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Cresme Ricerche SPA. Progettazione Lorenzo Bellicini. Coordinamento Antonio Mura

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Academic year: 2022

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Progettazione

Lorenzo Bellicini

Coordinamento Antonio Mura

Gruppo di lavoro Lorenzo Bellicini Enrico Campanelli Antonio Mura Paola Reggio Antonella Stemperini Sara Toso

Cresme Ricerche spa www.cresme.it - [email protected]

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Sommario

INTRODUZIONE VI

SINTESI: LA PRIMA CITTÀ DEL VENETO, PUNTARE A UNA CITTÀ DI 300.000 ABITANTI? VIII

1. LA PRIMA CITTÀ DEL VENETO: NEL 2019 VERONA SUPERA VENEZIA IX

2. RAFFORZARE LA CRESCITA? PUNTARE A 300.000 ABITANTI? X

3. UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO? XI

4. VERONA: INDICI DI COMPETITIVITÀ XIII

4.1. Il pilastro demografico 18^: Verona demograficamente vivace, ma altre città hanno condizioni demografiche migliori

XIV 4.2. 8^ in Italia e prima nel Veneto, centralità e ricco mix dell’attività manifatturiera XIV

4.3. Le capacità innovative (39^) XVI

4.4. La dotazione infrastrutturale: 20^ punto di forza del territorio di Verona XVII 4.5. L’accessibilità territoriale: investire sull’accessibilità come elemento strategico,

potenziare il cuore logistico del Nord Italia

XVIII

4.6. Una forte vocazione turistica del territorio: 14^ XIX

4.7. Welfare e qualità della vita: bisogna fare meglio (34^) XX 4.8. L’indice di competitività globale della provincia di Verona: 13^ su 107 province,

una buona posizione che può migliorare

XXI 5. VERONA IN EUROPA; POTENZIALITÀ E CRITICITÀ, UNA PARTITA CHE VA GIOCATA IN

RIPRESA

XXIII

6. “SMART SUSTAINABLE TERRITORY” E QUESTIONE AMBIENTALE XV

7. LA CONGIUNTURA ECONOMICA: SCENARI E PREVISIONI DI FRONTE ALLA CRISI XXVIII 7.1. L’occupazione e il sistema dell’offerta; 2015-2019, Verona terza provincia italiana

per tasso di crescita dell’occupazione

XXX

7.2. Imprese e addetti: la struttura economica veronese XXX

7.3. La produzione industriale: la resilienza della manifattura veronese di fronte alla crisi XXXIII 7.4. Le costruzioni, il mercato immobiliare e le opere pubbliche XXXV 7.5. L’economia di Verona: di fronte alla sfida della crisi pandemica e dei complessi

scenari di ripresa. elementi di sintesi

XXXIX 8. UNO SCENARIO INFRASTRUTTURALE IN EVOLUZIONE CHE PONE VERONA COME NODO

NEVRALGICO DELLE CONNESSIONI EST-OVEST E NORD-SUD

XLII

8.1. Politiche regionali di sviluppo XLIII

8.2. Politiche provinciali di sviluppo XLVI

9. UNA NUOVA STAGIONE DI RISORSE XLVIII

10. ALCUNE CONSIDERAZIONI PER L’AVVIO DI UN DIBATTITO E LA COSTRUZIONE DI UNO SCENARIO STRATEGICO: UNA CITTÀ DA 300.000 ABITANTI?

XLIX

1. L’ECONOMIA DI VERONA: MANIFATTURA, ESPORTAZIONI, TURISMO 1

1.1. LA CONGIUNTURA ECONOMICA NAZIONALE: SCENARI E PREVISIONI 6

1.2. VALORE AGGIUNTO: TENDENZE RECENTI E CRISI SANITARIA 8

1.3. LA PRODUZIONE INDUSTRIALE 10

1.4. ESPORTAZIONI 11

1.5. TURISMO: DOMANDA E MODELLI DI OFFERTA, LO SCENARIO CHE CI ATTENDE 18

1.6. OCCUPAZIONE: OCCUPATI, TASSO DI DISOCCUPAZIONE, CIG 28

1.7. IMPRESE E ADDETTI: UNA VOCAZIONE MANIFATTURIERA 30

1.8. BREVE CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE AL LIVELLO COMUNALE 36

(4)

2. VERONA NEL CONTESTO INTERNAZIONALE E NAZIONALE: LE CLASSIFICHE DEL CRESME 41

2.1. VERONA IN EUROPA 42

2.1.1. L’indice generale Cresme sulla competitività metropolitana 45 2.1.2. Il profilo di competitività di Verona tra le aree metropolitane europee 53

2.2. VERONA NEL CONTESTO ITALIANO 66

2.2.1. Dimensioni: Verona vale quanto il PIL della Sardegna, della Calabria o dell’Abruzzo

69

2.2.2. Il pilastro demografico: Verona tra le più vivaci 71

2.2.3. L’indice di livello economico: Verona tra le top 10 e prima nel Veneto 74

2.2.4. Le capacità innovative: un deficit da colmare 78

2.2.5. La dotazione infrastrutturale: punto di forza del territorio di Verona 81 2.2.6. L’accessibilità territoriale: investire sull’accessibilità come elemento strategico 85

