Una seconda mobilità è stata verso un contesto completamente differente rispetto al precedente sia in termini geografici che sociali. Durante la mobilità a Cuba la ricerca è stata supportata e si è diretta nell’approfondimento delle tematiche relative al rapporto che esiste tra povertà e educazione. Occorre precisare anzitutto come Cuba non sia annoverato tra i paesi poveri del mondo nonostante il reddito pro capite sia relativamente basso rispetto agli standard di paesi occidentali. L’interesse della ricerca nei confronti del sistema educativo cubano nasce dalla curiosità di come venga gestito e fruito all’interno di un sistema economico profondamente differente dal nostro. Una delle ragioni che ha spinto la ricerca a indagare le prospettive e le dinamiche sociali di questo paese muove proprio dal sistema economico che vige nel paese. Gli studi e le teorie che hanno considerato la povertà all’interno delle sue molteplici dimensioni si sono sviluppate e hanno elaborato strategie all’interno di un sistema capitalista, dove l’accumulo di ricchezze diventa una componente fondamentale per l’entrata o l’uscita da una situazione di povertà. Nel caso dello stato cubano il capitalismo non esiste e quindi sembra essere un interessante punto di vista per comprendere le ulteriori teorie che interpretano la povertà in altro modo.
Durante la mobilità la Universidad de La Habana ci ha permesso di delineare un percorso storico sociale su come l’educazione abbia ricoperto e tutt’oggi ricopre un ruolo fondamentale nello sviluppo della società. Proprio l’istruzione segna il punto di partenza del progetto cubano immediatamente dopo la Rivoluzione del 1959. Già nel 1961 inizia una campagna di alfabetizzazione del popolo cubano in ogni sua parte tanto urbana quanto rurale, vengono implementate le strutture scolastiche e fin da subito
118 viene mantenuta l’idea martiana211 dell’educazione integrale come mezzo di
preparazione alla vita, mantenendo una differenziazione tra istruzione e educazione. La diversità dei termini non comporta una separazione all’interno delle linee politiche e pedagogiche piuttosto «quando parliamo di educazione dobbiamo farlo adottando un senso più ampio della formazione, dell’assimilazione di conoscenze e di tutto ciò che costituisce la vita dell’essere umano: […] che abbracci tutte le sfaccettature della vita dell’uomo tanto fisica, intellettuale e morale»212. L’istruzione è vincolata alla
conoscenza213 e all’apprendimento di abilità. Tuttavia, entrambe mantengono una loro specificità con obiettivi e contenuti propri. Sul piano dell’organizzazione e dell’implementazione delle strutture educative, l’abbattimento del muro di Berlino segna una profonda crisi all’interno del paese, con ripercussioni sia dal punto di vista di approvvigionamento energetico sia dal punto di vista alimentare, visto che ancora era in atto l’embargo da parte degli Stati Uniti. In questa particolare situazione di crisi, il governo decide di rafforzare le strutture educative e d’istruzione affinchè potessero rimanere invariati gli standard di copertura e di qualità educativa. Durante la decada degli anni Novanta vengono disposti programmi universitari professionalizzanti finalizzati al sollevamento dell’economia in modo particolare dei settori più colpiti, come quello alimentare. In questa direzione si muove il governo promulgando delle leggi che istituiscono la presenza di sedi universitarie anche nelle zone rurali214 e più lontane dalle città con particolare attenzione alle specificità produttive del territorio215. Parallelamente, sempre in quest’epoca, si va delineando una nuova prospettiva pedagogica che va implementare i programmi scolastici. Si introduce il termine capacità all’interno del binomio istruzione e educazione nel processo formativo tale per cui «l’educazione […] si concepisce come un processo sociale che si sviluppa come sistema che influisce nella formazione dei tratti fondamentali della persona216 […] quella delle capacità intesa come un processo e risultato per formare negli studenti le potenzialità per affrontare i problemi della vita e degli imprevisti nel mondo del
211 L’aggettivo si riferisce a José Martí.
212 G. J. García Galló, Discursos pronunciados en el Instituto de la Infancia, La Habana, 1977, p. 2. 213 F. Frabboni, Società della conoscenza a scuola, Erickson, Torino, 2005.
214 B. M. Pichs Herrera et al., La nueva universidad cubana y su gestión integrada ne las sedes
universitarias municipales, UH, La Habana, 2010.
215 AA. VV, La universidad cubana, su integrción en los municipios. Aporte al desarrollo local, La Habana, 2016.
216 C. Álvarez de Zayas, Pedagogía como ciencia o Epistemología de la educación, Editorial Félix Varela, La Habana, 1998
119 lavoro»217. L’educazione si configura dunque come «un sistema di influenze coscientemente organizzato, diretto e sistematizzato su una concezione pedagogica determinata»218. Proprio questa concezione dell’educazione promossa dal governo cubano ha permesso alla popolazione di continuare a vivere degnamente indipendentemente dalla crisi dell’epoca così come ai nostri giorni. Nella concezione pedagogica cubana l’educazione è politica, di una politica che si definisca come una presa di coscienza del mondo in cui si vive che aiuti l’individuo a sviluppare un pensiero critico circa i numerosi aspetti della vita219.
