• Non ci sono risultati.

5. Il Networking come opportunità per le gallerie d’arte che praticano ricerca:

5.3 Il caso di Venice Galleries View

5.3.8 Critiche e punti deboli

Nonostante il progetto di rete abbia sicuramente portato dei buoni risultati sul fronte dell’aumento di pubblico, della notorietà delle gallerie, nel facilitare relazioni con le istituzioni e soprattutto nel creare un nucleo attivo e propositivo di scambio tra i partner, vi sono però diversi punti critici.

Come evidenziato da Aurora Fonda, gallerista di A plus A gallery, la principale iniziativa organizzata fino a questo momento dalla rete è la stampa e distribuzione dei pieghevoli, che non risulta però ben programmata. Il momento più importante dell’anno per le gallerie, come emerso anche da alcune interviste, è rappresentato dal periodo di opening di Biennale nelle prime settimane di maggio. In questo periodo le gallerie programmano le loro mostre di punta, perché si intensificano sia i flussi di collezionisti e di pubblico specializzato che il numero di competitors sul territorio. Per questo motivo ogni galleria cerca di proporsi al meglio con una mostra che possa attirare l’attenzione della stampa e del pubblico.

Di conseguenza sarebbe opportuno programmare le uscite della mappa in modo che la promozione, soprattutto delle mostre di questo periodo, inizi già alcune settimane prima. Andrebbe affiancata soprattutto da una forte comunicazione social e web che vada a rafforzare quella realizzata dalle singole gallerie.

87

La componente web della comunicazione deve mirare ad intercettare il pubblico prima che arrivi in città, in questo modo sarà possibile ottenere un maggiore afflusso. Non è sufficiente quindi l’attività di promozione tramite l’utilizzo del pieghevole, che ha in effetti una portata molto limitata. La comunicazione realizzata in questo modo, con il mezzo cartaceo, è decisamente lenta e circoscritta, anche se può essere comunque efficace se opportunamente integrata in una più ampia strategia. Con l’integrazione ad esempio di una serie di inserzioni ben calibrate sulle riviste di settore, oppure dalla creazione di una newsletter comune. Sostanzialmente la comunicazione non è accuratamente programmata e diffusa per massimizzarne l’efficacia, potrebbe sicuramente portare a risultati migliori.

Quello della rete non è però un canale di comunicazione che può sostituire la promozione individuale delle singole gallerie, dato che la forte concorrenza obbliga ad investire molto sulla promozione delle singole mostre per farle emergere. Di conseguenza si tratta di una spesa ulteriore, anche se limitata, che difficilmente tutte le gallerie accetteranno di buon grado di affrontare. Di certo andrebbe potenziata la pubblicità, anche sui giornali e sui siti web.

Però anche quello richiede sempre di riuscire a bilanciare tra ciò che andrebbe aggiunto e fatto in più ed i relativi costi (Michela Rizzo, Appendice 1, pag. 100).

Da questo emerge un’altra criticità, assolutamente tipica di questo tipo di progetti. La difficoltà a coordinare ed accontentare tutti i partner durante la pianificazione e realizzazione delle iniziative. Questo avviene perché le nove gallerie hanno nove diverse idee e nove diverse aspettative su ciascuna iniziativa, tra cui è necessario di volta in volta mediare. In questo senso è vero però che gestire una rete con un numero così limitato di partner rende tutto sommato meno complicata la mediazione.

L’attività svolta fino a questo momento è stata sicuramente molto utile per capire come strutturare il lavoro futuro e soprattutto per comprendere tra quali necessità bisogna mediare e quali sono le diverse intenzioni ed aspettative dei partner. Anche se probabilmente con una certa fatica, sono state realizzate diverse iniziative che hanno in effetti portato a dei buoni risultati. Questo ha sicuramente creato un bagaglio di esperienza che sarà utile per velocizzare la fase di pianificazione e migliorare il coordinamento nei prossimi anni.

