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Capitolo 2. Dalla Business Intelligence all’Advanced Business Analytics

2.1 L’era dell’informazione

Da un punto di vista semiotico [...] non è comprensibile ogni possibile scambio significante se non sullo sfondo di una serie di competenze comuni che io chiamo Enciclopedia. L’Enciclopedia è l’insieme di tutto quello che la gente sa e dice, anche se falso [...]. L’umanità in fondo si è sempre

aggirata intorno al problema di un’organizzazione e controllo dell’enciclopedia [...]. Ora, una delle funzioni dell’enciclopedia non è soltanto quella di conservare un sapere comune

che permetta la comunicazione [...] ma anche di filtrarlo. Per esempio: l’enciclopedia deve registrare che è avvenuta la battaglia di Waterloo, ma non è tenuta a registrare il nome del primo

caduto in battaglia [...].

Questo filtraggio è fondamentale, altrimenti saremmo come “Funes el Memorioso” di Borges, che ricordando tutto tutto tutto, è un perfetto idiota.

Ora, internet è l’enciclopedia ma nella forma di Funes [...]. È un’enciclopedia che registra potenzialmente tutto ma che non offre gli strumenti per filtrare l’informazione [...] Questo pone l’umanità di fronte a una sfida nuova: se la sfida antica era riuscire a possedere più enciclopedia possibile, adesso è in qualche senso sbarazzarsi di quanta più enciclopedia possibile

[...]. Questa scienza ancora non è stata inventata [...]

Sino ad oggi ciascuno di noi si atteneva ad un’enciclopedia registrata e accettata da tutti [...]Con 6 miliardi di abitanti del pianeta che navigano ciascuno a modo proprio attraverso la rete virtuale, potenzialmente si formano 6 miliardi di enciclopedie diverse, il che sarebbe l’assoluta

incomunicabilità. Così Umberto Eco si esprime in merito alle tecnologie digitali.15

E alla domanda se credere in una conoscenza che emerge dalla rete, egli si esprime come segue:

La conoscenza non è solo acquisizione ma è anche filtraggio, la memoria non è solo ritenzione ma anche ripulso[...]. Ma le cose si devono eliminare, se noi ricordassimo tutto saremmo finiti. Quindi, se la rete non elimina, non è un modello di intelligenza umana, al massimo è un modello di intelligenza divina: ma verrebbe fuori l’idea di un dio completamente stupido, perché sa troppe

cose e non organizzate. [...] La rete è Grande Bouffet per quantità, in questa quantità è impossibile stabilire delle distinzioni tra il caviale e la frittata.

Nella sua intervista, Umberto Eco, pone l’attenzione su due punti tuttora molto importanti:

o La quantità di informazioni contenute e scambiate su internet

o Trarre valore dalle informazioni: Eco parla di “filtraggio” o “eliminare informazioni”, credo che ad oggi il punto dell’attenzione si debba spostare sul come utilizzare le informazioni per aumentare l’utilità16.

15 Intervista di Leonardo Romei del 16 luglio 2006, a cura della Facoltà di Scienze della Comunicazione

della Sapienza Università di Roma.

Dal 2006 ad oggi, il numero degli utenti di internet è quasi raddoppiato: non si parla solo di aumento di fruitori di internet, ma di un cambiamento vero e proprio. Sono mutate le tipologie di utilizzatori, l’esperienza sul web e anche la demografia degli utenti.

Ci troviamo oggi con uno scenario completamente diverso.

Che Internet non dorma mai e che il traffico di dati generato dal web sia immenso e inarrestabile è risaputo. Eppure, quello che continua a sorprenderci tutti è come Internet cambi continuamente, giorno dopo giorno, senza sosta.

La popolazione mondiale è passata da 7 miliardi di persone, nel 2014, a 7.2 e il numero di utenti internet attivi ha superato i 3,3 miliardi di utenti – erano 2.5 miliardi a fine 2014 (con una penetrazione che ha raggiunto il 42% dell’intera popolazione mondiale). Una crescita più del 20 %17. Cresce dunque la popolazione online e aumenta la quantità di dati che ogni giorno si

condivide. E sono proprio quei dati che in un certo qual modo delineano, in maniera abbastanza chiara, tutto ciò che si fa online, evidenziano quella che è l’identità digitale.