2.2.7. Welfare e qualità della vita: bisogna fare meglio 88

2.2.8. Il pilastro turistico: Verona provincia turistica 94

2.2.9. L’indice di competitività globale della provincia di Verona 96 2.2.10. L’analisi dei gruppi omogenei: Verona provincia turistica 100 2.3. VERONA E LE ALTRE CITTÀ ITALIANE NELLE CLASSIFICHE SULLA QUALITÀ DELLA VITA E

SULLE SMART CITY

102 2.3.1. Verona nelle classifiche sulla qualità della vita e dell’ecosistema urbano 103

2.3.2. Verona nella classifica sulle smart city 113

2.3.3. Alcuni approfondimenti 117

3. DINAMICHE DEMOGRAFICHE 137

3.1. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA NUOVA METODOLOGIA DI RILEVAZIONE STATISTICA ADOTTATA DALL’ISTAT

138

3.2. LO SCENARIO DEMOGRAFICO PROVINCIALE 140

3.3. DINAMICHE TERRITORIALI E SCENARI DEMOGRAFICI ALLA SCALA SUB-PROVINCIALE 150 3.3.1. Dinamiche storiche e scenario demografico del comune di Verona 154

3.3.2. Scenario demografico dei comuni in crescita 162

3.3.3. Scenario demografico comuni stabili 171

3.3.4. Scenario demografico dei comuni in declino 179

4. COSTRUZIONI E MERCATO IMMOBILIARE 191

4.1. INVESTIMENTI E VALORE DELLA PRODUZIONE NELL’AMBIENTE COSTRUITO 192

4.1.1. Qualche indicatore 192

4.1.2. L’impatto dell’emergenza sanitaria 193

4.1.3. Caratteri del mercato 196

4.1.4. La nuova produzione edilizia 199

4.1.5. L’impatto degli incentivi per ridurre il rischio sismico e sostenere le costruzioni 201

4.2. IL MERCATO IMMOBILIARE 206

4.2.1. Il mercato immobiliare residenziale 206

4.2.2. Il mercato immobiliare non residenziale 208

4.2.3. Il credito alle costruzioni 210

(5)

5. INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ: STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGETTI STRATEGICI 213 5.1. LE STRATEGIE DI SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE NEL CONTESTO EUROPEO,

REGIONALE E PROVINCIALE

214

5.1.1. Politiche europee di sviluppo 214

5.1.2. Politiche regionali di sviluppo 216

5.1.3. Politiche provinciali di sviluppo 218

5.2. I PROGETTI STRATEGICI PER LO SVILUPPO PROVINCIALE 222

5.2.1. Connessione della provincia ai mercati nazionali e internazionali 222

5.2.2. Facilitare l’arrivo dei flussi turistici 228

5.3. LE SCHEDE DEI PRINCIPALI PROGETTI STRATEGICI 230

5.3.1. I progetti nel territorio provinciale 230

5.3.2. Altri progetti 244

5.3.3. I progetti “bloccati” 247

5.3.4. I progetti più ampi 248

5.4. LA PROGRAMMAZIONE DEGLI ENTI LOCALI 249

5.5. BANDI DI GARA PER OPERE PUBBLICHE: DINAMICA DI LUNGO PERIODO 251

5.5.1. I committenti 252

5.5.2. Le classi dimensionali 253

5.5.3. I mercati complessi e i lavori tradizionali 256

6. LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO: QUALITÀ DELL’ARIA, DELL’ACQUA, DEL SUOLO E FRAGILITÀ

259

6.1. VERSO UNO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO REGIONALE 260

6.2. L’OBIETTIVO DI RIPRODUZIONE IL CAPITALE NATURALE, OVVERO RIDUZIONE

DELL’INQUINAMENTO DI ARIA, ACQUA E TERRA: COME SI POSIZIONA LA PROVINCIA DI VERONA

266

(6)

INTRODUZIONE

Nell'avviare questo lavoro avevamo in mente di costruire una rappresentazione corretta del nostro territorio partendo dalla realtà che viviamo ogni giorno, guardando ciò che ci circonda e ciò che ci assomiglia in Europa.

Una rappresentazione vera, nella quale riconoscerci come cittadini e come imprenditori orgogliosi delle proprie radici ma anche capaci di guardare altrove per confrontarci in modo costruttivo, valutare punti di forza e di debolezza, una base solida da cui partire per guardare avanti.

Il momento che stiamo vivendo lo potremo superare solo se riusciremo creare un clima di fiducia.

Da soli non basteranno incentivi e ristori, serviranno anche prospettive positive che rassicurino persone e imprese sulla possibilità che ci sia un progetto di futuro che ci coinvolga da vicino, nella nostra vita quotidiana e in quella di chi vivrà Verona dopo di noi.

Su questo vogliamo lavorare per identificare un progetto che dia visione al nostro territorio e che, con realismo ma anche con ambizione, ci proietti tra 20 anni. Il progetto dovrà servire da riferimento per ogni singola azione, iniziativa, miglioramento. Dovrà essere un sentiero tracciato, condiviso, da non mettere in discussione ad ogni cambiamento di amministrazione del territorio.

Le grandi direttrici di trasformazione sono tracciate per il Paese e per l'Europa nel progetto Next Generation - sostenibilità, innovazione, infrastrutture per la mobilità, istruzione e formazione, equilibri sociali, salute - alla ricerca di una maggiore competitività territoriale, che supporti ciascun territorio di profilarsi secondo le proprie caratteristiche e ambizioni, non tanto a discapito di altri, ma puntando a dare il meglio a vantaggio di tutti.

