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I testi di Ambrogio furono utilizzati da diversi liturgisti nel corso dei secoli XIX e XX, con lo scopo di ricostruire l’antica Messa ambrosiana, sebbene in modo imperfetto282.

Il più antico documento giunto a noi è estrapolato dal codice 908 di San Gallo ed è chiamato convenzionalmente Missa catechumenorum: datato al VII secolo, è definito ‘documento certamente ambrosiano’ ed edito in prima edizione da Wilmart283. In nota

alla conclusione egli asserisce che è un piccolo messale di tipo ambrosiano o milanese e che, in riferimento all’ostinazione di alcuni studiosi a credere che ci fosse una sola liturgia anche al tempo di Ambrogio, è possibile che ci fosse una medesima base comune ma con «divergenze notevoli»284. Sulla base di quanto affermato dallo stesso

Wilmart, possiamo prendere in considerazione il testo dell’Ordinarium Missae costituito da una serie di manoscritti dei quali i più antichi risalgono al secolo IX e sono condizionati da influssi franco-romani e di cui ha curato una edizione critica il Ceriani285. Sempre il Wilmart attribuisce una parte dell’edizione di una Expositio Missae

al vescovo Odelperto (806-812) o al suo predecessore Pietro (784-799), sebbene sia più probabile l’attribuzione al primo perché autore del Liber de Baptismo e di ‘una serie di opuscoli pastorali ad uso del clero milanese del periodo carolingio, in conformità alle

281 Traduzione italiana dell’autrice da Agostinus, Conf. VI 6.: «gaudebam etiam, quod vetera scripta

legislazione et prophetarum iam non illo oculo mihi legenda proponerentur, quo antea videbantur absurda, cum arguebam tamquam ita sentientes sanctos tuos; verum autem non ita sentiebant»

282 M. Magistretti, La liturgia cit.; A. Paredi, la liturgia di S. Ambrogio, in S. Ambrogio nel XVI centenario della

nascita, a cura di G. Dossetti, Vita e Pensiero, Milano 1940, pp. 69 - 157; P. Borella, Il rito ambrosiano,

Morcelliana, Brescia 1964; Il duomo di Milano e la liturgia ambrosiana, a cura di G. Mellera, M. Navoni, NED, Milano 1992.

283 A. Wilmart, Missa catechumenorum, in «Rev. Bén», 27, 1910, pp. 109-113. Successivamente edito in qualità fotografica migliore da A. Dold, Le text de la «Missa catechumenorum» du cod. Sangall. 908, in «Rev. Bén», 36, 1924, pp. 307-316.

284 M. Righetti, Storia Liturgica III. Eucaristia, Ancora, Milano 1956, p. 552.

285 A. Ceriani, Notitia Liturgiae Ambrosianae ante saeculum. XI medium, cap. III, Ordinarium Missae, Milano 1895.

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prescrizioni riformatrici capitolari’286. Riforma carolingia che, secondo alcuni studiosi,

minacciò seriamente l’ordinamento liturgico ambrosiano ed incrementò la copiatura di scritti che ci sono giunti tramite il codice Beroldo della prima metà del secolo XII287.

Attraverso tale manoscritto si può cogliere, secondo Carmassi, la volontà di riconsiderare la propria tradizione ecclesiale e salvaguardare l’identità culturale in parte perdute288.

Un altro manoscritto importante è l’Evangelistario ambrosiano, sempre di epoca carolingia, che ci tramanda le trentasei pericopi evangeliche riservate alle litanie

triduane e le relative statio289. Il codice dà la possibilità di consultare direttamente l’ordo

evangeliorum ambrosiano del medesimo periodo riservato alla proclamazione del

Vangelo durante le celebrazioni episcopali e datato, su base paleografica, al IX secolo – in particolare alla seconda metà – e forse agli ultimi anni dell’episcopato di Angilberto II (824-859)290. Il manoscritto è un Evangelistario ovvero il libro che riunisce,

secondo l’ordinamento dell’anno liturgico, le pericopi evangeliche da leggersi durante la messa291.

Molto più tardo è il ms. A 23 bis inf., del XIII secolo, che comprende invece anche le

ordinatio per le singole feste dei santi292. Tale codice ha in aggiunta una parte che

prevede due festività per il vescovo Ambrogio – una per l’ordinazione e una per il dies

286 M. Righetti, Storia cit., p. 553.

287 BAMi I 152 inf. 7v-93v; in alternativa le versioni a stampa: Beroldus, Ordo et caerimaniae ecclesiae

Ambrosianae Mediolanensis, ed. M. Magistretti, Mediolani 1894; Beroldus, Sive Ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis kalendarium et ordines saec. XII, ex Codice Ambrosiano, ed. M. Magistretti, Mediolani 1894.

288 P. Carmassi, L’eredità ambrosiana nelle fonti liturgiche medievali, in «StAmbr 6», pp. 164-165. 289 BAMi A 28 inf. 1r-195v; 200r-202; 207r-222v.

290 N. Valli, L'Ordo Evangeliorum a Milano in età altomedievale: edizione dell'evangelistario A 28 inf. della

Biblioteca Ambrosiana, Monumenta studia instrumenta liturgica 51, Città del Vaticano, LEV 2008, pp. 1-

2.15-17.

291 Cfr F. Crivello, La miniatura a Bobbio tra IX e X secolo e i sui modelli carolingi, Umberto Allemandi, Torino 2001, p. 181. A differenza dell’Evangeliario che invece è un testo integrale dei quattro vangeli a uso liturgico e nel quale sono segnalati i brani per le diverse celebrazioni.

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natalis – e l’assegnazione per il primo giorno di una lettura dal libro della Sapienza,

per il secondo di un testo di Paolino da Milano293.

