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Le costruzioni, il mercato immobiliare e le opere pubbliche

6. “Smart Sustainable Territory” e questione ambientale

7. La congiuntura economica: scenari e previsioni di fronte alla crisi

7.4. Le costruzioni, il mercato immobiliare e le opere pubbliche

La stima del CRESME del valore della produzione per il settore delle costruzioni nel 2019 in provincia di Verona è pari a 3,7 miliardi di euro. Si tratta del 20% del valore della produzione regionale, e del 2% dei quasi 170 miliardi nazionali. I 3,7 miliardi di euro sono composti da 1,3 miliardi di nuove costruzioni; 1,7 miliardi di manutenzione straordinaria del patrimonio esistente e da 660 milioni destinati alla manutenzione ordinaria. L’insieme di manutenzione ordinaria e straordinaria porta l’attività di manutenzione e riqualificazione dell’esistente al 65% del valore del mercato delle costruzioni, un valore assai alto, ma decisamente più contenuto di quello nazionale, dove l’intervento sull’esistente sfiora il 74%

del valore della produzione.

Il valore della produzione in provincia di Verona nel 2019 – milioni di euro correnti

Fonte: Cresme/SI 25,4%

15,0%

20,8%

8,2% 9,0%

6,4%

15,1%

Agroalimentari Tessili e abbigliamento

Macchinari e apparecchi

Gomma, plastica e materiali non

metalliferi

Metallurgia Mezzi di trasporto

Altro manifatturiero

Il settore delle costruzioni della provincia di Verona si trovava, alla fine dello scorso anno, in una fase espansiva. Le compravendite residenziali erano in crescita dal 2014; e anche gli immobili non residenziali hanno mostrato un importante recupero di interesse dal 2014, almeno fino a tutto il 2018.

Nel 2019 miglioravano anche le condizioni del credito per la nuova costruzione sia residenziale che non residenziale, e risultavano in crescita anche gli occupati.

Segnali positivi anche dai bandi di gara per opere pubbliche, con un numero di interventi che rafforza un trend espansivo in atto, e una spesa che nel 2019 raggiunge livelli eccezionali. Qualche segnale di allarme riguardava già il mercato del credito per l’acquisto di abitazioni e di edifici non residenziali, ma specie per le abitazioni i livelli raggiunti lo scorso anno erano comunque superiori alla capacità media di tutti gli ultimi 15 anni.

Con il 2020 il quadro muta drasticamente e tutti gli indicatori disponibili indicano una brusca inversione di tendenza, che va dal -1,6% delle erogazioni per l’acquisto di abitazioni, al -19,5% delle compravendite di abitazioni, fino al -87% delle erogazioni per finanziare nuovi investimenti non residenziali. Si tratta di indicatori che si riferiscono al periodo di maggiore manifestazione degli effetti derivanti dalla crisi sanitaria, per cui sarà certo importante la relativa evoluzione nel resto dell’anno. Il quadro che emerge mette però in allerta circa le sorti di un settore che nella fase di ripresa economica del territorio vi ha dato un importante contributo.

Nel 2020 la spesa per investimenti in costruzioni nella provincia di Verona registrerà un calo del 6%, che interrompe il sentiero di ripresa in atto nel 2018 e che nel 2019 si era confermato. Questa è la stima per il valore complessivo degli investimenti, che incorpora gli effetti della crisi economica indotta dall’emergenza sanitaria sul settore delle costruzioni. Per l’anno in corso, l’impatto sull’attività edilizia sarebbe quantificato in calo dell’8% per il comparto residenziale e del 5% per quello non residenziale privato. Di segno opposto la dinamica delle opere pubbliche che, in base alle stime, nel 2020 cresceranno circa del 10%. Si tratta di un risultato più positivo rispetto alla dinamica nazionale, e comunque anche a livello macro quello delle infrastrutture risulta essere il settore di attività che manifesta una importante capacità di tenuta nell’attuale fase critica.

Valore della produzione in provincia di Verona per comparto produttivo - Variazioni % su prezzi costanti 2005

2015 2016 2017 2018 2019 2020(1) 2019

La crescita degli investimenti in opere pubbliche nella provincia è sostenuta, al momento, dai dati SIOPE, il sistema informativo della Ragioneria Generale dello Stato per la rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche, relativi ai pagamenti degli Enti locali regionali per investimenti in costruzioni nei primi sei mesi del 2020. Tra

gennaio e giugno 2020 i pagamenti degli Enti locali per investimenti in costruzioni sono cresciuti più del 6%. Alla buona performance degli enti locali, si aggiunge la fase espansiva del settore ferroviario, sia per quanto riguarda la manutenzione della rete esistente, grazie ad interventi per la manutenzione straordinaria delle opere civili della sede ferroviaria e relative pertinenze, sia per quanto riguarda importanti progetti di nuova costruzione. Nello specifico risultano in fase di esecuzione i lavori per la nuova linea ferroviaria AV/AC Brescia Est – Verona, primo lotto costruttivo.

