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DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE DI MODELLI EDILIZI PER LA SCUOLA NELL’ULTIMO QUARTO DEL XIX SECOLO

4.1 - Le Scuole elementari alla Reggia Carrarese di Camillo Boito

Durante gli anni ’70 del XIX secolo fece la sua comparsa a Padova (e quindi fuori dal tradizionale ambito milanese e torinese in cui si sono individuate le prime importanti sperimentazioni) un modello destinato a influenzare gli sviluppi dell’edilizia scolastica italiana: le scuole realizzate da Camillo Boito nell’area sulla quale in antichità sorgeva la Reggia Carrarese (dalla quale trassero il nome), sono infatti fondamentali perché accolte con ammirazione e stupore, apparentemente si distaccavano da quanto sino ad allora compiuto in questo settore, benché un’analisi più attenta riveli delle forti affinità con la tipologia di derivazione tedesca approvata a Torino.

La ricostruzione degli eventi e delle scelte che condussero all’impiego di un luogo così denso di storia e significato per la cittadina veneta è esemplificativo delle decisioni attuate dall’amministrazione locale nei confronti dell’istruzione pubblica e non solo359.

Agli inizi degli anni ’70 del XIX secolo il sito un tempo occupato dalla residenza della dinastia carrarese, di cui rimaneva solo una loggia, fu oggetto dell’interesse della giunta, la quale intraprese il restauro dell’Arco Vallaresso che delimitava l’area a est, e procedette all’acquisto delle case decadenti che sorgevano sui cortili interni detti delle Cortazze e del Praeto: l’obiettivo era la sua completa riqualificazione e valorizzazione360.

Già nel 1872 l’Ufficio Tecnico municipale redasse un progetto per la costruzione di un edificio scolastico, ma la destinazione della zona non apparve subito chiara e altre due proposte furono avanzate nel 1873: la prima, compilata dall’ingegnere comunale Francesco Turola, prevedeva il restauro della Loggia Carrarese per adibirvi al pianterreno un magazzino per i grani e al piano superiore una scuola di musica; i cortili, liberati dalle case fatiscenti, sarebbero divenuti la sede del mercato dei grani. Il secondo progetto, di poco posteriore, composto da Giuseppe Selvelli, suggeriva invece di restaurare l’ala sud del

359 Per un approfondimento sugli sviluppi del sistema d’istruzione a Padova nel corso del XIX secolo, si

rimanda a P. Trotto, La scuola elementare a Padova negli ultimi cent’anni 1805-1906, R. Bemporad & Figlio, Firenze 1909, contenente anche informazioni in merito alle condizioni degli edifici e dell’arredamento delle scuole del centro e del suburbio. Ulteriori informazioni sono reperibili nel capitolo dedicato all’istruzione in Città di Padova, Il Comune di Padova 1866-1897, Fratelli Salmin, Padova 1898, pp. 209-237.

360 T. Serena, Scuole elementari alla Reggia Carrarese, in G. Zucconi e F. Castellani, a cura di, Camillo Boito.

palazzo del Capitaniato per trasformarla in un centro finanziario contenente la Borsa, la Camera di Commercio, la Banca del Popolo e Cassa di Risparmio. Entrambe le proposte consigliavano quindi di creare nelle corti della Reggia un nuovo polo per la vita economica e commerciale della città361.

Il piano di restauro di Selvelli venne approvato e nel giro di pochi anni il palazzo del Capitaniato fu oggetto di una radicale ristrutturazione, mentre l’idea di Turola venne scartata. Rimase però ancora da stabilire in che maniera riconvertite le corti.

Fu solo verso la fine del 1875 che il sindaco Francesco Piccoli riconsiderò l’idea originaria di destinare l’area all’erezione di un fabbricato scolastico362, chiedendo un consulto privato

in merito all’idoneità di questa soluzione a Camillo Boito, allora attivo a Padova in grandi imprese quali il completamento del Palazzo delle Debite, la costruzione del Museo Civico ed il restauro della sala Verde del palazzo Municipale363. L’architetto avvalorò la proposta

del sindaco assicurando che “il luogo centrale, tranquillo, abbastanza ampio e tale da potersi chiudere tutto in giro con muri di cinta e cancelli, mi sembrava opportuno per un edificio scolastico”364, malgrado l’ingegnere municipale Turola si fosse già espresso

negativamente, valutando inopportuna l’ubicazione di una scuola in quell’area e proponendo in alternativa il terreno posto «fra il Naviglio e via San Bernardino»365.