Il territorio veronese è stato messo in relazione al contesto di sviluppo internazionale, dato che il nostro progetto di futuro non può prescindere dall’analisi delle scelte strategiche operate anche dagli altri Paesi.

Per individuare tale progetto di futuro, abbiamo iniziato studiando il territorio nelle sue dimensioni più importanti: quelle che conosciamo e quelle che sono meno evidenti. Dalla capacità demografica alla posizione geografica; dal suo sistema produttivo alle sue dotazioni infrastrutturali; dalle vocazioni naturali alle sue affinità con altri territori; dalla qualità della vita alla questione ambientale. Insomma, un'analisi a tutto tondo che ha svelato luci ed ombre non scontate.

Ne abbiamo tratto una fotografia davvero inedita che per certi versi già da sola traccia una proiezione verso il futuro. Una fotografia che senza indulgere in autocelebrazione ci aiuta a prendere coscienza di quanto si possa e si debba fare per traghettare il nostro territorio verso un nuovo futuro, con realismo e responsabilità.

Una fotografia che può rendere giustizia a Verona campione su tanti fronti, ma che può emergere nel percepito degli opinion leader per diventare un punto facilmente individuabile sulla cartina.

Il nostro territorio può crescere demograficamente: è già vivace.

Può rafforzarsi economicamente per rendere solidi i risultati di uno sviluppo costante.

(7)

Può essere campione di capacità innovativa, ma deve lavorare molto per colmare dei deficit.

Deve migliorare l'accessibilità.

Puntare su un business turistico nuovo.

Migliorare welfare e qualità della vita.

Deve rafforzare le sue infrastrutture che sono un punto di forza naturale ma devono essere inserite in un piano strategico che guardi ad un'area allargata.

Sono primi spunti di riflessione che, tutti da analizzare e studiare, ci danno già adesso una indicazione strategica, una strada da percorrere: non dobbiamo pensarci chiusi nei tradizionali confini amministrativi, storici, ma in quelli che invece l'economia, le vocazioni, le opportunità possono disegnare. Il futuro può essere fatto anche di alleanze, per pensare in chiave di territorio-opportunità più ampio. Non autolimitiamoci né nei progetti né nei confini: abbattiamo pregiudizi e preconcetti.

Se non vogliamo subire il futuro ma lo vogliamo costruire insieme, partiamo da un'analisi condivisa:

i progetti verranno come conseguenza di un confronto con i portatori di interesse in una logica che auspichiamo di corresponsabilità alla quale nessuno si vorrà sottrarre. Starà poi sempre alla politica scegliere e fare. Ma noi non abdicheremo al nostro ruolo di proposta, di visione, di ambizione.

Michele Bauli -Carlo Trestini

(8)

Sintesi

(9)

SINTESI

LA PRIMA CITTÀ DEL VENETO, PUNTARE A UNA CITTÀ DI 300.000 ABITANTI?

1. La prima città del Veneto: nel 2019 Verona supera Venezia

Nel quadro complesso che caratterizza la popolazione delle città italiane ci troviamo di fronte ad una costatazione chiara: Verona è diventata la prima città del Veneto per numero di abitanti e la provincia di Verona risulta essere, negli ultimi anni, la provincia più dinamica del Veneto. Negli ultimi due anni, tra 2017 e 2019, la città cresce di 2.333 abitanti secondo i dati dell’Anagrafe ISTAT pre-censimento, mentre secondo i nuovi dati Censuari la crescita è un po’ più ridotta 1.812 abitanti.

Popolazione residente nei Comuni di Verona, Venezia, Padova- 1981-2019 (a)

Popolazione residente nei Capoluoghi di provincia del Veneto 2017-2019- ottobre 2020

2017 2019

(a)

2019 (b)

Var.%

2019 a-2017

Var.%

2019 a- 2017

Ottobre 2020

Var.%

2020 a-2017

Verona 257.275 259.608 259.087 2.333 1.812 258.227 -860

Venezia 261.321 259.150 258.685 -2.171 -2.636 256.435 -2.250

Padova 210.440 212.395 210.077 1.955 -363 208.272 -1.805

Vicenza 111.620 111.764 109.855 144 -1.765 109.576 -279

Treviso 84.954 85.760 85.456 806 502 84.987 -469

Rovigo 51.149 51.049 49.985 -100 -1.164 49.861 -124

Belluno 35.710 35.872 35.675 162 -35 35.611 -64

Fonte: Elaborazione CRESME su dati Istat

(a) Anagrafe ISTAt precedente il Censimento permanente della popolazione (b) Censimento permanente della popolazione, dato in corso di validazione

Questo sintetico indicatore di carattere demografico è importante: i dati sulla popolazione del nostro Paese disegnano uno scenario di forte calo demografico: tra 2014 e 2019 in Italia si sono persi più di 550.000 abitanti secondo la vecchia serie anagrafica ISTAT e addirittura 1.154.000 secondo il nuovo censimento (dato in attesa di validazione). In Italia nel solo 2019 i morti sono stati 634 mila, i nati 420 mila, la differenza è un saldo negativo di 214.000 unità in un solo anno. I numeri del 2020 relativi alla pandemia renderanno questa differenza ancora più grave. I flussi di immigrazione, positivi ma in rallentamento a causa dei bassi tassi di crescita dell’economia, non sono in grado di compensare la dinamica negativa del saldo naturale.

