Davis v. United States112 è la sentenza più recente della Corte
suprema sul tema della exclusionary rule e chiude il cerchio di questa nuova linea interpretativa, cui si sono uniformate ormai quasi tutta la dottrina e la giurisprudenza americana. La polizia di Greenville, in Alabama, stava effettuando dei casuali controlli sulle automobili di passaggio, controlli che avevano portato agli arresti del conducente di una vettura per guida sotto gli effetti di stupefacenti e del passeggero, Davis, per aver dato false generalità all'agente di polizia. Successivamente, come di routine, la polizia aveva eseguito un "incident to the arrest" (perquisizione a seguito dell'arresto) nella macchina, trovando all'interno della tasca della giacca di Davis una pistola non registrata. Davis venne accusato per possesso d'arma da fuoco non registrata, ma, in seguito all'arresto, la giurisprudenza subì un cambiamento di indirizzo: se la procedura eseguita dalla polizia era perfettamente conforme ai precedenti dell'Eleventh Circuit in vigore in quel momento, basati a loro volta sulla decisione della Corte suprema New York v. Belton113, tale ultima decisione venne
"overruled" da Arizona v. Gant114 proprio durante la pendenza del
procedimento. In Gant si stabilì che prima di effettuare un incident to arrest su di un'automobile di un sospettato già sotto il suo controllo, la polizia avrebbe dovuto aver ragione di credere che la prova per cui era stato arrestato il sospettato si trovasse dentro l'auto. Chiaramente questa "ragione di credere" non era presente nel caso Davis, perciò la
112 Davis v. United States, 564 U.S. 229 (2011). 113 New York v. Belton, 453 U.S. 454 (1981). 114 Arizona v. Gant, 556 U.S. 332 (2009).
questione divenne se il "nuovo" precedente dovesse venire ugualmente applicato ad una situazione avvenuta prima di vedere la luce. La Corte stabilì che non si applicava la regola dell'esclusione quando l'agente di polizia aveva fatto affidamento su un precedente in vigore al momento dell'ispezione o perquisizione. Quello che interessa, è che nell'opinion del Giudice Alito la base per sostenere l'inapplicabilità dell'exclusionary rule si riscontra in Leon e nel legittimo affidamento in buona fede, che rende esente da colpe l'agente di polizia che attua una regola in vigore al momento in cui esegue la perquisizione. Ancora un volta centrale è il test di bilanciamento tra costi-benefici, che spinge a ritenere che solo in presenza dei parametri di Herring (deliberata, sconsiderata o grossolana negligenza nella violazione dei diritti) è giustificata l'esclusione della prova, al contrario nei casi di legittimo affidamento obiettivo sulla legalità della propria condotta o quando all'interno della condotta è riscontrabile un "semplice, isolato atto di negligenza" il fine deterrente non può giustificare l'esclusione. La vera novità di Davis, oltre che nella decisione finale, sta soprattutto nel riferimento alla "semplice, isolata negligenza": quest'ultima non è più solo legata ad episodi di evidenza e grossolanità, ma si estende anche a casi episodici, isolati appunto ma che non necessariamente sono contraddistinti dai criteri suddetti. Cosa si intenda poi con la parola "semplici" è oggetto di discussione, ma la più convincente delle interpretazione sembra essere quella di Bradley115, che
individua il discrimine tra negligenza "semplice" e negligenza "non semplice" nella interferenza con i diritti sostanziali del cittadino: è l'entità dell'intrusione nella privacy del sospettato a determinare se la negligenza della polizia sia stata semplice o meno, coerentemente con un'interpretazione caso per caso voluta da Herring. L'esempio
che fa Bradley sono due atti negligenti della polizia: in uno questa compila erroneamente o lascia inavvertitamente vuota la casella "cose da perquisire" del mandato, ma non usa questo errore per espandere la portata della ricerca in modo inaccettabile; nell'altro, pur senza una "ragionevole causa", arresta un sospettato e negligentemente conclude di averne una. Nel primo caso l'errore non ha procurato un grave danno ai diritti del sospettato, non ha messo a rischio di fatto l'integrità della sua privacy, pertanto può ricadere nell'ambito della semplice e isolata negligenza. Nel secondo invece l'errore è stato grave e soprattutto ha causato un grande danno ai diritti costituzionali del privato, risultando sicuramente più colpevole di un mancata applicazione della regola del knock-and-annouce. In questa prospettiva le varie eccezioni e nuove interpretazioni dell'exclusionary rule sembrano combinarsi e dare una una nuova sistematica definizione all'applicazione della regola.
