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Inizia ora una delle parti più note e interessanti dell’opera di Diereville. Egli comincia infatti un’interessante descrizione delle usanze culinarie degli acadiani. Parla per prima cosa della carne che essi mangiano. La loro preferita e senza dubbio il lardo che “ils en mangent deux fois par jour”267 e il loro preferito è quello di coniglio o della pernice. Su

questo volatile egli afferma che “ Les Perdrix me sembloient d’un fumet admirable [… ]Je les trouvois enfin bien meilleures qu’en France”268. Cacciarle non era affatto difficile per i

cacciatori: esse infatti si appollaiavano sugli alberi in gran numero, sbattendo fortemente

263 Diéreville D.,Relation du voyage du Port Royal de l’Acadie, ou de la Nouvelle France, Rouenm 1708, pag.85 264 Ivi, pag.86 265 Ivi, pag.89 266 Ibidem 267 Ivi, pag.90 268 Ibidem

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le ali. Questo rumore attirava allora i cacciatori, i quali potevano sparare comodamente a molte di loro; esse infatti non scappavano sentendo il rumore degli spari. L’unico

problema riguardo a questi uccelli è che d’inverno non mangiano altro “que les bourgeon des arbres”269 e quindi diventavano più magre e senza gusto.

Altri tipi di carne spesso presenti sulle loro tavole erano il bue e il montone, mentre erano completamente assenti le carni di agnello e del vitello. L’animale che essi prediligevano di più era però il maiale, infatti “la chair de cochon étant leur favorite”270.

Questi animali venivano inoltre nutriti con la carne di montone. Nel periodo estivo i maiali venivano liberati in certe isole del fiume Saint Jean, dove “les Chênes & les Hêtres y étant communs”271 e così potevano nutrirsi liberamente, almeno fino al tardo autunno. Per quanto riguardava i loro piccoli, essi mangiavano principalmente i frutti degli alberi sopra citati. Una volta ingrassati per bene venivano uccisi e messi sotto sale, e questo spesso accadeva al principio dell’inverno. Egli li consigliava caldamente, dicendo che “il faut aller là pour en manger de lait tant ils sont délicats”272. Anche il manzo veniva salato dopo

essere stato ucciso e tagliato a pezzettoni, e questo accadeva sempre all’inizio

dell’inverno. È una carne da lui definita meravigliosa, che però non è sempre disponibile fresca. Anche loro erano liberi come i maiali di andare a brucare in giro tutta l’erba che volevano. Egli rimarcò poi che a Quebec, che si trova geograficamente più a Nord di Port Royal, non lo salavano, ma lo conservavano con il ghiaccio.

Altra tipologia di cibo assai presente sulle loro tavole era la selvaggina, principalmente oca e otarda. Per poterle cacciare essi utilizzavano dei cani da caccia, che riuscissero ad attirare la selvaggina fino al luogo dove si trovava il cacciatore, il quale poi le avrebbe uccise assai facilmente. Questo tipo di caccia si poteva fare in primavera o in Autunno, ma non “dans l’Hyver & l’Eté on n’en trouve point, le grand froid luy fait abandonner ces lieux[…] il n’y sçavroit trouver dequoy vivre, & dés que les chaleurs commencent, il va faire ses petits ailleurs”273.

Questa attività riguardava principalmente le oche. Per cacciare le otarde la cosa migliore da fare era aspettare la loro migrazione, quindi i mesi di novembre e di maggio. Egli le descrive come “sont bon & […]aussi grosses que des Cignes”274.

Parlando delle uova, le più comuni erano quella di otarda, cigno ed oca. Durante la stagione degli amori questi animali erano soliti deporre le uova in un’isola lì vicino, chiamato appunto Isles aux Oyseaux. Una volta saputo della loro deposizione, gli

269

Diéreville D.,Relation du voyage du Port Royal de l’Acadie, ou de la Nouvelle France, Rouen, 1708, pag.92 270 Ivi, pag.95

271 Ivi, pag.97 272 Ibidem 273 Ibidem 274 Ivi, pag.104

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uomini si recavano in gruppo a cercarle. Gli uccelli si spaventavano e si alzavano in volo in gran numero, che “par leur multitude innombrable une nuée si épaisse, que le jour en est obscurci sur toute l’Isle”275. Durante queste battute avrebbero potuto anche uccidere gli uccelli

adulti, ma si occupavano solo di prendere le uova e portarle alla loro abitazione. Un discorso a parte merita invece il pesce che essi pescavano nell’acqua dolce. Per poterli prendere piazzavano dei Nageans, ovvero un gruppo di pali attaccati l’uno all’altro, nel punto in cui i fiumi arrivavano al mare. Con l’alta marea i pesci riuscivano facilmente a passare sopra questo ostacolo per andare nella zona degli acquitrini. Tra i vari pesci che si potevano prendere con questo sistema vi erano la platessa, il gasparot e il maccarello. Anche i pesci del genere delle Alosa erano ben presenti sulle loro tavole, ma il nostro, che aveva visto uno dei suoi aiutanti vomitare sangue appena dopo averne mangiato uno, non lo apprezzò più di tanto. Per quel che riguardava invece la trota e il salmone afferma: “ mais je n’en vis jamais griller une dale au Port Royale. Dans un Voyage que je fis au fort de la Riviere Saint Jean[…] j’en mangeai tant que j’en fus bien-tôt dégoûté”276.

Riguardo alle verdure, quelle più importanti erano le rape e i cavoli. Per quanto riguardava i cavoli essi li lasciavano nei campi, facendo così in modo che la neve li conservasse. Per quanto riguarda le rape, esse sono “beaucoup meilleurs qu’en France”277.

Questi due ortaggi venivano sempre cucinati insieme: i coloni ne facevano poi una zuppa, con l’aggiunta di molto lardo.

Essi avevano diversi tipi di frutta, tra cui diverse varietà di mela che conservavano e che mangiavano principalmente in inverno. Altri frutti che essi gradivano molto sono quelli tipici del bosco, come le more e i lamponi. Le fragole le mangiavano “le plaisir de les pouvoir manger avec un Sucre que le Pays produit.”278 Questo zucchero si otteneva dalle piante

del sicomoro ( che è il nome in cui in Nord America si identifica il platano occidentale), dal quale si poteva ottenere uno zucchero dal colore rosso, giudicato assai buono.