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Dal finanziamento statale al credito bancario.

La riforma del sistema bancario e finanziario avviene seguendo un percorso complementare alla ristrutturazione dell’industria di stato a causa del forte legame esistente tra le due.

Durante il periodo ad economia pianificata l’attività bancaria era esercitata, in un sistema mono banca, unicamente dalla People’s Bank of China PBOC che raggruppava poteri di banca commerciale finanziando le SOE e di banca centrale emettendo moneta e controllando i tassi di cambio e di interesse, sotto diretto controllo del ministero delle finanze.

A partire dal 1978 la PBOC si distacca dal ministero delle finanze e nel 1984 viene introdotto il sistema two tier separando l’attività di banca centrale dall’attività di raccolta ed erogazione del credito; la prima viene esercitata dalla PBOC e la seconda dalle neonate “big four”: quattro grandi banche statali (o state owned Banks SOB) costituite rilevando il portafoglio crediti della precedente PBOC suddivise per i maggiori segmenti di mercato. Questa riforma segna il passaggio della responsabilità dell’erogazione del credito dallo stato, slegato da profitto ed efficienza del creditore, al sistema bancario che valutava singolarmente l’opportunità dell’apertura di credito. Tuttavia nel periodo che va dal 1980 al 1993 le riforme delle SOE sono ancora ad uno stadio iniziale e molte di esse versano in uno stato di inefficienza; per evitare un improvvisa contrazione del credito e aggravando la disoccupazione generata dalle SOE venne mantenuto un criterio di concessione dei finanziamenti slegato dall’effettivo merito di creditizio tramite esplicite politiche di credito agevolato (policy loans) istituite dal governo che provvedeva in seguito a ripianare eventuali insolvenze delle SOE e perdite delle SOB.

32 Nel 1994 il sistema bancario viene ulteriormente suddiviso affiancando alle banche statali altre due tipologie di istituti con la creazione di banche private o cooperative, e development bank. A quest’ultima categoria viene relegato il ruolo di investment banks e l’erogazione di prestiti a tasso agevolato seguendo le politiche di governo, fornendo alle altre due la possibilità di concedere finanziamenti secondo criteri economicamente sostenibili ed aumentando la competitività del sistema. La seconda fase delle riforme è volta a cercare di ridurre la quantità dei crediti in sofferenza che sono aumentati costantemente durante le prime fasi della riforme del sistema finanziario: nel 1998 il governo cinese versa 32 miliardi di RMB nell’attivo delle SOB col fine di riportare il loro vincolo patrimoniale ad un livello di capitalizzazione maggiore dell’8% dei crediti in essere. Nel 1999 vengono istituite delle società veicolo per acquisire parte dei crediti a valore nominale e cartolarizzarli al fine di trasferire parte del rischio insito nei portafogli delle big four (tuttavia questo meccanismo permette il recupero di appena 20% del portafoglio acquisito rendendo necessario l’immissione di nuovo capitale pubblico). Nel 2004 sono necessari ulteriori 115 miliardi di yuan per riportare i livelli dei crediti in sofferenza (o non-performing loans, NPL) delle maggiori SOB, a livelli inferiori del 6% dei crediti totali e permetterne così la quotazione sui mercati azionari (Naughton 2007).

Il mercato del credito in Cina presenta uno dei suoi maggiori punti di debolezza nell’ingente quantità di NPL e nei bassi tassi di recupero ad essi associati; ad esempio secondo uno studio di settore (Tang et al.2009) effettuato nel 2008 sui portafogli delle big four, i tassi di recupero presentano una distribuzione fortemente asimmetrica con una media di recupero del 34% ( inferiore rispetto ad altri paesi in via di sviluppo ) ed un picco che si avvicina al 30% di essi con recupero compreso tra lo 0-10% del valore nominale.

Il problema dei NPL viene aumentato dal fatto che la maggior parte delle imprese si finanziano prevalentemente tramite credito bancario (nel 2003 costituisce il 76,1% del totale dei fondi raccolti dalle imprese non finanziarie). I mercati obbligazionari ed azionari nati nel 1990 a Shanghai e Shenzhen, infatti, sono molto illiquidi a causa delle restrizioni rispetto al capitale straniero: il primo è completamente precluso all’investimento estero mentre il secondo è limitato dalla creazione di azioni riservate ai soli cittadini cinesi (azioni di tipo A) in numero maggiore rispetto a quelle riservate

33 ad investitori privi di cittadinanza (azioni di tipo B) e dalla forte presenza pubblica che rende impossibile l’acquisizione di quote di controllo (Naughton 2007).

Figura 12 Il passaggio della responsabilità del finanziamento delle SOE dallo stato al sistema bancario determina una delle maggiori debolezze del sistema finanziario cinese oggi ancora in essere: un alto numero di NPL con una bassa probabilità recupero

Fonte dati: Tang et al. 2009

Nonostante i problemi relativi ai costi generati, le politiche di credito favorevoli attuate dal sistema bancario e sostenute dal governo verso le SOE hanno permesso di diluire e rendere meno traumatico il passaggio dal sistema finanziario del periodo ad economia pianificata (dove il credito era dato per scontato) ad un sistema bancario classico fondato sulla valutazione delle performance e del rischio del creditore. Considerando in oltre i risultati di recenti studi effettuati a seguito della crisi finanziaria del 2009 in Europa (Bentolila 2013) che mostrano e quantificano un legame un diretto tra shock nell’erogazione del credito e l’incremento della disoccupazione (in sistemi economici dove il credito bancario rappresenta la maggiore fonte di finanziamento per le imprese) si può ipotizzare che le politiche sopra descritte servirono a ridurre la disoccupazione e con essa a ridurre il crollo dell’accesso al sistema sanitario. In oltre come si vedrà nel

34 capitolo 3, la necessità di richiedere finanziamenti al sistema bancario, rispetto ai finanziamenti “a pioggia” ricevuti dallo stato durante il periodo dirigista, rendono ancora più stringenti i vincoli di bilancio delle strutture sanitarie ed in particolare di quelle ospedaliere.

2.2.4 La politica della porta aperta:

L’ingresso nella WTO e l’apertura del settore assicurativo agli investimenti