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Accanto al dato demografico appena osservato, occorre considerare le molteplici criticità in ambito sanitario che investono tali realtà, non solo facendo riferimento alla condizione di “isolamento” geografico naturale (che già di per sé rappresenta un elemento assai critico), ma anche tutta una serie di oggettive problematicità che gli abitanti delle isole minori riscontrano nell’usufruire di adeguati servizi di assistenza.

Esse, possono essere riassunte nei seguenti punti:

1. strutture logistiche per lo più vecchie, con grosse carenze rispetto ai criteri di accreditamento specifici oggi richiesti;

2. la strutturazione e l’articolazione dei servizi da offrire è implementata su visioni e parametri aziendali che spesso non tengono conto delle caratteristiche locali, e cioè:

a) isolamento delle popolazioni;

b) difficoltà dei collegamenti, dipendenti dalle condizioni meteorologiche (problematiche legate ad orari dei traghetti e limitazioni imposte dal codice di navigazione, elisoccorso non sempre usufruibile h24);

c) isolamento professionale degli operatori sanitari; d) difficoltà nella formazione del personale;

e) incremento cospicuo dell’utenza locale per almeno sei mesi l’anno (flusso turistico);

f) trasporto di farmaci, emoderivati e ossigeno, condizionato dal meteo;

g) difficoltà nel reclutare professionalità formate a livello multidimensionale, a causa della ormai spiccata super- specializzazione della cultura medica;

h) disincentivazione del personale sanitario che opera in tali contesti, in quanto essi vivono una condizione di oggettivo disagio economico-sociale rispetto ai colleghi del continente, non solo a causa di attività estremamente stressanti dal punto di vista

professionale all’apice della stagione turistica, ma anche perché essi sopportano costi di vita maggiori senza alcuna possibilità di entrate collaterali (nonostante il DPR n. 270 del 2008 affermi come spettante ai medici di assistenza primaria un compenso accessorio annuo da concordarsi a livello regionale laddove svolgano la loro attività in aree disagiate);

i) i medici di medicina generale (MMG) e i pediatri di libera scelta (PLS) che non hanno dimora abituale in queste zone, spesso incontrano difficoltà nella gestione dei propri pazienti;

j) difficoltà nella gestione dei malati terminali;

k) gravi difficoltà a garantire la risposta alle emergenze;

l) disagi economici per gli utenti e le loro famiglie a causa del trasferimento verso presidi ospedalieri sulla terraferma per specifici trattamenti (chemioterapici, radioterapici, dialisi) e/o erogazione di servizi sanitari e farmaci.

A tali problematiche che ostacolano il pieno usufrutto del diritto alla salute costituzionalmente sancito, consegue un elemento che vale la pena ricordare: la dipendenza delle isole minori dalla terraferma o da isole maggiori per quasi tutti i generi di prima necessità e l’adeguamento dell’economia locale al turismo, determinano il sistematico lievitare dei prezzi associati a tutti i bisogni primari, dall’alimentazione al riscaldamento domestico, che può avere costi anche doppi. Un altro aspetto da non trascurare di criticità sanitaria associato ad alcune realtà insulari è quello dell’immigrazione clandestina.

Come è noto, le isole minori della Sicilia, in particolare Lampedusa, quasi ogni giorno si trovano a dover accogliere centinaia di migranti provenienti dal continente africano, i quali, nella maggior parte dei casi, arrivano in condizioni critiche nei centri di prima accoglienza: tutto ciò determina una precoce riduzione delle risorse disponibili, contribuendo al drastico abbattimento della qualità di vita e di salute effettive e/o percepite, dalla popolazione residente. I diversi aspetti delle criticità complessive di questi territori appena illustrate, incidono non solo sulla qualità dei sevizi sanitari offerti ma anche, sia in maniera

diretta che indiretta, sull’intero complesso socio-economico di questi territori che vedono nell’industria del turismo di qualità il principale volano della loro economia.

Alla luce delle problematiche emerse appare evidente che lo sviluppo globale sanitario debba passare attraverso l’implementazione e lo sviluppo di adeguati servizi territoriali ma è altresì chiaro il fatto che questo debba avvenire attraverso il mantenimento e il consolidamento delle strutture ospedaliere esistenti, che in questi territori costituiscono l’insostituibile risorsa di riferimento di un qualsiasi servizio territoriale, anche il più semplice (Scirè, 2009).

Per fare ciò si è reso necessario effettuare una classificazione di queste zone cercando punti in comune fondamentali all’interno della complessa diversificazione.

L’ Associazione Nazionale Italiana delle Piccole Isole (ANSPI), nata nel 2002 per tutelare i bisogni di salute degli abitanti delle isole minori affinché vengano garantiti livelli assistenziali paragonabili a quelli offerti sulla terraferma, ha prodotto, per la prima volta, un criterio di classificazione delle isole minori per quanto riguarda gli aspetti sanitari, che è stato recepito dal Ministero della Salute in numerosi documenti, basato:

 sull’accorpamento per analogie riguardo gli aspetti legati al numero degli abitanti;

 l’estensione territoriale;  il livello dei collegamenti;  la presenza o meno di ospedale.

In questo modo sono state costruite tre tipologie di strutturazione sanitaria, relative a tre diverse realtà insulari in cui ogni differente situazione possa riconoscersi o quanto meno assimilarsi (Figura sotto).

Fonte: Riccò Signorelli, 2010

Da tale classificazione emerge come le isole di tipo A rappresentino luoghi in cui l’attuale modello sanitario non può essere semplicemente trasferito tale e quale, e nei quali la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo (art 32 Costituzione) può essere conseguita solo adattando strumenti ed obiettivi al territorio e alle sue specificità.

Anche sulle isole di categoria C la situazione appare tuttavia insoddisfacente. Presidi ospedalieri sono presenti solo in 8 delle 46 isole minori italiane: Elba, Ischia, La Maddalena, Lipari, Lampedusa, Pantelleria, Procida e Capri; nella maggior parte dei casi esse sono strutture per larga parte obsolete, con grosse carenze rispetto ai criteri di accreditamento specifici e gravate oltretutto da una cronica carenza di personale specializzato.

Affrontare e risolvere tali criticità impone al SSN di rivedere e rimodulare la sanità adeguandosi alle specifiche necessità locali in modo da poter erogare i propri servizi in tutte le situazioni e durante tutto l’arco dell’anno.

4 Il superamento delle criticità: alcune soluzioni

Appurato che in queste realtà l’offerta di salute può risultare non idonea rispetto alle necessità complessive, a scapito della popolazione che vi risiede, recentemente sono state intraprese azioni importanti dalla Direzione Generale della Programmazione del Ministero della Salute, quali la strutturazione di un Osservatorio per la Sanità delle Isole Minori, l’emanazione delle Linee Guida Nazionali per la Telemedicina e la redazione di un Progetto pilota Isole Minori e Località caratterizzate da difficoltà di accesso dove si delineano le linee di sviluppo della sanità per questi territori (quest’ultima trattazione viene rimandata nel prossimo capitolo).

4.1

L’Osservatorio nazionale per la verifica dell’assistenza sanitaria

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