Lo scenario di mercato elaborato per il 2020 si colloca in una recente fase di ripresa per il mercato provinciale, al pari di quanto stava accadendo per il mercato nazionale. Il mercato veronese aveva attraversato una lunga stagione recessiva tra il 2003 e il 2013, che aveva segnato un crollo del 40% in termini di investimenti. Nel 2014 si è registrata una timida inversione del ciclo, grazie ad una ripresa delle opere pubbliche e del rinnovo residenziale, ripresa che si è consolidata nel biennio successivo grazie al rafforzamento del settore infrastrutturale e ad un mercato edilizio non residenziale tornato a crescere.

Il 2017 segna una stabilizzazione sui livelli del biennio precedente, risultato di una frenata, fisiologica, dei nuovi investimenti non residenziali, a fronte di una dinamica positiva di tutti gli altri segmenti di mercato. Nel 2018 così come nel 2019 tutti i macro settore delle costruzioni si trovano in un sentiero di crescita: stabile introno al 3% per l’edilizia abitativa, in rallentamento dal +10% al +2,6% per l’edilizia non residenziale privata, in rafforzamento per le opere pubbliche (dal 6% a quasi il 18%). La pandemia è invece arrivata a scardinare le aspettative di crescita, con il forte impatto sulla domanda privata che si è sommata al blocco dell’offerta, deprimendo così un settore che mostrava elementi di forza.

Maggiori incognite riguardano la dinamica per il 2021. Molto dipenderà dall’avanzamento dei cantieri in atto e dall’avvio di quelli in programma. Ma anche dalle condizioni dei redditi e risparmi delle famiglie, che potranno essere ridotti ulteriormente, così come profitti e fiducia delle imprese. Si tratta dunque di vedere quale sarà la dinamica economica generale, se sarà realistica una ripresa a “V”, sulla quale un ruolo importante, a livello settoriale, sarà giocato dal nuovo superbonus che consente di detrarre il 110 per cento delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021 (al momento) per far fronte a interventi antisismici e di efficientamento energetico. Se il provvedimento riuscisse a scaricare sul territorio l’efficacia attesa dagli operatori e dalla domanda, l’impatto potrebbe essere molto interessante, soprattutto nell’ipotesi che venisse estesa l’applicabilità del super bonus a tutto il 2022. Naturalmente le problematicità non sono poche, e riguardano la tempistica; la capienza fiscale (quanti sarebbero i soggetti con capienza fiscale sufficiente per potersi detrarre somme sostanziose quali quelle associabili a questa tipologia di interventi?), i criteri ambientali minimi che devono essere rispettati per l’isolamento termico presuppongono l’utilizzo di materiali riciclati che, allo stato attuale, hanno costi molto alti e un’offerta molto limitata.

Gli appalti di opere pubbliche

L’analisi del mercato delle opere pubbliche nella provincia di Verona, come emerge dai dati relativi ai bandi di appalti e concessioni per la realizzazione di opere pubbliche, monitorati giornalmente da Cresme Europa Servizi e aggiornati al 31 agosto 2020, descrive una forte crescita nel quadriennio 2017-2019, trainata, come vedremo, dagli appalti di lavori tradizionali. Nei primi 8 mesi del 2020 il mercato registra una brusca inversione di tendenza. Una dinamica che da un lato è fisiologica, considerando i tassi di crescita, spesso a due cifre, registrati nel quadriennio 2016-2019, dall’altro è certamente condizionata dell’emergenza covid-19 che ha fortemente rallentato l’attività delle stazioni appaltanti. Queste infatti, dopo il blocco dell’attività nei primi mesi del lockdown, stentano ancora a riprendere il ritmo del recente passato.