Gli account attivi sui social media sono oggi più di 2 miliardi (penetrazione 29%), questo significa che rispetto al 2014 è cresciuta del 12%. Se osserviamo i dati relativi al mobile, è interessante notare come a fronte di un incremento della diffusione del 5% di utenti mobile, sia cresciuto invece del 23% il numero di persone che usano attivamente social media dai propri smartphone

(313 milioni di persone in più)18.

17 DOMO, “Data Never Sleep 3.0”; 13 Agosto 2015 18 Report Digital, Social e Mobile 2015

Figura 14: Crescita dei principali indicatori del mercato digitale globale (We are Social, Report Digital, Social e Mobile 2015)

La crescita di tutti questi indicatori è un fenomeno assolutamente globale.

Nel 2014 si stima vi siano 1,85 miliardi di smartphone al mondo, un numero destinato a crescere fino a 2,89 miliardi nel 2017.

In un minuto sul web vengono inviate 208 milioni di email, lanciati 347 mila tweet, condotte 4 milioni di ricerche su Google, svolti 695 mila aggiornamenti di stato su Facebook e ogni minuto i “like” sono 4 milioni e 166 mila; si stima, inoltre, che nel 2020 saranno 26 miliardi i dispositivi connessi a Internet ad abilitare il mercato dell’Internet of Things.

I dati in Italia

Il 60% degli italiani accede regolarmente a internet, e gli account attivi sui canali social sono oggi 28 milioni (22 milioni accedono da dispositivi mobile): quest’ultimo (accesso a canali social da mobile) è il dato che ha visto il maggior incremento negli ultimi 12 mesi (+11%), a dimostrazione di una sempre maggior propensione di interagire in mobilità e in maniera attiva con i contenuti a cui è possibile accedere online.

Figura 15: Crescita dei principali indicatori del mercato digitale italiano (We are social, Report Digital, Social e Mobile 2015)

Se a livello di penetrazione il dato è superiore alla media (60% vs 42% della media mondiale), osservando il tempo speso online ci accorgiamo che quello relativo all’accesso a internet da desktop è, di poco, superiore alla media, mentre quello legato alla navigazione da mobile è decisamente inferiore (2.2 ore al giorno, contro una media di 2.7 ore). In particolare le ore

dedicate all’utilizzo di canali social è di 2.5 contro una media mondiale di 2.4 ore (2 ore in

Francia e 1.9 in Spagna – per offrire dei termini di paragone).

Gli italiani prediligono molte sessioni, ma di durata inferiore rispetto a quanto accade in altri paesi: a livello globale il numero di pagine visitate da desktop è diminuito del 13%, mentre è aumentato del 39% da smartphone (e 17% da tablet).

L’analisi relativa all’utilizzo – attivo – dei canali social evidenzia come, anno dopo anno, risulti sempre più determinante permettere alle persone di interagire, e di trovare le informazioni che cercano: oggi sono più di 2 miliardi gli account attivi su piattaforme social (con una penetrazione del 29% sul totale della popolazione): in Italia la penetrazione è del 46% (il valore più alto è quello registrato a Singapore – 66% – mentre in Francia, ad esempio, è 45%, e in Germania 35%).

Figura 16: Utilizzo dei social media in Italia (We are social, Report Digital, Social e Mobile 2015)

La piattaforma – largamente – più usata rimane Facebook (1.36 miliardi di utenti attivi), ma è interessante osservare come continui il trend di crescita dei servizi di instant messaging (WhatsApp ha superato i 600 milioni di utenti, contro i 400 milioni di 12 mesi fa e Facebook Messenger è usato oggi da più di 500 milioni di persone; WeChat ha quasi raddoppiato la sua user- base, raggiungendo oggi i 468 milioni di utilizzatori).

È altresì importante osservare come le percentuali relative a chi cerca informazioni su prodotti da acquistare, e di chi poi finalizza effettivamente l’acquisto da desktop siano identiche (39%), mentre c’è un piccolo discostamento tra chi cerca da smartphone, e chi finalizza poi dallo stesso dispositivo (20% vs 19%), perché, probabilmente, preferisce approfondire da desktop prima di concludere la transazione.