriveva un quoti-diano: «La notizia, ha detto Perugini56, che una povera donna era morta, per mancanza di aiuti in una lontana e solitaria casa di cam-pagna, nel momento di dare alla luce una bambina, fu la causa oc-casionale per indurre un gruppo di cittadini a scrivere su un foglio di carta, comprato da Romeo Franceschetti57, la prima costituzione del sodalizio. 70 furono le prime persone che sottoscrissero l’atto costitutivo e 28 lire formarono il primo fondo di cassa»58.

Ma chi erano queste «prime persone» che davano il proprio tem-po e denaro, per cercare di ristem-pondere ad un bisogno socio-assi-stenziale così importante? Da una lettera dell’Archivio della Croce Verde maceratese si evince che tra i principali promotori della fon-dazione di questa Associazione di pubblica beneficenza vi era Rug-gero Bianchini, coadiuvato da Gamaliele Benedetti. Infatti, il Co-mitato direttivo della Croce Verde, dopo alcuni anni comunicò al Bianchini – il quale nel frattempo era emigrato in Argentina – che era stato nominato socio benemerito dell’Associazione,

riconoscen-54 La Sezione della Croce Rossa di Macerata venne costituita verso la fine dell’anno 1886. «L’Educatore n. 52, del 30-31 dicembre 1886. Cfr. Paci, Raffaele Foglietti cit.,p. 158.

55 «Il Vessillo delle Marche» n. 8, del 28 febbraio 1891.

56 Il comm. Otello Perugini era sindaco di Macerata. Eletto sindaco nel 1944, esercitò tale funzione fino al 1956.

57 Il Franceschetti aveva una cartoleria sotto le logge del Palazzo Comunale.

58 «Il Messaggero» del 19 ottobre 1952.

do in tal modo il suo iniziale e determinante contributo. Ruggero Bianchini, con un italiano stentato, rispose alla comunicazione con una lettera in cui precisava:

Io non merito tanto perché non feci ne più nemmeno del mio dovere da Cittatino Vostro, perché in Macerata vide che manca-va loggetto piu importante che era una pubblica assistenza che la nostra Città non aveva allora Io e il S[ignor] Benedetti Gamaliele (ora cassiere della società) cimettesimo al lavoro e con l’ajuto degli altri bravi amici fu detto effatto così non fui io solo perché anche gli altri merita un voto di stima comme avete voluto dare amme59.

Per ben comprendere l’organizzazione dell’Associazione, c’è da domandarsi quali fossero – oltre a Ruggero Bianchini e a Gamaliele Benedetti, primi fondatori della Croce Verde maceratese – gli altri soci che tra gennaio e febbraio 1902 costituirono la Società, ed inoltre a quali culture sociali si ispirava la stessa Croce Verde.

Scorrendo l’elenco dei fondatori60, si può affermare che la quasi totalità di essi – molti i giovani – apparteneva al ceto operaio. Mol-tissimi avevano contribuito a promuovere altre realtà associative a carattere civile o vi partecipavano direttamente (cooperative, as-sociazioni di categoria, asas-sociazioni di volontariato e quant’altro), come riportato nelle seguenti tabelle, riferite all’identificazione del-la professione e dell’età di 48 soci su 68.

59 ACRVM, lettera di Ruggero Bianchini del 24 febbraio 1909.

60 Vedasi l’elenco prodotto nell’allegato A.

Tabella 1 professionedeisocifondaTori

Professione n. Professione n.

Barbiere 1 Orefice 4

Bidello 1 Oste 1

Calzolaio 4 Ottonaio 1

Colono 1 Pasticciere 1

Fabbro 1 Sarto 8

Falegname 4 Scalpellino 1

Impiegato/scrivano 4 Sensale 1

Lega libri 1 Sellaio 1

Marmista 1 Stampatore/tipografo 4

Muratore 3 Tappezziere 2

Negoziante 2 Vetturino 1

Orologiaio 1

Tabella 2: eTàdeisocifondaTori

Anni 19 n. 1

Fascia d’età tra anni 20-29 n. 13

Fascia d’età tra anni 30-39 n. 13

Fascia d’età tra anni 40-49 n. 17

Fascia d’età tra anni 50-59 n. 3

Fascia d’età tra anni 60-69 n. 1

Tabella 3: socifondaToricheparTecipavanoadalTresocieTà

Società cooperativa G. Garibaldi n. 7

Società cooperativa Borgo Cairoli n. 3

Società cooperativa Sarti n. 3

Società cooperativa Muratori n. 2

Società cooperativa fra imbianchini e verniciai n. 1

Società Militari in congedo n. 13

Società Operaia G. Garibaldi n. 3

L’estrazione della maggior parte dei soci derivava da culture poli-tiche popolari (mazziniane-repubblicane, socialiste ed anarchiche), molto attive in città, come emerge dalle notizie sui soci fondatori, di cui alle note dell’allegato A, riportato nell’appendice documen-taria del presente lavoro.

