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Credi sia migliorata la qualità artistica della musica con la rivoluzione digitale? Mi viene da pensare ad esempi come: il sempre più frequente

Biografie degli intervistat

3. Credi sia migliorata la qualità artistica della musica con la rivoluzione digitale? Mi viene da pensare ad esempi come: il sempre più frequente

lancio di singoli o la riduzione del numero dei brani negli album.

PIERO BARONE: Io non mi sento di espormi più di tanto sulla qualità arti-

stica degli altri generi. La qualità penso sia lo scopo di ogni artista: con la nostra lirica e pop-lirica cerchiamo sempre di offrire qualità, certo ogni tanto venendo a compromessi con le leggi del marcato. Ciò che vedo in altri generi, il pop e o la trap fra tutti, è proprio la riduzione del tempo di ascolto che è un riflesso di una cosa più grande. Prima infatti un pezzo famoso era fisso in classifica per mesi e mesi, adesso un pezzo di succes- so rimane in cima per qualche settimana, sostituito subito da un altro. Le leggi del mercato.

VINCENT HANK: la qualità artistica è sempre difficile da giudicare; sicu-

ramente è cambiato il modo di vedere un disco o un singolo. Se prima il singolo era il “pezzo forte” del disco e c’era la necessità di mercato di lanciarli quasi in contemporanea - non aveva quasi senso lanciare nei

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negozi fisici un CD con uno/due singoli - adesso la visione è completa- mente diversa. L’ascoltatore difficilmente ascolta un intero album, a me- no che tu non sia già un nome affermato sulla scena, per cui il lancio di diversi singoli a distanza ravvicinata è più di impatto.

DARIO MANGIARACINA: da quando esiste un mercato discografico è sem-

pre esistita la musica spazzatura.

DAVIDE IACONO: anche in questo caso devo rispondere che è migliorata

la quantità, la qualità è una cosa oggettiva, ma di base ti direi che si è persa un bel po’ di poesia. Sono dell’85, non si può paragonare l’eccitazione dell’acquisto di un cd, quando avevo sedici anni, all’acquisto online di un singolo.

FABRIZIO CAMMARATA: a parte ciò che dicevo prima sugli effetti sulla

produzione, che quindi è una cosa tecnica, credo che esisterà sempre la musica bella e la musica brutta, quali che siano i supporti.

ANTONIO GIOVANNI BONO: oggi è possibile la personalizzazione

dell’ascolto con la costruzione di playlist pensate ad hoc che rispondono a specifici bisogni degli ascoltatori. Manca, però, probabilmente una consapevolezza della qualità artistica perché scevra dal contesto vivo di un’esecuzione. La maggior parte dei fruitori subisce il fascino della col- lettività e delle sue scelte di massa ripudiando a volte la geniale intuizio- ne artistica di chi riesce a guardare oltre. Il singolo risponde allora all’esigenza di comprimere nella brevità un pensiero tralasciandone tutte le possibili implicazioni. Si predilige un “concentrato sonoro” piuttosto che un “viaggio musicale” più impegnativo e faticoso. Il singolo è per me la tessera di un mosaico: l’album o il progetto musicale.

FEDERICO CIMINI: no. L’unica cosa che agevola un lancio superiore di

singoli è la semplicità con cui oggi è possibile produrre musica, insieme allo sviluppo di mezzi come Spotify o Youtube che ne rendono più diretto l’utilizzo. La qualità artistica non mi sembra affatto migliorata, quando c’è del talento il pubblico se ne accorge e lo valorizza, tutto il resto è “spazzatura” creata da gente che ha semplicemente la voglia di provare a diventare famoso. La riduzione dei brani negli album è un effetto dato dall’enorme quantità di materiale disponibile, così come le canzoni che durano sempre meno.

ALESSIO MINGOLI: non credo ci sia correlazione diretta tra la qualità ar-

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modalità con cui si promuove un disco, ora la musica è fluida e c’è un consumo diverso, il concetto di disco ha perso importanza a vantaggio dei singoli che soddisfano il bisogno continuo di nuove uscite e musica nuova da ascoltare.

GIOLÌ E ASSIA: per quanto riguarda la qualità artistica tutto dipende. Di-

pende dal tipo di artista, dal tipo di approccio che si ha con la musica, dagli obbiettivi. Ci sono artisti che tutt’ora preferiscono registrare ogni singolo strumento live in studio piuttosto che usare delle normali loop che ti semplificano il lavoro. Dipende da cosa vuoi ottenere, dal tuo progetto musicale, dal saper usare i vari strumenti e attrezzature, dal tuo pubblico, o dal genere di musica. Nel rock ad esempio con l’uso delle chitarre o le batterie non puoi usare loop, devi registrare ogni strumento per avere una migliore resa. Nella musica dance invece molti suoni all’interno di una produzione sono soprattutto elettronici, loop/samples o strumenti suonati tramite qualsiasi software da una tastiera midi (controller che ti permette di suonare ogni strumento pre registrato nel sofwtare). Sicura- mente però al di fuori di tutta la varietà di musica che abbiamo a disposi- zione ci sono ancora molti produttori che cercano comunque di ottenere suoni sempre più originali e ricercati da lanciare sul mercato. Pronti a inventare nuove tendenze. È questa, infatti, la vera sfida di oggi. Quella di lanciare sempre una nuova moda, una nuova influenza di suono musi- cale, quella di trovare suoni sempre più particolari e orecchiabili. Con l’uscita sempre più numerosa e frequente di brani è complicato farsi strada, soprattutto riguardo i generi main stream.

ROBERTO CAMMARATA: no, credo che la qualità in termini assoluti si sia

abbassata molto. Probabilemente le cose suonano mediamente meglio, ma molte delle registrazioni che ascoltiamo sono mediamente finte, trop- po editate o troppo post prodotte, cosa che fino qualche anno fa per le produzioni medio-piccole non era possibile, ma allo stesso tempo avevi un riscontro più vero e fedele del brano che stavi ascoltando. Oggi dei brani che suonano in maniera impeccabile, diventano pessimi se ascoltati senza post-produzione.

ALESSANDRO BRATUS: non mi pare che tra i due poli della questione ci

sia una connessione diretta, semmai una ulteriore possibilità di pensare un progetto musicale in termini di formato e di distribuzione su una ulte- riore piattaforma e attraverso un medium diverso da quello dell’oggetto contenente un suono. Il discorso relativo a singoli o album pertiene, cre- do, più al posizionamento in termini culturali all’interno dei generi musi- cali, che ovviamente viene a riconfigurarsi e – forse – estremizzarsi con questo passaggio tecnologico.

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IGNAZIO CAMARDA: come sopra

4. Da semplice ascoltatore, quanto lo streaming musicale ha cambiato il tuo