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CRA – Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione Agraria

6. L’associazione PNICube e il Premio Nazionale per l’Innovazione

7.3. CRA – Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione Agraria

Il Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA), istituito con il Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 454, in attuazione dell’art. 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59, ha competenza scientifica generale nel settore agricolo, agroindustriale, ittico e forestale, è vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MiPAAF).

Con l’accorpamento dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (ex INRAN e dell’Ente Nazionale delle Sementi Elette (ENSE) avvenuto in seguito al D.L. n. 95/2012, convertito con modificazioni dalla Legge n. 135/2012, e poi con modifiche apportate dalla Legge di stabilità 2012), il CRA integra le già significative competenze di cui dispone con le conoscenze in materia di alimenti e nutrizione nonché di sperimentazione, innovazione e certificazione in campo sementiero.

A seguito di tale accorpamento l’Ente risulta oggi articolato in un’Amministrazione centrale e in 17 Centri di ricerca e 25 Unità, che costituiscono la rete scientifica del CRA e sono dislocate sull’intero territorio nazionale. Le predette Strutture di ricerca afferiscono a quattro Dipartimenti che hanno compiti di indirizzo, promozione e coordinamento delle attività scientifiche e tecnologiche delle strutture di ricerca:

- Dipartimento Biologia e produzione vegetale (DPV). La competenza scientifica riguarda in particolare le filiere dei cereali, degli ortaggi, della frutta (compresi gli agrumi) e dei fiori. Le attività sono finalizzate alla tutela ed alla conservazione delle specie vegetali ed alla difesa da agenti esterni, siano essi ambientali che derivati dalle attività umane. Particolare attenzione è dedicata all’innovazione delle tecniche colturali classiche ed al miglioramento delle caratteristiche delle produzioni che si servono delle tecniche genetiche più moderne; - Dipartimento Biologia e produzioni animali (DPA). La finalità principale dell’indirizzo

scientifico dato dal Dipartimento è il miglioramento della competitività dei sistemi zootecnici italiani nel rispetto della sostenibilità ambientale e del benessere animale rappresenta. A programmi di ricerca specifici per singola specie o prodotto si affiancano i progetti interdisciplinari per studi riguardanti più specie o più prodotti;

- Dipartimento Trasformazione e valorizzazione dei prodotti agro-industriali (DTI). La gestione delle filiere agroalimentari e delle filiere non-food sono le principali finalità delle attività di ricerca del Dipartimento, che opera in tutti i segmenti del settore della trasformazione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari. Nel primo caso studi e ricerche si focalizzano sulle filiere di base: vite-vino, olivo-olio, foraggero-zootecnico- lattiero-caseario. Particolare attenzione viene riservata alla qualità nella trasformazione agroalimentare ed all’agricoltura sostenibile. Per il settore non-food, le attività di ricerca si focalizzano sulla produzione, sulla trasformazione e sulla valorizzazione delle varie specie di piante (anche per la produzione di biomasse) e sulla possibilità di utilizzo di alcuni vegetali come “biofabbrica”. Ciò permette di studiare le possibilità di destinare sostanze

bioattive di origine vegetale (anche anticancerogene) ad usi farmacologici o di utilizzarle nella difesa di piante con metodi ecocompatibili;

- Dipartimento Agronomia, foreste e territorio (DAF). La gestione sostenibile e la conservazione degli ecosistemi e del territorio agricolo e forestale rappresentano le principali attività di ricerca del Dipartimento, in linea con le Convenzioni Internazionali sull’ambiente, orientate allo studio della gestione sostenibile, intesa come efficienza del sistema biologico, con obiettivo sia la tutela della qualità dell’ambiente e dei beni ambientali, sia lo studio della biodiversità. Biodiversità intesa non solo come salvaguardia di singole specie ma come conservazione degli ecosistemi, del loro funzionamento e dei processi tra i componenti che li costituiscono. Nello scenario mondiale di cambiamenti ambientali globali, le linee di ricerca del Dipartimento sono finalizzate a favorire la capacità di mitigazione e l’adattamento del sistema agroforestale alla riduzione dell’impatto ambientale sul terreno e sulle risorse idriche, attraverso lo studio di tecniche e sistemi colturali innovativi che favoriscano l’aumento delle produzioni agricole.

