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5.1

GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA

L’obiettivo principale della ricerca è quello di sperimentare l’impiego della procedura di Life Cycle Assessment (LCA) come strumento di supporto al processo decisionale nella scelta del “miglior” sistema di gestione dei rifiuti in ambito provinciale. Da tempo, infatti, si parla di “provincializzazione” del ciclo dei rifiuti. A tal proposito, tuttavia, esistono pochi studi ed esperienze. La ricerca, pertanto, si propone di dare un contributo “concreto” per colmare tale lacuna. L’obiettivo proposto assume grande importanza se lo si considera nell’ambito territoriale in cui lo studio è stato sviluppato ossia il territorio della Regione Campania; come è noto tale regione ha vissuto una fase di gestione straordinaria per l’emergenza rifiuti dal 1994 al 2009: il principale motivo di una tale situazione è da ricercare proprio nella mancanza di adeguati modelli organizzativi di riferimento. L’attività sarà condotta relativamente al territorio della provincia di Avellino.

5.2

I TEMPI DELLA RICERCA

La durata dell’attività di ricerca prevista è stata pari a 36 mesi con uno sviluppo in sei fasi consecutive.

La prima fase (6 mesi) ha previsto la definizione e l’ottimizzazione della procedura di Life Cycle Assessment applicata alla gestione dei rifiuti in ambito provinciale. L’applicazione di studi di LCA necessita di software appositamente elaborati. In questa fase è stato previsto l’utilizzo del software WISARD (Waste-Integrated System for Assessment of Recovery and Disposal) di origine francese. Il software dispone di un database con informazioni inerenti le diverse tecnologie di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e svolge in automatico tutti i calcoli e i bilanci di massa e di energia, richiedendo in input il quantitativo di

rifiuto da trattare, la composizione merceologica e l’organizzazione del sistema di gestione. Ciò può essere fatto selezionando i mezzi e gli impianti già presenti nel database o inserendo tutte le informazioni e i parametri necessari a caratterizzarne di nuovi. Obiettivo di questa fase della ricerca, pertanto, è stato quello di introdurre nel database del software ulteriori tipologie di impianti di trattamento, altri materiali, altre tipologie di discariche, coerenti con la realtà italiana. Analogo lavoro è stato condotto con riferimento agli specifici parametri ed indici utilizzati nel software e relativi, fino ad ora, esclusivamente a casi studio francesi. La seconda fase (6 mesi) è stata sviluppata attraverso l’individuazione degli scenari di gestione con riferimento all’ambito territoriale scelto (provincia di Avellino). Lo studio è stato condotto considerando due serie di scenari di gestione modellati variando le percentuali di raccolta differenziata e le modalità di trattamento del residuo secco. La prima serie di scenari si basa sull’incenerimento del residuo secco; la seconda serie, invece, prevede un trattamento non termico del secco. Gli scenari della prima serie prevedono la raccolta “monomateriale - porta a porta” delle frazioni carta, organico e residuo, “combinata - porta a porta” di plastica e metalli e una raccolta stradale del vetro. Le frazioni carta, vetro, plastica e metalli vengono raccolte ed inviate agli impianti di riciclaggio, la frazione organica è sottoposta a processi di compostaggio per la produzione di ammendante, mentre il residuo viene prima trasformato in balle di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) e, quindi, bruciato in inceneritori; gli scarti di tutti i processi di trattamento vengono smaltiti in discarica. Si prevede l’analisi di 10 opzioni di gestione ottenute incrementando del 5% la percentuale di raccolta differenziata dal 35% (limite minimo normativo) fino all’80%. Nella seconda serie di scenari, invece, per fissati valori di raccolta differenziata (80%), si prevede di far riferimento a due forme di trattamento non termico (cicli “a freddo”) del secco residuo: selezione e valorizzazione per un ulteriore recupero di materia e smaltimento in discarica degli scarti; smaltimento diretto in discarica senza alcun pretrattamento.

La terza fase (6 mesi) ha previsto l’analisi dei risultati ottenuti. Il confronto tra le varie alternative di gestione è stato condotto in riferimento alle diverse categorie di impatto ambientale. Limitando lo studio alla prima serie di scenari, il fattore discriminante è rappresentato dalla percentuale di raccolta differenziata. All’aumentare di tale percentuale, da un lato cresce l’ammontare dei materiali recuperati e riciclati e i relativi ricavi; dall’altro lato, invece, diminuisce il quantitativo

di residuo secco da avviare all’incenerimento ed il relativo recupero di energia.

Tale fase prevede, inoltre, l’applicazione dell’analisi per il confronto delle alternative e per l’individuazione del “miglior” sistema di gestione dei rifiuti in ambito provinciale.

La quarta fase (6 mesi) ha previsto l’applicazione della stessa procedura di Life Cycle Assessment sviluppata attraverso un differente programma di calcolo noto come SimaPro; tale programma si differenzia dal precedente in quanto si configura come un codice generico per l’implementazione dell’analisi del ciclo di vita a qualsiasi tipo di attività e servizi svolti dall’uomo. L’obiettivo è stato quello di confrontare i risultati ottenuti con le due procedure di calcolo utilizzate per riscontrare analogie e differenze.

La quinta fase (6 mesi) ha previsto un miglioramento del dettaglio territoriale di interesse e, quindi, l’analisi della sola fase di raccolta dei rifiuti, fase che era stata precedentemente valutata con un diverso grado di approssimazione ed in maniera non sito-specifica. L’obiettivo di tale studio è stato quello di fornire una valutazione dei costi economici necessari a sostenere un servizio di raccolta differenziata del tipo “porta a porta” e contestualmente una valutazione degli impatti ambientali indotti da tale servizio attraverso l’applicazione della procedura di Life Cycle Assessment. Il modello scelto ha previsto lo sviluppo delle analisi descritte con riferimento a 10 comuni tipo con popolazione variabile tra 1000 e 10,0000 abitanti; tale scelta è stata condotta considerando che in Italia i comuni con meno di 10,000 abitanti sono il 86.8% del totale e ben rappresentano le caratteristiche urbanistiche del nostro territorio. L’ambito territoriale di riferimento è stato scelto ancora una volta coincidente con la provincia di Avellino dove ben 113 comuni sui 119 complessivi hanno una popolazione inferiore alle 10,000 unità.

La sesta fase (6 mesi) è stata incentrata sull’analisi economico - ambientale dei risultati ottenuti e sulla valutazione della possibilità di definire degli indicatori di sintesi significativi che potessero fornire indicazioni sulla convenienza per i comuni ad unirsi e formare degli aggregati urbani di più grandi dimensioni.

6 IMPIEGO DELLA PROCEDURA DI LIFE

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