• Non ci sono risultati.

massimo cotto e songs to orPhans di sPringsteen (1986)

immaginari:noVe Casi-studio *

3.5. massimo cotto e songs to orPhans di sPringsteen (1986)

3.5.1. l’atteso live di springsteen: un altro caso-red Woods

Massimo Cotto (Asti, 1962) esordisce sul «Mucchio» nel 1985 e vi rimane fino al 1988; dirige poi diverse riviste (la più famosa e importante delle quali è «Rockstar»), lavora per radio e tv e si specializza nel genere dell’intervista biografica, pubblicando un nutrito numero di monografie dedicate ad artisti soprattutto italiani.

Nel maggio 1986 il «Mucchio» raggiunge il traguardo dei 100 numeri:

La ricorrenza è festeggiata in modo davvero insolito: rielaborando una vecchia idea di «Gong» (che aveva avuto per involontari protagonisti Crosby Stills Nash & Young), Stèfani commissiona a Cotto una splendida e credibilissima recensione di un fantomatico, imminen- te triplo album live di Springsteen — titolo Songs to

Orphans — inventandosi di averne ricevuto l’advance

da Clarence Clemons per poterlo presentare in antepri- ma mondiale. Uno scherzo ‘fantastico’ al quale parecchi abboccano, complice anche il fatto che da tempo imme- more si parlava della possibile uscita di un disco in con- certo del rocker americano, e che in epoca pre-internet le verifiche non erano così facili e immediate come oggi [Guglielmi e Stèfani 2004: 28-29].

Springsteen era conosciuto e amato anche e soprattutto per le sue torrenziali performance dal vivo in compagnia della fidata E-Street Band ma, nonostante i dieci anni e più di carriera sui palchi, non era stato ancora pubblicato un live celebrativo di rito. Peraltro periodicamente annunciato ‘a vuoto’ dalla casa disco- grafica, che intendeva contrastare il fiorente mercato parallelo e illegale di «decine, centinaia di bootleg, […] di qualità spesso mediocre»110. Anche qui dunque, come nel caso Bertoncelli-Red

Woods (dichiarata fonte di ispirazione), un disco attesissimo dai

fan, che lo percepivano addi- rittura come ‘necessario’. Il ‘Boss’, col suo robusto rock

blue-collar, era uno degli arti-

sti simbolo della politica mu- sicale del «Mucchio»: Stèfani era un suo storico fan e aveva avuto il piacere di stringere amicizia col fidato sassofoni- sta della sua band, Clarence Clemons, nel corso di una in- tervista del 1984; anche Cotto era uno specialista, tanto che gli avrebbe dedicato una delle prime monografie in ambito italiano, Bruce Springsteen dalla

A alla Z (1987).

Questa, dunque, la cornice:

Clemons avrebbe passato in anteprima mondiale alla redazione del «Mucchio» un promo del triplo vinile Songs to Orphans. Trat- tandosi di promo, a commento dell’articolo non compare alcu- na immagine, nessun artwork del disco. In compenso, lo scoop è sbandierato in copertina con tanto di foto del «sudato maestro»111

e la scritta «Anteprima mondiale! Springsteen - Il nuovo triplo album dal vivo» [figura 16]. Inoltre, alla rivista era stato allegato anche un poster del Boss, tanto per festeggiare il numero 100, quanto per ribadire il valore epocale dell’uscita discografica.

3.5.2. tra parodia e ricostruzione filologica

Il disco descritto da Cotto (cfr. Appendice 2, testo 4) è una sum- ma dell’arte live di Springsteen, compilato selezionando le sue migliori performance in terra americana, «nel suo ambiente na- turale, a contatto con i posti che sono scenari dei suoi minirac- conti». Come Red Woods, è una sorta di incarnazione musicale del ‘Sogno Americano’, ma con più ombre in evidenza (sono pas- sati dieci anni dal quarto capolavoro del folk-rock californiano immaginato da Bertoncelli), con tutte le sue «contraddizioni di

111 Bertoncelli 1998: 11.

[figura 16]: «Mucchio Selvaggio» n. 100 (maggio 1986), con tanto di foto e annuncio dedicato al «nuovo triplo album dal vivo» di Springsteen.

libertà e impotenza». A ingolosire i fan, oltre a una nutrita sele- zione di absolute classics, anche un pugno di inediti, pezzi storici del repertorio live del Boss mai fissati su disco.