60.000 160.000 260.000 360.000

1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 2019

Venezia Verona Padova

(10)

Il Paese ha un problema demografico, e la demografia è indice sintetico di capacità competitiva di un territorio. Infatti la competizione in atto tra città e città, e città e territori seleziona chi vince e la demografia oggi ne rappresenta un indicatore importante. I dati sono chiari e, per restare al Veneto, mostrano che la crescita demografica interessa Verona, Padova e Treviso, utilizzando la vecchia serie; ma solo Verona e Treviso se guardiamo ai nuovi dati censuari provvisori. Venezia, Rovigo, con entrambe le rilevazioni e Padova, Vicenza, e Belluno con la nuova, perdono popolazione. Che la popolazione sia indice di una città attrattiva e vincente, in grado di offrire lavoro e progetto di futuro, lo dimostrano i dati di Milano che tra 2017 e 2019 è cresciuta di 40.000 abitanti. In sostanza la dinamica demografica oggi è segno di competitività. Il positivo scenario demografico che caratterizza Verona da un lato testimonia una crescita economica e una importante capacità competitiva del territorio veronese, dall’altro pone alla città e alla Provincia di Verona un importante interrogativo strategico: come progettare i prossimi dieci e vent’anni. La crescita nello scenario futuro è frutto di capacità di azione. E non è garantita.

Queste considerazioni sono ancor più vere alla luce dei primi dati che riguardano il 2020; la pandemia ha inciso solle scelte localizzative e molte persone ‘sono tornate a casa’. Verona perde rispetto al 2019 860 abitanti, Venezia 2.250, Padova 1.850. (Milano perde oltre 8.000 abitanti). La pandemia e la riorganizzazione del lavoro sulla base dell’home working, sembrano metttere in discussione un modello insediativo, e rendono la competizione tra città e città, tra città e territori, passata la pandemia, ancor più importante.

2. Rafforzare la crescita? puntare a 300.000 abitanti?

Nel capitolo 3 di questo studio è stato sviluppata una corposa analisi demografica sulla città di Verona, sulla provincia e sui comuni della provincia a partire dai dati anagrafici del 2019. Rinviando per i dettagli analitici al capitolo citato lo scenario previsionale, elaborato con l’ausilio del sistema informativo previsionale DemoSI-CRESME a partire dai dati del 2019, articola le proiezioni della popolazione secondo tre scenari: uno scenario centrale: che definisce la dinamica futura sulla base delle tendenze demografiche registrate nei periodi precedenti, assegnando maggior peso all’ultimo quinquennio; uno scenario alto e uno scenario basso in cui soprattutto le dinamiche migratorie tendono ad essere considerate, sempre sulla base di ipotesi coerenti col quadro statistico di base, in uno scenario più positivo o più negativo. In sostanza la partita si gioca sulla capacità attrattiva di giovani in età di lavoro dinamici.

Come si nota dai grafici, per il Comune di Verona si articola uno scenario molto diversificato tra l’ipotesi alta e quella bassa, soprattutto a partire dal 2029, vale a dire con il secondo decennio. In sostanza Verona nel 2039 potrebbe raggiungere, secondo la previsione “alta” poco meno di 290.000 abitanti, 30.000 abitanti in più di oggi; mentre secondo la previsione “bassa” si scenderebbe a 250.000 abitanti, 10.000 abitanti in meno. Per la Provincia la forbice aperta con le diverse ipotesi di scenario definisce nell’ipotesi alta una popolazione che al 2039 potrebbe sfiorare 1.040.000 abitanti (100.000 abitanti più del 2019), oppure nell’ipotesi bassa scendere a 925.000 abitanti (5.000 in meno rispetto al 2019). Lo scenario centrale vede Verona fra venti anni con ca. 10.000 abitanti più di oggi; mentre per la provincia la crescita sarebbe, rispetto ad oggi, maggiore di 50.000 abitanti. Si tratta di una condizione demografica che, come vedremo, sottolinea i fattori positivi che caratterizzano la capacità competitiva del territorio, e che non molti territori in Italia sono oggi in grado di vantare, ma allo stesso tempo i diversi scenari descrivono le dimensioni di una partita competitiva che presenta anche rischi significativi. L’invecchiamento della popolazione, la riduzione delle persone in età di lavoro, i tassi di natalità che sono anche in questo territorio molto bassi, un saldo naturale tra nati e morti negativo, sono tutti dati che evidenziano come è sulla dinamica attrattiva che si giocherà la partita demografica dei prossimi anni. Si tratta certamente, da questo punto di vista, di accrescere la

(11)

consapevolezza della necessità di sviluppare un “progetto di futuro” per la città e per il territorio, un progetto che tenga conto di tre fattori: la crescita economica, la qualità della vita e la costruzione di un percorso di condivisione e corresponsabilità tra i diversi attori del territorio rispetto alla visione della città del futuro.

