• Non ci sono risultati.

dell’imperatrice, l’eunuco Eliseo, rimase presso la corte franca per insegnare a Rotrude rudimenti di greco e di cultura bizantina 37 Fino a quel momento il papa aveva più volte espresso al re dei Franch

non solo le sue rivendicazioni territoriali su parte degli ex possedimenti longobardi

38

, ma anche i

suoi timori per il pericolo rappresentato dalle attività bizantine in Italia meriodionale: i rapporti tra

Roma e Costantinopoli si erano infatti decisamente raffreddati anche a causa del sostegno imperiale

all’iconoclastia, come dimostra l’anatema che Stefano III pronunciò nel 769 contro il concilio di

ed. C. DE BOOR, Theophanis Chronographia, I, Leipzig 1883 (rep. Hildesheim 19802), p. 455, 19-25. Le fonti franche

concordano, cf. Annales Mosellani, ed. J. M. LAPPENBERG, MGH, Scriptores, SS, 16, Annales aevi Suevici, Hannover

1859, [491-499], p. 497, 13-16: «781. Perrexit rex Karlus Romam et baptizatus est ibi filius eius, qui vocabatur Karlomannus; quem Adrianus papa mutato nomine vocavit Pippinum et unxit in regem super Italiam et fratrem eius Ludowigum super Aequitaniam. Et ibi disponsata est Rottrhud, filia regis, Constantino imperatore»; inoltre cf.

Annales Laureshamenses, ed. G. H. PERTZ, MGH, Scriptores, SS, 1, Annales et chronica aevi Carolini, Hannover

1926, [22-39], p. 32, 1-2. Ne parla anche Eginardo, cf. EINHARDUS, Vita Karoli Magni, ed. O. HOLDER-EGGER, MGH, Scriptores, SS rer. Germ., 25, Einhardi Vita Karoli Magni. Editio sexta, Hannover 1911, p. 24, 4-6: «Hruodtrudem,

quae filiarum eius primogenita et a Constantino Graecorum imperatore desponsata erat». Sulle versioni bizantine, cf.

Byzantium in the iconoclast era, c. 680-850. A history, ed. L. BRUBAKER e J. F. HALDON, Cambridge 2011, p. 256.

All’epoca dell’accordo Costantino, appena eletto imperatore, aveva solo dieci anni (Rotrude – chiamata Erythro nelle fonti greche – forse otto) e in teoria avrebbe dovuto esercitare il potere assoluto sullo stato, senza la coreggenza della madre Irene, a partire dalla maggiore età (sedici anni), cf. J. HERRIN, The formation of Christendom,

Princeton 1987, pp. 428.

37 Su questi episodi è sempre gradevole la lettura del classico di Charles Diehl, che dedica un intero capitolo a Irene, cf. C. DIEHL, Figure bizantine, Torino 2007, pp. 64-89, nello specifico p. 77, tr. it. da ID., Figures byzantines, Paris 1927. Inoltre, cf. A. BARBERO, Carlo Magno. Un padre dell’Europa, 20043, pp. 90-91. Tra i tutori di

Rotrude vi era anche Alcuino, come testimoniano diverse lettere del suo epistolario. Il motivo per cui Carlo accetta l’accordo con i bizantini è da ricercare probabilmente nella necessità di salvaguardare uno stallo politico nella complessa realtà dell’Italia centro-meridionale, cf. O. CAPITANI, Storia dell’Italia medievale. 410-1216, Bari 19923

(rep. 20092), pp. 109-111.

38 Adriano chiese esplicitamente a Carlo i possedimenti da restituere alla chiesa in una celebre lettera del 778 dalla quale gli storici hanno creduto di scorgere la più antica allusione al Constitutum Constantini, cf. Codex

Carolinus, 60, Hadrianus I papa ad Carolum regem, ed. W. GUNDLACH, MGH, Epistolae, 3, Epistolae Merowingici et Karolini aevi (I), VIII, Codex Carolinus, Berlin 1892, [469-657], pp. 585-587, p. 587, 9-25: «Et sicut temporibus

beati Silvestri Romani pontificis a sanctae recordationis piissimo Constantino, magno imperatore, per eius largitatem sancta Dei catholica et apostolica Romana ecclesia elevata atque exaltata est et potestatem in his Hesperiae partibus largiri dignatus, ita et in his vestris felicissimis temporibus atque nostris sancta Dei ecclesia, id est beati Petri apostoli, germinet atque exultet et amplius quam amplius exaltata permaneat, ut omnes gentes, quae hec audierint, edicere valeant: ’Domine, salvum fac regem, et exaudi nos in die, in qua invocaverimus te; quia ecce novus christianissimus Dei Constantinus imperator his temporibus surrexit, per quem omnia Deus sanctae suae ecclesiae beati apostolorum principis Petri largiri dignatus est’. Sed et cuncta alia, quae per diversos imperatores, patricios etiam et alios Deum timentes pro eorum anime mercedae et venia delictorum in partibus Tusciae, Spoletio seu

