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Da semplice ascoltatore, quanto lo streaming musicale ha cambiato il tuo rapporto con la musica?

Biografie degli intervistat

4. Da semplice ascoltatore, quanto lo streaming musicale ha cambiato il tuo rapporto con la musica?

PIERO BARONE: tantissimo, e il contributo principale più che allo strea-

ming è dovuto alla rivoluzione smartphone.

VINCENT HANK: poco. Per la mia forma mentis, sono quasi contro lo

streaming musicale. Non ho Spotify, pur lavorandoci, uso poco Youtube o gli altri servizi. Amo scoprire la musica in radio, anche nelle radio “pop”. Proprio perchè lo streaming ha bisogno di grandi numeri per fun- zionare, mi sembra che si tenda ad ingigantire la portata di un fenomeno (vedi Young Signorino) solo per monetizzare, a discapito dell’arte vera e propria.

DARIO MANGIARACINA: non so cosa voglia dire essere un semplice a-

scoltatore. Nessuno di noi credo che sia un ascoltatore semplice. Premet- to che per quanto mi riguarda ascoltare musica non è nulla di paragona- bile a quello che subiamo giornalmente quando usciamo di casa (penso alle radio, alla diffusione nei supermercati di musica che accresca la gra- tificazione dello shopping e quindi le vendite, al sottofondo nei locali). Per la specificità della tua domanda credo sia più giusto pensare a quei momenti in cui la musica riempie dei vuoti o diventa un catalizzatore e- motivo e fisico. E allora viva la buona musica in discoteca, viva le lacri- me durante un canzone che ti suggerisce un lessico, un modello per for- malizzare le tue emozioni. Se parliamo di quel tipo di ascolto non credo ci sia grande differenza tra l’ascolto in streaming e quello che mi succe- deva vent’anni fa quando registravo le mie canzoni preferite su una musi- cassetta o consumavo un cd con una “mixtape” tutta per me.

DAVIDE IACONO: lo ha inaridito. La facilità del gesto mi ha paradossal-

mente impigrito. Ho sempre ascoltato poca musica, ma adesso quasi non la ascolto più.

FABRIZIO CAMMARATA: anche io ho accesso a tutto e ne godo tantissimo,

ma riconosco di essere la prima “vittima” di questo cambio di percezio- ne. È sicuramente più difficile, oggi, che un disco mi emozioni al punto da diventare importante per la mia vita.

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d’orchestra unita a quella di docente mi permette di vivere la musica nel- la sua dimensione più autentica in cui sono assenti filtri o intermediari. Ho la fortuna di sentire il profumo degli strumenti e di toccare la materia sonora. Sono, però, convinto della bontà rappresentata dai nuovi stru- menti informatici. In particolare, ritengo utile poter disporre attraverso lo streaming di una gamma ampia e variegata di possibilità di ascolto. Guardo con molto interesse alla nuova piattaforma streaming “Prime- phonic” specializzata nella musica classica. La particolarità di tale piat- taforma consiste nel poter disporre oltre alle playlist anche di editoriali dedicati ai generi musicali o a particolari periodi storici.

FEDERICO CIMINI: Ho 30 anni e la mia è una generazione di passaggio.

Ho vissuto gli anni ‘90, le musicassette, i cd, i primi ipod, Napster, i mo- dem a 56k, Youtube, myspace, fino a Spotify. Prima la musica arrivava in maniera molto più difficile e magari di un artista si conosceva un solo singolo oppure dovevi appassionarti talmente tanto da voler comprare un disco. Oggi se un artista ti piace puoi ascoltare tutta la sua produzione quando vuoi e come vuoi, da un pc o da un telefono e spesso in maniera gratuita o con abbonamenti minimi. La vera rivoluzione è questa.

ALESSIO MINGOLI: lo streaming musicale ha decisamente migliorato il

mio rapporto con la musica, soprattutto con quella che non conoscevo. Grazie a Playlist basate sui miei gusti ho conosciuto tantissimi artisti nuovi, che probabilmente prima non avrei mai scoperto, ascolto anche più frequentemente la musica essendo ora molto più facile ed immediato.

GIOLÌ E ASSIA: moltissimo e in meglio. Prima non era così semplice sca-

ricare un brano e metterlo in playlist per andare a correre. Io ero solita masterizzare illegalmente mille CD (purtroppo) quando non potevo ac- quistarli. Era abbastanza complicato anche scaricare dei brani. E si do- veva comprare un mangia cassette, un lettore CD, uno stereo. Amo il fat- to che adesso l’ascolto è immediato. Oggi basta un telefono, Spotify, YouTube, e hai a disposizione migliaia di playlist o farle tu stessa con i tuoi brani preferiti. È una fortuna per i grandi ascoltatori. Ho passato la maggior parte del mio tempo su queste piattaforme. Trovi playlist in base al tuo umore, playlist sulle nuove uscite, playlist sulle nuove tendenze, generi, e artisti emergenti. Ormai è come digitare qualsiasi cosa su Goo- gle. Ognuno può farsi una cultura musicale molto ampia. Su questo a- spetto non rimpiango molto di qualche paio di anni fa.

ROBERTO CAMMARATA: da ascoltatore, non l’ha cambiato. Il mio rappor-

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lità più difficoltosa e avventurosa ma forse più divertente di scoprire nuova musica di cui innamorarmi. Oggi, sicuramente, è più veloce e più immediata, nella stessa maniera in cui faccio un bonifico con più facilità rispetto a 10 anni fa. Ma non ha cambiato il mio rapporto con la musica.

ALESSANDRO BRATUS: permette un più agevole accesso a un grande ca-

talogo in modo semplice e diretto, da questo punto di vista ha semplifica- to molto il mio lavoro di studioso di musica registrata, specialmente per quanto riguarda la didattica.

IGNAZIO CAMARDA: nel mio caso specifico, considerato il fatto che ascol-

to musica per professione scegliendo poi ciò che c’è di bello per proporlo alla gente, lo streaming musicale mi ha certamente aperto tantissime por- te di ascolto e conoscenza. Ma io non sono un utente medio, sono un DJ e in quanto tale ho già di partenza un intento di “scoperta” alto e una cu- riosità che invece non trovo in molti utenti oggigiorno

5. Venendo da una realtà come (indipendente o major), pensi lo streaming