• Non ci sono risultati.

Per comprendere ulteriormente la concezione ambrosiana della Scrittura e della dottrina è necessario scrutare le caratteristiche dei singoli autori dei testi biblici, in quanto Ambrogio risulta sempre adeguarsi ai molteplici generi letterari del testo sacro. In particolare, prima di affrontare i passi scritturistici inerenti all’iconografia dei rilievi della porta, il loro rapporto immagine-fedele-testo e l’attinenza all’esegesi davidica ambrosiana, risulta essere necessario soffermarsi sul genere letterario poetico del

psalmus e del canticum. Questa tipologia letteraria è definita da Ambrogio come la più

alta che qualifica la posizione mistica dell’autore biblico e in cui Davide ‘dimora abitualmente’300.

Nell’introduzione dell’Explanatio psalmi I, Ambrogio giustifica la propensione per questo genere letterario con le parole:

«Ma Davide fu in modo preminente scelto dal Signore a tale compito: cioè a risplendere perennemente e di continuo in una attività, che, negli altri agiografi, sembra costituire un vertice di eccezione nel complesso della loro opera»301.

Ambrogio attribuisce a Davide il merito della ricostruzione della bellezza originaria attraverso i salmi per i quali procurò a tutti un equivalente della vita celeste302. Tramite

la bellezza poetica del salmo fece quindi rivivere la delectatio originaria che Dio aveva donato a tutti come incentivo per le virtù e che l’uomo aveva perduto a causa dell’inganno assentendo alla caduta303. In modo simile attraverso lo stile del cantico

300 Cfr. L.F. Pizzolato, La dottrina cit., p. 117.

301 Traduzione da Ambrosius, Explanatio psalmorum XII/Commento a dodici salmi, a cura di L.F. Pizzolato, Op. Eseg. VII/I-II, ed. bilingue, Milano/Roma, 1980, pp. 42-43: «At vero David principaliter a domino ad hoc

munus electus est, ut, quod in aliis rarum praeminere reliquo operi videtur, in hoc iuge et continuum refulgeret»

(Expl. ps. I,6; CSEL 64,5).

302 Cfr. Expl. ps. I, 3: «itaque reparare eam studens et reformare psallendi munere caelestis nobis instar

conversationis instituit» (CSEL 64,4).

303 Testo latino da L.F. Pizzolato, Explanatio cit., Op. Eseg. VII/I, pp. 38-39: «Summum incentivum virtutis

proposuit Deus futurae beatitudinis delectationem; vehemens quoque calcar erroris delectationem esse diabolus excogitavit. […] Itaque quod divina gratia tributum erat ad vita, factum est mihi in mortem eoque faciliorem inimicus assensum hominis abuit ad lapsum, quo speciem praetendit naturae» (Expl. ps. I, 1; CSEL 64,3).

100

l’uomo ritorna a Dio e Dio all’uomo in una reciproca dimensione di equilibrio tra piacere e virtù304.

Il salmo diviene il mezzo del disegno di salvezza di Dio che concentra in sé il rimedio specifico per il male dell’uomo. Ambrogio scrive infatti:

«La storia ammaestra con ordine, la legge insegna, la profezia annuncia, il rimprovero castiga, il discorso morale convince. Nel libro dei salmi è possibile trovare la via del progresso per tutti e, per così dire, la medicina per la salute dell'uomo. Chiunque legga, ha di che poter curare, con un rimedio specifico, le ferite del proprio male. Chiunque voglia distinguere attentamente, trova allestiti nei Salmi, come in una completa palestra dell'animo e in uno stadio di virtù, diversi tipi di gare e può scegliere quella, a cui si ritiene più adatto, per raggiungere più facilmente il premio»305.

Ed ancora continua dicendo che se qualcuno volesse ripercorrere le gesta degli antichi altro non deve fare che leggere un salmo, ove trova lo svolgimento di tutta la storia della salvezza e

«Così può arricchire la memoria con un tesoro di conoscenze con risparmio di lettura. Sembrano inoltre più semplici le spiegazioni più brevi! Quale profondità poi attinge quel testo che, in un breve spazio, sa distinguere la tragicità del disaccordo e a questa

304 Testo latino da Ivi, pp. 40-41: «Delectatur igitur cantico deus non solum laudari, sed etiam reconciliari» (Expl. ps. I, 5; CSEL 64,5).

305 Traduzione da Ivi, pp. 42-43: «Historia instruit, lex docet, prophetia annuntiat, correptio castigat, moralitas

suadet; in libro Psalmorum profectus est omnium et medicina quaedam salutis humanae. Quicumque legerit, habet quo propriae vulnera passionis speciali possit curare remedio. Quicumque cernere voluerit, tamquam in communi animarum gymnasio et quodam stadio virtutum diversa genera certaminum repperiens praeparata id sibi eligat, cui se intellegit aptiorem, quo facilius perveniat ad coronam» (Expl. ps. I, 7 CSEL 64,6). L’influsso del testo

basiliano è ravvisabile sebbene Basilio non fa la distinzione dei vari generi letterari, bensì scrive: «ἄλλα

µὲν οὖν προφῆται παιδεύουσι, χαὶ ἄλλα ἱστοριχοί, χαὶ ὁ υόµος ἔτερα, χαὶ ἄλλα τὸ εἶδος τῆς παροιµιαχῆς παραινέσεως.» Basilio, Homilie in Psalmos I,1; PG 29, coll. 211-212. [Traduzione dal greco

dell’autrice: «Quindi, una cosa insegna il profeta, un’altra lo storico, un’altra la legge, (la Scrittura) non assume nessun altro aspetto e le cose (scritte) nel libro dei Proverbi devono essere usate come esortazione»].