I fondatori della Croce Verde scrissero a mano una proposta di costituzione della Società dal seguente contenuto:

Per la costituzione in Macerata della Società di mutua assistenza

“Croce Verde”.

Si vuol costituire con sede in Macerata una società di Pubblica As-sistenza che prende il nome «Società volontaria di soccorso “Croce Verde”».

Scopo della società sarebbe:

1° Raccogliere e trasportare malati e feriti si’ all’ospedale che a domicilio;

2° Prestare tutte le opere di salvataggio nei pubblici e privati in-fortuni;

3° Assistere i soci infermi nelle loro abitazioni e in caso di morte rendere loro gli onori funebri.

La società presterà sempre la sua opera gratuitamente e si asterrà da qualunque manifestazione estranea allo scopo per cui si crea.

La Società sarà composta di soci contribuenti e assistenti. I con-tribuenti pagano una tassa di ammissione di L. 075 centesimi e mensile di cent. 40.

Gli assistenti pagano una tassa di ammissione in cent. 40 e una mensile di cent. venti61.

In questa proposta di costituzione si evidenzia come l’influenza della cultura mutualistica, ispirata ad una fratellanza per così dire parziale – propria del modo di sentire e di affrontare i problemi delle classi popolari – veniva in pratica superata. Assumeva, infatti, un carattere universale: espressione di una fraternità non rivolta

61 ACRVM, Proposta di costituzione della società.

soltanto ad un gruppo ma, in questo caso, a chiunque avesse avuto bisogno di un trasporto a causa di malattia o per qualche improv-viso infortunio.

Raccolte le adesioni, si fondò la Croce Verde maceratese e suc-cessivamente si convocò la prima Assemblea. Il 29 febbraio 1902 il giornale socialista «La Provincia Maceratese» dette l’annuncio dell’avvenuta sua fondazione:

Per iniziativa di pochi operai è sorta la Società di pubblica assi-stenza “Croce Verde” allo scopo di trasportar feriti assistere malati a domicilio e prestar opera disinteressata nelle pubbliche calamità.

Gli aderenti sorpassano il centinaio. Giovedì ebbe luogo la prima adunanza, in essa fu data lettura del regolamento. Venne nominato un Comitato provvisorio che tra poco rivolgerà un caldo appello alla cittadinanza62.

La prima riunione del sodalizio fu presieduta da Oreste Figo-li, di professione tipografo, componente del Comitato provvisorio della Camera del lavoro di Macerata63, egli, nel 1904, divenne an-che consigliere comunale. Nella stessa riunione fu eletto il primo presidente della Società, il quale non poteva che essere colui che l’aveva per primo proposta agli altri e cioè Ruggero Bianchini.

Il Figoli, data la sua professione e la dimestichezza con lo scrive-re, venne incaricato di preparare una sorta di comunicato stampa, sotto forma di lettera aperta, poi pubblicato sul periodico «La Pro-vincia Maceratese», foglio che più sosteneva le iniziative sociali ope-raie. Così la lettera-comunicato dava notizia di quanto avvenuto:

62 «La Provincia Maceratese» n. 396, del 29 febbraio1902.

63 Dopo un primo tentativo di costituire la Camera del lavoro, nel 1891, poi fallito, si riprovò agli inizi del 1902. Nel gennaio di quell’anno, ad opera di socialisti e repubblicani, in una riunione delle associazioni operaie della provincia, fu ricosti-tuita detta Camera del lavoro. Nel Comitato provvisorio, in rappresentanza della città di Macerata, furono eletti: Mangini (segretario della Sezione di Macerata), Bentivoglio, Pioppi e Figoli. Quest’ultimo era attivissimo ed aveva presentato una delle due mozioni all’Assemblea costituente della Camera del lavoro. «La Provincia Maceratese» n. 392, del 29 gennaio 1902.

Signor Direttore

Mi consenta un poco di spazio per esprimere poche idee su di una nuova associazione. Come dissi quando fui chiamato a presiedere la prima riunione della Croce Verde, il secolo XX è il secolo dell’u-manità, che si manifesta in tutti gli aspetti, sia nel miglioramento politico, sia nel miglioramento economico, sia nel miglioramento morale.

Macerata che nella storia della Patria (parte integrante dell’Uma-nità) occupa un posto d’onore, che nella squisitezza del gentile sentire ha dato alito e impulso a tutte le idee più nobili e sante, non poteva, indifferentemente, non vedere una lacuna da colmare.

E questa lacuna era una società di pubblica assistenza.

Ad iniziativa di pochi operai essa ora sorge già forte di numerose aderenze.

