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Costume de scène o stage costume: due esempi europe

Un costume “nasce” in una sartoria, “vive” sulla scena e, nella maggior parte dei casi, “muore” in un magazzino. Rivive soltanto nel caso in cui venga riutilizzato per un altro spettacolo o per una nuova edizione dello stesso spettacolo per cui era stato creato. Sono rari i casi in cui un costume prenda nuova vita, come opera d’arte, al pari di un dipinto o di una scultura, venendo esposto in un museo.

I musei del costume scenico che si possono trovare nel mondo sono davvero pochi: le sale dedicate al costume di scena del Victoria and Albert Museum e il Centre National du Costumes de Scéne di Parigi.

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Bonizza Giordani Aragno (a cura di) Costumi per narrare. L’officina di Piero Farani. Arte,

artigianato, cinema, catalogo della mostra (Roma, Museo delle Tradizioni popolari,1998), Milano,

Electa, 1998.

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Schiavone Panni di Napoli, M. Rampolla, C. Tosi Pamphili, S. Licastro Scardino, Tra-i-vestiemnti.

L'inventiva della Sartoria Farani in 40 anni di cinema, teatro e televisione, catalogo della mostra (Roma,

Complesso di Santo Spirito in Sassia, 25 Marzo – 21 Aprile 2004), Milano, Electa, 2004.

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Alessandra Torella (a cura di), Costumi a corte. Le collezioni della sartoria Farani al Castello

Odescalchi di Bracciano, catalogo della mostra (Bracciano, Castello Odescalchi, 13 giugno-11

Tornado, quindi, a parlare del sito del Victoria and Albert Museum possiamo trovare una sottosezione dedicata al costume scenico, Stage Costumes, che si trova all’interno della sezione Theatre & Performance60, dove possiamo trovare immagini e documenti riguardanti i costumi scenici, per la maggior parte britannici, dall’inizio del ‘900 a oggi (come nella sezione precedentemente citata Fashion & Jewellery, i costumi che possiamo vedere virtualmente, sono esposti in modo permanente nel museo londinese).

Con un singolo click del mouse sul collegamento “Stage Costume”, accediamo ad una lunga serie di contenuti da poter visionare. La collezione infatti comprende non solo i costumi scenici, ma anche disegni e modellini di architettura e scenografia, dipinti, stampe, manoscritti, periodici, biglietti, libretti, spartiti, locandine, marionette, macchinari scenici e riprese video di spettacoli teatrali.

Le Theatre & Performance Galleries, sono divise in otto stanze: Entrance Gallery,

Room 103, un’introduzione a questa grande collezione di oggetti teatrali, collezionati

dal Theatre and Performance Department; Costume, Room 105, << Questa sezione presenta costumi indossati sul palco da eminenti attori come Richard Burton nel ruolo di Enrico V e Laurence Olivier in Edipo Re, musicisti tra cui Jimmy Page e Brian Eno, il vestito rosso e il cappello disegnato da Christian Dior per Vivine Leigh, un tutù indossato da Margot Fonteyn e un jump suit di Ossie Clark indossato da Mick Jagger>>61; Creating & Producing, Room 106A, dove i visitatori possono capire il

processo che si trova dietro a produzioni come Amleto o Jesus Christ Superstar anche attraverso l’uso di uno schermo digitale; Designing, Room 104B, dove troviamo modellini di scena, bozzetti e dipinti che ci mostrano il ruolo del designer nel processo

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http://www.vam.ac.uk/page/t/theatre-and-performance/

61

Cfr. http://www.vam.ac.uk/collections/theatre_performance/galleries/105/index.html. <<This section features costumes worn on stage by leading actors such as Richard Burton as Henry V and Laurence Olivier in Oedipus Rex, musical performers including Jimmy Page and Brian Eno, the red dress and hat designed by Christian Dior for Vivien Leigh, a tutu worn by Margot Fonteyn and an Ossie Clark jump suit worn by Mick Jagger.>> (trad. mia)

di creazione di uno spettacolo e dove è esposto un antico modellino, per la scena di The

Wonders of Derbyshire, del 1793, del pittore di paesaggi Philip James de

Loutherbourg; Experiencing, Room 104A, dove viene studiato il ruolo del pubblico e il visitatore può guardare riprese di spettacoli teatrali dal National Video Archive Of Performance; Make Up, Room 106 dove viene fatta una piccola storia del trucco di scena, in cui è riprodotto il camerino di Kylie Minogue e dove, attraverso un touch

screen può accedere dei contenuti on-line; Rehearsing & Promoting, Room 106B, dove

sono esposte le più belle locandine di spettacoli degli ultimi duecentocinquanta anni e il

First Folio delle opere di Shakespeare; Temporary Exhibitions, Room 104, spazio per

le esposizioni temporanee dedicate sempre al teatro (come ad esempio la mostra su Diaghilev e i balletti russi) e allo spettacolo, con touch screen interattivo.

