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Data la definizione dell’imago dal punto di vista della substantia, e avendo impostato sul confronto con essa praticamente tutto il discorso sugli oggetti degni di venerazione e adorazione

nella corretta dottrina cristiana, i filosofi di Carlo sono stati costretti a eludere, senza celarlo, il

problema delle acheropite. Giacché l’imperfezione dell’immagine, la cui dimensione si ferma alla

sua funzione, non può contenere, fuori dalla narrazione delle Scritture, l’impronta stessa della

divinità.

147 Cf. OC IV, 10, p. 511, 17-23: «Harum ergo textus cum sit ab evangelistis minime in codicibus evangeliorum taxatus et merito a catholicis inter apochrifa deputatus et ab istis ob adorandarum imaginum errorem adstruendum in synodo adlatus, nec suis quidem vel tenuiter favet sequacibus, praesertim cum ibidem nequaquam

Abgarus Domino imaginem quandam adoraturus postulasse legatur aut idem omnium Dominus eidem Abgaro quandam imaginem adorandam destinasse perhibeatur [corsivo mio]». Inoltre, cf. BRUNET, Le icone acheropite...,

cit., p. 228.

148 Cf. HADRIANUS I PAPA, Responsum, [sectio prima], XVIII, ed. HAMPE, cit., p. 23, 8-34, e BRUNET, Le icone acheropite..., cit., pp. 216-217.

Schema 2.1

Concordanze tra i Libri Carolini e il codex di Leidradoa

(ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pagès 1, ff. 2r-114v). Corpus dialettico, ff. 2r-106r.

Ms. Pagès 1 (798-814?) Libri Carolini (792?) Note

Corpus dialettico – Prima sezione – ff. 2r-30r

<1> Porphyrii Isagoge.

Translatio Boethii

(ff. 2r-11r).

OC Praefatio, p. 99, 12-14

(= IX, 2-5, f. 5v [?]). Cf. supra, cap. 3.1. Nel codex l’opera è in versione integrale.

<2> Categoriae decem sive

Pseudo-Augustini Paraphrasis Themistiana (ff. 11r-28r). OC Praefatio, p. 99, 12-14 (= 8, p. 135, 5-11); OC I, 1, pp. 108-109 (= XIII, 167); OC I, 2, p. 117, 10-25 (= 10, p. 135 e 18, p. 137; XII, 165, p. 172 e 48, p. 144, ma anche AUG. De dialectica, IX); OC I, 8, p. 146 (= VII, 104 e 110, pp. 157- 158); OC II, 31, pp. 327-328 [qui il testo è più vicino alla versione di Alcuino].

Quello presente nel codex, in versione integrale, rappresenta il primo testimone del testo a noi conosciuto. Sono qui riportate solo le occorrenze delle citazioni dirette dal Categoriae decem, poiché l’influsso indiretto del testo sui Libri Carolini è molto frequente lungo l’intero trattato. In alcuni punti, poi, i redattori dell’Opus sembrano preferire la versione del

Categoriae decem parafrasata nel De dialectica di

Alcuino rispetto a quella originale. Sulla questione, cf. WALLACH, Diplomatic Studies..., cit., pp. 63-70; inoltre

cf. BOHN, Alcuin’s heirs..., cit., pp. 56-88 e cf. supra,

cap. 3, nota 119.

<3> BOETHIUS, De arithmetica, I, 1-2

(otto righe, f. 28r).

Nel codex i due frammenti sono inseriti nell’ultimo folium (f. 28r )del Categoriae decem come

fossero parti integranti del testo; <4> è infatti il carmen dedicatorio, qui presente nel primo esemplare a noi conosciuto, che Alcuino scrisse come introduzione al Categoriae decem; anche nella tradizione manoscritta successiva i due testi si trovano spesso legati insieme. <3> rappresenta, come frammento, il più antico testimone manoscritto del De arithmetica. Sul ruolo di questo estratto nell’economia del corpus dialettico del codex, cf. K. MITALAITÉ, Philosophie et

théologie de l’image..., cit., p. 186.

