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Dalla sperimentazione all’adozione di prodott

3. Dall’epistolario: il socialismo di Morbelli alla luce dell’amicizia

2.2. La cultura scientifica del pittore

2.3.2 Dalla sperimentazione all’adozione di prodott

Le riflessioni fatte sul manoscritto Questioni palpitanti!!! Attinenti alla tecnica

del dipingere fanno addirittura anticipare la stesura a prima del 1889. In quella data il

pittore si era recato a Parigi per visitare l’Esposizione Universale ed è questo l’anno che viene indicato all’unanime dagli studiosi come data spartiacque tra l’abbandono, o quanto meno l’evoluzione, dello sperimentalismo di Morbelli e la scelta di passare all’utilizzo di materiali per pittura industriali con il conseguente approdo alla tecnica divisa62. All’esposizione di Parigi Morbelli aveva avuto la possibilità di vedere opere nelle quali i pittori avevano raggiunto un grado cosi alto di luminosità al quale non era ancora riuscito ad approdare. Sperimentando la tecnica divisa, già nella lettera del 13 luglio 189063 parlando del dipinto Alba a Grubicy, si diceva meravigliato per la correttezza della teoria della divisione dei colori (fig. 83). Nella lettera del 15 luglio 1891 ribadiva quello che secondo lui era stato l’errore che lo aveva confuso fino a quel momento: il problema era stato l’ aver continuato a macinare i colori per molti anni essendo convinto che le carenze dell’effetto di luce nella propria pittura fossero dovute alla materia prima; questo finché finalmente si era convinto che si trattava non di miscelare i colori, ma di miscelare le luci. Per questo motivo riteneva fosse una corretta strada da percorrere la sperimentazione dei nuovi prodotti disponibili sul mercato. Nel 1890 infatti in Alba il pittore passava all’esame della tecnica divisa con più audaci effetti en plein air, eseguendo ombre fortemente azzurrate.

Un anno prima del viaggio a Parigi ci sono testimonianze dello sperimentalismo di Morbelli e degli insuccessi delle prove effettuate soprattutto sul dipinto Venduta. Nel 1888 sappiamo che Morbelli era impegnato nella distillazione di una nuova essenza per realizzare una mestica a caldo a base di copale, ma che non dava i risultati sperati a

61 P. Plebani, Questioni palpitanti!!! Appunti inediti di Angelo Morbelli sulla tecnica pittorica, in Colore dei Divisionisti, tecnica e teoria, analisi e prospettive di ricerca, cit., pp. 191-194.

62 A. Scotti-Tosini, L’influenza positiva delle scienze, la pittura in trasformazione , cit., p. 569. 63

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causa delle continue colature che non permettevano il fissaggio del colore. Ciò che spingeva comunque Morbelli a procedere nelle prove era il gradevole effetto che l’essenza produceva, creando delle velature nel bianco quasi come se si trattasse di particelle cristalline colorate. Fu proprio questa tendenza sperimentale all’applicazione pratica ad attrarre Vittore Grubicy e a volere che il pittore partecipasse all’esposizione organizzata a Londra nello stesso anno.

Marco Valsecchi, nella XXVI Biennale di Venezia, definiva Morbelli non solo il più ortodosso, ma anche il più meccanico tra i divisionisti64. A ragione di questa affermazione è necessario capire quale sia stato il ruolo del pittore nel dibattito ottocentesco sulle tecniche ed i materiali per pittura. Dopo la visita all’Esposizione Universale di Parigi del 1889 Morbelli decise di acquistare alcuni prodotti industriali con i quali ampliare la propria tavolozza; la scelta era stata dettata dall’idea di eliminare l’uso di biacche e bitumi, utilizzati dal pittore fino a quella data per schiarire e scurire i colori65.

Nella lettera scritta a Vittore Grubicy il 31 ottobre 1889 Morbelli parla del viaggio a Parigi e la definisce la «grande Babilonia moderna»66 che aveva visitato in compagnia di Adolf Hohenstein; il viaggio si era completato con il passaggio da Londra prima del rientro in Italia67. Prima di partire per Parigi aveva chiesto informazioni a Grubicy per sapere dove poter ammirare i dipinti di Bastien Lepage. E, dopo la visita, informava l’amico di aver ammirato Le mariage di Dagnan Bouveret e L’attesa di Alma Tadema. L’insoddisfazione più grossa che emerge dalla lettera è quella che riguarda la luminosità dei suoi dipinti rispetto a quelli ammirati all’estero; per questo motivo riteneva importante ampliare la tavolozza sul modello di quella dei pittori inglesi

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L’affermazione di Valsecchi è presente nella sezione dal titolo Il divisionismo in Italia, commissario Marco Valsecchi, nel Catalogo della XXVI Biennale di Venezia, Venezia, Alfieri, 1952, p. 390. Le opere di Morbelli ivi esposte erano Natale dei rimasti e La sedia vuota, realizzati entrambi nel 1903.

65 Una testimonianza si ha nella lettera del 19 giugno 1889 scritta da Grubicy a Morbelli in cui si

fa riferimento ai prodotti Lefranc procurati al pittore e da consegnare a Calcaterra. Caramel, op. cit., p. 73.