La recensione si pone, per tono e stile, a metà strada tra l’esperi- mento di Marcus e quello di Bertoncelli: cioè, tra parodia e rico- struzione filologica. Quelli che possono apparire come ammic- camenti ironici si contano infatti sulle dita di una mano e sono facilmente individuabili in un contesto altrimenti ‘serissimo’: e si tratta di piccoli colpi di gomito all’indirizzo del fan ‘patologico’ di Springsteen, categoria cui forse lo stesso Cotto sapeva di ap- partenere. Prudenze, cautele, ricognizioni maniacali nel mondo dei bootleg: «prima della suite (splendida, inutile ricordarlo)…»; «attenti, perché esiste un bootleg del bootleg a cui mancano le ul- time canzoni dei sei lati, anche se vengono ugualmente accre- ditate»; «… per citare solo una minima parte dei pezzi che quel disgraziato (calma, stavo solo scherzando) non si decide a pub- blicare». Gli ammiccamenti sono indirizzati ai fan nel duplice senso di ‘colpiscono i fan’ e ‘sono pensati per essere colti dai soli fan’: «Born To Run è tratta da un concerto […] al Big Man’s West con l’appoggio di John Cafferty e della Beaver Brown Band (!)». Ecco, in appena due righe, due cripto-citazioni da intenditori: il locale citato è un club di proprietà di Clarence Clemons; il grup- po citato è invece una (misconosciuta in Italia) «bar-band del New Jersey che plagia il maestro»112. Ammiccamenti insomma non si sa

quanto inseriti per far scoprire il gioco o, al contrario, quanto per renderlo maliziosamente ancora più credibile. Ultima strizzata d’occhio nella chiusa: «abbiamo tra le mani un triplo dal vivo di Bruce che aspettavamo da anni e che pensavamo non sarebbe mai arrivato. Tanto che quando andremo a comprarlo conserve- remo il timore che sia stato tutto semplicemente uno scherzo». In ogni caso, la conoscenza sviscerata sulla produzione spring- steeniana, tanto a livello di musiche e testi, con un sapiente gioco di rinvii tra un brano e l’altro alla ricerca del filo rosso che li lega, quanto a livello di uscite discografiche, ufficiali e ufficiose, è sem- plicemente enciclopedica. Ne viene fuori un perfetto ritratto del Boss:

Possiamo legittimamente pensare che il veterano di

Born in the USA, che apre l’album, sia lo stesso raga-

muffin gunner di Lost in the Flood, che chiude la pri- ma facciata. Questi, appena tornato dal Vietnam, si era reso conto che tutti i valori patriottici, sociali e religiosi erano stati spazzati via, e la metafora finale lo vedeva intrappolato nelle sabbie mobili.

Un mese dopo [numero 101] Bianchini rivelerà la burla (che aveva inflitto alla redazione centinaia di telefonate di lettori, negozianti e giornalisti), ma la cosa più straor- dinaria sarà l’uscita, successiva di pochi mesi, di Live

1975-1985. Così, a dicembre [numero 106], il “Mucchio”

rimetterà Springsteen in prima pagina, titolando con ironia “Il quintuplo dal vivo del Boss è falso?” [Guglielmi e Stèfani 2004: 29].

Nel novembre 1986 uscì finalmente il disco dal vivo del Boss che la Columbia annunciava da tempo: Live 1975-1985113. Quintuplo

vinile in cofanetto (le ristampe su CD sono triple) che andava a concretizzare il Songs to Orphans immaginato da Cotto, con al- cune sovrapposizioni di scaletta forse davvero ‘inevitabili’, ma egualmente sorprendenti: una per tutte, l’inclusione di una cover di ‘papà’ Woodie Guthrie.

3.6. vittore Baroni, due esemPi: masonic youth