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DEFINIZIONE E STRUTTURA DELLA COMUNICAZIONE

Nel documento Strategie comunicative (pagine 86-93)

TEORICI E PRATIC

3.2 DEFINIZIONE E STRUTTURA DELLA COMUNICAZIONE

Prima di iniziare una più ampia trattazione sulla comunicazione e sulle sue implicazioni in relazione alla malattia e al ricovero ospedaliero, ritengo utile riportarne una breve definizione.

Per comunicazione si intende la trasmissione di qualsiasi informazione o messaggio, si tratti di dati, pensieri o sentimenti. Per comprenderne la dinamica interpersonale, è indispensabile innanzitutto individuarne la

struttura; è infatti necessario tenere sempre presente che ogni atto comunicativo è caratterizzato da almeno sei fattori5:

- l’emittente, cioè chi produce il messaggio;

- il messaggio, che costituisce l’informazione trasmessa;

- il codice, che è il sistema di riferimento, in base al quale il messaggio viene prodotto (ad esempio l’alfabeto Morse, il linguaggio alfabetico, i caratteri Braille, i segnali stradali, il linguaggio informatico);

- il canale, cioè il mezzo fisico, ambientale che rende possibile la trasmissione del messaggio (si possono individuare molteplici tipologie di canale, come quello verbale - non verbale, quello vocale - cinesico, oppure quello riguardante la funzione neurosensoriale utilizzata dal destinatario per ricevere il messaggio, come l’udito, la vista, il tatto);

- il contesto, che rappresenta l’ambito in cui avviene l’interazione comunicativa (non si intende solamente la situazione ambientale, ma anche la componente linguistica, l’insieme dei messaggi non verbali emessi contestualmente ai messaggi verbali e l’insieme delle convinzioni, idee, preconcetti e pregiudizi che i due interlocutori hanno l’uno dell’altro e che

5

Slama -Cazacu T., Introduzione alla psicolinguistica, Patro, Bologna, 1973. Cit. da: Ricci Bitti P.E – Zani B., La comunicazione come processo sociale, Il Mulino, Bologna, 1983, pag.91

influenzano notevolmente sia le modalità dello scambio comunicativo che il suo contesto e la sua qualità);

- il ricevente, chi riceve e interpreta il messaggio.

Nella gestione del processo comunicativo assume un ruolo fondamentale il feed - back, cioè ogni forma di riscontro che l’emittente riceve in risposta al proprio messaggio e che gli consente di adeguare il proprio eloquio ed il proprio comportamento nel corso dell’interazione comunicativa. Il feed - back consente il controllo, da parte dell’emittente, dell’esito che il proprio messaggio ha prodotto sull’interlocutore, sia per quanto riguarda la componente verbale e non verbale che per quelle costituenti la risposta dell’interlocutore, permettendo così anche il controllo del proprio comportamento6. La presenza di feed-back è tanto più necessaria quanto più la trasmissione del messaggio è soggetta a interferenze, i cosiddetti “rumori”. Questi possono essere di tipo oggettivo (ad esempio la differenza della lingua parlata dai due interlocutori), di tipo fisico (ad esempio un rumore reale, la difficoltà ad usare efficacemente la

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voce, difetti dell’udito, difficoltà visive), oppure di natura psicologica (ad esempio la mancanza di attenzione, i pregiudizi, i preconcetti7).

Ogni rumore comporta una perdita o una distorsione del contenuto del messaggio, che viene recepito dal ricevente in modo errato, soltanto parziale o addirittura non viene percepito affatto.

All’interno dell’atto comunicativo un momento basilare è costituito dalla decodifica del messaggio, processo dinamico attivo e complesso che porta a selezionare, organizzare ed interpretare i segnali percepiti. Si realizza principalmente attraverso due fasi: la percezione, con la quale viene decifrato il messaggio verbale o non verbale e l’interpretazione, tramite la quale il messaggio viene integrato con il contesto in cui si verifica la comunicazione8.