66 « Carissimo Vittore, sono reduce stanco morto, della grande Babilonia moderna. Ho fatto

delle preziose osservazioni in merito alle tele viste e digerite […]», scrive Morbelli nella lettera del 31 ottobre 1889. Infra, p. 17, n. 10.

67 La notizia del passaggio da Londra si ha nella lettera del 4 settembre 1891, conservata al

MART, Archivio del ‘900, Fondo Grubicy – Benvenuti, Gru. I, 4. La lettera è pubblicata in Scotti Tosini,

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preraffaelliti68. Ciò intendeva farlo acquistando immediatamente dopo il rientro in Italia tre ordini di mestiche dalla casa produttrice Lefranc69.

Il 1891 è un anno molto importante nell’evoluzione pittorica di Morbelli. Non solo passò all’applicazione del colore diviso da cui non si sarebbe allontanato più, ma aveva avuto anche la possibilità di testare i primi risultati dell’applicazione della tecnica divisionista alla Prima Triennale di Brera. All’esposizione milanese inizialmente il pittore aveva pensato di inviare insieme ad Alba e Conversazione al Pio Albergo

Trivulzio anche il dipinto La prima lettera70; ma aveva poi cambiato idea perché convinto che questo secondo dipinto risentisse in alcune parti di un’applicazione ancora troppo tradizionale. Paradossalmente sarebbe stata proprio questa, la critica fatta ad

Alba; il dipinto venne attaccato duramente dalla critica per la giustapposizione

programmatica di una distesa di trattini e puntini unicamente nella parte superiore del cielo, mentre la parte inferiore era stata dipinta in modo ancora del tutto tradizionale. Ciò che infastidiva, dunque, era il carattere troppo sperimentale dell’opera, esattamente come gli altri dipinti esposti alla Triennale che avevano ricevuto gli stessi giudizi negativi71. La conseguenza di questi pareri sfavorevoli fu che le opere di Gaetano Previati e quelle di Morbelli erano state escluse dai premi. Prontamente Grubicy non si era lasciato sfuggire l’occasione di rispondere alle critiche di Luigi Chirtani in difesa del quadro Alba di Morbelli72. L’opera presentava una scomposizione cromatica nella parte alta con una scrupolosa attenzione ai colori complementari. Nella parte inferiore invece

68 A tal proposito si ricorda che John Ruskin aveva parlato del metodo solare dei preraffaelliti,

ossia il metodo della pittura all’aperto. Si veda F. Bellonzi, Socialismo e romanticismo nell’arte moderna, Caltanissetta, Roma, Sciascia, 1959, p. 64.

69 Per un approfondimento sui prodotti Lefranc si rimanda al parafrafo 2.4, infra, p. 22.

70 Quinsac afferma su Alba: «Les détails u feuillage et la luminosità du ciel matinal sont

décomposés prrismatiquement et rendus selon une scrupuleuse obéissance à la loi des complémentaires, ce qui présuppose déjà l’emploi du cercle cromatique.» inoltre ribadisce che « Par contre, dans la partie inférieure reparaissenti les tons sales, rabattus et ternaires ainsi que la superposition des fondo sompres (ce derniers réaffleurent avec le temps), comme si l’artiste avait jugé que, pour traduire la consistance des maisons te celle de la terre, un recours au mélange chromatique était nécessaire». Quinsac, op. cit., p. 32. Sulla Conversazione o Parlatorio al Pio Albergo Trivulzio si esprime Grubicy ne La prima Triennale di

Brera 1891. Tendenze evolutive delle arti plastiche, articolo pubblicato in «Pensiero Italiano», Milano

1891 (vedi Schiaffini, op.cit., pp. 91-92) dicendo che, rispetto al dipinto Alba, «nel suo “Parlatorio del Pio Albergo Trivulzio” il procedimento tecnico corre più spedito ed è assai notevole il risultato ottenuto nell’esprimere la luce che funziona dappertutto in quel camerone semibuio nel quale altri non avrebbero saputo leggere che delle tinte tenebrose, del bitume e del nero».

71 Le critiche erano rivolte a Maternità di Previati, di cui era messa in discussione le carenze di

disegno, la tecnica filamentosa e soprattutto l’astrazione misticheggiante del soggetto. Lamberti, op. cit., p. 78.

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La difesa scritta da Grubicy era stata pubblicata in V. G. De Dragon, Prima Esposizione

Triennale, in «Arte e Storia», 30 maggio 1891: « […] Alba fu ideato e condotto con amore e pazienza

fenomenali per esperimentare e conseguire il maximum del risultato che l’applicazione della teoria scientifica poteva fornire all’arte sua». Lamberti, op. cit., p. 80; inoltre in «Cronaca d’arte», con un articolo dal titolo La Triennale a Brera. Dopo Previati Morbelli, infra, p. 43, n. 34.

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erano stati sovrapposti una quantità innumerevole di toni scuri, che creavano un contrasto disomogeneo con la parte superiore dell’opera73.

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