101

aggiungere la trama della gioiosa riconciliazione, perché si veda contemporaneamente quale danno rechi l’offesa dell’incredulità e quale giovamento la fede disponibile»306.

Il salmo diviene così via privilegiata per comprendere la complessa interpretazione della storia sacra secondo Ambrogio e ‘chiarisce la visione sinottica fra storia dell’offesa e storia della riconciliazione’307: esso è profezia dell’avvento di Cristo308.

Il binomio bellezza-virtù, ampiamente compreso nella delectatio come incentivum

virtutis, permette ad Ambrogio di introdurre la suavitas dell’azione del salmo

nell’animo dell’uomo: infatti il salmo non agisce con violenza nell’instillare i comandamenti, ma con soavità li fa penetrare nell’intimo309.

Il salmo davidico infine risulta essere l’esito, conquistato dopo una dura ed ascetica lotta col peccato, della intentio caelestium, che si applica come vita divina tra gli uomini e diviene espressione dell’unità della chiesa e preghiera privilegiata della comunitas310.

306 Traduzione da L.F. Pizzolato, Explanatio cit., Op. Eseg. VII/I, pp. 42-43: «ut thesaurum memoriae

conpendio lectionis adquirat. Faciliora quoque videntur quae brevius explicantur. Illud etiam quantae altitudinis, quod brevi intervallo offensionum adversa distinxit et reconciliationis secunda subtexuit, ut simul cognosceres, quid incredulitatis obesset offensa. Quid fides prompta conferret!» (Expl. ps. I,7; CSEL 64,6).

307 L.F. Pizzolato, La dottrina cit., p. 120.

308 Testo latino da L.F. Pizzolato, Explanatio cit., Op. Eseg. VII/II, pp. 32-35: «Ad patrem dicit: Iustitiam meam non abscondi in corde meo, veritatem tuam et salutare tuum dixi (Ps 39,10). Totus ex persona

Christi psalmus iste est.[…] Et quia ex persona salvatoris totum hunc esse diximus psalmum» (Expl. ps. XXXIX,

25-26; CSEL 64, 229); Ed ancora ove Ambrogio richiama la formula «ex persona salvatoris» (Expl. ps. XL,4;

CSEL 64, 232 | Expos. ps. CXVIII 10,17; CSEL 62,213). Perciò a buon titolo Ambrogio può ulteriormente

affermare che «In psalmis itaque nobis non solum nascitur Iesus, sed etiam salutarem illam suscipit corporis

passionem, quiescit, resurgit, ascendit ad caelum, sedet ad dexteram patris» (Exp. ps. I,8; CSEL 64,7) traduzione

da L.F. Pizzolato, Explanatio cit., Op. Eseg. VII/I, pp. 44-45.

309 Cfr. testo latino e traduzione da Ivi, pp. 48-49: «Certat in psalmo doctrina cum gratia; simul cantatur ad

delectationem, discitur ad eruditionem. Nam violentiora praecepta non permanent; quod autem cum suavite perceperis, id infusum semel praecordiis non consuevit elabi»; «Gareggia nel salmo la dottrina con la bellezza.

Viene cantato per diletto, e insieme viene appreso come conoscenza. Infatti, i comandamenti più violenti non durano nell’animo, ma quello che si riceve con soavità, una volta nell’intimo, non conosce amnesie» (Expl. ps. I, 10; CSEL 64, 9).

310 Cfr. testo latino e traduzione da Ibidem: «docuit utique prius nobis peccato esse moriendum (Ps 44,1) et

tunc demum in hoc corpore diversa opera discriminanda virtutum, quibus ad dominum devotionis nostrae gratia perveniret, ut occupatis intentione caelestium nulla inreperet terrenorum libido vitiorum, simul animus caelestis gratiae suavitate nitesceret»; «ci ha insegnato che prima dobbiamo morire al peccato e che allora soltanto

potremmo, in questo corpo, ritmare varie opere di virtù, che permettano alla bellezza della nostra devozione di arrivare a Dio. Perché, tutti tesi alle realtà celesti, nessuna libidine di vizi terreni possa insinuarsi in noi, ma l’animo risplenda della soavità della bellezza celeste» (Expl. ps.I,11; CSEL 64,9).

102

Lo stesso Davide, avendo in sé una visione escatologico-unitiva – data dal tentativo di esprimere poeticamente la bellezza della vita celeste – ‘colpito dalla ferita d’amore e preso dal desiderio di scrutare la verità, innalzò lo sguardo verso le regioni superiori del suo spirito e guardando verso il futuro, vide in Cristo i tesori della sapienza e della scienza’, può essere definito propheta in gentibus positus e propheta perfectus311.