5. I temi della merely evidentiary rule doctrine
Come per la majestic doctrine, Sundby e Ricca hanno individuato la possibilità di riassumere la merely evidentiary in alcuni punti principali: la ricerca della verità nel processo come valore supremo, l'agente di polizia trasgressore come il comune cittadino trasgressore, la exclusionary rule come vantaggio per il criminale, la regola come rimedio e non come diritto116.
5.1. La ricerca della verita' come valore supremo
Se è indiscutibile, secondo il Giudice Taft nella sua dissenting di Olmestead, che lo scopo principale del processo sia la ricerca della verità, è evidente che la regola dell'esclusione costituisce un decisivo
116 Cfr. SCOTT E. SUNDBY AND LUCY B. RICCA, "Is The Exclusionary Rule
A Good Way Of Enforcing Fourth Amendment Values?: The Majestic And The Mundane: The Two Creation Stories Of The Exclusionary Rule", cit., pag. 12.
ostacolo alla realizzazione di tale scopo. L'integrità della giustizia non è messa in discussione dalla mancata intransigenza nel punire le condotte poco etiche della polizia, ma proprio dal venire meno al dovere di presentare alla giuria tutti gli elementi possibili per addivenire ad un giudizio il più corretto possibile. Sebbene alquanto datata, tale opinione verrà ripresa, attenuandone i risvolti così marcati, dagli esponenti della merely evidentiary per contraddire uno dei temi più importanti della majestic doctrine.
5.2. L'identita' tra agenti di polizia e comuni cittadini nella violazione della proprieta' privata
Il Giudice Cardozo, nella famosa sentenza della Corte d'Appello di New York People v. Defore117, esprime la sua opposizione alla
nascente majestic doctrine cercando di dimostrare come la violazione del diritto personale di un soggetto comporti le stesse conseguenze a prescindere da chi ne è l'autore, se un privato cittadino o un pubblico ufficiale. Il IV Emendamento è un'indicazione a non approfittarsi della qualifica di agente governativo per violare i diritti costituzionali del privato, ma ciò non comporta una misura di reazione diversa rispetto a quella di qualunque altro soggetto. In particolare contro l'agente di polizia sarebbe potuta essere effettuata una richiesta per danni e un provvedimento disciplinare. La preoccupazione di Cardozo, mirando a contrastare Weeks e Boyd, era quella che ammettendo l'esclusione della prova potessero venir messi in libertà pericolosi criminali, il tutto per un eccessivo tecnicismo. Sebbene non trovi molta fortuna tra i suoi contemporanei, anche l'opinione di Cardozo verrà ripresa da decisioni successive, che si baseranno su questo tema per promuovere alcune delle eccezioni all'exclusionary rule, come quella di buona fede in Leon e quella del knock-and-
annouce di Herring.
5.3. L'exclusionary rule come un vantaggio per il criminale
Se la preoccupazione maggiore è che grazie alla regola dell'esclusione il criminale venga lasciato libero, allora la prospettiva cambia non poco: la regola non è più un beneficio di cui godono tutti i cittadini (come nella majestic), ma diventa un privilegio di cui godono solo i criminali. In questa nuova prospettiva, che emerge significativamente a partire da Brewer v. Williams, gli organi di polizia agiscono sempre in buona fede, fino a prova contraria. Perciò se vengono eseguiti ispezioni o sequestri si presume che i soggetti che li subiscono siano criminali. E' evidente che ciò contrasta con la presunzione di innocenza, uno dei temi principali a favore della majestic. Quando un criminale viene lasciato libero, anche se l'agente di polizia ha agito in buona fede o la trasgressione è stata di poco impatto, allora si minano i valori del sistema penale. Quindi se la minaccia più grande per l'integrità della Corte nella dottrina della majestic era data dalla possibilità di avallare una minaccia ai diritti dei cittadini rappresentata dagli abusi della polizia, nella merely evidentiary la minaccia principale è lasciare libero il criminale. Le due prospettive, sebbene prima facie non necessariamente contrastanti, portano ad esiti molto diversi, praticamente opposti.
