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Costruzione dell’arco a tutto sesto

CAPITOLO 1. LA CATTEDRALE DI COSENZA

1.4 Struttura della Cattedrale di Cosenza

1.4.1 Costruzione dell’arco a tutto sesto

Fig. (1.15) Arco a tutto sesto

L’arco a tutto sesto `e la forma di arco maggiormente usata nelle volte raccordate ai piedritti, sia a causa della semplicit`a di costruzione del profilo a curvatura costante, sia perch`e `e ritenuto che tale arco non causa spinte orizzontali all’imposta. L’arco a tutto sesto, detto anche arco a pieno centro, `e esattamente il semiperimetro di una circonferenza e il raggio `e uguale alla met`a del diametro. `E la tipologia pi`u semplice di arco e prevede che il centro verso il quale convergono i giunti si trovi sulla linea d’imposta, cio`e su quella linea che unisce i punti dove finiscono i sostegni e inizia l’arco. L’utilizzo sistematico dell’arco a tutto sesto (e dell’arco in generale) si deve ai Romani, che lo appresero dalla multiforme funzione che aveva tra gli etruschi e lo utilizzarono prevalentemente in funzione della praticit`a piuttosto che dell’estetica, aspetto che non si escludeva. L’arco `e destinato a coprire le discontinuit`a di un muro, `e una struttura curva, tuttavia, esso pu`o essere costruito anche in piano o con lievissime frecce o monte. Queste particolari costruzioni sono dette piattabande, sia se sono destinate a coprire un varco, sia un intero ambiente.

Gli elementi degli archi possono essere cos`ı riassunti: - Conci: blocchi di pietra che formano la struttura; - Filari: ricorsi orizzontali dei conci o dei mattoni;

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- Letti: piani sui quali poggiano, gli uni sugli altri, i conci o i mattoni; i letti sono, di regola, perpendicolari all’introdosso;

- Chiave: concio pi`u alto dell’arco, posto sull’asse di simmetria della struttura;

- Cervello o chiave di volta: concio pi`u alto della volta; - Spalle o piedritti: appoggi della struttura;

- Piano d’imposta: superficie superiore dei piedritti, sul quale la strut- tura si appoggia;

- Introdosso: superficie inferiore della struttura; - Sesto o profilo: sezione verticale dell’introdosso;

- Linee d’imposta: staccano l’introdosso dalla superficie interna dei piedritti;

- Archi d’imposta: profili che delimitano sul fronte l’introdosso delle volte;

- Linee di chiave: nelle volte a sviluppo lineare, `e il luogo geometrico descritto dai punti ove la tangente `e orizzontale;

- Corda o luce: distanza tra i piedritti;

- Freccia o saetta o monta: distanza tra il piano di imposta e il punto pi`u alto dell’intradosso;

- Estradosso: superficie superiore della struttura;

- Rinfianco: muratura destinata a contenere le spinte laterali della struttura e a riportare in piano l’estradosso;

- Speroni: strutture di alleggerimento del rinfianco; - Fronti: superfici verticali che delimitano la struttura;

- Reni: parti della struttura comprese tra i piedritti e i tetti il cui angolo di pendio `e pi`u vicino a 30◦;

- Cornice d’imposta: decorazione della linea d’imposta, spesso ribas- sata, rispetto alla linea vera, per dare slancio al profilo;

- soprassesto: distanza tra la cornice d’imposta e il vero piano d’impo- sta.

La costruzione di un arco si realizza, salvo eccezioni, con l’ausilio di una struttura provvisoria di sostegno detta c´entina, normalmente realizzata con puntelli e tavolati di legno. La c´entina pu`o essere fissa o a sbalzo e permette il posizionamento dei vari conci, tra i quali sar`a interposto un sottile strato di malta che serve pi`u che da legante, come materiale per regolarizzare le facce dei conci e renderle perfettamente complanari in

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modo che i carichi non subiscano deviazioni. Si chiamano ritti i montanti che scaricano direttamente a terra, o sulla muratura sottostante, il peso dei conci durante la costruzione.

Quando si costruisce l’arco, i conci vengono appoggiati sulla c´entina la- vorando contemporaneamente da entrambi i lati, per evitare deformazioni, e si procede cos`ı fino alla chiave. Se la struttura `e di grande luce, con- viene, prima di incominciare il lavoro, caricare la c`entina in corrispondenza della chiave, o del cervello, sempre per evitare che si deformi prima che la costruzione sia completata. Particolare attenzione `e posta al delicato momento del disarmo: la c´entina deve infatti essere liberata gradualmente in modo da non caricare la struttura troppo bruscamente: ci`o evita, tra l’altro, i rischi di un crollo improvviso. Per ottenere questo risultato si pongono, sotto i ritti, due cunei contrapposti, che poi si fanno scorrere delicatamente l’uno sull’altro, oppure sacchi di sabbia, che poi si forano, facendone uscire lentamente il contenuto. I conci dei quali un arco `e com- posto debbono essere in numero dispari: infatti occorre che il vertice sia occupato dalla chiave, mentre i fianchi sono costituiti da un numero varia- bile di parti simmetriche. La rappresentazione matematica consente oggi una facile costruzione della forma del concio. Si traccia per primo il profilo dell’intradosso. Si disegna poi l’estradosso, a una distanza che varia con la luce dell’arco e con la natura del materiale. Si distribuiscono poi, sul pro- filo dell’intradosso, tanti punti quanti sono i conci che si vuole progettare, pi`u uno. Perci`o, ad esempio, sedici punti danno luogo a quindici divisioni e perci`o a un egual numero di conci, uno dei quali posto in chiave. Si trac- ciano i raggi che passano per queste divisioni in modo da isolare il profilo frontale di un concio.

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Se l’opera non `e costruita a secco, come avviene se, ad esempio, `e fatta di una roccia tenera come il tufo, si deve tener conto dello spessore della malta, perci`o si riduce il profilo, da una parte e dall’altra, di uno spessore pari alla met`a di quello previsto per l’allettamento. Infine si costruisce il solido di un solo concio e lo si replica quante volte `e necessario con una operazione di copia.

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