I contenuti di questa sezione sono moltissimi, anche perché è dedicata non solo al costume di scena, ma al mondo del teatro in generale. Per quanto riguarda i costumi, le immagini sono molte, gran parte delle quali ci mostrano i costumi in 3D: alcune di queste, oltre a mostrarci il costume che gira su se stesso, ci mostrano anche un movimento particolare che possono avere alcune parti del costume, come ad esempio il costume per il personaggio di Pluto, nell’operetta di Jacques Offenbach, Orpheus in the

Underworld62, in cui le due lunghe code del frac sono inizialmente attaccate alla parte davanti, poi si muovono verso il basso e verso il retro a simulare la coda a punta del diavolo, che in questo caso diventa quindi biforcuta (Figura 20)63.

62

Orpheus in the Underworld, English National Opera, Coliseum, Londra 1985. Costumi disegnati da Gerald Scarfe, realizzati da Kandis Cook.

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http://www.vam.ac.uk/collections/theatre_performance/features/Costume/guided_tour_stage_costumin g/cut_structure/orpheus_underworld/orpheus_rotation/broadband.html

Figura 21. Immagine 3D e didascalia del costume per il personaggio di Pluto,

nell’operetta di Jacques Offenbach, Orpheus in the Underworld, contenuta nel sito del Victoria & Albert Museum.

Attraverso questa sezione dedicata al teatro, si può accedere ad un link che ci porta al

National Video Archive of Performance, dove possiamo trovare riprese video di

direttamente sul web, ma solo su richiesta (e per motivi di studio). Si tratta dell’unico sito internet che offre questa opportunità.

Il sito web del Victoria and Albert Museum, viene rinnovato periodicamente in modo poter mettere in primo piano oggetti diversi delle varie collezioni (questo vale quindi anche per le Fashion Galleries).

Spostandoci virtualmente in Francia, il sito web del Centre National du Costume de Scéne64 è ben strutturato e ci offre una gran quantità di contenuti

riguardanti quello che a noi interessa di più: il costume scenico. Il museo nasce dalla donazione, da parte della Bibliothèque Nationale de France, della Comédie-Française, dell’Opéra national de Paris e della Rudolf Nureyev Foundation, di novemila pezzi, di cui ottomilacinquecento costumi e altri cinquecento pezzi tra cui macchinari scenici, scenografie e documenti. Il museo, situato nella cittadina di Moulins nel centro della Francia, si trova all’interno del Quartier Villar, antico quartier generale della cavalleria, costruito verso la fine del XVIII secolo e considerato monumento storico. Della struttura del museo fa parte anche un edificio dedicato alla conservazione e ai restauri dei costumi.

I costumi non si trovano in esposizione permanente, le esposizioni temporanee si alternano con regolarità: ogni mostra dura dai tre ai sei mesi. Alcune di queste sono state anche esportate al di fuori dell’Europa. Della mostra, ormai terminata, Vestiaire

de Divas. De Maria Callas à Dalida65 possiamo anche effettuare una visita virtuale. Un particolare importante delle esposizioni riguarda i manichini: vengono fatti su misura a seconda del costume da esporre, quindi è come se venissero di nuovo indossati dagli interpreti che li hanno portati in scena.

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http://www.cncs.fr/

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(a cura di), Vestiaire de Divas. De Maria Callas à Dalida., catalogo della mostra (Parigi, Centre National du Costume de Scène, 5 Giugno – 31 Dicembre 2010), Parigi, Gourcuff Gradenigo, 2010.

All’interno del sito un database ci presenta cinquecentosei pezzi della collezione di costumi: una piccola parte di quella che è la vera collezione, ma che ci offre descrizioni dettagliate riguardanti la collezione di provenienza (Opéra, Comédie, Bibliothèque, Foundation Nureyev), titolo dell’opera, genere, numero di inventario, autore, ruolo, interprete, regista, scenografo, costumista, anno di produzione, casa di produzione, descrizione del costume (comprendente i tessuti utilizzati) e la sartoria in cui sono stati realizzati i costumi. In alcuni casi, inoltre, possiamo trovare più di un’immagine del costume (spesso si tratta di una foto del retro). La qualità delle immagini è ottima, anche ingrandendole non si sgranano e possiamo quindi osservarle nel particolare (Figura 21).

Purtroppo la presenza delle scritte di copyright sfoca alcune parti dei costumi creando quindi un elemento di disturbo. Nonostante questo si può dire che la presentazione è ottima e ci viene offerta anche una descrizione soddisfacente del costume.

Altro piccolo problema del sito francese è che ne esiste solo una versione in lingua originale, non esiste una versione inglese che renderebbe più facile la navigazione a chi non conosce il francese. Tutto sommato, si tratta di un sito ben fatto, di facile navigazione, di ottimi e numerosi contenuti. Un ottimo spunto, insomma, per chi si trova davanti alla creazione di un web site riguardante il costume.

Figura 22. Scheda di un costume scenico e zoom della relativa immagine sul sito del