• Non ci sono risultati.

I beni italiani sono gestiti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mi-BAC) secondo l’adozione di regole e strumenti comuni, che consentono la condivisione delle informazioni fra i diversi enti (pubblici e privati) che operano nel settore dei beni culturali. L’organigramma di questa struttura ministeriale si sviluppa in modo gerarchico passando dal vertice del Min-istero, ai Sottosegretariati e successivamente al Segretariato Generale il quale si dirama in diverse Direzioni Generali, fra cui la Direzione Generale Musei che fa capo all’ente PM_Pie (Fig. 8) .

Il PM_Pie è un’articolazione periferica della Direzione Generale musei e sotto la gestione del MiBAC, ed è stato istituito in base al D.P.C.M.

del 29 agosto 2014, n. 171. L’ente ha il compito di garantire un servizio pubblico di fruizione e valorizzazione dei beni statali presenti sul territorio, individuando strategie e obiettivi di promozione e sviluppo, in relazione alla sfera territoriale di pertinenza. Esso promuove l’integrazione di percorsi e relativi itinerari turistico-culturali .

Figura 8: Articolazione degli Uffici di livello dirigenziale non generale del MiBAC, 20191 1 Cfr. https://w ww.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/MenuPrincipale/

Ministero/La-struttura-organizzativa/index.html_85114179.html

Nel Regno Unito i beni culturali sono gestiti dal Department for Digi-tal, Culture, Media & Sport (DCMS), che corrisponde al ministero italiano sopracitato. Nel caso del patrimonio culturale il Dipartimento dell’ente Historic England, che è un Non-departmental public body (NDPB) con il ruolo di consulente legale del patrimonio, a cui risponde l’English Heritage Charity, ovvero un istituto del sistema giuridico anglosassone, che regola i rapporti legali di natura patrimoniale dei beni gestiti dal DCMS (Fig.9) .

EH infatti è un’organizzazione che dipende dall’Historic England, ovvero un ente pubblico istituito il 1° aprile 2015 e che sostiene l’ampio patrimo-nio nazionale, coordinando il sistema di pianificazione, gestione e sov-venzione di quello culturale e naturale di Regno Unito e Galles, sotto la direzione del DCMS.

Sulla base di quanto è emerso dalle due realtà e dopo un’attenta ricerca bibliografica e sitografica si è deciso di applicare, per la scelta dei casi studio individuati, i criteri presentati dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), l’Istituto del MiBAC afferente alla Direzione generale Educazione e Ricerca.

Figura 9: Organigramma grafico della struttura direttiva dal DCSM alla EH Charity (elaborazione Plenteda, 2019)

I beni sono stati selezionati in funzione di alcuni aspetti comuni, che hanno permesso di elaborare un’analisi paritaria in funzione delle caratter-istiche di gestione del bene, tipologia e altro. I criteri di selezione utilizzati sono stati i seguenti :

• settore disciplinare: bene architettonico e paesaggistico;

• categoria generale del bene: immobile (dimora) e mobile (collezioni);

• natura giuridica-istituzionale: statale;

In merito alla tipologia di beni selezionati si è scelto di analizzare quelli di tipo storico, con la caratteristica comune di essere dimore, alcune di queste con giardino o parco annesso; scelta motivata dalla possibilità in-trinseca del bene di offrire, potenzialmente, la possibilità di organizzare e gestire iniziative didattiche e culturali in tali spazi. Infatti, la presenza di un’area esterna adibita a giardino o parco, offre la possibilità di attività all’aperto di carattere ludico ma anche e soprattutto didattico e culturale.

Per quanto riguarda la scelta dei beni italiani, questa è ricaduta nei con-fini torinesi, in quanto sul territorio piemontese è presente la Fondazione Torino Musei, ente che favorisce l’accesso delle persone con disabilità al patrimonio culturale attraverso una politica di inclusione sociale. Questa prevede la creazione di percorsi e attività specifiche in collaborazione con associazioni e scuole, e che garantisce anche gratuità di ingresso ai beni, da parte dell’utenza disabile con relativo accompagnatore.

Inoltre, tra le attività rilevanti sviluppate all’interno del territorio, si segnala che il Dipartimento di Educazione del Castello di Rivoli, nell’ambito della Giornata internazionale delle Persone con Disabilità (IDPD, International Day of Persons with Disabilities), promuove diverse attività e propone oc-casioni di condivisione come quella del Tavolo di Confronto Culturaccessi-bile avviato nel 2010, proprio presso il Castello di Rivoli, in collaborazione con l’ente Consulta Persone in Difficoltà (CPD). Questa Tavola attualmente coinvolge più di venti soggetti tra associazioni culturali, fondazioni, musei e istituti legati alle disabilità e tratta i temi di accessibilità, fruizione ed in-clusione di attrattori culturali presenti sul territorio piemontese.

Un passo importante verso la direzione della “accessibilità alla cultura”, intesa come un’apertura della società in vista di una cultura più partecipata e inclusiva, è stato un elemento centrale del messaggio lanciato all’interno di un seminario dal titolo “L’invasione degli altri corpi 2”, promosso dal-la Fondazione Fitzcarraldo, avviato nel 2010 e che ha visto nell’edizione 2011 un ulteriore sviluppo, con l’obiettivo di radicare i valori della cultura partecipata nella coscienza della società contemporanea..

La scelta del Regno Unito invece è ricaduta sulla città di Londra che presenta uno scenario patrimoniale e museale molto ricco. Per individu-are le ragioni per cui la scelta è ricaduta su questo paese occorre findividu-are un excursus legato alla storia dell’accessibilità (come presentato nel capitolo 3). Successivamente nel 1991 il British Council of Disabled People lanciò una campagna per sensibilizzare i legislatori e spingerli a rendere illegale

ogni discriminazione nei confronti delle persone disabili, che da allora ve-dono riconosciuti criteri e linguaggi misurati e idonei, per affrontare il tema della disabilità in relazione con l’accessibilità sia culturale che fisica dei luoghi di interesse .

Tutti questi elementi hanno fatto emergere come i due Paesi abbiano intrapreso percorsi diversi e rilevanti.

5.3 Metodologia e scopo dell’analisi

La metodologia di lavoro messa in pratica è stata sviluppata in diverse fasi, partendo dall’individuazione degli enti che lavorano nel campo del patrimonio culturale delle due realtà europee studiate e dei singoli beni, in base ai criteri descritti nel paragrafo 5.2. Le fasi della metodologia sono state:

• individuazione dell’ente con cui sviluppare la parte di ricerca in Italia e nel Regno Unito;

• individuazione dei siti;

• contatto con il personale qualificato dei siti;

• ricerca sul campo tramite sopralluoghi, interviste e documentazione fotografica.

In merito alla raccolta dei dati e delle informazioni, le principali fasi di lavoro sono state:

1. gerarchizzazione delle fasi di lavoro ed elaborazione della Scheda di Analisi, strumento fondamentale per la raccolta dei dati in fase di sopralluogo (vedi allegato);

2. presa di contatto con persoanle qualificato di ciascun bene;

3. attività di raccolta dati sul campo: avvenuta durante i numerosi sopralluoghi svolti;

4. realizzazione e restituzione del lavoro di ricerca tramite stesura delle Schede di Restituzione di ciascun bene analizzato (vedi allegati);

5. confronto dei beni e individuazione di linee guida per il raggiungimento degli OSS.

Documenti correlati