Il carattere multidisciplinare che contraddistingue le attività di ricerca e la possibilità di contare su risorse umane costituite da ricercatori, tecnici e operatori (circa 2/3 delle oltre 1.200 persone attive nell’Ente), su 62 aziende agrarie sperimentali (distribuite su oltre 5.000 ettari di superficie collocati in diversi ambienti agropedoclimatici italiani) e su laboratori e strumentazioni all’avanguardia, consente al CRA di poter disporre di un significativo patrimonio di conoscenze, risultati e innovazioni che oltre a costituire un punto di riferimento per il settore primario e per le filiere che caratterizzano l’offerta produttiva italiana, si pone come riferimento anche per le attività di ricerca e di cooperazione internazionali. Pur mantenendo una connotazione di carattere strettamente scientifico-sperimentale in campo agrario e sviluppando ricerca più focalizzata su obiettivi applicativi, il CRA conduce ricerca nei settori più avanzati, apportando conoscenze e risultati apprezzati e riconosciuti dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale. Si fa riferimento in questo contesto ai grandi progetti nazionali, finanziati sia dal MiPAAF, sia da soggetti privati e dalle Regioni, ed ai progetti internazionali, primi fra tutti i progetti della Commissione Europea dei Programmi Quadro, che vedono nelle strutture CRA partner di eccellenza ed anche, in alcuni casi, coordinatori.

Nel contesto nazionale, il CRA svolge ricerca e sperimentazione agraria che produce risultati valorizzati a partire dalla pubblicazione su riviste internazionali ad elevato impact factor, sino ai risultati pratici trasferibili direttamente agli operatori delle filiere ed al mondo agricolo in generale. Basti ricordare, a questo proposito, l’importanza della costituzione varietale avvalendosi sia del miglioramento genetico classico ma anche dei più innovativi strumenti della genomica e delle informazioni derivanti dai sequenziamenti di importanti genomi di specie agrarie (del pesco, del

fuori foresta (pioppo per la produzione di legno da opera e di legno da biomassa) hanno portato alla realizzazione del maggiore “portafoglio” di proprietà intellettuale del comparto agro- industriale italiano, con oltre 600 titoli tra brevetti industriali, privative e novità vegetali.

Per il rinnovo delle risorse genetiche nel settore agrario, si sottolinea l’opera di conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche per l’agricoltura e l’alimentazione con le banche del germoplasma e le banche-dati (complessivamente il CRA detiene 30.000 accessioni vegetali e un gran numero di capi di bestiame soggetti a specifici programmi di conservazione per la salvaguardia delle razze bovine, bufaline, ovine e caprine autoctone e di valorizzazione delle loro produzioni), fino alla valorizzazione delle varietà tipiche per un recupero moderno del germoplasma antico. Relativamente all’ultimo punto, viene ricordato il ruolo del CRA nel coordinamento del progetto nazionale Risorse Genetiche Vegetali – Trattato FAO, che porta l’Italia ad aderire fattivamente all’azione di conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali per l’agricoltura e l’alimentazione relativo al Trattato Internazionale FAO. Relativamente alla tutela della biodiversità il CRA è sempre stato impegnato in prima linea in correlazione all’agrobiodiversità, partendo dallo studio e salvaguardia della biodiversità del suolo e della sua fertilità, base alla vita sulla terra, fino ad arrivare alla valorizzazione della biodiversità attraverso l’individuazione di principi nutrizionali innovativi derivanti da colture marginali, fino alla comprensione dei meccanismi genetici alla base di resistenze a stress biotici ed abiotici in grado di essere proficuamente applicati in campo agricolo. Negli anni sono sempre stati intessuti importanti rapporti di collaborazione con piccole e medie imprese per lo sviluppo di nuove tecnologie, mezzi tecnici per l’agricoltura, sistemi colturali, ecc. in grado di contribuire in maniera sostanziale all’affermazione di eccellenze nazionali quali i prodotti alimentari (vino, formaggio, pasta, pane, ecc.).Diversi progetti di ricerca sono attivi nel campo delle energie rinnovabili, che mirano sia al miglioramento ed integrazione delle filiere dei biocarburanti e della fibra per la produzione di energia elettrica e termica che alla messa a punto di tecniche di risparmio ed efficienza di uso delle fonti energetiche tradizionali. Vari progetti, inoltre, sono finalizzati al trasferimento delle innovazioni tecnologiche agli operatori del settore ed in particolare alle aziende agricole che intendono riconvertire i propri ordinamenti colturali nella produzione di biomasse a fini energetici. In campo ambientale si focalizza l’attenzione sulla tutela delle risorse idriche e dei suoli, nonché sui cambiamenti climatici attraverso la messa a punto di metodi innovativi di previsione dei loro effetti sui sistemi agricoli, acquatici e forestali.

