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Il campo di ricerca che mi propongo di analizzare, potrebbe essere definito come un oggetto di senso poco studiato in semiotica, ma ricco di potenzialità teoriche. Se da un lato gli studiosi che negli ultimi anni hanno trattato il discorso religioso giapponese usando un approccio semiotico, costituiscono un gruppo abbastanza esiguo,118 dall’altro questa area di ricerca si può configurare

come uno spazio di frontiera, ai margini della semiosfera in cui la disciplina ha tradizionalmente operato, ma portatrice di linguaggi altri e di soluzioni diverse da quelle finora emerse dallo studio dei discorsi religiosi monoteistici.119 Le

tradizioni religiose e culturali sorte in Giappone e in Asia Orientale si rivelano dunque particolarmente adatte per verificare e rimettere in discussione progetti teorici e modelli metodologici della semiotica, eventualmente calibrandone meglio il tiro o formulando altri possibili strumenti di analisi. Così anche i regimi di enunciazione proposti da Latour – con la loro innovativa portata teorica – assieme ai modelli della semiotica generativa, potranno diventare luoghi di verifica epistemologica e di integrazione concettuale, quando confrontati con casi specifici all’interno del discorso religioso giapponese. Ciascuno dei casi verrà considerato come una sorta di laboratorio di analisi, in cui si esploreranno problemi connessi ai regimi di enunciazione e ad alcune strategie individuabili all’interno di essi. Infatti, in ciascuno dei due casi ci si focalizzerà su un regime di enunciazione e su un tipo particolare di strategie discorsive, andando a studiare rispettivamente (1) il regime di Credenza e la strategie di traduzione, (3) il regime di Politica e le strategie di agentività. Inoltre, ognuno dei due casi analizzerà diverse forme di testualità del discorso religioso (testi scritti, testi somatico-gestuali, testi visivi e testi pubblicitari),

118 Il numero speciale di Versus sul Giappone, Reconfiguring Cultural Semiotics, presenta alcuni casi, in Rambelli e Violi (a cura), (1999). Oltre a Fabio Rambelli (2007), anche Abe Shūichi (2000), Bernard Faure (1996) e Jane Bachnik (1995), hanno in tempi recenti analizzato il discorso religioso giapponese adottando strumenti di analisi semiotica. 119 Tra gli studi semiotici sul discorso religioso nella letteratura biblico-cristiana, si citano i lavori del CADIR (Centre pour l’Analyse du Discours Religieux), presentati in Groupe d’entrevernes (1982) e in Panier (2008), e i lavori di Daniel Patte (1990) e (1996). Per un approccio allo studio della conversione cristiana attraverso l’analisi di testi visivi e racconti agiografici, cfr. Leone (2004) e (2010). Riguardo invece all’analisi del discorso religioso ebraico, cfr. Volli (2008).

andando poi a indagare, in ognuno dei due capitoli, l’intreccio tra le diverse forme espressive.

Nel primo caso verrà preso in esame il regime definito da Latour come di Credenza, nel processo di costruzione di un corpus mitologico locale, emerso nell’area di Katsuragi (circa trenta chilometri a sud dell’odierna Osaka), nel tredicesimo secolo. L’analisi narrativa e discorsiva di tali miti, metterà in luce come l’instaurazione di un regime di Credenza, connesso a una operazione di legittimazione inscritta nei testi stessi, possa essere spiegata solo come esito di processi traduttivi di altri discorsi locali e trans-locali presenti nel Giappone medievale, che si manifestavano sotto forma di miti, pellegrinaggi, donazioni e supporti politici. Oltre a integrare la nozione latouriana di Credenza con la problematica contrattuale degli interessi e delle passioni, si sperimenterà anche l’efficacia teorica dell’analisi delle tattiche enunciative interne alle narrazioni studiate, e gli specifici meccanismi di traduzione che vanno a configurare un nuovo discorso sulla memoria e sulla costruzione di identità.

Il problema dell’agentività verrà maggiormente esplorato nel secondo caso, in cui il carattere strategico di tale concetto verrà esplicitato in relazione al regime di enunciazione politica. La nozione di agency, diffusa tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta a partire dagli studi del sociologo Anthony Giddens, ha raggiunto una notevole complessità e una vasta gamma di diverse posizioni teoriche, grazie al contributo di Pierre Bourdieu, Marshall Sahlins, Sherry Ortner e molti altri.120 Il concetto di agency si è connesso negli

anni a molte problematiche, dalle questioni del gender, al postcolonialismo e alle comunità subalterne, legandosi in particolare ai Cultural Studies. Secondo un’altra prospettiva, in questo studio si cercherà in particolare di analizzare la relazione esistente tra agentività e Politica, scegliendo di utilizzare la nozione di agency proposta dalla Actor-Network-Theory, sulla base della teoria dell’enunciazione. Si analizzerà in particolare come l’enunciazione politica metta in gioco e connetta tra loro attori umani e non-umani all’interno di un pellegrinaggio urbano nella Tokyo contemporanea. Tra i casi presentati, questo sarà quello di carattere più complesso e variegato: l’analisi infatti partirà da un

120 Cfr. Giddens (1992), Bourdieu (1977), Sahlins (2000), Ortner (1996). Vedi anche Duranti e Goodwin (a cura) (1992), per alcuni approcci più vicini alla semiotica, maturati all’interno dell’antropologia del linguaggio.

discorso pubblicitario manifestato in testi scritti e visivi, per spostarsi poi su un discorso rituale costituito da testi architettonici e gestuali, terminando con l’analisi di testi verbali legati a un particolare discorso estetico. Il regime di Politica verrà qui analizzato nei termini di una “progressive composition of collective life”,121 in concatenazioni di utenti ferroviari, divinità, treni e attori

vegetali. Tale pellegrinaggio – che si presenta sotto forma di una campagna promozionale – porrà, come vedremo, serie questioni su come venga di volta in volta esercitato e rinegoziato il potere di controllo sul territorio e sui flussi di persone nello spazio.

Al termine del lavoro di tesi, in un paragrafo conclusivo, si cercherà infine di riepilogare i risultati ottenuti riguardo all’utilizzo di una metodologia sociosemiotica per l’analisi dei discorsi religiosi, suggerendo possibili indirizzi di ricerca futuri. L’obiettivo sarà dimostrare, attraverso l’analisi di discorsi religiosi tra loro molto diversi, come i processi sociali emergano di volta in volta sotto forma di un movimento durante un processo di concatenazione. Tale gesto di associazione, come vedremo, contraddistingue la stessa attività enunciativa, ovvero il modo in cui – attraverso rituali, narrazioni mitologiche e pellegrinaggi massmediatici – emergiamo nel mondo e articoliamo un senso a partire dalla relazione con l’altro.