Serie storica e scenario previsionale della popolazione residente 2001-2039 COMUNE DI VERONA

PROVINCIA DI VERONA

Fonte: Elaborazione CRESME su dati Istat

3. Un nuovo modello di sviluppo?

Questo scenario che qui tracciamo non è altro che lo scenario che ha caratterizzato e sta caratterizzando molte città e molti territori europei in questi anni 2000: “visions” strategiche che disegnano modelli e avviano investimenti in grado accompagnare le città e i territori verso le nuove sfide della sostenibilità, della qualità della vita, della digitalizzazione, della coesione sociale. Si tratta di piani di sviluppo basati su un nuovo modello urbano, potremmo dire un nuovo paradigma basato sui temi della resilienza ambientale, il contenimento del consumo di suolo, la riduzione della CO2, e allo stesso tempo sulla crescita economica e sulla crescita demografica. Crescita attraverso trasformazione e sostenibilità ambientale e sociale sono componenti di un’unica azione. Per descrivere quello che sta succedendo nelle città europee possiamo citare due città note per il loro essere città verdi, anzi due “European Green Capital”, Stoccolma nel 2010, Copenaghen nel 2014 e i loro piani strategici.

245.000 255.000 265.000 275.000 285.000 295.000

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039

Serie post-censuaria Nuova serie Bassa Centrale Alta

780.000 830.000 880.000 930.000 980.000 1.030.000 1.080.000

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039

Serie post-censuaria Nuova serie Bassa Centrale Alta

(12)

Obiettivi di crescita della popolazione nei piani strategici di sviluppo di Stoccolma e Copenaghen

Fonte: CRESME

Stoccolma nel suo Piano del 2015, “Vision 2040. A Stockolm for everyone”, prevede di crescere in termini di popolazione dal 2015 al 2040 del 60%, passando da 860.000 abitanti a 1.400.000, il suo obiettivo è diventare sempre di più una città “world-class”, come recitava la Vision del 2007, ma “for everyone” come recita la Vision del 2015: una città internazionale per tutti, potremmo dire. Stoccolma ha avviato programmi di investimento e di sviluppo di grandi dimensioni, ma da attuare in forma sostenibile, tanto da brevettare un sistema innovativo, olistico di trasformazione e rigenerazione urbana, che prende il nome di “Simbiocity”.

L’intero sviluppo del sistema urbano è pensato infatti attraverso un approccio basato sull’integrazione, sulle sinergie in grado di produrre valore: 1+1=3 è un altro dei suoi slogan. La dimensione ambientale, quella economica, quella socio-culturale, quella che riguarda la salute, la sicurezza, il confort, e la dimensione tecnologica dell’information communication technology e della digitalizzazione, sono tutte componenti di quello che si presenta come un nuovo modello di città, al centro del quale sta la qualità della vita. L’obiettivo è crescere e trasformarsi, cercando di vincere le sfide competitive con altre città, con altri territori sui temi della qualità della vita, dell’innovazione, della coesione sociale, della sostenibilità ambientale, della cultura;

il progetto, ambizioso, punta ad attrarre popolazione. Gli obiettivi ambientali non sono in contrasto con quelli economici. È un nuovo modello di sviluppo rispetto al quale vengono gettate le basi.

Del resto nel piano di Copenaghen, che ha per slogan “Coherent City”, si scrive che la città è nota a livello internazionale per essere verde, per la sostenibilità e si riconosce che continua ad essere molto attrattiva ma la crescita economica, si scrive, “è oggi più lenta rispetto ad altre città in competizione”.

Quindi con il piano strategico l’amministrazione della città si è posta l’obiettivo di “tornare a crescere”,

“creando ogni anno 20.000 nuovi posti di lavoro nel settore privato”, puntando a una “crescita del PIL del 5% annuo”, una “crescita guidata da quella demografica”, ma una crescita che “deve essere coerente con l’obiettivo di diventare carbon-neutral entro il 2025”. Una partita d’attacco da giocare nelle forme nuove della competizione; infatti il tema chiave nella visione strategica di Copenaghen è accrescere gli investimenti e le possibilità di sviluppo “migliorando e mantenendo gli elevati standard ambientali raggiunti”. Studiare la città, studiare il territorio, comprenderne i punti di forza e di debolezza, disegnare le sfide per il futuro e le risposte che si possono dare è il primo passo per una nuova fase di investimenti e di sviluppo, e questo studio vuole essere un primo contributo per l’avvio di una discussione strategica sullo sviluppo della città di Verona e della sua Provincia.

(13)

Il modello SimbioCity di Stoccolma

Fonte: CRESME

4. Verona: indici di competitività

Le pagine che seguono sono ricche di analisi e certo mettono in evidenza come Verona e la sua provincia siano uno dei punti di forza del sistema economico italiano e veneto, ma si evidenziano anche fattori di criticità con i quali ci si deve confrontare, partendo da alcune considerazioni comparative che ci aiutano a leggere città e provincia nel confronto con altri territori, evidenziandone i molti punti di forza ma anche i problemi e quindi le domande alle quali cercare di dare risposta. L’analisi condotta non è solo italiana, mette a confronto Verona con altre città europee, in particolare con quelle che sono dislocate lungo gli assi infrastrutturali che stanno ridisegnando i rapporti internazionali tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, tra il Mar Mediterraneo e i mercati dell’Europa. Verona è il nodo di uno scenario logistico strategico che nei prossimi anni delineerà grandi potenzialità da un lato e esaspererà la partita competitiva dall’altro.