L’articolazione e la capillare presenza territoriale, la numerosità e trasferibilità dei propri risultati consente al CRA di porre in essere numerose azioni per diffondere le proprie competenze e di soddisfare la domanda di ricerca e sperimentazione proveniente dagli operatori dei diversi settori produttivi nonché dagli Enti pubblici e privati, operando sinergicamente con le Amministrazioni centrali e regionali, con gli Enti locali, con le Imprese e le Associazioni di categoria. Il trasferimento dell’innovazione, e più in generale delle conoscenze prodotte dalle Strutture di ricerca del CRA, rappresenta quindi uno dei punti che caratterizza la missione stessa dell’Ente. Per tale motivo la riorganizzazione del CRA, a cui si è fatto cenno nella parte introduttiva, ha tenuto conto di questa

rilevante missione e ha individuato nel Servizio Innovazione e trasferimento tecnologico (ITT) il punto di riferimento, oltre che per tutte le azioni attinenti la valorizzazione e gestione della proprietà intellettuale, anche quelle per favorire, sostenere e coordinare iniziative di divulgazione e attività dimostrative finalizzate alla diffusione al pubblico e alle imprese delle conoscenze e dei risultati generati dalla ricerca dell’Ente. Il Servizio ha pertanto definito progetti di trasferimento dei risultati e delle innovazioni in collaborazione con le strutture e con la rete dei servizi operanti a livello regionale, coordinando le azioni di diffusione e di collaudo dei risultati prodotti dalle attività di ricerca e sperimentazione agraria dei propri Centri e Unità di ricerca. Tale compito, già di per sé importante, assume oggi carattere prioritario perché strettamente collegato al prossimo periodo di programmazione e di attuazione degli interventi previsti con i futuri strumenti di politica agricola comunitaria e per la ricerca per il periodo 2014-2020. Poiché la capacità delle imprese di settore di rimanere competitive in uno scenario produttivo caratterizzato da rapidi cambiamenti, che si registrano congiuntamente nelle tecnologie utilizzate e nei mercati di riferimento, dipende non solo dalla capacità degli Enti di ricerca di riuscire a produrre ed organizzare l’offerta di innovazioni ma anche da come questa viene veicolata per raggiungere rapidamente le imprese che la dovranno adottare, il CRA ha messo a punto nuovi strumenti e metodi di lavoro che, tenuto conto anche delle limitate risorse finanziarie disponibili, facilitano la comunicazione permanente tra le proprie Strutture, le Regioni e il mondo operativo e favoriscono il trasferimento dei propri risultati fino agli utilizzatori finali.

