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immaginari:noVe Casi-studio *

3.1.3. dalla recensione al disco

La parodia non venne accolta come tale. In pochissimi giorni la redazione di RS venne tempestata di telefonate. Non solo da parte di fan — incredibilmente — con l’acquolina in bocca per il disco favoleggiato da Christian, ma anche — incredibilmente — dai manager degli artisti nominati: Allen Klein (Beatles e Stones) e Albert Grossmann (Dylan) chiesero lumi sulla faccenda e, in caso, una copia del disco. Intervistato a riguardo, Al Kooper, il supposto produttore, preferì non rispondere, aumentando così ulteriormente i sospetti. Le riviste concorrenti si interrogavano sulla sospetta esclusiva di RS: la recensione era stata pubblicata in sordina (un disco del genere avrebbe meritato la prima pagina) e affidata a un giornalista mai sentito prima (tale T. M. Christian).

La gente richiedeva il disco nei negozi e i negozianti a loro volta lo ordinavano ai distributori: in un attimo si era scatenata una vera caccia al tesoro. Un esempio di «deliziosa mitologia istan- tanea», per dirla con Ralph J. Gleason, critico jazz e co-fondatore di RS, il quale pubblicò un breve annuncio sul «San Francisco Chronicle» — siamo sempre nell’ottobre 1969 — in cui si diceva chiaro e tondo che la recensione di T.M. Christian era tutta uno scherzo. Ma questo non servì a calmare gli animi.

Marcus, sbalordito dal polverone involontariamente sollevato dal proprio articolo, decise di andare ‘fino in fondo’ e — in un certo senso — di dare al pubblico quello che chiedeva. Con la collaborazione di un altro redattore di RS, Langdon Winner, e dell’amico discografico Reg Parody (mai nome fu più azzeccato), fece registrare a un gruppo di sessionmen — la Cleanliness and Godliness Skiffle Band16 (con Winner aggiunto al piano) — tre

pezzi ‘dei’ Masked Marauders: la cover di Duke of Earl in per- fetto stile-Dylan e i due originali (scritti dallo stesso Marcus), Cow Pie, strumentale, e I Can’t

Get No Nookie, il pezzo

forte, che presentava un’imitazione dello sti- le-Jagger «spaventosa- mente accurata»17. Mar-

cus portò di persona i nastri con le registra- zioni ad alcune stazioni radio di San Francisco e Los Angeles, riuscendo a farli mettere in onda e confondendo così an- cora di più le acque. Si mise poi alla ricerca di una casa discografica che fosse interessa- ta a pubblicare l’intero disco dei Masked Marauders così come era stato descritto nella recensione. La Warner Brothers offrì ben quindicimila dollari per produrlo, perfettamente consapevole di pubblicare materiale registrato da semplici musicisti di studio e

16 Cfr. Discografia. 17 Christgau 1970.

[figura 9]: la copertina del disco prodotto dalla Warner Bros., ripresa da quella apparsa su «Rolling Stone».

non da star del rock, forte insomma del solo hype che si era anda- to costruendo intorno all’affaire Masked Marauders.

Il disco venne registrato in tempi record e pubblicato già nel no- vembre del 1969: nel gennaio dell’anno successivo aveva supe- rato la quota — incredibile a dirsi — delle centomila copie ven- dute, posizionandosi centoquattordicesimo nella classifica di «Billboard». I Can’t Get

No Nookie toccò quota

centoventitré nella clas- sifica dei singoli, ma fu presto «attaccata da Dean Burch, allora capo della commissione Fe- derale della Comunica- zione, come esempio di ‘oscenità radiofonica’»18.

Il manufatto prodotto dalla Reprise19, sussi-

diaria della Warner, ha per copertina la stessa immagine che era ap- parsa su RS [figura 9] e

presenta il logo di un’etichetta creata ad hoc per rispettare il nome utilizzato nella recensione, Deity (‘divinità’) [figura 10]: il disco rappresenta l’unica uscita di questa casa discografica fantasma e anche per questo motivo è oggi considerato una vera chicca per collezionisti. In quanto oggetto fisico, differisce però sostanzial- mente da quello descritto da Christian: è un vinile singolo e non doppio. E, soprattutto, presenta «ben poche delle delizie promes- se dall’articolo»20: esecuzioni piuttosto sottotono e una qualità di

registrazione non certo ottimale (altro che produzione di Al Koo- per!), forse nel rispetto dello ‘spirito da bootleg’ dell’operazione. La traccia finale, la numero nove, Saturday Night at the Cow Pala-

ce, non citata nella recensione, riporta il monologo di uno degli ipotetici acquirenti del disco, che, accompagnato da un caotico sottofondo di piano, rumori e versacci vari, si lamenta rabbiosa- mente per essere stato preso in giro: un vero scherzo nello scher-

18 Vites 2001: 6 19 Cfr. Discografia. 20 Christgau 1970.

zo. Sul retro del vinile, le note di copertina sono sempre a firma del burlone T.M. Christian (quasi certamente, sempre Marcus): non viene citato nessuno dei grandi nomi tirati in ballo su RS e il disco viene presentato in maniera — se possibile — ancora più romanzata, roboante e scopertamente parodistica (cfr. Ap- pendice 2, testo 2 e 2-bis). In allegato, per fugare ogni ulteriore possibilità di equivoco, seppure soltanto ad acquisto avvenuto, due volantini con le riproduzioni dell’articolo originale di RS e di quello di Gleason sul «Chronicle». Alla fine, anche Jann Wen- ner, il direttore di RS, stanco delle richieste di chiarimento che continuavano a piovere da tutte le parti, vuotò definitivamente il sacco in un editoriale.

Tutta questa intricata vicenda offrì a un divertitissimo Robert Christgau, critico del «Village Voice», altro pioniere della critica rock e grande amico di Marcus, l’occasione per una riflessione di ampio respiro. Nel mondo del pop-rock — e delle arti in gene- rale — non si vende tanto un prodotto, un manufatto, quanto un

concept, l’idea artistica che sta dietro quel manufatto e lo rende

significante, e che può essere vincente o meno: l’idea che stava dietro all’operazione Masked Marauders apparteneva certamen- te alla prima categoria. Per questa ragione — pur avendo preci- sato che il disco21 era da un punto di vista squisitamente musicale

ben poca cosa e che meritava di essere acquistato per la sola I

Can’t Get No Nookie (che pure plagiava un riff dei Rolling Stones)22

— Christgau lo dichiarava «disco dell’anno 1970».

Qualcosa di molto simile a quanto raccontato nella recensione dei Masked Marauders avvenne poi sul serio nella storia del rock, quando nel 1988 «cinque attempate rockstar, Bob Dylan, George Harrison, Roy Orbison, Tom Petty e Jeff Lyne, si trovano a strimpellare e incrociando le loro voci leggendarie scoprono quanto sia salubre, divertente fare musica in compagnia»23. Si

tratta del progetto nostalgico e back to the roots documentato dal disco The Traveling Wilburys Volume One24.

21 L’oggetto fisico realizzato dalla Deity/Reprise (il disco ‘vero’ e cioè quello ‘falso’). 22 Cfr. Discografia.

23 Gentile 1999c: 1006. 24 Cfr. Discografia.

3. 2. lester Bangs e la carriera

Post-Psychotic reaction dei count five (1971)