5.4. La regola come rimedio e non come diritto
Più di una volta è stato affrontato il tema ampiamente discusso in dottrina e giurisprudenza sulla natura dell'exclusionary rule, ovvero se essa costituisce un rimedio giudiziario o se affonda le sue radici direttamente nella Costituzione. A partire da un iniziale atteggiamento contrario a quest'ultima interpretazione, abbiamo già visto come uno dei più forti argomenti a sostegno della majestic
fosse proprio la concezione della regola come diritto costituzionale di cui godeva l'imputato che aveva subito un atto illegale della polizia. Ma a partire da Leon fino alle sentenze più recenti, l'interpretazione più accolta dalle corti statali e soprattutto dalla Corte suprema è quella del rimedio giudiziale. La possibilità di modificarla, di comprimerla, di abrogarla sono solo alcune delle conseguenze che un'interpretazione della regola come rimedio giudiziale comporta. Ma la più importante di esse è sicuramente la possibilità di utilizzare lo strumento del bilanciamento costi-benefici: con una base sicuramente più solida e rigida, quale quella del diritto costituzionale, non potrebbe essere prevista un'esclusione, a seconda delle circostanze del caso, dell'applicazione della regola. Il vero sostegno della merely evidentiary doctrine è appunto nel giudizio soggettivo del giudice, che segna il vero allontanamento dalla majestic.
La majestic doctrine, però, non è stata abbandonata del tutto: molti sono i temi ad essa riconducibili, rinvenibili nelle decisioni di alcune corti, soprattutto quelle che storicamente sono particolarmente attente alla protezione dei diritti processuali dell'imputato, come le corti dello Stato di New York. Ma tale atteggiamento è rinvenibile anche all'interno di alcuni dissents della stessa Corte suprema, come quello del Giudice Brennan in Leon, che fa riferimento all'integrità del sistema giudiziario, o quello più recente del Giudice Ginsburg in Herring, che ha cercato di far riemergere il legame della regola di esclusione con la presunzione di innocenza. Nonostante ciò, il dominio della merely evidentiary rule doctrine sembra destinato a continuare sulla falsariga degli ultimi anni, non accennando a perdere il terreno faticosamente conquistato.
CAPITOLO VIII
PROSPETTIVE FUTURE PER L'APPLICAZIONE
DELL'EXCLUSIONARY RULE
1. Il nesso tra democrazia ed exclusionary rule – 2. L'evidente crisi dell'exclusionary rule nell'ordinamento statunitense
1. Il nesso tra democrazia e exclusionary rule
Come indicato da Turner118, vi è un rapporto inversamente proporzionale tra la solidità di una democrazia e la rigidità con cui viene applicata la regola dell'esclusione. La ricerca di Turner ha messo in evidenza come nelle nuove democrazie latinoamericane la regola dell'esclusione venga espressamente codificata e, in alcuni casi, addirittura costituzionalizzata, affinché l'affrancamento dalla recente esperienza autoritaria si completi in uno Stato di diritto che ponga al centro i diritti individuali delle persone. L'exclusionary rule infatti viene vista come uno dei più fulgidi esempi della rule of law: imponendo limiti agli agenti di polizia, pena l'inutilità della loro azione in processo, rappresenta un'opera di bilanciamento tra interessi dello Stato e diritti dei privati cittadini; garantisce che anche gli organi dello Stato siano sottoposti alla legge; e infine dimostra che lo Stato è il primo soggetto a seguire la legge, indicando la via e trasmettendo fiducia ai consociati. Tutto ciò contribuisce a creare intorno alla regola dell'esclusione un'aura di indispensabile strumento
118 Cfr. JENIA IONTCHEVA TURNER, "RULE OF LAW SYMPOSIUM IN
HONOR OF JOHN ATTANASIO: The Exclusionary Rule as a Symbol of the Rule of Law." Southern Methodist University 67 SMU L. Rev. 821, (2014).