<4> ALCUINUS, Versus ad Carolum regem Francorum

(f. 28r). <5> ALCUINUS, De dialectica, XII-XIV (excerptum, ff. 28v-30r). OC I, 2, p. 117 (= III); OC I, 1, p. 108, 8-10; OC II, 30, pp. 314-315; OC II, 31, pp. 327-328 (= XI).

Il codex presenta i tre capitoli del De dialectica (XII-XIV) immediatamente successivi al capitolo (XI) citato nell’Opus. Considerando che i capitoli II-XI del De dialectica sono una parafrasi dell’Isagoge (II) e del Categoriae decem (III-XI), è evidente come la prima sezione del codex segua lo stesso ordine dell’opera alcuiniana, riportandone però le fonti originali. Inoltre, cf. supra, cap. 3, nota 119.

Corpus dialettico – Seconda sezione – ff. 31r-106r

<6> APULEIUS,

Periermeneias

(ff. 31r-39r).

OC IV, 23, pp. 547-549

(= IV-VI).

Questa è l’unica opera del corpus di cui non sembra esserci traccia nel De dialectica di Alcuino, cf. supra, cap. 3, nota 119.

<7> BOETHIUS, Commentarii

in librum Aristotelis Periermeneias Editio prima

(ff. 39r-106r).

OC III, 23, p. 441;

OC IV, 23, pp. 544-550

(= I, 1-7).

L’opera, presente in versione integrale nel codex, riceve nei

Libri Carolini, e probabilmente anche nel De dialectica (XVI)

di Alcuino, il suo primo utilizzo documentato del periodo medievale, cf. G. D’ONOFRIO, Introduzione, in Logica

antiquioris mediae aetatis I. Excerpta isagogarum et categoriarum, ed. G. D’ONOFRIO, Turnhout 1995 (CCCM, 120),

[i-cxviii], p. xcix, nota 211. La posizione di <7> nel codex conferma la stessa sequenza di testi/argomenti riportata nel De

dialectica, cf. <5>.

Introduzione alla parte teologica del manoscritto – ff. 106v-107r

<8> Dicta Albini de imagine

Dei

(ff. 106v-107r).

OC I, 7, pp. 138-140. Nel codex il testo del Dicta è completo, mentre nei Libri è presente in due lunghi estratti concatenati, cf. supra, cap. 2.3, nota 87. La parte del Dicta presente nel ms. Vat. lat. 7207 rappresenta il testimone più antico di questo testo.

a Il contenuto del ms. Pagès 1 è stato rilevato, a partire da una copia digitale del manoscritto, seguendo in parte le indicazioni di Paolo Radiciotti, cf. RADICIOTTI, Romania e Germania..., cit., pp. 121-124. Nella colonna relativa al codex sono segnalate in grassetto

le opere direttamente presenti nel testo di OC; nella colonna dei Libri Carolini il grassetto indica i capitoli in cui sono riscontrabili le tracce di tali opere. Solo nel caso di <12> la concordanza non è con i Libri, ma con il Responsum di Adriano; cf. supra, cap 3.1 e nota 48.

Schema 2.2

Concordanze tra i Libri Carolini e il codex di Leidrado

(ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pagès 1, ff. 2r-114v). Corpus teologico I.

Ms. Pagès 1 (798-814?) Libri Carolini (792?) Note

Folia conclusivi di testi a carattere teologico – I. Raccolta di confessioni di fedeb – ff. 107r-108v (con 110r, 109v e 114r-v)

<9> Symbolum Nicaeno- Constantinopolitanum (f. 107r-v). OC I, 16, p. 177, 4; OC III, 3-4; OC IV, 23, p. 551, 22-23.

Il testo del niceno corrisponde nel codex alla versione abbreviata riportata da Rufino, cf. RUFINUS AQUILEIENSIS, Exemplum fidei Nicaenae, in Historiae

Ecclesiasticae X-XI, X, 6, ed. T. MOMMSEN, Historia ecclesiastica. Eusebius

Caesariensis secundum translationem quam fecit Rufinus, 2, Berlin 1908

(CB, 9), pp. 965-966. Tuttavia i teologi di Carlo lo hanno verosimilmente tratto da fonti visigotiche, cf. supra, cap. 2, nota 86. In esso è assente la formula della processione dello Spirito Santo.

<10> Expositio fidei

catholicae atque apostolicae contra haeresim Arianum

(f. 107v).