La geniale quanto nobile idea, ha attraversato tutti i ceti, ha attrat-to tutti di qualunque partiattrat-to, di qualunque opinione e li ha avvinti in un santo legame, nel legame dell’abnegazione, del sacrificio vo-lontario disinteressato a pro’ dei sofferenti, a sollievo dell’umanità nel triste caso che venga colpita da calamità o da epidemia.

Ora ad essa non manca che la spinta per essere un fatto compiuto e questa spinta deve darla il sesso gentile iscrivendosi largamente per prestare la sua opera pietosa nel preparare il necessario all’as-sistenza; dovete darla voi o cittadini col vostro obolo, col vostro largo consenso; debbono darla tutti gli enti morali e costituiti lar-gheggiando in sussidi.

Se è vero che le idee nobili e generose non debbono morire, ma debbono germogliare rigogliose per dilatare ovunque i benefici effetti, tutti dobbiamo interessarci, sia col dare il nostro nome, sia colla nostra opera, acché questa umanitaria istituzione abbia il desiderato incremento O[reste] F[igoli].

Le domande d’ammissione alla “Croce Verde” debbono rivolgersi al Presidente Sig. Bianchini Ruggero e debbono esser corredate dai seguenti documenti:

Aver compiuto l’età di anni 18, certificato di buona condotta e di specchiata onestà; inoltre quelli che domandano di esser soci assi-stenti debbono presentare il certificato di sana fisica costituzione64.

64 «La Provincia Maceratese» n. 398, del 21 marzo 1902.

Il problema più pressante che la nuova Società doveva affronta-re, oltre ad aggregare più soci e reperire fondi per avviare l’attività assistenziale, era quello di trovare spazi adeguati per la sede opera-tiva. Per acquisire le prime risorse economiche si adottò l’iniziativa di una passeggiata di beneficenza – opportunità molto frequente in quell’epoca – che fu realizzata il 23 marzo 1902, ad un mese circa dalla costituzione societaria, come affermato nel seguente comuni-cato:

Domenica scorsa ebbe luogo la passeggiata di beneficenza a favore della nuova Società volontaria di Soccorso la Croce Verde. Favo-rì gentilmente il carro il locale comando del distaccamento, pre-starono gratuitamente servizio la Banda Municipale e la Fanfara Unione e Concordia. Malgrado il tempo incostante e piovoso la passeggiata ebbe esito soddisfacente, tanto che oltre ad una grande quantità di biancheria e di generi di conforto, per un valore di cir-ca 300 lire, furono incir-cassate circir-ca L. 400 in danaro. Lode sincera agli organizzatori e a tutti coloro che con l’opera prestata e con le oblazioni elargite vollero concorrere a beneficio della umanitaria istituzione65.

Era però difficile reperire una sede adeguata. Per tale necessità si adoperò Nicola Manardi, un sarto e commerciante molto attivo in ambito associativo e politico. Egli, a nome della neonata Socie-tà Croce Verde, presentò formale domanda al Sindaco della citSocie-tà, chiedendo di utilizzare dei locali comunali per la sede societaria.

In quel periodo il radicale Milziade Cola svolgeva le funzioni di sindaco, poiché la precedente Giunta Giuliozzi era stata sfiducia-ta66. Il Cola, in data 22 marzo 1902, comunicava al Manardi che

«La Giunta municipale ... ha fatto plauso ai generosi cittadini che si sono costituiti in associazione allo scopo umanitario di

soccor-65 «La Provincia Maceratese» n. 400, del 26 marzo 1902.

66 «L’Unione» n. 30, del 30 luglio 1902.

rere e trasportare malati o feriti, sia all’ospedale che a domicilio, o nella sede sociale. Ha stabilito poi di dare, per ora, alla suddetta Associazione, l’uso della bottega attigua all’ingresso principale al Teatro Lauro Rossi per la sua sezione centrale, e l’uso temporaneo, per ospedaletto, della parte dell’ex Convento del Corpus Domini, la quale ha servito recentemente da sala d’osservazione dei sospetti di malattie contagiose. Ha riservato però il Comune il diritto di riavere immediatamente a sua disposizione i detti locali, in caso di bisogno»67. Il Comune cedette in uso alla Croce Verde anche una lettiga, che in precedenza era stata usata per il trasporto di infermi affetti da malattie contagiose.

