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I segni sul corpo: ermeneutica del disagio giovanile.

4.4 La cura come ricerca di bellezza

“Dopo che arrivano i documenti, io sono una persona” “No Morad, tu sei una persona sempre, anche senza documenti.” “Sì… per te, ma per gli altri no.”

“È la nudità sociale del corpo, l’indelebile marchio dell’esclusione da quella parte di umanità.”86

Il concetto di nudità sociale trasporta con convincente enfasi l’idea di esclusione e, congiuntamente a essa, il sentimento di vergogna legato ad essa ed, insieme, l’impossibilità di rintracciare una risorsa utile a sopperire al proprio stato di necessità. “La vergogna non è il sentimento di essere questo o quell’oggetto criticabile; ma, in generale, di essere un oggetto, cioè di riconoscermi in quell’essere degradato, dipende e cristallizzato che io sono per altri.”87

L’essere nudi è l’essere esposti, di più, è non vedere riconosciuto un proprio bisogno primario, dunque fondativo la persona. L’idea di nudità sociale attinge allacorporeità, cioè ad una parte originaria, radicale dell’essere umano. Il vestire, dunque, non costituisce “un di più”, ma dice “come l’uomo sente il suo corpo, come lo accetta e come lo rifiuta.”88 Così gli abiti se da un lato nascondono, dall’altro indicano, suggeriscono, svelano. Sono movimenti espressivi che riproducono la varietà molteplice del mondo. “Il sistema delle vesti, allora, assicura sì il passaggio dal sensibile al senso, ma non nascondendo il sensibile per liberare sensi spirituali, ma esponendo il sensibile per sprigionare le sue possibilità simbolicamente diffuse dalle vesti che, adeguando l’identità corporea alla varietà degli aspetti mondani, sono uno dei più interessanti veicoli in cui il corpo manifesta la sua intenzionalità nel mondo e per il mondo.”89

86

Z. Bauman, Vita liquida…Op. cit., p. 112.

87 U. Galimberti, Il corpo…Op. cit., cit. p. 198. 88 Ivi, cit. p. 197.

Il corpo viene così ad essere un continuum con il mondo a lui circostante: “abitare il mondo significa umanizzare le cose, renderle familiari.”90 Perché ciò si realizzi, ci induce a riflettere Galimberti, occorre preservare un giusto intervallo tra il corpo e il mondo. Tale interstizio, che pure è un’interruzione (è cioè legato ad un’azione di distacco in termini sia spaziali che temporali) permette a ciascuno di non venir invaso dal mondo da un lato e di non tenersi troppo lontani dall’altro. E’ dunque uno spazio conoscitivo veicolante una prossimità non vischiosa91; è uno spazio sempre ridefinibile perché nel nostro corpo, come nel mondo del resto, non esistono confini ermetici. La realtà stessa del nostro mondo-corpo è costellata di aperture92, spazi preziosi e proficui per chi si occupa di formazione.

“L’emozione che irrompe improvvisa è lì a dimostrare che l’armonia col mondo non è mai così salda e definitiva; che l’imprevisto, l’inatteso, l’inquietante sono sempre in agguato e pronti a sconvolgere la presenza appena esorcizzata; che il cosmo ha la durato d’un giorno perché ancora non ha definitivamente rotti i legami col caos che lo sottende e che lo nutre.”93 L’emozione è una tras- formazione94 del nostro essere nel mondo ed è una maestra potenziale e potente. Essa ci rammenta il principio etico dell’accogliere l’imprevisto perché anch’esso o anch’egli, è parte non meno importante dei nostri progetti educativi, anche se non l’avevamo pensato. L’educazione, con le sue giuste pianificazioni95, non deve smarrire la sua natura dinamica, l’essere cioè un sistema sempre aperto96, dunque vitale. Un sistema aperto è un sistema che apprende, ma prima ancora che vive, si tras-forma. Dunque è un sistema pedagogico. Tutto ciò confligge con quella mentalità, ormai sempre più diffusa di un “corpo sotto assedio” i cui confini vorremmo fossero impenetrabili. Il corpo come proprietà privata97 veicola così un’idea di cura individualistica, quindi fasulla, falsificata, fittizia. Non è, infatti,

90 Ivi, cit. p. 294.

91 Z. Bauman, La società dell’incertezza…Op. cit. 92 Z. Bauman, Vita liquida…Op. cit., p. 103. 93 U. Galimberti, Il corpo…Op. cit., cit. p. 296.

94 A. Gramigna, L’ontologia della differenza nella relazione tras-formativa, in A. Gramigna (a

cura di), Semantica della differenza…Op. cit., pp. 21-38.

95 M. Righetti, Organizzazione e progettazione formativa, Angeli, Milano, 2007. 96 F. Capra, La rete della vita, Bur, Milano, 1997; La scienza della vita….Op. cit. 97 Z. Bauman, La società dell’incertezza…Op. cit., p. 116.

nella solitudine originata dalla paura98, che la cura trova il suo fondamento. Essa, invece, prende vita dalla paziente, anche se non sempre intenzionale, tessitura relazionale che nella dedizione al quotidiano vede il suo picco più fruttuoso. Il lavoro pedagogico di tutti i giorni in comunità, tenta di agganciare ed incontrare le storie di dolore per sottrarle alla paura e riconsegnarle alla cura.99 Per sovvertire l’idea che la cura per la salute sia una guerra contro la malattia100, perché l’educazione è tale quando i suoi confini sono fermi ed accoglienti. Quando essi sono narrati e quando i suoi limiti sono riconosciuti. Tutto ciò permette di diffondere un messaggio rassicurante: tracciare un confine non significa decidere chi scartare, ma pensare, cercare e realizzare paesaggi e armonie nuove101. L’armonia sostanzia la bellezza che, a sua volta, rappresenta “uno degli ideali che ci guidano oltre il mondo che è già. Il suo valore è riassunto appieno nel suo potere di guidare. Se mai la raggiungessimo, perderebbe tale potere, e quindi anche il suo valore. Il nostro viaggio sarebbe concluso. Non resterebbe più nulla da trasgredire e da trascendere, quindi non esisterebbe più vita umana così come la conosciamo. Ma forse, grazie al linguaggio e all’immaginazione, resa al tempo stesso possibile e inevitabile dal linguaggio, quel punto non potrà mai essere raggiunto.”102

Così come ogni ricerca, anche quella della bellezza è etica ed esistenziale insieme. È trascendente e vicina. Divina e umana, poiché sa rivestire e svelare l’essere umano. La bellezza sa ornare un Sé spogliato.

98 Z. Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma-Bari, 2008. 99

U. Galimberti, Il corpo…Op. Cit., p. 306.

100 Z. Bauman, Modernità liquida…Op. cit., p. 83.

101 A. Gramigna, Una bellezza meravigliosa per sua natura …Op. cit. 102 Z. Bauman, Vite di scarto…Op. cit., cit. p. 142.