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Struttura Architettonica

CAPITOLO 1. LA CATTEDRALE DI COSENZA

1.4 Struttura della Cattedrale di Cosenza

1.4.2 Struttura Architettonica

La Cattedrale di Cosenza `e una struttura larga circa 21 metri nella larghezza trasversale delle tre navate ed `e circa 49 metri nello sviluppo longitudinale della navata centrale e del transetto. Le misure riportate sono fornite tutte in modo approssimativo, ci`o dipende dal fatto che mi sono servita esclusivamente di piante tratte da rilievi pi`u o meno re- centi. Lo scopo `e quello di mettere in risalto, in grandi linee, le differenze pi`u significative della produzione architettonica. La facciata della Chiesa rispetta una simmetria assiale; l’asse di simmetria `e evidenziato in rosso nel prospetto in basso.

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Nello studio della composizione della facciata `e stata rilevata la volont`a di ottenere una distribuzione simmetrica ed armonica degli elementi pre- senti nel prospetto. I contrafforti aggettanti a sezione rettangolare sono posti a sostegno della facciata e lasciano supporre l’esistenza di un portico e di una probabile copertura voltata. Si entra in Chiesa attraversando i portali di cui il maggiore `e tipico dello stile cistercense con i piedritti com- posti da fasci di colonnine inanellate e con i capitelli a crochets di modello Federiciano. Secondo lo stile gotico, se la parete esterna non deve pi`u reg- gere il peso delle volte ma essere aperta e capace di accogliere le grandi aperture, allora il peso dovr`a scaricarsi sui contrafforti, i quali liberano i muri delle navate laterali dal gravoso compito di sostegno (4).

Fig. (1.17) Portale e contrafforti

L’asse di simmetria interno rappresenta un percorso dal portale all’alta- re. Cos`ı la chiesa diventa una specie di corridoio, l’espressione lineare della liturgia che inizia con una processione. Diventa anche un simbolo architet- tonico del pellegrinaggio terreno del cristiano dalla nascita (rappresen- tata dal portale) fino alla morte ed al paradiso (rappresentato dall’altare): Cristo come via della salvezza.

Fig. (1.18) Navata sinistra del Duomo di Cosenza

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La Chiesa, come gi`a detto, presenta tre navate: `e illuminata da mono- fore inquadrate da una profonda strombatura archiacuta. La volta a crociera ogivale, crea campate rettangolari oltre che quadrate. Otto sono le campate minori, fuse con quelle della navata principale, delimitate da pilastri quadrangolari con capitelli bassi, collegati da archi a tutto sesto. Si raggiunge cos`ı uno spazio unitario, nel quale lo slancio verticale non ecces- sivo `e anche equilibrato dall’ampiezza della navata principale accresciuta dalla compartecipazione delle navate minori. L’idea della sapiente mano del progettista `e resa evidente dall’arco trionfale, che divide la navata cen- trale dal presbiterio (zona riservata al clero che comprende l’altare mag- giore e l’abside), oltre che dalle navate laterali, dalle cappelle, dalle nicchie e dalle varie opere d’arte. La zona presbiteriale, contraddistinta da mar- cati influssi dell’architettura cistercense, `e delimitata da tre absidi con coperture a volta. Quella centrale, molto pi`u ampia, accoglie un ciclo di affreschi suddiviso in tredici nicchie, di cui quella centrale ospita la raf- figurazione dell’Assunta, realizzata da Domenico Morelli, firmata e datata risale al 1900, ad essa si affiancano le immagini di Santi, realizzate da Paolo Vietri. Nel restauro ultimato nel 2011, l’artista e scultore cosentino Mau- rizio Orrico, unisce l’ispirazione gotica degli archi a sesto acuto presenti nella fabbrica con la verosimiglianza di un morbido panneggio, simbologia cristiana della Sacra Sindone, adagiato sulla Cattedra che rappresenta il magistero del Vescovo nel triplice carattere del ruolo episcopale: insegnare, governare e consacrare.

Fig. (1.19) Cattedra - Magistero del Vescovo

Le navate minori sono molto pi`u basse e strette della navata mag- giore, secondo un calcolo che le fa rientrare entro le linee laterali di un

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triangolo, conseguente a quello formato, in alto, dalla corda e dal vertice dell’arco trasversale alla navata maggiore, al quale, dunque, sono relaziona- te la larghezza e l’altezza dell’intera struttura. Sono sostenute da pilastri, nudi parallelepipedi con capitelli formati da una cornice che oltre ad avere una funzione decorativa, conferisce maggior slancio alla colonna. Decorati con motivi naturalistici e trafori, evidenziano una straordinaria capacit`a d’invenzione e una grandissima abilit`a tecnica e conoscenza delle regole geometriche che determinano la struttura dei fregi; i pilastri si affacciano sulla navata principale attraverso archi a tutto sesto. Gli archi rampanti, hanno una origine precedente al gotico ma da questo vengono precisati e codificati. Essi nascono dalla necessit`a di controbilanciare le spinte di una navata centrale pi`u alta e di ricondurle verso i contrafforti delle navate laterali, infatti, innestati su contrafforti esterni, ingabbiano la costruzione disponendosi dinamicamente attorno alle navate ed agli absidi.

Nel lato sinistro del transetto si trova il celebre Monumento della regina di Francia Isabella d’Aragona, consistente nella raffigurazione ad alto- rilievo della Vergine col Bambino, tra Filippo III ed Isabella, entrambi in preghiera.

Il gruppo `e inquadrato da un raffinato ricamo di gusto tardo-rayonnant che, ricostruito idealmente nel primo restauro, conferisce all’insieme una impostazione di squisita fattura.

Fig. (1.20) Tomba di Isabella d’Aragona

Il monumento, rinvenuto alla fine dell’ottocento, era stato occultato da uno spesso strato d’intonaco, fu ricomposto dov’`e oggi esposto, anche se

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la sua collocazione originaria `e forse da riconoscere in una delle prima campate della navatella sud, l’unica coperta a crociera.

In realt`a non si tratta di un monumento funebre, bens`ı commemorativo, le spoglie della regina furono, infatti, traslate in Francia dopo la sua morte, avvenuta nei pressi di Cosenza (1271) di ritorno dalla crociata indetta da Luigi IX re di Francia, a cui aveva partecipato il marito Filippo III l’Ardito. Il raffinato stile scultoreo delle figure, avvolte in panneggi che si risolvono in ampie falcature ritmiche di pieghe schiacciate, trovano il pi`u puntuale termine di confronto con l’arte che si svilupp`o nel cantiere di Reims intorno al 1250.

Le proporzioni dell’edificio sacro non sono casuali e non sono nemmeno determinate dalla ricerca di effetti spettacolari, ma derivano da una visione dell’arte come scienza, cio`e come speculazione teorica, nella ricerca dei rapporti geometrici che stanno alla base del cosmo e che sono ritenuti di origine divina.

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