Il confronto della provincia di Verona con le altre 106 province italiane si basa, come ampiamente descritto nel Capitolo 2, su sette pilastri attorno ai quali sono raggruppati numerosi indicatori di performance: demografia, sviluppo economico, innovazione, dotazione infrastrutturale, accessibilità, welfare e turismo. Ogni pilastro determina una lettura puntuale, ma consente anche l’elaborazione di un indice sintetico di competitività territoriale. L’indice consente di sintetizzare le indicazioni emerse, individuando la posizione di Verona nella classifica delle 107 province italiane. Inoltre i risultati della nostra analisi sono stati confrontati con quelli di altre indagini a conferma e approfondimento dello scenario.

(14)

4.1. Il pilastro demografico 18^: Verona demograficamente vivace, ma altre città hanno condizioni demografiche migliori

La provincia di Verona, rispetto agli indicatori selezionati, si posiziona nell’indice sintetico al 18- simo posto in Italia su 107 province, risultando un’area demograficamente vivace, in un contesto, quello italiano, caratterizzato come abbiamo visto da una forte criticità demografica: Verona ha un indice di vecchiaia inferiore alla media, un saldo migratorio positivo, è 16^ per percentuale di giovani e 17^ se si considera il saldo naturale per cento abitanti. È una posizione di rilievo, ma è inferiore all’obiettivo che la Provincia dovrebbe darsi sulla base del fatto che la provincia di Verona è la 14^ provincia italiana più grande d’Italia per dimensioni demografiche e come vedremo 10^ per dimensioni economiche. Essere 18^ come indice sintetico vuol dire avere almeno quattro posizioni che possono essere migliorate rispetto al peso demografico e ben dieci rispetto al peso economico; gli obiettivi posso essere più alti.

La strategia della crescita demografica, come abbiamo visto, e come è descritto nel Capitolo 1.1 dove si analizzano le città europee concorrenti, è un elemento importante della competizione internazionale.

4.2. 8^ in Italia e prima nel Veneto, centralità e ricco mix dell’attività manifatturiera

Verona risulta essere all’8° posto in Italia nell’analisi determinata dal pilastro economico: è 10^ in Italia per Prodotto Interno Lordo, ma 8^ per crescita del PIL e 8^ per tasso di disoccupazione (4,6%, vicino alla piena occupazione). È 13^ per PIL Pro-capite ed è caratterizzata da un tessuto imprenditoriale con una altissima densità di addetti alle imprese rispetto alla popolazione, è infatti 8^ in Italia per imprese con oltre 250 addetti. L’economia veronese è fortemente connessa con i mercati internazionali, infatti è la 5^

provincia italiana per interscambio manifatturiero con l’estero; è la 1^ esportatrice di marmo, la 1^

esportatrice di bevande, la 2^ esportatrice di prodotti alimentari, la 3^ esportatrice di “cisterne e radiatori”, la 6^ di calzature, la 9^ per il sistema moda e la 10^ per i macchinari

Prime 50 province per indice di livello economico

Fonte: elaborazione CRESME

Nel quadriennio 2014-2017, in un contesto nazionale sfavorevole, caratterizzato da crisi e stagnazione, Verona ha mostrato una maggiore resilienza, collocandosi su un livello di crescita media annua del valore aggiunto del +3,1%, valore superiore al dato medio nazionale (1,2% a valori correnti) e a quello Veneto. Dati

100,0 94,4 94,3 90,0 89,7 89,5 88,9 87,7 87,3 87,0 86,9 86,7 86,4 86,0 85,6 85,4 85,3 85,1 85,0 85,0 85,0 84,7 84,5 84,2 84,2 84,2 83,7 83,3 83,0 82,9 82,9 82,7 82,6 82,5 82,3 82,1 82,1 82,1 82,0 82,0 82,0 81,8 81,6 81,5 81,5 81,5 81,4 81,0 81,0 80,4

Milano Prato Bolzano Bologna Firenze Roma Parma Verona Modena Padova Vicenza Rimini Brescia Trento Monza Reggio Emilia Bergamo Venezia Piacenza Torino Treviso Cuneo Lecco Forlì - Cesena Genova Belluno Siena Aosta Como Pisa Pordenone Lucca Pesaro e Urbino Mantova Trieste Ravenna Savona Novara Potenza Cremona La Spezia Arezzo Pistoia Macerata Varese Udine Ascoli Piceno Sondrio Ancona Benevento

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

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più recenti mostrano che nel 2018 il valore aggiunto prodotto nella Provincia di Verona è superiore, a valori deflazionati, del 3,3% rispetto a quanto prodotto nel 2007, mentre quello del Veneto è inferiore del -0,8% e quello dell’Italia del -3,3%. In economia Verona emerge come uno ei poli dinamici del nostro Paese.

Il mix economico e la forte connotazione internazionale sono caratteri vincenti di una economia forte e in crescita, come vedremo più avanti. Anche se non mancano elementi di criticità.

La provincia di Verona nel confronto con alcune province concorrenti in termini di valore aggiunto Valore aggiunto

(mrd €) Rank Popolazione Rank V.Aggiunto

Pro-capite (€) Rank Popolazione Capoluogo

Brescia 37.812 5 1.270.000 5 29.952 16 199.579

Bologna 36.581 6 1.020.000 11 34.839 3 390.625

Firenze 33.857 7 1.000.000 12 33.411 7 372.038

Bergamo 32.633 8 1.120.000 8 29.371 17 121.781

Padova 28.260 9 940.000 13 30.168 15 212.395

Verona 28.182 10 930.000 14 30.539 13 259.608

Fonte: CRESME

Abbiamo visto che Verona è 10^ per ricchezza prodotta in Italia, ma è 13^ per PIL pro-capite. Si tratta di numeri molto positivi, ma per considerare le possibilità e le sfide che Verona deve affrontare è importante confrontarla con i migliori competitors. In termini di valore aggiunto, Verona realizza 28,182 miliardi di euro, valore che la colloca subito dietro a Padova, che vanta 28,260 miliardi di euro.