La fase espansiva del mercato a ben vedere si era avviata nel 2014, quando il numero delle gare promosse registra un vero passaggio di scala tornando a superare le 200 unità dopo un quinquennio in

cui la domanda aveva raggiunto i livelli più bassi degli ultimi 20 anni. Lo stesso anno segna anche una ripresa della spesa, ma il vero balzo si registra nel 2016, quando viene raggiunto il valore record di tutti tempi e che apre una fase durata quattro anni nell’arco della quale la domanda si attesta su circa 330 gare per una spesa di quasi 620 milioni l’anno. Nel 2019 il mercato è quantificato in 388 bandi di gara per lavori pubblici, un risultato importante in quanto rappresenta il consolidamento della ripresa della domanda avviatasi nel 2014 dopo la lunga fase depressiva che durava pressoché ininterrottamente dal 2009. Una tendenza che si allinea a quella registra in regione e a livello nazionale, rispetto alla quale il mercato provinciale mostra un maggiore dinamismo nell’ultimo anno: il tasso di crescita del numero di gare promosse nel 2019 in provincia di Verona è pari al +19,4%, contro il +8% della regione e il ben più modesto +0,4% del dato medio nazionale.

In termini economici il mercato provinciale nel 2019 è quantificato in un valore a base d’asta pari a 754 milioni, che rappresenta un livello eccezionale, secondo solo al risultato totalizzato nel 2016. Entrambi questi anni sono stati caratterizzati dalla pubblicazione di maxi gare in gran parte riconducibili a contratti pluriennali per la gestione di servizi di varia natura: da quello global promosso nel 2016 dal Comune di Verona, a quello di distribuzione gas di Villafranca di Verona, a quello integrato degli impianti tecnologici della ULSS 9 Scaligera e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

Negli anni più recenti, pur rimanendo quello dell’edilizia sanitaria e ospedaliera un settore strategico, assai frequente tra i maxi appalti promossi fino al 2010, si osserva un importante orientamento verso le opere infrastrutturali: gasdotti, rete di pubblica illuminazione, impianti smaltimento rifiuti, ma anche opere ferroviarie. Nel 2019 e poi più di recente a marzo 2020 il consorzio Cepav Due ha promosso due bandi per la realizzazione di tratte della linea ferroviaria AV/AC Milano-Verona - tratta Brescia est - Verona, l’appalto 4 “Lugana – Frassino ovest” (109 milioni) e l’appalto 6 “Paradiso” (79 milioni).

Quest’ultimo intervento promosso nel 2020 non modifica il risultato di sensibile ripiegamento del mercato registrato nei primi otto mesi dell’anno. Tra gennaio e agosto 2020 risultano promossi 180 bandi di gara per una spesa complessiva a base di gara di 395 milioni, quantità in calo quasi del 30% rispetto al periodo corrispondete del 2019. Dinamica simile, ma più contenuta, si riscontra a livello regionale e nazionale, con riduzione generale sia del numero che delle risorse in gara.

Bandi di gara per l'esecuzione di opere pubbliche in provincia di Verona

Fonte: elaborazione e dati Cresme Europa Servizi

NB: nel 2016 il Comune di Verona ha pubblicato due band, in regime di project financing per: la gestione integrata di rifiuti urbani, verde pubblico urbano, pulizia strade extraurbane, sgombro neve e trattamenti antighiaccio su strade extraurbane, pulizia e manutenzione ordinaria fontane e derattizzazione (665 mln); per l'affidamento in concessione del servizio di pubblica illuminazione comunale (136 mln).

Nel 2017 il Comune di Villafranca di Verona ha indetto la gara per affidare la concessione del servizio di distribuzione del gas naturale nell'ambito territoriale ATEM Verona 2 - Pianure Veronesi (203 milioni). Nel 2019 sono stati pubblicati: la procedura aperta per la gestione energetica e tecnologica integrata degli impianti dell’azienda ULSS 9 Scaligera e Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (363 mln); l’appalto per la realizzazione della linea ferroviaria AV/AC Milano-Verona — tratta Brescia est — Verona (109 mln).

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7.5. L’economia di Verona: di fronte alla sfida della crisi pandemica e dei complessi scenari di ripresa. Elementi di sintesi

Innescata dall’emergenza sanitaria globale, una combinazione eccezionale di crisi dal lato dell’offerta e dal lato della domanda sta trascinando le economie mondiali in una recessione dalle dimensioni epocali.

