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Dall’esperienza della crisi all’età adulta

3. TEORIE E IDENTITÀ DELLA VITA ADULTA

3.2. L E DINAMICHE DEL DIVENTARE ADULTI

3.2.2. Dall’esperienza della crisi all’età adulta

Anche il filosofo e teologo italo-tedesco Romano Guardini riflette sul cammino esistenziale dell’uomo e della sua evoluzione nel corso degli anni e attraverso le varie età della vita. Egli sostiene che, per conoscere l’uomo è necessario partire da due presupposti: considerare la sua esistenza umana da molteplici aspetti e tener conto che la peculiarità dell’essere umano è il suo continuo rinnovarsi e trasformarsi nel tempo. Così si esprime Guardini al proposito: «Possiamo considerare l’esistenza umana sotto molteplici aspetti; eppure, la sua natura è tale che non riusciamo a coglierla da nessun

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DEMETRIO, Manuale di educazione degli adulti, op. cit., p. 67.

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punto di vista in modo esauriente. Uno di questi sta nella tensione particolare tra l’identità della persona e il mutamento dei tratti che la qualificano. L’uomo si caratterizza in modo sempre nuovo. Le sue condizioni fisico-psichiche cambiano costantemente: ben diversa è l’immagine che l’uomo offre di sé quando lavora o quando riposa; quando lotta o quando gode tranquillamente ciò che possiede. (…) Tuttavia è sempre dello stesso uomo che di tratta. La diversità delle situazioni non annulla l’unità: anzi, proprio l’unità si afferma nella diversità»144. In altre parole Guardini sostiene che l’identità è il centro e il fulcro della persona attorno al quale ruota tutta la sua esistenza rinforzandola ed alimentandola continuamente di elementi portati alla luce grazie all’esperienza vissuta.

A partire da queste previe considerazioni il filosofo ha tentato di elaborare la scansione delle fasi della vita dell’uomo considerando ciascuna di esse come dei segmenti della vita umana ognuno dei quali «rappresenta propriamente qualcosa di nuovo. (…) Ciascuna fase accade una volta sola, venendo a costituire, nella totalità dell’esistenza, una parte che non si lascia cambiare con altre»145. Ciò dimostra come ogni fase assume una propria e particolare fisionomia e peculiarità che non possono essere riscontrabili in altre. Infatti, proseguendo nelle sue riflessioni, Guardini fa emergere la cosiddetta «dialettica delle fasi e della totalità della vita. Ogni fase è qualcosa di peculiare che non si lascia dedurre né da quella precedente né da quella successiva. D’altra parte, tuttavia, ogni fase è inserita nella totalità e ottiene il proprio senso soltanto se i suoi effetti si ripercuotono realmente sulla totalità della vita»146.

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GUARDINI ROMANO, Le età della vita. Loro significato educativo e morale, trad. dal tedesco, Vita e Pensiero, Milano 19972 (1986), p. 31 [ed. or. Die Lebensalter. Ihre ethische und pädagogische

Bedeutung, Im Wekbund-Verlag, Würzburg 1957].

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Ibid., p. 32.

146 Ibid., pp. 35-36. Raccogliendo queste riflessioni-provocazioni di Guardini così si esprime Virgilio Melchiorre nella sua prefazione al testo in esame: «ogni fase della vita ha un suo senso e appunto un suo insostituibile valore: ogni tempo – quello dell’infanzia e quello della giovinezza, quello della maturità e quello della vecchiaia – ha un suo compito peculiare e una sua precisa direzione etica. Nessun tempo va, dunque, sottratto ai propri ritmi. Nessun tempo va forzato a essere altro. Nessun tempo può erigersi come il tempo migliore: il meglio sta solo nell’equilibrio che la vita ha conseguito nel punto in cui è giunta a se stessa» (MELCHIORRE VIRGILIO, Prefazione, in GUARDINI, Le età della vita, op. cit., p. 11).

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All’interno di questo percorso di riflessione e di analisi sulle età della vita inevitabilmente Guardini arriva a toccare anche il momento della fase adulta quale passaggio successivo dopo l’età giovanile147. Egli precisa subito che cosa intende per età adulta e quando questa può prendere forma nella vita di una persona: «chiameremo fase della vita adulta, intendendola in riferimento alla persona, non a criteri biologici o giuridici. All’origine dell’età adulta c’è il processo attraverso il quale l’uomo si è ben radicato nella sua persona e nel suo carattere, e si è pienamente inserito nella realtà che lo circonda; egli prende coscienza di cosa significhi “saper stare in piedi da solo”, ed è deciso a metterlo in pratica»148. Guardini precisa inoltre che la persona giunge a questa fase di vita dopo aver attraversato un periodo di crisi che segna il passaggio dall’età della giovinezza all’età adulta. Pertanto, se l’inizio dell’età giovanile è segnata da una fase di “decollo”, di incremento della propria vitalità che suscita una sensazione di assolutezza attraverso la quale la persona pensa di padroneggiare la realtà, le proprie idee e opinioni, il passaggio all’età adulta deve passare attraverso una crisi dentro la quale il soggetto è chiamato a comprendere effettivamente e oggettivamente la realtà che lo circonda. Guardini la definisce una crisi legata all’esperienza149 perché è proprio attraverso questa che il giovane prende consapevolezza della propria limitatezza e dell’impossibilità di essere padrone della propria vita, di quella altrui e di tutto ciò che lo circonda: «Il giovane si rende conto di non saper fare molto di quel che credeva di saper fare; in compenso, tuttavia, prende coscienza del fatto che forse in lui c’è un potere reale che sarà meno appariscente, meno interessante, meno rivoluzionario, ma che è autentico. Egli sperimenta il fatto (…) che anche gli altri hanno loro iniziative, idee, convinzioni, volontà di operare (…). Egli nota quanto irreali siano spesso i principi assoluti, e pertanto dovrà attuare di continuo ciò che al giovane riesce così