Considerando a parte le città di maggiori dimensioni, come Milano, Roma, Napoli, Torino, le concorrenti naturali di Verona sono Brescia, Bologna, Firenze, Bergamo e Padova, province che si collocano dal quinto al nono posto della ricchezza prodotta in Italia.

Prime 50 province valore aggiunto pro-capite (2017)

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Si tratta di province che hanno dimensioni demografiche non particolarmente dissimili tra loro, intorno al milione di persone: Brescia ha una popolazione di 1,3 milioni di abitanti, Verona di 930mila.

Appare evidente dai dati che Bologna e Firenze, entrambe con un milione di persone residenti, presentano livelli di valore aggiunto pro-capite maggiori tra le città selezionate, e sono anche le province che vantano un capoluogo con maggiori dimensioni, prossima ai 400.000 abitanti Bologna e di 370.000 abitanti Firenze.

Verona ha l’8,8% di popolazione in meno di Bologna, ma un valore aggiunto prodotto inferiore del 23%, registrando un valore aggiunto pro-capite inferiore del 12,3%. Non è solo la dimensione del capoluogo a determinare i livelli di ricchezza pro-capite e quindi di produttività, infatti nell’analisi del Valore aggiunto

48.503 40.716 36.172 34.839 33.949 33.598 33.414 33.411 33.335 32.043 31.552 30.736 30.539 30.364 30.168 29.952 29.371 29.106 29.036 28.859 28.853 28.849 28.707 28.584 28.460 28.457 28.403 28.174 28.030 28.002 27.550 27.341 27.223 27.206 26.820 26.788 26.699 26.387 26.387 26.090 25.823 25.695 25.135 25.084 25.020 25.008 24.755 24.564 24.262 24.165

Milano Bolzano Bologna Modena Aosta Roma Firenze Parma Trento Reggio Emilia Genova Trieste Verona Vicenza Padova Brescia Bergamo Torino Belluno Cuneo Treviso Forlì - Cesena Piacenza Ravenna Mantova Prato Cremona Siena Pisa Venezia Lecco Monza Udine Pordenone La Spezia Ancona Rimini Varese Novara Sondrio Como Alessandria Lucca Savona Cagliari Arezzo Vercelli Gorizia Ferrara Biella

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

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-pro-capite altre province e città con minori dimensioni di Verona si collocano in una posizione migliore e tra queste vi sono Bolzano (2^ dietro Milano), Modena (5^), Parma, Trento e Reggio Emilia. Verona è la prima delle province venete ma i margini di miglioramento ci sono e sono importanti, soprattutto considerando la dinamica di crescita che il sistema economico della città è in grado di produrre, lo scenario prospettico dei prossimi dieci-venti anni in termini di scambi e connessioni internazionali. Ma per questo è necessario un progetto d’attacco.

4.3. Le capacità innovative (39^)

L’innovazione è un ambito di analisi complesso rispetto al quale Verona vanta anche eccellenze, ma nell’insieme gli indicatori analizzati evidenziano elementi di ritardo rispetto ad altre realtà. Allo scopo di definire un indicatore sintetico che riassuma le potenzialità e le capacità di un territorio di produrre e assorbire innovazione (in particolare tecnico-scientifica), si sono infatti selezionati sei indicatori: export innovativo, definito come la quota del valore delle esportazioni in settori a domanda mondiale dinamica, come descritti nelle statistiche dell’OECD; numero di brevetti registrati all’EPO (European Patent Office) ogni milione di abitanti; percentuale di occupati in settori ad alto contenuto tecnologico; livello di scolarizzazione superiore (% di laureati tra la popolazione); diffusione della banda larga (numero di abbonamenti in banda ultra larga per cento abitanti) e disoccupazione giovanile, come proxy della capacità del territorio di preservare e valorizzare la parte più dinamica e innovativa della popolazione. Nello scenario nazionale emergono città, come Bologna, Milano, Torino, Roma, anche perché sede di importanti poli universitari e fortemente attrattive nei confronti della popolazione più giovane e istruita; ma a queste si aggiungono province come Modena, Monza, Parma o Vicenza.

Appare modesto sulla base degli indicatori utilizzati il risultato di Verona, un dato che sorprende considerato l’elevato livello di sviluppo economico raggiunto dalla provincia scaligera. Verona, infatti, si posiziona solo al 39-simo posto per propensione all’innovazione, con un indice del 18% inferiore rispetto ai best performer Bologna e Milano. In termini di produzione di brevetti Verona, con circa 81 brevetti ogni milione di residenti si posiziona solo al 26-simo posto assoluto tra le province italiane, e nel Veneto, è alle spalle di Vicenza, Treviso e Padova. Una seconda indicazione di debolezza arriva dal dato sulla quota di occupati in imprese ad alto contenuto tecnologico, una proxy della propensione del sistema imprenditoriale ad orientarsi verso attività ad alto contenuto innovativo; Verona mostra percentuali modeste (il 5,9%), da paragonare, in Veneto, al 13,5% di Vicenza, al 9,3% di Padova o all’8,5% di Treviso.