Durante la prima parte dell’anno, le necessarie misure di contenimento delle curve epidemiche hanno comportato l’interruzione di molte attività produttive. In un sistema globale interconnesso, la rottura delle catene di valore si riverbera sulla produzione industriale a valle della filiera, compromettendo la ripresa della piena operatività anche dopo l’allentamento delle misure di contenimento. È questa una delle conseguenze di uno shock macroeconomico senza precedenti che possiede caratteri di simmetria (la pandemia è globale) e asincronicità (la propagazione del virus avviene ad ondate continentali). Alla crisi dell’offerta si aggiunge il crollo della domanda aggregata; il calo dei redditi dovuto alla crescita della disoccupazione, unito al logoramento della fiducia delle imprese, potrebbe impattare su consumi e investimenti, mentre il commercio internazionale, che veniva da una fase di progressivo indebolimento e incertezza (guerre tariffarie, Brexit, rallentamento dell’economia cinese), potrebbe sperimentare una crisi di portata superiore a quella della Crisi Finanziaria Globale di dieci anni fa. Questo, oltre ad accelerare fenomeni di reshoring (rimpatrio di produzioni localizzate all’estero, e non solo in settori considerati strategici in ottica futura, come quello medicale o le filiere agricole) e l’ascesa dei protezionismi nazionali impatterà duramente sull’economia dei principali paesi esportatori. In uno scenario base di progressiva normalizzazione economica e di una traiettoria epidemica sotto controllo, le previsioni dei principali osservatori istituzionali propendono nell’indicare un livello di caduta del PIL globale intorno -4/-5% (si ricorda che nel 2009, nel mezzo della crisi finanziaria, la recessione mondiale era stata del -1,4%) e una ripresa nel 2021 che, tuttavia, difficilmente permetterà di recuperare i livelli di attività perduti (+5%).

Verona, come tutto il Paese, si prepara quindi ad affrontare un finale di 2020 molto incerto e, soprattutto, a pianificare una ripartenza che nel 2021 dovrà essere in grado di rilanciare i trend positivi che, come vedremo, hanno caratterizzato l’economia veronese nell’ultimo decennio. In seguito sintetizziamo quello che è emerso dall’analisi macroeconomica, la quale, oltre a mettere in luce le tendenze degli ultimi anni, ha permesso di individuare i principali motori del sistema economico-produttivo veronese e alcuni fattori strategici su cui investire nel medio lungo termine.

Tendenze recenti: nell’ultimo quinquennio l’economia di Verona è stata in grado di mantenere tassi di crescita superiori sia al dato nazionale, sia al dato regionale. Verona si posiziona nei primi dieci posti per crescita media nel periodo consolidato (2012-2017) e si colloca al di sopra della maggior parte delle province del Nord nel biennio successivo (2018-2019).

Previsioni macroeconomiche: applicando un modello di previsione macroeconomica sviluppato dal Cresme (PR.I.MA) si stima che la crisi sanitaria potrebbe impattare sull’economia veronese comportando un calo del PIL pari al -8,8% (a valori correnti), di entità inferiore rispetto a quanto atteso al livello medio nazionale (-10,2%) e anche regionale (-9,5%).

Produzione industriale: dopo un 2016 di rallentamento, l’attività manifatturiera è cresciuta significativamente nel biennio successivo, sospinta dalla ripresa dell’economia globale e dal rafforzamento della domanda interna. Nel 2019 la produzione industriale si è indebolita, in linea con il trend nazionale. Nel 2020, gli effetti del primo lockdown si sono visti soprattutto a partire dal secondo trimestre, con un calo della produzione pari al -15,4%. Si tratta di un dato meno marcato di quello registrato al livello nazionale (-25,9%).

La domanda estera: Verona si posiziona al decimo posto in Italia in termini di esportazioni totali, un dato che testimonia della spiccata vocazione internazionale del tessuto imprenditoriale veronese. Negli ultimi cinque anni l’export provinciale è cresciuto senza soluzione di continuità e con performance superiori a quelle generali (+4% medio annuo contro il +3,7% del dato nazionale). Il secondo trimestre del 2020 si è chiuso con un calo delle vendite all’estero pari al -17,4%; un calo tutto sommato contenuto se confrontato con l’andamento riscontrato al livello nazionale (-27,8%).

L’export agroindustriale: è stato il risultato dell’agroalimentare ha determinare una dinamica complessiva meno negativa rispetto al dato nazionale, ed è probabile che sarà così anche a consuntivo. I prodotti agroindustriali hanno risentito meno delle conseguenze del lockdown e costituiscono la quota maggiore delle esportazioni manifatturiere veronesi, oltre un quarto nel 2019, prevalentemente prodotti vitivinicoli e altre bevande, prodotti a base di carne (come salumi e altri preparati), latticini e prodotti da forno.

Il marmo veronese: nel 2019 l’export di pietre lavorate, tra cui il famoso marmo rosso di Verona, si è attestato a circa 365 milioni di euro, un dato in calo progressivo negli ultimi anni (proseguito nel primo semestre del 2020) ma che posiziona Verona al primo posto in Italia in termini di valore delle esportazioni, Massa Carrara segue con 329 milioni.