Nel corso dei due anni in cui la rete ha iniziato a lavorare si è venuto a creare un nucleo centrale più attivo, che ha di fatto rappresentato il motore propulsivo del network. Questo nucleo è rappresentato principalmente dalle tre gallerie di Massimo De Luca, Marignana arte e Alberta Pane. La formazione di questo nucleo, nonostante abbia svolto un ruolo centrale e propositivo per tutta la rete, ha fatto in modo che alcune delle attività svolte fossero maggiormente incentrate sul loro programma. Questa centralità è uno dei motivi che ha portato alla rottura del legame con la galleria A plus A. Aurora Fonda lamenta il fatto che il primo Gallery Weekend organizzato nel 2018, l’unico nel periodo in cui la galleria faceva ancora parte della rete, sia stato sviluppato attorno ai vernissage delle tre gallerie Alberta Pane, Marignana e Massimo De Luca, alle quali le altre si sono accodate con alcune aperture straordinarie. In questo caso la gallerista non ha ritenuto di voler modificare il calendario della sua attività per riuscire a partecipare all’iniziativa con un vero e proprio evento.

88

A prescindere dall’effettiva dinamica con cui si è verificato questo problema, il malcontento è sintomo di una tipica criticità dei network che nel corso di questa tesi è stata evidenziata e discussa, cioè la perdita di autonomia dei partner. La possibilità di coordinare le attività delle diverse gallerie in modo da realizzare opening o eventi in successione nell’arco di due o tre giornate viene visto da alcuni partner come una costrizione ed una perdita di autonomia decisionale. Coordinare le attività delle gallerie può risultare estremamente difficile, soprattutto se non vengono fornite le giuste motivazioni e non si raggiunge un buon grado di fiducia e coinvolgimento. Questo grado di fiducia è coinvolgimento è stato probabilmente raggiunto dalle tre gallerie centrali, che sono riuscite infatti a coordinare senza troppa difficoltà le loro attività. Per quanto riguarda gli altri partner è stato e sarà ancora necessario lavorare con costanza per migliorare il loro grado di fiducia ed il coinvolgimento nel progetto.

Uno dei metodi per risolvere questo problema è realizzare un sistema di misurazione dei risultati ottenuti e di migliorare lo scambio reciproco delle informazioni sugli obiettivi raggiunti. Una cosa che forse manca a questo progetto è una vera misurazione di risultati e condivisione di aspettative, obiettivi e traguardi. Mantenere un contatto costante ed uno scambio continuo di queste informazioni è una parte fondamentale del lavoro del network, che richiede però un certo impegno ed investimento di tempo. Il coinvolgimento di Giorgio Dariol al coordinamento delle attività e della comunicazione è sicuramente un segnale positivo che indica che è emersa la volontà di operare in questo senso. I risultati sono stati evidenti già con la realizzazione del secondo Gallery Weekend tra il 22 ed il 24 marzo del 2019, in cui quasi tutte le gallerie hanno realizzato delle iniziative concrete e coordinate per offrire un vero e proprio programma ad accompagnare il pubblico tra le diverse sedi. A distanza di un anno quindi si è visto un deciso miglioramento della situazione, che dovrebbe aver in parte mitigato la criticità emersa. I risultati fino ad ora ottenuti saranno più chiari nei prossimi mesi quando verranno realizzate le nuove iniziative.