147 Le fasi individuate e menzionate da Guardini nel suo testo Le età della vita sono: l’infanzia, la giovinezza, l’età adulta, la maturità e la vecchiaia. Specifica inoltre che tra una fase e l’altra si «situano crisi tipiche: tra l’infanzia e la giovinezza c’è la crisi della pubertà (…), tra la giovinezza e l’età adulta c’è la crisi dell’esperienza (…), tra l’età adulta e la maturità, si va in crisi accorgendosi dei propri limiti (…), tra la maturità e la vecchiaia c’è la crisi del distacco» (GUARDINI, Le età della vita, op. cit., p. 33).

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Ibid., p. 65.

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difficile fare, cioè venire a compromessi, nei quali si conquista la possibilità di realizzazione, riducendo l’assolutezza delle pretese»150. In un certo senso l’individuo viene contraddetto dall’esperienza in quanto sperimenta che spesso la realtà non è come vorrebbe che fosse ma è comunque una realtà da accettare così com’è; egli deve sfatare la propria immagine di onnipotenza e di assolutezza e iniziare a pensare di ricollocarsi nella realtà in un modo nuovo.

Questa situazione di crisi che comporta un particolare stato di sofferenza psichico ed emotivo nella persona si presenta quindi come un’opportunità di crescita personale che la conduce verso l’adultità. In questa fase «si sviluppa ciò che si chiama carattere, cioè la stabilità interiore della persona che consiste nella commissione delle facoltà attive del pensiero, del sentimento e della volontà con il proprio centro spirituale»151. Guardini sottolinea l’importanza di questa fase in quanto è il momento in cui nasce «l’“uomo” e la “donna”, cioè la personalità maschile e quella femminile»152, che si affidano non più allo scorrere di sentimenti passeggeri, bensì a valori scelti verso i quali tendere la propria esistenza. Caratterizzando questa fase, il filosofo italo-tedesco, la definisce come fase del pieno vigore, in cui la persona vive nella «consapevolezza che sono autentiche soltanto la connessione dell’idea riconosciuta come vera con la realtà colta nel mondo corretto, e la sintesi tra le idee assolutizzate e la consapevolezza delle complessità, dell’instabilità e della miseria della condizione umana»153. Proprio per questa sua capacità di leggere in modo oggettivo e critico la realtà circostante, l’adulto è altresì predisposto a prendersi carico dei propri doveri e delle proprie responsabilità all’interno del contesto familiare, lavorativo e sociale.

A lungo andare, però, l’adulto comincia a prendere coscienza del «senso del limite. Compare l’esperienza della stanchezza: sente che “sta diventando troppo”»154; questo comporta il venir meno dell’iniziale freschezza, entusiasmo ed energia che

150 Ibid., pp. 61-62. 151 Ibid., p. 65. 152 Ibidem. 153 Ibid., p. 68. 154 Ibid., p. 69.

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contraddistingueva i primi passi della fase adulta, lasciando così il posto ad una sterile ed arida routine. È nuovamente il momento di un’altra crisi che pone l’adulto di fronte ad una scelta vitale: o soccombere alla quotidiana meccanicità dell’esistenza oppure riaffermare il valore e la fedeltà della propria esistenza. Se si verifica questa seconda opzione, che richiede una particolare risolutezza e disciplina, «nasce la figura dell’uomo giunto a una lucida consapevolezza della realtà. (…) È su questi uomini che l’esistenza può fare affidamento. Proprio perché non hanno più l’illusione del grande successo e delle brillanti vittorie, essi sono capaci di compiere opere che hanno valore e durano nel tempo (…). A questo punto nasce l’uomo superiore, che è capace di dare garanzie»155.

Di fronte a tale sguardo sulla vita adulta, sembra che questa fase della vita sia un’età apicale156 nell’esistenza umana, in quanto questo è il momento della vita in cui la persona, istruita dalla propria esperienza, ha acquisito le competenze necessarie per poter prendere in mano la propria vita e quella altrui inserendosi con dedizione responsabile nel suo contesto sociale e culturale.