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Il termine “Teatro sociale” è stato probabilmente utilizzato per la prima volta da Claudio Bernardi durante il convegno Emozioni.Riti teatrali in situazione di margine, che si è tenuto a Cremona nel 1995134. Da allora il termine si è diffuso in

Italia grazie a operatori e ricercatori del CRT(Centro Ricerche Teatrali) di Milano, che hanno indagato tra molte esperienze teatrali aventi come protagonisti gruppi di persone che vivono in una situazione di marginalità “in quanto portatori di condizioni che la società tende a nascondere o a ignorare (anziani, disabili, malati di AIDS, stranieri, nomadi), o in quanto soggetti istituzionalizzati (“malati di mente”, carcerati, tossicodipendenti)”135. Il teatro sociale si confronta con le

dimensioni della diversità che sono accanto a noi e che ci appartengono in quanto membri dello stesso corpo sociale, esso focalizza la sua azione su tre livelli: la formazione della persona, la costruzione dei gruppi e delle comunità, l'intervento culturale delle istituzioni. Secondo Claudio Bernardi136 il teatro sociale è

espressione, formazione e interazione di persone, gruppi e comunità. Esso è caratterizzato dallo stretto rapporto tra individuo e gruppo, che a loro volta sono in relazione con la vita istituzionale. Non ha come finalità il prodotto estetico o la ricerca teatrale, bensì il processo di costruzione pubblico e privato degli individui. “Il teatro sociale si propone quindi come invenzione e azione di socialità e di comunità, distrutte o minacciate oggi dall'individualismo e dai processi di omogenizzazione della cultura globale, o come formazione e ricerca di benessere psicofisico delle singole persone attraverso la costituzione di compagnie e gruppi produttori di pratiche performative, espressive, relazionali, capaci di creare riti e miti, spazi, tempi, corpi, indipendenti e concorrenti del sistema”137.

A volte progetti complessi di teatro sociale riguardano le comunità locali. Il teatro

134 Pitruzzella, 2004:36 135 Ibidem

136 Bernardi, 2004 137 Ibidem

di comunità deve affrontare due questioni cardine: il problema dell'identità e quello della rete sociale. Il compito del teatro di comunità è concepire il campo della politica culturale e quello dell'assistenza sociale come due settori strettamente interagenti, capaci anche di influenzare gli altri settori istituzionali dell'amministrazione. La drammaturgia comunitaria, quindi, è una prassi di coproduzione culturale che sviluppa promozione sociale138. La dimensione

comunitaria, intesa come un forte senso di appartenenza alla collettività, avviene “attraverso l'organizzazione di esperienze comunitarie caratterizzate dalla distribuzione delle funzioni teatrali e dallo svolgersi di azioni organizzate in una drammaturgia e capaci di rispondere ad alcune necessità vitali, quali: la reintegrazione di parti conflittuali, la messa in azione di un' identità unitaria seppur complessa e plurale, la costruzione dell'immaginario collettivo e concreto, la rielaborazione dell'esperienza, anche traumatica, il rinsaldarsi dei legami intrapsichici e sociali con finalità di coesione sociale e di sviluppo di beni relazionali”139. É un metodo di promozione e sviluppo di aggregazione sociale, in

particolare aggregazioni collettive, con l'intenzione di rinsaldare legami di tipo comunitario e allo stesso tempo valorizzare l'apporto che ogni soggetto può dare all'identità culturale della collettività, “perché considerando la relazione un valore fondante dell'umanità, si intende promuovere il ben-essere e il ben-vivere”140.

Infatti le prassi teatrali permettono al gruppo di fare esperienza di socialità partecipata e di comunicazione, sia verso l'esterno (la comunità spettatrice), sia verso l'interno (il gruppo e i suoi partecipanti), esplorando in modo creativo contenuti costruiti attraverso un procedimento che valorizza il legame, inter- soggettivo e intra-soggettivo, e l'apporto di tutti141.

“Raccontare e rappresentare la propria storia e quella degli altri, fedeli al documento o liberi nell'immaginazione, servono a capire, costruire, realizzare la propria identità e quella del gruppo o comunità di appartenenza. La necessità dell'approccio narrativo vale anche per le istituzioni, altrimenti prive di coesione e storia, dunque di identità”142. Narrare la storia e le glorie del luogo serve a creare

l'identità comunitaria locale (dunque istituzionale) e inoltre vivibilità e socialità.

138 Malini, 2013 139 Ivi: 26,27 140 Ibidem 141 Ibidem

Inoltre, all'interno di quello spazio ludico-rituale extra-quotidiano offerto dal laboratorio teatrale, i partecipanti possono mettere in scena quelle situazioni particolarmente ansiogene o conflittuali della loro vita, e in qualche modo esorcizzarle, potendo così trasformarle. Attraverso il teatro si mettono in relazione i personaggi interni dei soggetti partecipanti e gli attori esterni coinvolti nel progetto più ampio di inserimento sociale nel territorio, poiché “il disagio di pochi è in realtà il disagio di molti e la causa principale del malessere e del malvivere è la caduta verticale della capacità e volontà di stare bene insieme, di cooperare per un vantaggio comune, di partecipare alla vita pubblica e civile. Si è visto che per incrementare il benessere personale e per difendersi dai danni altrui, sia d' ordine ambientale che civile, sociale, economico, estetico, ecc., occorre accendere il bene comune, il primo dei quali è il capitale sociale ovvero quanto si è disposti a far per gli altri “a buon rendere”. (..) Scopo del teatro sociale è creare ritualità civile, fare comunità, stimolare la partecipazione di tutti al bene di tutti”143. Il teatro abbatte

quelle barriere virtuali e fisiche, creando legami veri nelle realtà territoriali e “promuovendo il processo orizzontale di incontro, legame, conoscenza, aiuto, scambio, partecipazione dei cittadini negli spazi e nei tempi del vissuto quotidiano”144, tra membri appartenenti a enti pubblici, imprese, associazioni e

cittadini, in un progetto di costruzione e ricostruzione del tessuto sociale per il bene comune. “Mentre un tempo era la società a promuovere le arti, oggi sono le arti a promuovere la società. Il teatro è l'arte più sociale di tutti i tempi. La sua unicità è la mente che si fa corpo. E il teatro è l'arte dei corpi che crea corpi sociali. Il teatro è il mezzo, la società il fine. L'arte teatrale è un rito desacralizzato che unisce in sé, diceva Grotowski, Eros e Charitas”145.