Prime 50 province per indice di capacità innovativa

Fonte: elaborazione CRESME

100,0 95,8 91,6 91,5 91,0 90,5 90,5 89,9 87,7 87,4 87,2 86,6 86,5 86,4 85,8 85,2 85,0 85,0 85,0 84,9 84,8 84,6 84,1 83,5 83,0 83,0 82,9 82,9 82,8 82,6 82,6 82,4 82,4 82,2 82,2 81,9 81,8 81,7 81,5 81,2 81,1 80,9 80,8 80,7 80,5 80,4 80,4 80,3 80,0 79,8

Bologna Milano Torino Trieste Monza Modena Parma Roma Reggio Emilia Ancona Vicenza Siena Varese Pordenone Novara Pisa Padova Chieti Lodi Ferrara Firenze Genova Bergamo Gorizia Lecco Treviso Ascoli Piceno Potenza Latina Piacenza L'Aquila Rimini Ravenna Brescia Pavia Pesaro e Urbino Savona Lucca Verona Pescara Forlì - Cesena Cremona Mantova Perugia Como Udine Frosinone Trento Rieti Alessandria

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

(17)

Il livello del capitale umano è fondamentale per lo sviluppo di un’economia locale; esso in un approccio interpretativo di labour augmenting productivity determina la capacità produttiva e, al contempo, migliora la capacità del territorio di produrre innovazione ed adattarsi ai cambiamenti (sociali, culturali, tecnologici e normativi). Anche sotto quest’aspetto le indicazioni che arrivano per il territorio veronese meritano un approfondimento; Verona, infatti, mostra una percentuale di laureati più bassa della media delle province italiane, un dato che la colloca in 51-sima posizione. E questo in un contesto in cui come ben noto l’Italia non brilla a livello internazionale. Viviamo peraltro un sempre più intenso flusso di laureati che lasciano il Paese per cercare fortuna all’estero, esodo non compensato da un significativo flusso di verso opposto. In assoluto, Roma, Bologna e Milano sono le province con il tasso maggiore di laureati (16% e 15%) ma si tratta di valori assai più bassi rispetto a quelli di altre realtà europee (Monaco è al 27%, Lione al 25%). Va anche detto che Verona sale al 13° posto in Italia, con il 31,4%, se consideriamo la popolazione dai 25 ai 39 anni. In 10 anni (dal 2008 al 2018) c’è stato un aumento di oltre il 10% degli aventi un titolo terziario il che lascia presupporre che Verona sia sulla buona strada per migliorare la sua posizione. Inoltre Verona risulta 7^ se consideriamo le persone tra 25 e 64 anni con almeno un titolo secondario. Inoltre se è vero che a Verona il tasso di disoccupazione complessivo è del 4,7%, il tasso di disoccupazione giovanile (in questo caso si considera la classe di età 18-29 anni) si mostra ancora su livelli moderatamente elevati, intorno al 11%. Un dato che è sì la metà della media nazionale (22%), ma comunque distante dagli standard che si registrano al livello europeo.

4.4. La dotazione infrastrutturale: 20^ punto di forza del territorio di Verona

Le infrastrutture economiche rappresentano l’ossatura di un sistema territoriale; le infrastrutture di trasporto, in particolare, essendo in grado di modificare i perimetri di accessibilità dei territori riducendo i costi e i tempi di collegamento, individuano un fattore primario che influenza i processi di agglomerazione e localizzazione di imprese e persone, favorendo lo sviluppo di economie di scala. Il trasporto pubblico locale è altresì fondamentale per garantire vivibilità e mobilità sostenibile, specialmente nel contesto urbano, e favorire l’accessibilità per gli spostamenti a medio-corto raggio. Gli indicatori selezionati individuano un mix in grado di rappresentare il livello di dotazione e attrattività infrastrutturale delle province.

Prime 50 province per indice di dotazione infrastrutturale

Fonte: elaborazione CRESME

Gli indicatori utilizzati mostrano come il sistema veronese si inserisce in un contesto territoriale infrastrutturato, sia dal lato stradale che ferroviario; la presenza dell’aeroporto Catullo e la prossimità con

100,0 96,7 94,5 91,2 90,4 88,2 86,3 86,0 85,7 85,3 85,2 84,1 84,0 83,0 80,6 80,5 80,2 79,1 79,1 79,0 78,9 78,8 78,3 78,2 78,0 77,8 77,2 77,2 77,2 77,1 77,0 77,0 76,9 76,9 76,7 76,7 76,4 76,4 76,3 76,3 76,2 76,0 75,9 75,7 75,6 75,6 75,4 75,2 74,8 74,8

Milano Varese Venezia Monza Roma La Spezia Trieste Napoli Bologna Bergamo Pisa Firenze Genova Cagliari Padova Lodi Prato Treviso Torino Verona Brescia Savona Lucca Lecco Sassari Gorizia Piacenza Rimini Catania Pistoia Pavia Ancona Vicenza Novara Bari Como Lecce Pescara Asti Modena Catanzaro Brindisi Parma Cosenza Rieti Reggio Emilia Ravenna Livorno Latina Alessandria

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

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