La decisione di affidare l’incarico a Boito venne infine stabilita nel marzo del 1877, ponendo come requisiti per la progettazione delle future scuole elementari la presenza di 8 aule per i maschi e di altrettante per le femmine, dei locali per le direzioni, gli alloggi per il direttore e per il custode con ingressi rigorosamente separati, e cortili per le esercitazioni

361 Ibidem

362 Archivio di Stato di Padova, poi ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, Prot. Gen. n. 21010

(indirizzato dal sindaco all’Ufficio Tecnico Municipale), Padova, 26 dicembre 1875, ms.

363 Serena, Scuole elementari alla Reggia…, op. cit., p. 98-99: 98. Per le opere realizzate da Boito a Padova, si

rimanda agli studi contenuti in: M. Universo, L’architettura della “Padova nova”, in L. Puppi e F. Zuliani, a cura di, Padova. Case e palazzi, Neri Pozza, Vicenza 1977, p. 271- 295: 278-282; G. Zucconi e F. Castellani, a cura di,

Camillo Boito. Un’architettura per l’Italia unita, Marsilio, Venezia 2000; G. Zucconi e T. Serena, a cura di, Camillo Boito. Un protagonista dell’Ottocento italiano, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2002.

364 ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto

in Padova. Relazione sul progetto composto di cinque disegni e del Conto Preventivo, Barghe di Val Sabbia, 29 agosto 1877,

ms.

365 Le osservazioni scritte da Turola a sostegno della sua tesi sono molto interessanti: «Le dette corti non sono

centrali, ove si voglia considerare la popolazione nel rispetto della sua densità, ivi attorno esistono ampii spazii scoperti di case comuni, il Duomo e le piazze ed i teatri.

E ho ricordato poi le campane del Duomo, che sono spesso in moto e che sarebbero distrazione e disturbo gravissimo per una scuola». Dal documento si apprende inoltre che fu proprio Turola il primo ad essere incaricato dalla giunta municipale di realizzare l’abbozzo di un progetto per un edificio scolastico che però risultò di “difficile soluzione”. Infatti nel progetto steso dall’ingegnere comunale, considerate le caratteristiche del sito e la volontà di mantenere ancora uno spazio per l’apertura del mercato dei grani, lo stabilimento scolastico non poteva che riuscire diviso in due distinti corpi di fabbrica. Cfr. Ivi, Atti Amministrativi-Istruzione

Pubblica, b. 2596, F. Turola, All’Onorevole Giunta Municipale di Padova-Stabilimento scolastico, Padova, 3 gennaio

1876, ms. Risulta d’altronde difficile esprimere un giudizio in merito all’obiettività delle considerazioni esposte da Turola, perché probabilmente vi era celata la volontà di promuovere il progetto del mercato dei grani.

ginnastiche e per la ricreazione. La giunta demandava invece all’architetto «la cura di ricercare gli avvedimenti necessari da assegnarsi per rendere facile la sorveglianza e perché nulla fosse contrario all’igiene e alle discipline pedagogiche»366.

All’inizio dell’agosto successivo il progetto era pronto e verso la fine del mese Boito lo presentò – corredandolo di un’apposita relazione, del conto preventivo e di cinque grandi tavole, oggi conservate presso l’Archivio Generale del Comune di Padova – dinnanzi all’amministrazione comunale che lo approvò durante la seduta del 4 settembre 1877. La deliberazione per l’avvio dei lavori di costruzione delle scuole venne invece decretata nella seduta del 26 febbraio 1878, fissando alla fine del 1880 la data indicativa per la conclusione dei lavori e preventivando una spesa di £ 265 al metro367.

La dettagliata Relazione allegata al progetto permette di comprendere molte delle scelte compiute dall’architetto: innanzitutto anche Boito incontrò delle difficoltà a inserire un grande edificio in un terreno così particolare dal punto di vista topografico e storico. Nonostante si fosse presto provveduto alla demolizione delle case fatiscenti che sorgevano in mezzo alle corti ed il Comune stesse procedendo all’espropriazione di alcune abitazioni, non senza incontrare problemi, per ampliare l’area disponibile, l’architetto propose di «gettare abbasso quel lato dell’antico Palazzo dei Carraresi, verso la Corte Valaressa, che, pure proprietà del Comune, è miseramente rovinoso e non presenta oramai neanche la più piccola importanza artistica ed archeologica»368, ovvero di abbattere l’angolo est dell’antica