Hieria

39

. L’accordo tra Carlo e Irene a pochi anni dalla caduta dei Longobardi fu evidentemente

interpretato da Adriano, se non come un vero e proprio tradimento, almeno come l’atto che poneva

fine alle speranze di poter ottenere dal Patricius Romanorum un territorio più vasto su cui esercitare

un dominio temporale di diritto

40

. Nelle parole dello storico Emile Amann è adeguatamente messa in

evidenza la delusione del papa e la svolta rappresentata dall’anno 781:

È strano che, dopo questa visita a Roma di Carlo nel 781, la corrispondenza di Adriano con il re non rechi più traccia di quelle ripetute richieste circa l’«esaltazione» della Chiesa romana, che

Benevento atque Corsica simul et Savinensae patrimonio beato Petro apostolo sanctaeque Dei et apostolicae Romanae ecclesiae concessa sunt et per nefandam gentem Langobardorum per annorum spatia abstulta atque ablata sunt, vestris temporibus restituantur; unde et plures donationes in sacro nostro scrinio Lateranensae reconditas habemus». La bibliografia su questo testo è sterminata, si rimanda a quella riportata in uno studio recente, cf. J. FRIED, Donation of Constantine and Constitutum Constantini, Berlin 2007, p. 37 nota 113.

39 Le lettere che Adriano scrive a Carlo tra il 776 e il 780 trattano quasi tutte del problema rappresentato dagli Orientali, come a voler sollecitare un intervento del re, cf. Codex Carolinus, 59, 61, 64, 65, Hadrianus I papa

ad Carolum regem, ed. W. GUNDLACH, cit., pp. 584-585, pp. 588-589 e pp. 591-593; sulla questione in generale, cf. Byzantium in the iconoclast era, c. 680-850. A history, cit., p. 251. Sul contenuto della corrispondenza tra il papa e

Carlo in relazione al loro rapporto diplomatico, cf. G. THOMA, Papst Hadrian I. und Karl der Große. Beobachtungen zur Kommunikation zwischen Papst und König nach den Briefen des Codex Carolinus, in Festschrift für Eduard Hlawitschka, zum 65. Geburtstag, ed. K. R. SCHNITH e R. PAULER, Kallmünz 1993, pp. 37-58. Le misure adottate da

Adriano per affrancarsi da Costantinopoli sono rilevanti e numerose, cf. HERRIN, The formation of Christendom, cit.,

pp. 414-415. Tra queste, è emblematica l’emissione (a partire dal 774) di monete recanti l’effige e il nome del papa al posto di quello del basileus. Inoltre proprio dal 781 gli atti ufficiali della cattedra di Pietro furono datati a partire dal pontificato di Adriano, sostituendo la datazione basata sul regno degli imperatori, cf. BARBERO, Carlo Magno...,

cit., p. 87. Sui rapporti tra papato e regno franco nel più ampio quadro delle tensioni con Bisanzio a partire dalla seconda metà del sec. VIII, cf. H. CHADWICK, East and West: The making of a rift in the Church, New York 2003, pp.

77-82. L’anatema all’iconoclastia imperiale, secondo quanto riportato da Adriano, fu la chiosa dogmatica del concilio Laterano del 769, cf. Concilium Romanum 769, ed. WERMINGHOFF, cit., [74-92], p. 89, 6-11: «Si quis alium

terminum fidei sive symbolum aut doctrinam habet praeter quod traditum est a sanctis magnis et universalibus sex synodis et confirmatum est ab his sanctis patribus, qui in eis convenerunt, et non adorat imaginem sive figuram domini nostri Iesu Christi neque humanationem eius confitetur, sicut qui descendit et incarnatus est propter genus humanum, talem impium anathematizamus et alienum extraneumque deputamus sanctae catholicae et apostolicae ecclesiae». Questo estratto è contenuto nel Responsum di Adriano, cf. HADRIANUS I PAPA, Responsum, ed. HAMPE, cit.,

p. 11, 23-28.

40 Com’è noto, il processo di costituzione dello Stato Pontificio fu inaugurato dalla donazione di Sutri, che il re longobardo Liutprando concesse a papa Gregorio II nel 728, e dalla promessa di “restituzione” dell’Esarcato di Ravenna e della Pentapoli bizantina che Pipino il Breve fece a papa Stefano II nel 754 (Promissio Carisiaca). Oltre a questi territori, conquistati tre anni prima dal re longobardo Astolfo, la promissio comprendeva i possedimenti confiscati alla chiesa dai bizantini e persino regioni a essa mai appartenute, tra cui i ducati longobardi elencati nella lettera di Adriano del 778, cf. supra, nota 38. Va qui però ricordato che per alcuni autori tale promessa è da considerarsi un falso, poiché se ne ha notizia per la prima volta proprio nella Vita Hadriani del Liber Pontificalis, cf.

rendono così monotone e talvolta anche così penose le lettere precedenti. Tutto va come se Adriano si fosse rassegnato a una situazione nuova: lo stato pontificio rimarrà, deve rimanere, un piccolo stato. Da questo punto di vista l’anno 781 segna una data importante nella storia della sovranità temporale dei papi. Rinunciando alle speranze chimeriche nutrite una trentina d’anni prima, il papato si restringeva a quello che era sufficiente ad assicurare l’esercizio delle sue funzioni spirituali41.

Tre anni dopo la situazione era destinata a mutare nuovamente a seguito dei provvedimenti