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3 L’Applicazione della LCA al Settore della Gestione dei Rifiuti

3.1 La Metodologia della LCA Applicata alla Gestione dei Rifiut

3.1.5 La valutazione degli impatti

La valutazione degli impatti è la fase conclusiva del processo di valutazione del ciclo di vita, nell’ambito della quale vengono calcolate l’entità e la significatività dei potenziali impatti ambientali indotti dal sistema di prodotto.

In linea del tutto generale, tale procedura consiste nell’attribuire i flussi di materia e di energia in uscita dal sistema alle diverse categorie di impatto. Tali risultati vengono trasformati in entità comparabili tra di loro, moltiplicandoli per i rispettivi fattori di caratterizzazione e, quindi, concorrono alla descrizione qualitativa e quantitativa degli impatti ambientali (UNI EN ISO 14042, 2001).

In questo contesto ci limiteremo ad approfondire il concetto delle categorie di impatto che vengono di solito prese in considerazione nelle valutazioni ambientali.

In generale, la valutazione del ciclo di vita applicata alla gestione dei rifiuti fa proprie ed utilizza le stesse categorie di impatto considerate nelle applicazioni e negli studi più comuni.

Si riporta in tabella 3.1 un elenco delle categorie di impatto più utilizzate, recuperato da studi danesi e, più in generale, da linee guida sviluppate nei Paesi Scandinavi e specificamente rivolti alle problematiche della gestione dei rifiuti.

Tabella 3.1 Le categorie di impatto più comuni (Bjarnadóttir et al., 2002)

Categorie di Impatto Consumo di risorse biotiche

Riscaldamento globale Consumo di acqua Esaurimento dell’ozono Occupazione di suolo Formazione di foto-ossidanti Consumo di materia

Acidificazione Consumo di energia

Eutrofizzazione Produzione di rifiuti Tossicità Odore Consumo di risorse abiotiche Rumore

Si tratta, come detto, delle categorie a cui normalmente si fa riferimento in tutti gli studi di valutazione, tuttavia alcune particolari considerazioni possono essere fatte per ciò che riguarda specificatamente l’applicazione alla gestione dei rifiuti.

La prima osservazione è relativa al fatto che, per la maggior parte delle categorie di impatto, le operazioni di classificazione e caratterizzazione sono alquanto semplici, perché si tratta di categorie che vengono ormai usate da molto tempo, n quanto le tipologie di sostanze che ad esse contribuiscono sono ormai conosciute e, quindi, esiste un certo grado di consenso internazionale nell’uso dei modelli di caratterizzazione (Pennington et al., 2004).

Un’ulteriore considerazione può essere fatta circa l’utilizzo o meno delle diverse categorie. La voce relativa al consumo dell’ozono atmosferico, infatti, non trova, ad esempio, alcuna applicazione nell’ambito degli studi condotti nei Paesi Scandinavi, dove da tempo ormai è assolutamente proibito l’uso di sostanze e di tecnologie che possano provocare effetti negativi sullo strato di ozono. Sempre in accordo con gli studi scandinavi, invece, assume una costante maggiore importanza la categoria di impatto della tossicità, che tutt’oggi necessita di ulteriori approfondimenti per l’applicazione al settore della gestione dei rifiuti (Bjarnadóttir et al., 2002).

La categoria d’impatto della tossicità riveste, infatti, notevole significatività nell’ambito del settore della gestione dei rifiuti e questo perché le emissioni di diossine, polifluorocarburi e metalli pesanti, generati dai processi di trattamento dei rifiuti, costituiscono sicuramente potenziali pericoli per l’ambiente e la salute dei cittadini. Numerosi sono gli esempi in tal senso; basti pensare ai fumi della combustione emessi dagli inceneritori, nonché ai processi di evaporazione dalle discariche, dagli impianti di compostaggio e dai bireattori, oltre alle emissioni tossiche nel suolo provenienti dai processi di degradazione dei rifiuti e

ancora gli inquinanti emessi durante i processi di produzione dell’energia e delle materie prime impiegati nei trattamenti. La categoria di impatto della tossicità viene concettualmente distinta in tossicità umana ed eco- tossicità, anche se i modelli di caratterizzazione utilizzati non differenziano i destinatari degli impatti, ma provvedono ad una valutazione di carattere generale (Bjarnadóttir et al., 2002). In ogni caso la categoria della tossicità è alquanto complessa, per il gran numero di meccanismi e il grande ammontare di sostanze che possono contribuire alla generazione dell’impatto e in tal senso numerosi sono oggi i modelli di caratterizzazione utilizzati.

Alcuni studi, tuttavia, tendono a trascurare tale parametro di valutazione, giustificando ciò con la mancanza dei dati necessari; tale approccio è accettabile solo in relazione alla natura dello studio condotto, ossia quando lo scopo della trattazione non include tale categoria di impatto e, più in generale, tutti gli impatti di natura chimica. Uno dei problemi che sicuramente interessa la categoria di impatto della tossicità, ma anche tutte le altre precedentemente presentate, è quello del tempo, ossia dell’orizzonte temporale all’interno del quale devono essere valutati gli impatti. La metodologia della LCA, infatti, non ci consente di valutare dove e quando si verificheranno gli impatti e, quindi, non dà l’opportunità di definire gli impatti attuali ma solo gli impatti potenziali. Ciò, evidentemente, crea considerevoli problemi per quanto riguarda la previsione tramite modelli degli impatti futuri, problemi che possono essere risolti attraverso un approccio classico, che prevede di portare in conto tutte le emissioni inquinanti fino a quando queste si manifestano congiuntamente (Finnveden et al., 2000).

Associato a tale problema, vi è, evidentemente, anche quello relativo alla necessità o meno di portare in conto tali impatti futuri e a quello di definire in che modo pesare gli impatti futuri rispetto a quelli attuali. Scegliere, infatti, un ben determinato lasso di tempo, rispetto al quale effettuare le valutazioni, significa indirettamente affermare che tutto ciò che potrà verificarsi negli anni futuri è trascurabile e non ha alcuna importanza, rispetto a ciò che accade nel periodo di riferimento (Finnveden et al., 1998).Nella definizione stessa di LCA è implicita l’assunzione di compiere la valutazione senza alcuna restrizione di tempo, ma nella realtà si fissa un intervallo di riferimento e tutte le emissioni future e gli impatti ad esse associate vengono considerate di ridotta importanza.

4 LE PROCEDURE DI LIFE CYCLE

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