Il rischio di una eccessiva concentrazione: prima del 2020 l’export veronese si mostrava abbastanza concentrato al livello territoriale; due soli partner assorbivano circa un quarto di tutta la domanda estera made in Verona, Germania (16,8%) e Francia (9,8%), ma il vero elemento di vulnerabilità è la quota di export intercettata da Stati Uniti e Gran Bretagna (13%). Proprio Regno Unito e USA, assieme alla Cina, sono i mercati che hanno pagato di più in termini di calo delle esportazioni nei primi sei mesi del 2020, con crolli superiori al -23/-25% in valore.

Quadrante Europa e Verona Fiere: le performance brillanti dell’export veronese sono state favorite dalla presenza sul territorio del secondo interporto europeo. Quadrante Europa è un complesso che si estende su un’area di 2,5 milioni di mq, collegato con l’aeroporto di Verona-Villafranca, con la linea ferroviaria del Brennero, punto di incontro per il trasporto merci nazionale ed internazionale. Nel 2019 sono transitate circa 28 milioni di tonnellate di merci, corrispondenti a 16.000 treni, per una media di 54 al giorno. Anche la presenza di un importante polo fieristico rappresenta un eccezionale veicolo di promozione per il territorio, uno strumento strategico per l’internazionalizzazione e la penetrazione dei mercati più lontani. In uno spazio espositivo di 155 mila metri quadri si tengono annualmente importanti eventi internazionali, come Vinitaly (oltre 125 mila visitatori nel 2019), Marmomac (67 mila visitatori), Fieracavalli (160 mila)) e Motorbike Expo (161 mila).

Turismo, tra crisi e opportunità: nei prossimi anni le destinazioni che saranno in grado di proporre un’immagine più sicura, sostenibile e innovativa potranno aumentare la propria competitività turistica. Si tratta di una grande opportunità per Verona che, assieme a tutto il Veneto, è considerata un modello di riferimento per la gestione dell’epidemia e che, per sue caratteristiche, si mostra potenzialmente in grado di promuovere il giusto mix di offerta turistica, tra natura, ambiente, intrattenimento tematico, enogastronomia, affari, arte e cultura, tra turismo domestico e turismo internazionale.

Un punto di riferimento per il turismo in Italia: proprio grazie ad un mix di offerta diversificato Verona è oggi una delle realtà italiane a più forte vocazione turistica. Negli anni prima della crisi il settore è cresciuto con continuità, tanto che il 2019 è da considerarsi, a tutti gli effetti, come l’anno dei record per il turismo a Verona. Le presenze sono arrivate a 18 milioni, il 76% internazionali. Verona è la sesta provincia in Italia per arrivi nelle strutture ricettive, ma la quarta per presenze di visitatori stranieri. Verona è la quindicesima per crescita degli arrivi turistici negli ultimi dieci anni; la terza tra le destinazioni con oltre due milioni di arrivi; la sesta tra le province del Nord, la prima in Veneto. Verona è anche la quarta provincia italiana per quota di turisti stranieri sulle presenze totali. Verona è la sesta in Italia per numero di posti letto nelle strutture ufficiali, circa 172 mila. In questo contesto, la quota del turismo sul totale delle imprese è arrivata all’8% (dal 7,3% del 2012), gli addetti erano 24,6 mila nel 2012, sono diventati 31 mila nel 2018, l’8,7% del totale.

Ampi margini di crescita: Verona è quindi oggi una vera e propria centralità turistica, soprattutto in riferimento al turismo internazionale. Nel 2019 il 47,4% dei turisti stranieri ha optato per una vacanza sulle sponde del lago; il 27% ha visitato Verona per la sua arte e la sua cultura e il restante 25% si è diviso tra montagna, natura, enogastronomia, fiere e congressi, sport e shopping. Ci sono quindi ampi margini di crescita per sviluppare nicchie di mercato che nei prossimi anni sono considerate strategiche e per cui Verona possiede potenzialità riconosciute, cioè: enogastronomia, sport, natura e montagna. Non va però dimenticato il turismo dell’intrattenimento tematico (Gardaland) e quello fieristico e congressuale, che ha attirato nel 2019 oltre 810 mila visitatori e che oggi deve affrontare sfide e problematicità nuove ma stimolanti (es. gestione degli spazi, sicurezza sanitaria, esperienza digitale integrata, etc.).

Mercato del lavoro: guardando agli ultimi cinque anni, le dinamiche dell’occupazione provinciale sono state tra le più vivaci al livello nazionale. Verona, tra le principali province, si posiziona al terzo posto per crescita annua media degli occupati nel periodo 2019-2015.

Le performance brillanti dell’economia veronese si riflettono in un livello di disoccupazione che nel 2019 si è avvicinato ai livelli strutturali di piena occupazione.

Imprese e addetti: nella provincia di Verona si contano circa 75.200 imprese (2018), che ne

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