Loggia Carrarese, ormai talmente rovinoso che neanche un restauro sarebbe stato in grado di recuperarlo, aumentando così, indirettamente, lo spazio a disposizione per il suo progetto369. La Loggia stessa nelle intenzioni di Boito assurgeva a un ruolo fondamentale

all’interno del futuro complesso scolastico, poiché sgomberata dalle abitazioni private che allora la occupavano al pianterreno e riportata “all’antico aspetto”, sarebbe opportunamente servita per la ricreazione degli alunni durante i giorni piovosi, giustificando che «non è male che i resti del sontuoso palazzo giovino, senza perdere niente della loro vetusta fisionomia, anche agli odierni e modesti bisogni»370. Come sostiene Pietro

Vittanovich, soprintendete scolastico di Padova, in una relazione scritta a presentazione (e a

366 Ivi, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto in

Padova…

367 Ivi, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, Proposta del Consiglio Comunale per l’erezione di un edificio

scolastico; Consiglio Comunale di Padova-Seduta pubblica 26 febbraio 1878, ms.

368 Ivi, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto in

Padova…

369 Per la questione dell’abbattimento della porzione della Loggia, si rimanda a T. Serena, Boito, Selvatico e i

grandi nodi urbani, in G. Zucconi e F. Castellani, a cura di, Camillo Boito. Un’architettura per l’Italia unita, Marsilio,

Venezia 2000, pp. 80-83: 82.

370 ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto

sostegno contro i detrattori) delle scuole boitiane, allo «splendido avanzo della signoria carrarese furono coordinate parallelamente le linee del nuovo stabilimento scolastico», in modo che dall’apertura presente in via Accademia che dava accesso ad alcune abitazioni, si creasse «una prospettiva assai aggradevole all’occhio»371 (fig. 40).

La distribuzione della pianta col rispetto delle esigenze della didattica e dell’igiene, richiese l’adozione di una forma particolare, ad angolo retto (fig. 41), «la quale si scosta dalle consuete iconografie degli edifici scolastici», rinunciando alla presenza di un cortile interno – inutile essendo l’area delimitata dalle preesistenze – e all’ «idea di svolgere una grande facciata euritmica, dove gli ingressi dei maschi e delle femmine facciano bel riscontro»372.

Boito stesso giudicò questa soluzione come la più “ingenua”, ma allo stesso tempo la più funzionale che riuscì a mettere a punto dopo vari tentativi e studi373.

L’impiego di una pianta non lineare, ma comunque perfettamente simmetrica, con l’interno rivolto verso la Loggia Carrarese, riuscì in questo modo ad assicurare l’assoluta indipendenza delle sezioni per i bambini da quelle per le bambine che accedevano alla scuola mediante due ingressi diversi, i primi dalla Corte del Vallaresso, le seconde da via Accademia. Il risultato fu la costruzione di due edifici praticamente autonomi, collegati tra di loro solo al vertice, dove al pianterreno furono collocate le due direzioni (anch’esse distinte) e la sala destinata alla biblioteca (che era l’unico ambiente in comune). Boito seppe inoltre rendere efficiente la distribuzione interna degli ambienti, raggruppando alle estremità del pianterreno gli ingressi, le scale ed altri locali di servizio, per riservare le porzioni centrali alle aule.

Alla scuola – fornita di vasti sotterranei per proteggerla contro l’umidità e per lo stesso scopo sopraelevata dal terreno – si accedeva, e si accede tuttora poiché la sua funzione è rimasta invariata nel corso di oltre un secolo, per mezzo di cinque scalini che introducono in un ampio atrio, affiancato dalla sala d’aspetto e da un speciale locale contenente i lavabi, indispensabili supporti per garantire l’igiene personale degli alunni in un periodo in cui la

371 P. Vittanovich, Le nuove scuole elementari alla Reggia Carrarese, Tipografia alla Minerva dei Fratelli Salmin,

Padova 1885, pp. 27-28; pubblicato anche come articolo, con poche varianti, con il titolo Le nuove scuole

elementari alla Reggia Carrarese costruite in Padova nel 1880 dall’architetto Camillo Boito, in “Il Politecnico. Giornale

dell’ingegnere architetto civile e industriale”, anno XXXIII, 1885, pp. 81-92. Lo scritto di Vittanovich riprende in buona parte le giustificazioni e le spiegazioni già enunciate da Boito nella sua relazione. Una breve descrizione dell’edificio è contenuta anche in D. Donghi, Manuale dell’architetto, vol. II-La composizione

architettonica, Parte I-Distribuzione, Unione Tipografica-Editrice Torinese, Torino 1916, pp. 528-529.