Si tratta del credo ambrosiano, cf. Codex canonum ecclesiasticorum et constitutorum Sanctae Sedis

Apostolica, XXXVII, PL 56, 582A-B. Il testo, fortemente incentrato su un trinitarismo razionale («ergo

diversitas plures facit; unitas vero potestatis excludit numeri quantitatem: quia unitas numerus non est») è costituito da estratti del primo libro dell’opera di Ambrogio, utilizzato anche nei Libri Carolini per introdurre il Dicta Albini, come si rileva già a partire dall’incipit; quest’ultimo infatti combacia integralmente con un passo del De fide: «Nos patrem et filium et spiritum sanctum confitemur, ita ut in Trinitate perfecta et plenitudo sit Divinitatis et unitas potestatis», cf. AMBROSIUS MEDIOLANENSIS, De fide,

I, 1, 10, ed. O. FALLER, Ambrosii episcopi Mediolanensis Opera VIII, De fide, Wien 1962 (CCSL, 78),

pp. 10-11. Lo stesso brano è riportato verbatim nel testo della Donazione di Costantino, cf. Constitutum

Constantini, ed. FUHRMANN, cit., p. 60, 37-38.

<11> Gregorii

confessio fidei

(f. 107v).

OC III, 3-4.

Nel codex il testo è attribuito a Gregorio Magno; in realtà si tratta di una confessione di fede estrapolata dall’opera principale di Gregorio di Tours, cf. GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum, I, Praefatio,

ed B. KRUSCH e W. LEVISON, MGH, Scriptores, SS rer. Merov., 1,1, Gregorii Turonensis Opera, 1, Libri

historiarum X, Hannover 1951, p. 3, 22-24, p. 4, 1-16. La processione dello Spirito Santo in esso

contenuta concorda con quella presentata e argomentata nei Libri Carolini: «Credo sanctum Spiritum a

Patre et Filio processisse, non minorem et quasi ante non esset, sed aequalem et semper cum Patre et

Filio coaeternum deum, cumsubstantialem natura, aequalem omnipotentia, consempiternum esse essentia et nunquam sine Patre fuisse vel Filio, neque minorem Patri vel Filio».

<12> Gregorii

Thaumaturgi expositio fidei interprete Rufino

(f. 108r).

Responsum, [sectio prima], I.

Si tratta della confessione di fede attribuita a Gregorio Taumaturgo contenuta in un’interpolazione di Rufino di Aquileia alla sua traduzione della Historia ecclesiasitca (VII, 28, 2), cf. RUFINUS AQUILEIENSIS,

De Gregorio Thaumaturgo, ed. MOMMSEN, cit., pp. 951-956. Tuttavia la fonte del codex è certamente il

Responsum di Adriano, cf. HADRIANUS I PAPA, Responsum, cit., p. 8, 14-20, che a sua volta ha

probabilmente utilizzato un florilegio di autori orientali, cf. A. ALEXAKIS, Codex Parisinus Graecus 1115

and Its Archetype, Washington, DC 1996, p. 83, nota 154; il testo della lettera papale (come appare nel

testimone più antico, ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3827, ff. 13-34 ) parla infatti di un «Gregorii martyris et episcopi Neocessarie fides», e l’uso di un termine scorretto per il genitivo (da emendare in Neocaesareae) ha indotto a ribadire l’errore nella trascrizione del codex, dove è riportato «Gregorii martyris et episcopi Neonecessariae», cf. Fig. 2.3. La presenza di questo testo mostra come il codex contenga non solo materiale tratto dal lavoro redazionale per i Libri

Carolini, ma anche altri documenti attinenti a essi a vario titolo: nel dossier sui symbola, <12> è

disposto come chiosa alle tre confessioni di fede utilizzate per preparare OC III, 3, cf. supra, cap. 2.3. <13> Pelagii libellus fidei (ff. 108r-v e 110r). OC III, 1, pp. 336-340; OC III, 3, p. 345, 21-22.