La breve descrizione del sistema educativo cubano getta le basi per l’interpretazione di una modalità altra di pensare l’educazione sia in termini teorici che pratici. Abbiamo potuto apprezzare, durante la nostra mobilità, come il sistema educativo cubano anzitutto sia completamente gratuito e aperto a tutti, inoltre, come questo agisca in direzione non di uno strumento utile alle situazioni di difficoltà individuali, ma come uno strumento collettivo che può elaborare e mettere in pratica azioni che vanno a beneficio dell’intera società. Un aspetto questo profondamente diverso rispetto a quello che la tradizione occidentale ha spesso riservato all’educazione e attribuito al sistema scolastico unicamente.
Un ulteriore aspetto che il confronto con la realtà cubana ha fatto emergere nell’analisi della nostra ricerca è quello legato all’aspetto economico. Com’è noto la struttura economica vigente a Cuba è quella del socialismo e in questa prospettiva, fin dalla Rivoluzione uno degli aspetti fondamentali per mantenere buoni livelli di qualità di vita per tutti è stato definire in forma gratuita alcuni aspetti della vita quotidiana che sono imprescindibili. Tra questi, richiamando la lista di aspetti che concorrono alla povertà nel mondo possiamo notare come per quanto riguarda sanità, abitazione, alimentazione e istruzione il governo cubano provvede a un’equa distribuzione delle ricchezze e delle risorse, in termini anche materiali affinchè tutti i cittadini possano godere delle stesse risorse di base220. La casa è uno degli elementi più sorprendenti nel XXI secolo, dimostrando come la ricerca della proprietà tramite acquisto si converta
217 C. Álvarez de Zayas, La escuela en la vida, Editorial Félix Varela, La Habana, 1999.
218 J. López et al., Marco conceptual para la elaboración de una teoría pedagógica, in «ICCP», La Habana, 2002.
219 T. Ortiz Cárdenas, T. Sanz Cabrera, Visión pedagógica del formación universitaria actual, UH Editorial, La Habana, 2016.
220 V. R. Martínez Llebrez, L. A. Sabadí Castillo, Concepción de la calidad en el pensamiento del Che, Ciencias Sociales, La Habana, 2008.
120 in occidente in uno dei fattori che più destabilizzano la persona in situazione di povertà. Allo stesso modo l’accesso alle cure mediche e alla sanità è un diritto a cui tutti i cittadini cubani hanno diritto in forma gratuita e in questo senso le azioni di prevenzione che vengono attuate su tutto il territorio concorrono a una buona qualità di vita in senso pratico e fisico. Sul piano dell’istruzione già abbiamo definito i canoni secondo i quali si organizza l’accesso alla scuola e all’università.
Altra questione è il reddito che, seppur nominalmente basso, è sufficiente ad acquistare la maggioranza dei beni disponibili. La concorrenza tra lavoratori è ridotta al minimo in quanto è compito dello Stato stesso provvedere a che tutti abbiano un lavoro e al quale corrisponda un salario utile per la vita individuale e che, allo stesso tempo, non differisca di molto da quello degli altri lavoratori. Un elemento che riduce al minimo le possibilità che possano emergere situazioni forte disuguaglianza.
Infine, vogliamo analizzare la questione relativa all’impegno politico e alla solidarietà. Entrambi questi aspetti sono impliciti già all’interno dell’impostazione scolastica e educativa che le isituzione si prefiggono di perseguire, di modo che il soggetto, parallelamente alla crescita, è educato dalla comunità e si sente parte di essa, quindi le azioni che compie non vanno a destabilizzare o a ledere l’altro.
L’esperienza presso la Universidad de La Habana ha permesso di poter apprezzare da vicino elementi che nella teoria della lotta alle povertà spesso sembrano essere lontane ed eteree, di difficile attuazione. Certamente, una strutturazione dell’istituzione scolastica così attenta alle individualità e alle possibili situazioni di emarginazione rappresenta uno spunto di riflessione per delineare delle strategie che vadano a combattere la povertà.
Infine, entrambe le mobilità hanno contribuito alla definizione di un pensiero e di una riflessione sulla povertà arricchita di nuovi spunti di riflessione, tanto per quanto riguarda il Kenya con le sue forme di concepire la povertà come un approccio mentale e attribuendo all’educazione un ruolo di primo piano per uscire dalla trappola, quanto fondamentale l’esperienza cubana dove il ruolo dell’educazione è stato centrale alla costruzione del paese in termini di comunità coese e solidale.
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