I locali attigui al Teatro comunale, dati in uso alla Croce Verde, avevano il grande vantaggio di essere posti nella piazza principale della città e di avere una certa visibilità. Quello che nella suddetta lettera trasmessa al Manardi veniva indicato come «ospedaletto», in realtà era una sorta di piccolo ambulatorio, con funzione di pronto soccorso (non esistente allora nell’Ospedale civile), posto nei loca-li dell’ex Convento delle monache di clausura del Corpus Domi-ni, che dopo l’Unità d’Italia era stato soppresso. Certo, la clausola dell’immediata restituzione al Comune dei locali, in caso di neces-sità, rendeva tutto molto incerto. Ad ogni modo, l’aver ottenuto un certo uso degli stessi locali costituiva un fatto importante, anche per il riconoscimento pubblico acquisito dalla nuova Associazione di volontariato.

La Società iniziò subito l’attività assistenziale, organizzando in squadre i cosiddetti militi nel rispetto dei relativi turni. Ci piace riportare il testo della seguente vivace descrizione della figura del milite della Croce Verde, dalla quale si evince un’interessante valu-tazione della cultura che la sottendeva:

Si chiamano militi con espressione che ci richiama al pensiero la guerra e il sangue: contraddizione tra il nome e la cosa! Ché questi

67 ACRVM, lettera del Sindaco al Manardi del 22 marzo 1902.

militi sono apportatori di pace e il sangue sol toccano per deter-gere le ferite e per sanarle! La maggior parte di essi viene dalla classe operaia ed è dovere notarlo ed è legittima gioia l’indugiarsi a dire di essi, se non tutto quello che meritano, almeno a dise-gnarne rapidamente la figura perché qualche traccia restando negli ascoltatori, si alimenti in questi la riconoscenza di cui i militi son ben degni. Pensate: è il giovanotto nel pieno vigore della salute e delle energie, al quale la stessa fatica del lavoro dà gli impulsi del desiderio di libertà e di svaghi; è l’uomo non più giovine, provato dal dolore dell’esperienza e da questa maturato e fatto pensoso:

forse a lui non arride più neppure una speranza. E l’uno e l’altro, stimolati dalla medesima idealità, vengono al sodalizio e chiedono l’ammissione alla sua civile milizia. Pensate a questi soldati della carità, i quali dopo aver speso otto, dieci ore nel lavoro, vengono a soddisfare nell’Associazione il loro turno, sia nelle ore del giorno, sia in quelle della notte, per sereno e per nuvoloso, in qualunque stagione, sempre pronti a montare in macchina o a spingere la lettiga a mano, dardeggi il sole o imperversi la bufera68.

Nel marzo 1902 si verificò un grave incidente, che richiese il primo intervento dei militi volontari della Croce Verde macera-tese. Era scoppiato un incendio nel negozio Trevi, posto all’inizio del corso Vittorio Emanuele (oggi corso della Repubblica), nelle vicinanze del Palazzo comunale. Così un giornale locale riferì l’ac-caduto:

Bello anche l’orrido. Fumo e faville; lingue di fuoco serpeggianti, irruenti, sibilanti; crepitio sinistro, rocamente sinistro e rumori improvvisi di crolli; un cielo cupo tristamente, la pioggia fine, con-tinua; un’accolta scalmanata d’uomini lottanti col fuoco, sordidi, fradici d’acqua e di vapore, di sudore, inerpicanti su per le scale

68 Evviva la Croce Verde. Novant’anni di solidarietà e assistenza a Reggio Emilia, a cura di G. Bizzarri e G. Menada, Reggio Emilia, 2004, pp. 91-92. Discorso della professoressa Clelia Fano, titolare della cattedra di italiano e storia presso l’Istituto femminile “Principessa di Napoli”, dedita a studi e ricerche di carattere storico e autrice di numerose pubblicazioni.

tremolanti e flessuose, sospesi ai balconi, proni sotto enormi pesi, e – bello davvero – mischiati nell’ora del comune dovere, sovversivi e conservatori; sovversivi e carabinieri, guardie di pubblica sicurez-za, soldati, vigili, encomiabili tutti altamente.

Certo è un bel documento questo per il cuore umano: vedere il prefetto accanto agli anarchici i più scapigliati, il maggiore dei carabinieri a lato dei repubblicani fieri, gli ufficiali dell’esercito mischiati ai più baldi socialisti ... chi di loro in quel momento pensava ai ripicchi politici?

Quale la causa dell’incendio al negozio Trevi? si ignora. L’incendio fu avvertito dopo le 14; ma l’opera di estinzione non cominciò che passate le 15. E a quell’ora quando finalmente si poté avere un tubo ed una lancia, l’angolo del palazzo Alaleona era comple-tamente una fornace: e fuoco usciva dal lato del Corso Vittorio Emanuele e fuoco dal lato della Rota; più in alto, più lungi, vicino al palazzo Angelelli, ogni finestra era un fumaiolo.

L’opera di salvataggio fu iniziata da tre cittadini, Faraoni

L’opera di salvataggio fu iniziata da tre cittadini, Faraoni

Nel documento La Croce Verde (pagine 23-95)