Per quanto riguarda la testimonianza di Giorgio Mastinu, proprietario dell’omonima galleria, è emersa una sostanziale diffidenza verso le iniziative che la rete si proponeva di realizzare. Scetticismo nei confronti del progetto e delle sue modalità di realizzazione che lo accomunano all’opinione di Aurora Fonda, la quale afferma di aver avuto dei dubbi sin dall’inizio. Poi confermati nel corso delle prime iniziative durante le quali la gallerista non ha riscontrato delle buone progettualità e delle concrete prospettive di sviluppo. Da quanto emerso dalla breve intervista con Giorgio Mastinu, il gallerista ha deciso di non partecipare al progetto perché le iniziative proposte non sono in linea con il suo metodo di lavoro. Inoltre la sua galleria, rispetto a quelle della rete, ha una visione più storica e possiede uno spazio espositivo molto limitato, che fa del suo lavoro un’esperienza atipica nel mondo delle gallerie d’arte. È stato contattato dalla rete perché rappresenta in ogni caso un punto di riferimento importante nel panorama delle gallerie veneziane da ormai undici anni. Come Aurora Fonda, il gallerista non è mai stato convinto della validità e della qualità del progetto, verso il quale nutre ancora una certa diffidenza. Una delle motivazioni che, a differenza di Aurora Fonda, potrebbe aver fermato sin da subito Giorgio Mastinu dall’entrare nella rete è la riluttanza a mettere in comune la sua risorsa più importante, i contatti ed i collezionisti fidelizzati.

89

Questo ha a che fare prevalentemente con due fattori critici dei progetti di networking, la scarsa inclinazione a condividere le proprie risorse scarse a fronte di un risultato non prevedibile, in questo caso risorse vitali per il core business della galleria, e la condivisione dell’immagine a fronte della creazione di un’identità di gruppo. Essendo una rete che non si limita alla semplice realizzazione di un pieghevole promozionale o alla pianificazione di aperture straordinarie, come avviene ad esempio nel caso delle gallerie di Milano che organizzano i Gallery Weekend, è un progetto che richiede un coinvolgimento di immagine e reputazione abbastanza forte.

Di conseguenza se come in questo caso il gallerista percepisce una certa distanza tra i propri modi di operare e quelli della rete, o se non è convinto della validità del progetto, difficilmente sarà portato ad affiancare la sua immagine a quella del network.

Va segnalato in ogni caso che alcune iniziative di questo tipo, come inaugurazioni in contemporanea o eventi comuni sono stati saltuariamente realizzati tra le gallerie A plus A, Giorgio Mastinu e Alma Zevi. Data la loro vicinanza hanno deciso in alcuni casi di proporre attraverso eventi coordinati la loro offerta per provare a rappresentare un polo attrattivo per il pubblico in occasione delle inaugurazioni. Questo a testimoniare come le iniziative di networking siano comunque di interesse per queste gallerie, che data la loro vicinanza e la stima reciproca hanno sviluppato rapporti di scambio e collaborazione nel corso degli anni.

D’altra parte una rete di questo tipo, come testimoniato da diverse galleriste, era già stata pensata prima dell’arrivo di Alberta Pane. C’è stato qualche tentativo sia da parte di Marina Bastianello della Massimo De Luca che di Emanuela Fadalti di Marignana, ma in entrambi i casi non si è riuscito a costruire un numero consistente ed abbastanza coinvolto di gallerie.

La rete dovrebbe stimolare il pubblico ed i collezionisti a frequentare Venezia, promuovendosi come nucleo vivace ed attivo e trasmettendo l’immagine di una città dinamica con una proposta viva sul contemporaneo. Da questo punto di vista però la sua attività social poco aggressiva e non aggiornata e la scelta di utilizzare il mezzo cartaceo come canale primario rallenta le attività produce una promozione estremamente ridotta e localizzata. In questo modo, secondo quanto sostenuto da Aurora Fonda, non solo si rischia di rimanere una realtà provinciale, ma si trasmette anche un’immagine sbagliata della città.

Un’ultima criticità può essere identificata nel numero ancora limitato di gallerie partecipanti, punto debole che viene evidenziato anche da Alberta Pane. Con un nucleo più corposo risulterebbe sicuramente più attrattiva per i collezionisti e per il pubblico. Sarebbe molto più efficace anche la distribuzione del pieghevole. In questo momento la rete rischia di non rappresentare un’attrattiva efficace per il pubblico esterno alla città, comunicando un’immagine debole, anche del settore nel suo complesso. D’altra parte però il limitato numero di partner può rappresentare un punto di forza, perché permette di realizzare iniziative a più alto coinvolgimento ed anche di maggiore interesse grazie alla minor quantità di soggetti tra cui dover mediare.

90