Il testo, riportato integralmente, è erroneamente attribuito a Girolamo sia nei

Libri che nel codex. Esso è incluso anche nella raccolta di confessioni di

fede contenuta nel Salterio di Dagulfo (cf. supra, cap. 2, nota 69), ma la versione di OC III, 1, sebbene mostri solo poche divergenze testuali con quella del Salterio, è molto più prossima a quella del codex, cf. D. BULLOUGH,

Imagines regum and their significance in the early medieval West, in ID.,

Carolingian Renewal..., cit., [39-96], p. 90, nota 89.

<14> Fides Sancti

Athanasii

(ff. 109v e 114r-v).

OC III, 3-4. (?)

Questo symbolum, meglio conosciuto come «Quicumque» dall’incipit, è uno dei più saldi testimoni dell’ortodossia trinitaria (da cui l’attribuzione ad Atanasio), nonchè il primo a dichiarare esplicitamente l’uguaglianza tra le persone della trinità. Il codex ne riporta uno dei più antichi testimoni manoscritti, la gran parte dei quali provenienti da scriptoria vicini alla corte carolingia, cf. P. IACOBONE, Mysterium

Trinitatis. Dogma e iconografia nell’Italia medievale, Roma 1997, pp. 25-30 e p. 58. Noto sia ad Alcuino che a Teodulfo, il credo attesta la formula della processione dello Spirito santo a Patre et Filio, cf. f. 114r: «Spiritus Sanctus a Patre et Filio non factus, nec creatus, nec genitus, sed procedens».

b Cf. LEIDRADUS LUGDUNENSIS, De sacramento baptismi, IV, PL 99, 859C: «De Symbolo. Symbolum Graece, Latine vero interpretatur

indicium, vel collatio; hoc est, Quod plures in unum conferunt». Questo passo è ripreso verbatim da Rufino, cf. RUFINUS AQUILEIENSIS,

Expositio in Symbolum Apostolorum, II, PL 21, [335-386], 337B, ed. M. SIMONETTI in Tyrannii Rufini opera, Turnhout 1961 (CSEL,

20), [127-82], p. 134, 15-17. L’opera di Leidrado contiene la stessa formula della processione dello Spirito presente nei symbola raccolti nel codex e nei Libri Carolini, cf. LEIDRADUS LUGDUNENSIS, De sacramento baptismi, V, PL 99, 860A.

Schema 2.3

Concordanze tra i Libri Carolini e il codex di Leidrado

(ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pagès 1, ff. 2r-114v). Corpus teologico II.

Ms. Pagès 1 (798-814?) Libri Carolini (792?) Note

Folia conclusivi di testi a carattere teologico – II. Sui Salmi e sullo stile – ff. 109r-114v

<15> ISIDORUS HISPALIENSIS, In libros Veteri ac Novi Testamenti proemia, 33-35, De Psalterio

(f. 109r).

Questi due frammenti, che rappresentano una doppia introduzione – analitica (Isidoro) e apologetica (ps.-Agostino) – ai Salmi, sono spesso saldati insieme nella tradizione manoscritta, come nel caso del codex. L’accostamento di <15-16> con <19-22> è inoltre piuttosto frequente, si veda il caso del codice conosciuto come

Psalterium triplex (ms. Cambridge, St. John’s College Library, B.18, prodotto forse

a Rheims all’inizio del sec. XII), dove ai ff. 5-6 e 8 corrisponde esattamente lo stesso

gruppo di testi del codex di Leidrado. Evidentemente nella manualistica carolingia <15-22> costituivano un blocco unico di cui il codex offre uno degli esempi più antichi.

<16> Dicta sancti Augustini de

virtutibus psalmorum – PL 142,

46A-C (f. 109r-v).

<17> JUVENCUS, GAIUS VETTIUS

AQUILINUS, Evangeliorum libri quattuor, I, vv. 590-603

(f. 110v).