per la compiuta realizzazione di uno Stato democratico. Al tempo stesso, dall'analisi del diritto statunitense, ma anche di altre esperienze democratiche simili, è emerso come dopo un primo grande successo della regola dell'esclusione, unita ad un certo rigore nell'applicazione della stessa, sia seguito un periodo dove lo scopo principale dell'istituto fosse quello deterrente nei confronti delle azioni illegali della polizia. Secondo Turner, sta qui l'inevitabile allontanamento dalla prima rigorosa e assolutistica concezione (majestic doctrine) della regola, verso invece una più larga, aperta e meno restrittiva interpretazione della regola stessa (merely
evidentiary doctrine). Se non sono più i diritti dei cittadini in senso
assoluto quelli da salvaguardare, se non è più la stessa base democratica che viene messa a rischio dall'azione degli agenti governativi, ma al contrario la preoccupazione principale a cui far fronte è che il singolo agente di polizia adempia alle procedure imposte e non sia negligente, è chiaro che la prospettiva risulta cambiata: la fiducia che l'organo governativo non elevi comportamenti anticostituzionali ad abusi sistematici si è rafforzata negli anni di tenuta democratica del Paese. Più questo si è solidificato nelle sue libertà e diritti, più le basi della democrazia sono diventate rigide, meno timore per un ritorno ad una deriva autoritaria si palesa nella cultura sociale. Ciò giustifica politiche più restrittive in tema, appunto, di libertà e diritti, un minor rigore nell'applicazione di salvaguardia degli stessi. Le cause che quindi hanno portato alla nascita della merely evidentiary doctrine non sono solo da ricercare in un'evoluzione giuridica dell'istituto, ma proprio in un cambiamento nell'ideologia sociale e politica, in una prospettiva più storicizzata dell'istituto in un contesto attuale, col fine di rispondere alle esigenze più preminenti.
2. L'evidente crisi dell'exclusionary rule nell'ordinamento statunitense
Se quanto detto finora è vero, non può farsi a meno di notare che l'atteggiamento delle corti verso una più flessibile e concreta applicazione della regola dell'esclusione non sia destinato a comprimersi ancora verso le strette maglie della majestic. Del resto, le prospettive di applicazione fanno intravedere semmai un approccio tendenzialmente opposto, fatto di introduzioni di sempre nuove eccezioni e di interpretazioni sempre meno restrittive e rigide. Come abbiamo visto nelle sentenze più recenti, Herring (2009) e Davis (2011), la Corte suprema, sebbene non all'unanimità, non perde occasione per restringere la copertura offerta dalla regola dell'esclusione, limitandone a più riprese l'applicazione ai casi più gravi ed evidenti. L'atteggiamento che la Corte suprema tiene, condiviso dalla maggior parte delle corti statali, è quello nei casi dubbi di far pendere la bilancia verso i costi e non verso i benefici di un'applicazione della exclusionary rule, denotando più una preoccupazione a lasciar impunito il criminale che non a limitare le violazioni dei diritti costituzionali. Lo scopo deterrente spesso e volentieri è l'unico dei benefici a favore della regola dell'esclusione, e altrettanto spesso risulta appunto insufficiente nel bilanciamento ad opera delle corti rispetto ai costi di una sua più rigida applicazione. Sembra perciò che l'exclusionary rule sia destinata a perdere tutte le grandi battaglie per conservare il proprio spazio di applicazione. Non poche voci in dottrina però manifestano grande preoccupazione per questo dilagante atteggiamento della giurisprudenza. Sia Bradley119 che Cammack120, ma come altri autorevoli autori prima,
notano che da un lato l'attualizzazione della regola sia sicuramente
119 Cfr. CRAIG M. BRADLEY, "Is The Exclusionary Rule Dead?", cit. 120 Cfr. MARK E. CAMMACK, "The Rise and Fall of the Constitutional
soddisfacente, ma allo stesso tempo che le ultime sentenze forse stiano andando al di là delle necessità cogenti per cui l'interpretazione della regola viene modificata. L'importanza e la centralità dell'istituto non possono venire messe in discussione a causa di alcune incongruenze presenti in esso. E il rischio che intravedono soprattutto nelle sentenze di Hudson, Herring e Davis è proprio quello di un incontrollato snaturamento dell'istituto, le cui sfumature sono diventate sempre meno chiare, i confini sempre meno netti, le applicazioni forse troppo discrezionali. In particolare, Bradley121 nota come a seguito delle ultime sentenze la chiarezza
della regola dell'esclusione abbia perso gran parte della sua evidenza: "[non è ben definito] il livello di colpevolezza dell'azione della polizia a partire dal quale è possibile escludere la prova, o chi sopporta l'onere della prova; [non è espresso a dovere] il legame tra colpevolezza della polizia e deterrenza per future azioni illegali, sull'assunto che la "punizione" dell'esclusione per una condotta sconsiderata sia un deterrente maggiore per evitare le condotte illegali della polizia rispetto alla punizione nei confronti di una condotta negligente". Tutte queste domande lasciate senza risposta dalla Corte portano a dibattiti in dottrina e difformità di giudizio tra le diverse corti. D'altro canto, dalla Corte suprema ci si aspetta una maggiore chiarezza e coerenza nella delineazione dei confini di un istituto che continua ad essere indicato come fondamentale nell'ordinamento statunitense, nonostante abbia perso gran parte delle sue ambizioni storicamente affidategli. E' innegabile quanto il richiamo e l'utilizzo che ne vengono fatti in processo siano frequenti. Tirando le somme delle varie argomentazioni qui proposte, possiamo certamente dichiarare che l'exclusionary rule sembra essere al riparo
121 Interessante notare che si tratta di un ex procuratore, quindi la sua preoccupazione risulta ancora più significativa, avendo dovuto spesso lottare contro l'applicazione dell'exclusionary rule in processo.