Queste attività di trasferimento investono diversi prodotti della ricerca CRA:

- i risultati e le conoscenze “trasferibili” per migliorare/innovare specifici processi produttivi ovvero mature per essere immediatamente adottate dalle imprese agricole e dall’agroindustria;

- le numerose privative per novità vegetali; - i brevetti per invenzioni industriali;

- il patrimonio genetico vegetale costituito da varietà iscritte ai relativi registri nazionali (“Specie Agrarie”, “Piante ortive”, “Vite”, “Cloni Forestali”);

Pertanto, grazie anche all’attuazione di progetti dimostrativi specifici finanziati dal MiPAAF, è stato realizzato un modello di lavoro condiviso con le Regioni, denominato “Agritrasfer”, che prevede il ricorso a strumenti informatici per rendere facilmente accessibile l’informazione sui risultati della ricerca e realizzare una stretta sinergia tra le attività di ricerca e sperimentazione del CRA, e di altri centri di ricerca pubblici e privati in agricoltura, agro-industria e sviluppo rurale, ed i Servizi Sviluppo Agricolo (SSA) regionali attraverso i quali garantire il collegamento con il mondo operativo. Tale modello prevede innanzitutto la necessità di rendere pubblici e individuabili i

varietà iscritte ai registri nazionali. Una piattaforma e-learning e l’organizzazione di un sistema di animazione coordinato dal CRA (http://cdp-agritrasfer.entecra.it/) completano gli strumenti necessari ad attivare e a far funzionare dei gruppi di lavoro interregionali, denominati Comunità di Pratiche, condivisi con le Regioni e che coinvolgono ricercatori, funzionari, tecnici e divulgatori regionali, imprenditori, associazioni di categorie, ordini professionali ed altri portatori di interesse. Nell’ambito delle Comunità di Pratiche i partecipanti, insieme, approfondiscono alcune problematiche di settore/di comparto, definiscono le esigenze e le priorità di ricerca e di innovazioni, individuano i risultati prodotti dalla ricerca agricola rispondenti alle esigenze manifestate, consentono di porre in essere azioni dimostrative e di collaudo ai fini di un trasferimento dei risultati prodotti dalla ricerca alle imprese per specifico contesto produttivo territoriale. Oltre che attraverso la comunicazione a distanza, l’attività è supportata da incontri in presenza che diventano un valido e necessario strumento di affiancamento dei ricercatori CRA all’uso dell’e-learning attraverso i quali sono coinvolti in maniera attiva tutti gli attori delle filiere per “mettere in pratica” le soluzioni individuate attraverso le Comunità di Pratiche. In questo caso i vari stakeholder possono dibattere con i ricercatori coinvolti e con i propri referenti regionali/territoriali per ricevere utili indicazioni e conoscenze specifiche a supporto della propria attività, ma possono anche fare emergere “dal basso” nuove istanze e fabbisogni specifici locali che il mondo scientifico può far proprie per impostare e calibrare le attività di ricerca al fine di ottenere risultati mirati e prontamente trasferibili. Il sistema Agritrasfer è stato concepito per poter essere aperto anche alle banche dati di altre Istituzioni ed Enti di ricerca (ad esempio è stato realizzato il collegamento con la banca dati della ricerca agricola regionale con la quale Agritrasfer ne condivide i sistemi di classificazione e di descrizione) che vorranno mettere in comune i dati sui risultati ottenuti con le proprie attività o partecipare attivamente ai lavori delle Comunità di Pratiche.

Il quadro di sintesi seguente riferito al 31.12.2013 richiama alcuni dati sul personale, sulla gestione delle proprietà intellettuali e sulle attività di trasferimento dei risultati e delle innovazioni prodotte dalla ricerca CRA.

Tabella 7.1 – Dati di sintesi del CRA al 31.12.2013

CRA 2013

Dipendenti (ricercatori) 1.285 (377)

Personale UTT (ETP) 3,9

Privative vegetali in portafoglio 202

Brevetti in portafoglio 33

Varietà iscritte nei Registri Nazionali 450

Altri risultati trasferibili presenti in banca dati 350