372 ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto

in Padova…

373 Secondo una lettera citata da Tiziana Serena inviata da Pietro Selvatico, maestro di Boito, al sindaco di

Padova, l’innovativa pianta ad L della scuola fu in realtà il risultato di una collaborazione tra lui e l’allievo. Cfr. T. Serena, Boito e Selvatico: allievo e maestro nel passaggio fra accademia e bottega, in G. Zucconi e T. Serena, a cura di,

Camillo Boito. Un protagonista dell’Ottocento italiano, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2002 pp.

maggior parte del popolo destava ancora in critiche condizioni sanitarie. Dall’atrio di ingresso ci si può immettere nella tromba delle scale, poste nelle estremità, che portano ai due piani superiori, o nel corridoio che conduce alle aule. Particolare e molto elogiata la disposizione del locale del bidello, posto alla confluenza di vari ambienti, in modo che rimanendo fermo il bidello potesse tenere sotto controllo l’ingresso, le scale, i corridoi e soprattutto le latrine, raggruppate all’inizio dei corridoi: si sperava che la sorveglianza sui ragazzi che si recavano alle ritirate potesse garantire la pulizia e l’ordine dei servizi374.

I lunghi corridoi voltati, largi ben 4 metri perché oltre a contenere gli attaccapanni servissero anche per la ricreazione e per praticare gli esercizi di ginnastica nei giorni piovosi (alla fine la Loggia Carrarese non venne utilizzata per questi scopi), sono rivolti verso l’interno e illuminati da ampi finestroni, tanto da assomigliare più a porticati vetrati che a veri e propri corridoi. Le grandi aule, non potendo l’architetto fare altrimenti per via dell’irregolarità del sito, sono invece orientate a nord e a est pur di avere una rigorosa illuminazione dal lato sinistro; d’altro canto questo “difetto” nell’orientazione viene mitigato grazie a delle ampie porte vetrate nella parete destra della classe che permette di beneficiare anche della luce proveniente da sud e da ovest, opportunamente filtrata dalle finestre dei corridoi.

Ogni locale del pianterreno, aule comprese, hanno un accesso diretto all’esterno grazie a delle brevi gradinate che in corrispondenza delle due direzioni e della biblioteca diventano dei terrazzini.

Oltre al pianterreno si trovano altri due piani: la scelta di porre un terzo piano, ampiamente biasimata dagli igienisti e dai pedagogisti, nonché sconsigliata dalle norme compilate nel 1876 dalla Commissione nominata dal Comune di Roma che probabilmente Boito ben conosceva poiché le cita, poteva in questo caso trovare una giustificazione nell’abbondanza di aria e di luce di cui godeva la località, cosicché non ci sarebbero stati pericoli per la salute degli alunni delle classi superiori a cui era destinato questo piano, i quali inoltre, essendo già grandicelli non avrebbero corso nessun pericolo a percorrere giornalmente le numerose scale, anzi avrebbero trovato un modo per sfogare la loro energia giovanile. Soluzione che d’altronde non dovette essere troppo invisa all’amministrazione, perché in questa maniera si evitò la costruzione di una scuola apposita per le classi elementari maggiori375.

Il piano primo e secondo presentano un’analoga disposizione, con tutte le classi allineate verso l’esterno (figg. 42-43). Un’ulteriore classe è ricavata nel vertice dei rispettivi piani,

374 Vittanovich, Le nuove scuole…, op. cit., pp. 20-22.

375 ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto

risultando così di forma quadrata e beneficiando di un’illuminazione proveniente da due lati, mentre le altre aule sono rettangolari, di dimensioni omogenee e con le medesime caratteristiche di quelle del pianterreno. Solo al secondo piano della sezione maschile vi si trova un’ampia sala polivalente, ideata per ospitare le lezioni di canto, di cucito, gli esami, le conferenze e attività varie, dalla quale si sarebbero potute ottenere altre due capaci classi in caso di aumento del numero degli iscritti. In questo modo la scuola, formata da 16, eventualmente 18 vaste classi, avrebbe potuto contenere da 900 a 1.000 alunni.

Nei padiglioni in testa all’edificio, con un’ulteriore sopraelevazione si è creato uno spazio per gli alloggi destinati al direttore e ai custodi (fig. 44). La scelta di collocarli a un piano rialzato rispose alla volontà di evitare la promiscuità tra i locali d’insegnamento e le zone private, malgrado la scala per raggiungere gli appartamenti fosse in comune con il resto della scuola, e di ottenere un risparmio sul costo del terreno necessario all’estensione del fabbricato.