da una possibile caduta in disuso o addirittura abrogazione, nonostante la perdita del legame diretto con la Costituzione (che ormai sembra del tutto affermata nella giurisprudenza della Corte suprema a partire da Leon) abbia di fatto esposto la stessa regola ad una ipotetica abrogazione (che venne anche auspicata dalla conservatrice e a tratti reazionaria amministrazione Reagan122).
Certamente le tendenze limitanti, accompagnate da una non troppo precisa ed ordinata indicazione dei confini, sembrano essere eccessive, data l'importanza che ancora riveste l'istituto nella cultura giuridico-sociale americana, e stonano con quelli che sono gli obiettivi a cui cerca di far fronte, destinati ad essere continuamente frustrati dal nuovo atteggiamento della Corte suprema. E' da apprezzare il tentativo di attualizzazione operato attraverso le numerose eccezioni introdotte dalle sentenze post-Mapp, ma il timore è che vengano eccessivamente erosi quei limiti faticosamente conquistati contro un atteggiamento iniziale ostile grazie alla sentenze di Boyd, Weeks, fino appunto a Mapp. Il rischio è che una eccessiva flessibilità dell'istituto porti ad un'inevitabile frustrazione dei diritti costituzionali di cui godono i cittadini, in particolare quello alla privacy e alla proprietà privata protetti dal IV Emendamento. La protezione offerta dalla regola dell'esclusione, soprattutto come forte strumento di pressione sugli organi della polizia, può venire sempre più a cedere a fronte delle continue prese di posizione a suo sfavore da parte della Corte suprema. E' quindi necessario riflettere bene alle possibili conseguenze che un eccessivo allargamento dei limiti della
exclusionary rule comporta sull'ordinamento penale statunitense, sia
dal punto di vista della perdita intesa nel senso di protezione dei
122 Cfr. MORRIS D. FORKOSCH, "In Defense of the Exclusionary Rule: What It
Protects Are the Constitutional Rights of Citizens, Threatened by the Court, the Executive and the Congress." The American Journal of Economics and Sociology, Vol. 41, No. 2, (1982) pag. 151.
diritti costituzionali fondamentali, sia dal punto di vista dello stimolo alla buona condotta degli organi dello Stato.
CAPITOLO IX
L'EXCLUSIONARY RULE IN RAPPORTO AI
MIRANDA WARNINGS
1. Il caso Miranda v. Arizona – 2. Il primo freno all'espansione della Miranda exclusionary: Michigan v. Tucker – 3. La contraddizione posta da Oregon v. Elsata – 4. La pubblica sicurezza come limite ai Miranda warnings – 5. L'ambiguità di Dickerson v. United States e la
soluzione definitiva di Patane v. United States
1. Il caso Miranda v. Arizona
Nel 1966 venne emessa dalla Corte suprema una sentenza destinata a diventare tra le più importanti decisioni della storia della Corte: Miranda v. Arizona123. Ormai il contenuto della sentenza, grazie
soprattutto ai polizieschi televisivi e cinematografici, è entrato con prepotenza nel bagaglio di conoscenza della cultura sociale, attraverso i così detti "Miranda warnings" che la polizia ha l'obbligo di rendere noti oralmente al sospettato in fase di arresto: il diritto a