Quando riceviamo uno stimolo da uno dei nostri sensi, l’effetto che esso produce è chiamato sensazione. La percezione è l’organizzazione e l’integrazione delle sensazioni in un’espressione dotata di significato. Quindi non è solamente il prodotto delle sensazioni ma anche della memoria delle esperienze passate, della cultura, delle emozioni

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Berretta M., Linguistica ed educazione linguistica, Edizioni Einaudi, Torino, 1978, pagg. 59-60

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sperimentate da un individuo. È infatti noto come stati d’animo differenti tra loro (siano essi l’ottimismo, la depressione, l’ira o la gioia), possano farci apparire la realtà sotto aspetti diversi. È per questo che talvolta può evidenziarsi una discordanza tra percezione e realtà oggettiva. Inoltre ogni percezione è organizzata in figure e sfondo: la prima si riferisce a ciò che spicca al momento, il secondo rappresenta ciò a cui si presta attenzione. Alla luce di tali considerazioni è facile comprendere come si possono determinare conflitti tra persone che, pur in presenza di uno stesso fenomeno, lo interpretano in modo diverso.

La percezione e l’interpretazione sono mediate da alcuni fattori, quali ad esempio:

- la sensibilità fisica individuale;

- l’attenzione selettiva (non tutti i segnali che sono fisicamente disponibili nell’ambito comunicativo ottengono lo stesso grado di attenzione: alcuni vengono recepiti subito, altri necessitano di un eventuale rinforzo, altri ancora vengono ignorati volutamente o inconsapevolmente);

- la categorizzazione, mediante la quale viene attribuito un significato rilevante agli eventi con particolari proprietà9.

Sia l’attenzione che la categorizzazione possono essere a loro volta influenzate da una serie di elementi, come ad esempio

- il contesto e le aspettative, che agiscono spesso in maniera integrata facendo percepire situazioni e persone come ci si aspetta di trovarle. Anche gli atteggiamenti generano (o annullano) le aspettative, condizionando così l’interpretazione dei messaggi scambiati;

- la personalità del ricevente che, ad esempio, può essere strutturata in modo da ignorare alcuni aspetti della comunicazione, come nel caso dell’attenzione selettiva10;

- lo status, poiché i soggetti che entrano in relazione comunicativa cercano di classificarsi reciprocamente secondo attribuzioni che ritengono importanti e significative, come sesso, età, professione;

- lo stato emotivo, in quanto il comportamento non verbale ha un ruolo predominante anche se suscettibile di ambiguità;

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Ibidem, pag.37

10

- gli atteggiamenti interpersonali, che consentono di comprendere sentimenti di ostilità - amicizia, simpatia - antipatia, disponibilità - indisponibilità;

- la dinamica dell’interazione in corso, perché gli interlocutori hanno la necessità, durante l’interazione, di avere informazioni sulle reazioni delle altre persone ( feed - back) in base alle quali adeguare il proprio comportamento; pure a questo riguardo il ruolo del linguaggio non verbale è essenziale, anche se la sua interpretazione avviene spesso in maniera inconsapevole11.

Di particolare rilevanza è il contesto nel quale avviene l’interazione comunicativa; infatti esso determina la scelta dei termini verbali e della direzione verso cui si deve orientare l’interlocutore per comprendere il senso del discorso. Inoltre individualizza e completa il senso dell’eloquio, mediante l’impiego di sfumature create dalla correlazione di particolari termini ad oggetti o situazioni che vengono considerate durante la comunicazione.

11

Argyle M., Alkema M., Gilmour R., The comunication of Friendly and hostlie Attitudes by Verbal and

Nonverbal Signals. In European Journal of Social psyichology, 1, pagg. 385-402, Cit. da : Ricci Bitti P.

Infine il contesto può creare il significato di una parola, qualora soltanto all’interno di esso lo si possa comprendere correttamente. In tal senso può anche trasformare il significato originario di un termine per piegarlo alle esigenze della comunicazione, fino al punto di distorcere la parola ad un significato errato.

Nel documento Strategie comunicative (pagine 86-93)