Boito si dimostra modesto quando definisce l’interno della sua scuola come una delle costruzioni più comuni, ovvero che costano di meno (ma palese è l’intento di ottenere l’approvazione della giunta); con altrettanti termini parla dell’esterno (fig. 45), affermando che l’intenzione che l’ha guidato nella progettazione è stata la volontà di «rivelare l’organismo interno, servendo con la decorazione alla distribuzione e alla costruzione», affinché «ogni cosa al di fuori dice il di dentro» (fig. 46). Lo stesso architetto afferma che «la decorazione esterna del fabbricato è tanto liscia che non à bisogno di spiegazioni». Ogni elemento delle facciate esterne viene infatti concepito con un preciso scopo (fig. 47), così ad esempio i contrafforti sono pensati semplicemente per rafforzare i muri, «gli archi sotto la cornice finale intendono a legare la muratura là in alto», e nelle parole di Vittanovich:

«gli archivolti, i cunei d’impostatura, gli stipiti, i davanzali nelle finestre non sono che la più schietta espressione statica; le fascie senza sagome indicano i piani diversi, l’ultima cornice bassa, ma sporgente mira a proteggere i muri dallo sgocciolare della pioggia»376.

Funzionalità che trova un corrispettivo nella scelta di materiali umili, come il laterizio, la trachite di Montemerlo per il basamento, la pietra di Valdisole; solo i portali sono in marmo di Botticino. Un’architettura insomma, secondo l’architetto e il soprintendente scolastico, «sobria e modesta». Solamente negli ingressi e nelle mansarde, per stessa ammissione di Boito, l’ornato «si è lasciato andare ad una certa misurata libertà»377, dimostrata dalla

376 Ivi, pp. 8-9.

377 ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, C. Boito, Scuole elementari nelle Corti ex Capitaniato e Praeto

lavorazione dei portali e dalla pittura a fiorami e geometrica nelle campiture degli archi del secondo piano e nei riquadri del terzo piano, la quale viene giudicata opportuna per un edificio destinato ai fanciulli, poiché conferisce «una nota gaia».

L’opera venne conclusa nel 1880, non senza incontrare difficoltà e ritardi dovuti agli screzi con la ditta costruttrice, e a fronte delle £ 250.000 preventivate da Boito nella sua relazione, costò £ 310.000, ossia di £ 17.22 al metro quadro: una somma che dovette attirare numerose «accuse di spreco e di lusso», ma che Vittanovich si affrettò a giudicare – supportato dai periti esperti in questo campo – come “ordinaria” per gli edifici scolastici378.

Al momento della sua apertura la scuola di Boito dovette infatti suscitare dei pareri contrastanti tra sostenitori e detrattori di questa nuova tipologia scolastica, la quale se da un lato venne a contrastare il modello di derivazione tedesca che cominciava a imporsi, dall’altro lato non fece altro che avvalorarlo, perché in ultima analisi le Scuole alla Reggia Carrarese rispettano le medesime esigenze e presentano caratteristiche simili.

Oggetto di una viva propaganda da parte del Comune stesso che arrivò a inviarne delle fotografie ad alcune tra le più importanti città italiane379, e di frequenti visite di curiosi

nonché di autorità, le scuole di Boito conobbero il loro definitivo successo in varie mostre ed esposizioni, arrivando a ottenere la medaglia d’oro all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881380. Malgrado il riconoscimento a livello nazionale e la persistenza del loro

esempio381, lo schema proposto dall’edificio scolastico padovano difficilmente trovò una

ripetizione al di fuori dei confini cittadini, proprio perché dipendente dal contesto particolare in cui nacque.

Gli studiosi moderni giudicano comunque positivamente l’esperienza di Boito nel campo dell’edilizia scolastica; in particolar modo si sottolinea la conformità di questo edificio alla funzione per la quale è stato concepito e l’organicità con cui sono stati trattati gli interni e

378 Vittanovich, Le nuove scuole…, op. cit., p. 8, 29.

379 ASP, Atti Amministrativi-Istruzione Pubblica, b. 2596, Protocollo Generale Cg 23 SS Protocollo di Divisione n. 224,

Padova, 27 marzo 1881, ms. Le fotografie furono inviate a Roma, Napoli, Torino, Milano, Firenze, Verona, Venezia ed inoltre al Regio Museo d’Istruzione e d’Educazione di Roma e al Regio Museo Pedagogico che era