Per quanto riguarda le Litanie triduane, poc’anzi citate, si possono definire un antico rito processionale a contenuto penitenziale e imperatorio, che durava tre giorni consecutivi. Il nome deriva dal fatto che durante le varie stationes – tredici il primo giorno, dieci il secondo e dodici il terzo – nelle chiese della città si procedeva in processione cantando le litanie dei santi e delle antifone penitenziali. Furono introdotte nella diocesi milanese probabilmente tra il V e il VI secolo a seguito delle varie devastazioni che caratterizzarono la fine del IV e l’intero V secolo da parte dei Borgognoni, dei Goti, dei Longobardi ed infine dei Franchi294. Queste Litanie iniziavano

dopo la festa dell’Ascensione con l’imposizione delle ceneri al clero e al popolo che successivamente, in processione, si recavano nelle varie chiese dove iniziava la messa e procedeva fino alla liturgia della Parola; la messa si concludeva nell’ultima chiesa. Di conseguenza c’erano molte liturgie della Parola ed una sola liturgia eucaristica conclusiva: ciò a sottolineare l’importanza di quest’ultima295.

La basilica ambrosiana è collocata durante il primo giorno alla statio ottava con i passi scritturistici tratti dal libro del profeta Ezechiele (Ez 33,7-17) e dal Vangelo di Luca (Lc 15,1-10). I due passi descrivono molto bene la pedagogia di Dio nei confronti dell’uomo peccatore e la gioia del Padre per chi si pente. Il profeta, in questo caso, assume un ruolo di sentinella sulle cui labbra è posto il messaggio «nolo mortem impii

sed ut revertatur impius a via sua et vivat» (Ez 33,11). Ciò evidenzia ancor di più la

peculiarità penitenziale che nel corso dei secoli caratterizza la basilica Martyrum fatta erigere da Ambrogio.

293 Ordinazione: In ordinatione sancti Ambrosii: adattamento da Eccl. 46,16-18. 47,9-13; Deposizione:

Depositio beate memorie confessoris et episcopi Ambrosii: Vita Ambrosii, capp. 46-48; si veda anche P.

Carmassi, Libri liturgici e istituzioni ecclesiastiche a Milano in età medievale: studio sulla formazione del lezionario ambrosiano, Corpus Ambrosiano-Liturgicum IV, LQF, Aschendorff Münster, 2001. pp. 220-222.

294 M. Navoni, Litanie triduane, Dizionario di liturgia ambrosiana, pp. 273-276. 295Ibidem.

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Da questa breve analisi di alcune delle fonti liturgiche più antiche ed attendibili possiamo dedurre che tali manoscritti furono per la maggior parte compilati durante il regno carolingio, probabilmente sotto l’episcopato di Angilberto II (824-859), in cui si cercò di delineare il legame sussistente fra la Chiesa milanese e il suo famoso vescovo, come testimonia l’anonimo nel De vita et meritis Ambrosii, anch’esso del IX secolo di scriptorium milanese: «In Cristo Gesù egli ci ha generati tramite l’Evangelo; in effetti tutto ciò che possa esservi in virtù e di grazia in questa Chiesa milanese, non v’è dubbio che sia derivato dal suo magistero per intervento di Dio»296. La critica,

riguardo alla datazione di questo testo, risulta divisa. Per il Paredi dato il tono polemico dell’opera e il riferimento alle donazioni dei alcuni beni immobili, quali casa e terre, alla chiesa di Milano è da riferirsi agli anni dell’episcopato di Ansperto (868- 881) oltre che al giudizio paleografico del Bischoff297. Di parere contrario risulta essere

Tomea che colloca il De vita et meritis Ambrosii sotto Angilberto II – anticipandone così la stesura – su motivazioni di tipo paleografico, culturale e devozionale298. Di tutt’altro

parere rispetto allo studioso milanese è Foletti che colloca il manoscritto sangallese posteriore all’episcopato di Angilberto II e come «tappa di acculturazione diversa»299.

296 P. Courcelle, De vita et meritis Ambrosii, 95-96: Recherches sur saint Ambroise. Vies anciennes, culture,

iconographie, Etudes Augustiniennes, Paris 1973, p. 121; per l’edizione italiana si veda: A. Paredi, Vita e meriti di S. Ambrogio, Testo inedito del secolo nono illustrato con le miniature del Salterio di Arnolfo, «Fontes

Ambrosiani in lucem», Bibliothecae Ambrosianae, vol. 37, Casa ed. Ceschina, Milano 1964, sp. pp. 5-22. 297 A. Paredi (cur.), Vita e meriti cit., pp. 10-18.

298 Per l’aspetto paleografico fa riferimento all’impossibilità di avere l’originale, ma solamente una copia, come definisce il manoscritto di San Gallo ms. 569 (St. Gallen, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 569) <https://www.e-codices.ch/en/thumbs/csg/0569/Sequence-597> (verificato il 09/06/2020). Inoltre la profonda cultura carolingia dell’autore ignoto e la devozione a San Martino di Tours sottolineano un committente di stirpe Franca. P. Tomea, Ambrogio e i suoi fratelli. Note di agiografia milanese altomedievale, in Filologia Mediolatina V, 1998, pp. 148-232.

299 Per la disquisizione relativa al manoscritto sangallese e relativa bibliografia si veda l’interessante confronto fra il testo e l’altare d’oro della basilica ambrosiana – oggetto di una «polemica velata» dove non risulta esserci unione spirituale fra la popolazione Franca e quella Longobarda – nel testo di: I. Foletti, Oggetti, reliquie, migranti cit., pp. 168-171.

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