Si tratta di una elegante parafrasi poetica del Padre Nostro contenuta nell’opera principale di Giovenco, il primo poeta biblico di lingua latina. L’apprezzamento degli Evangelia da parte di Girolamo (De viris illustribus) e l’inserimento dell’opera nel Decretum Gelasianum (IV, 4) ne hanno fatto il punto di riferimento e il modello per la poesia cristiana successiva, in particolare per gli autori anglosassoni dei secc. vII-VIII. Nell’opera poetica e nelle lettere di

Alcuino si riscontra il più alto numero di riferimenti agli Evangelia dopo Aldelmo e Beda, cf. P. MCBRINE, The English Inheritance of Biblical Verse, Tesi di Dottorato in Filosofia

depositata al Centre for Medieval Studies dell’Università di Toronto, Toronto 2008, pp. 102- 103 e pp. 108-109. Il magister di York arriva ad accomunare il poeta iberico a Isidoro come «eiusdem provintiae scolastici», cf. ALCUINUS EBORACENSIS, Epistula ad Carolum in Epistolae,

204, ed. DÜMMLER, cit., p. 337, 6. Probabilmente nella prospettiva manualistica del codex il

testo ha funzione di exemplum da seguire per condurre correttamente delle parafrasi poetiche a contenuto teologico. I Libri Carolini non sembrano presentare citazioni dirette dall’opera di Giovenco. <18> CASSIODORUS SENATOR, Expositio Psalmorum - Praefatio, I-IV (ff. 110v-112v). OC I, 1, p. 114, 11-12; OC I, 27, p. 223 (= III).

Il codex presenta quattro capitoli completi dalla

praefatio del Commento ai Salmi di Cassiodoro,

cf. CASSIODORUS SENATOR, Expositio Psalmorum - Praefatio, I-IV, PL 70, [9-26], 12B-15D, ed. M.

ADRIAEN, Magni Aurelii Cassiodori Senatoris Opera II, 1, Turnhout 1958 (CCSL, 97), [3-26],

pp. 7-12. Di questi, il capitolo III («Quod significet in finem») è ripetutamente citato nei

Libri Carolini.

<19-22>

19) Epistola Damasi Papae ad

Hieronymum (ep. 5, Ad Hieronymum, PL 13, 440C-

441A);

20) Epistola Hieronymi ad

Damasum (ep. 47, Ad Damasum,

1, PL 30, 304C-305A); 21) Hieronymi prologus de

psalterio – PL Suppl. 2, 274-275;

22) Damasi versus de psalterio; (ff. 109r e 112v-113v).

OC I, 6, p. 134, 25-29

(in riferimento al carteggio Gerolamo/Damaso);

OC I, 13

(ep. Ad Hieronymum, ep. Ad

Damasum);

È il corpus di testi che riporta la corrispondenza fittizia tra Girolamo e papa Damaso I realizzata presumibilmente tra i secc. V e VI per giustificare una

nuova traduzione latina dei Salmi, cf. P. LENDINARA,

Gregory and Damasus: two popes and the Anglo-Saxon England, in Rome and the North. The Early reception of Gregory the Great in Germanic Europe, ed. R. H.

BREMMER, K. DEKKER, D. F. JOHNSON, Leuven 2001, [137-

156], p. 144. Più volte si fa esplicitamente riferimento ad esso nei Libri, cf. WALLACH, Diplomatic Studies...,

cit., p. 54. Così come per il codex, vi è una cospicua tradizione manoscritta nella quale alle due lettere seguono quasi sempre il Prologus e il Versus; su questo gruppo di scritti, cf. D. DE BRUYNE, Prèfaces de la Bible

latine, Namur 1920, pp. 44-45 e 65-66. Il Versus

rappresenta il terzo componimento poetico del codex dopo <4>, che sembra riecheggiarne alcuni motivi, e <17>; sul testo dell’epigramma e relativa tradizione manoscritta, cf. J. L. CHARLET, Damase et David: à

propos de l’épigramme 60 Ferrua, in «Habis», 27

(1996), [263-273], pp. 263-264. Nei Preambula alle

Enarrationes in Psalmos attribuite a Remigio di Auxerre

nell’edizione Migne si riscontra un raggruppamento di testi che interpola parte di <19-22> con <16> e <18>, cf. PL 131, 133D-143C.

Fig. 2.1: Categoriae decem, «eidem» come traslitterazione di «ε δη»,ἴ ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pagès 1, f. 11v (cf. supra, nota 44).

Fig. 2.2: Categoriae decem, «Icon» come «similitudo», ibid., f. 12v (cf. supra, nota 95).

Fig. 2.3: Gregorii Thaumaturgi expositio fidei, «Gregorii martyris et episcopi neonecessariae», ibid., f. 108r (cf. Schema 2.2, <12>).

D

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