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dell’ultima fila

Nel documento Ottobre - Dicembre 2019 (pagine 92-96)

Per fare formazione sono necessarie passione, professionalità e profonda conoscenza degli argomenti trattati, il tutto con una solida base organizzativa ed a volte anche psicologica.

di Paolo Peretti

C’è il “tecnico” che seguirà con attenzione ogni parola del docente ed aggiungerà det-tagli ad ogni argomento del programma. È sua la terza domanda della giornata: ”Verrà fornita la dispensa del corso?” (non si è an-cora accorto che la cartella datagli all’in-gresso contiene tutta la documentazione e molto altro).

In tutte le sessioni di corso c’è sempre il ritardatario

Perché la sveglia non ha suonato, perché gli hanno detto solo stamattina che oggi c’è il corso, perché la macchina non partiva o perché il bus era già passato o, semplice-mente, perché tanto non gli interessa ma è obbligato, ma non lo ammetterebbe mai. Esiste anche il corsista invisibile, quello che si è semplicemente dimenticato che doveva partecipare al corso. Raggiunto da una telefonata per accertarsi della sua ve-nuta, immancabilmente ammette di essersi scordato e che cercherà di “venire domani” come se un Centro Formazione fosse un supermercato. E infine c’è l’utente interes-sato, spesso timido, che si pone sempre con molta educazione, cammina silenzioso e cerca nell’aula un posto che sia rigorosa-mente dalla seconda fila in poi, meglio se

sui corridoi laterali. Partecipa con attenzio-ne, fiducioso di ricevere dalla formazione elementi conoscitivi che possano dare valore e sicurezza alla sua prestazione lavorativa. È lui il partecipante più numeroso e gratifi-cante per il docente, è lui che cercherà con le domande di approfondire anche i dettagli, senza vergognarsi della sua iniziale man-canza di conoscenza.

Dal punto di vista operativo, è indispensabile che la classe sia formata da poche persone

L’esperienza mi insegna che il numero ot-timale per un corso di formazione profes-sionale all’uso di macchine ed attrezzature è di quattro, massimo cinque persone ed è emblematico che una delle scuole più inno-vative in Italia, il Centro Formazione e Ri-cerca Merlo, nel primo semestre 2019 abbia erogato i corsi di formazione con addirittura una media di soli tre partecipanti a sessione. Fare formazione professionale efficace è una grande sfida per il docente. Sia per-ché ha di fronte professionisti che per conoscenza o per esperienza sanno già, o dovrebbero sapere, di cosa si sta parlando, sia perché tutti i partecipanti partono sem-pre con la convinzione che chi sta loro di

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FORMAZIONE SCENARI

tanza ed il valore aggiunto della formazione e porterà testimonianza al suo datore di la-voro che “il tempo speso ne valeva la pena”.

Non ci si può improvvisare formatori

Ed è anche profondamente sbagliato ridurre tutto ad un puro fatto commerciale perchè il giudizio negativo che ne daranno i par-tecipanti sancirà l’inevitabile fallimento di questa pratica. Fare formazione ad alto va-lore aggiunto richiede serietà, competenza, organizzazione, strutture dedicate e grande esperienza. Forse è per questo che, purtrop-po, conosco solo un Centro in Italia che ha un indice di gradimento dei corsi che supera il 99 per cento.

pulsanti. Il pranzo che attendeva con ansia lo ha mangiato distrattamente, pensando a quante volte gli è andata bene per gli errori commessi all’insegna del “tanto ho sempre fatto così e non mi è mai capitato niente”. E quando finalmente è sceso dalla cabina di guida lo ha fatto nell’unico modo per farsi sicuramente male, di schiena.

Il “tecnico” si è rassegnato perché ha sco-perto che esiste qualcuno che ne sa almeno quanto lui e non ammetterà mai di avere imparato qualcosa di nuovo. Anche il cor-sista più timido ha scoperto di avere una voce e durante la parte pratica, più a suo agio, ha colto dalle risposte alle sue doman-de molti doman-dettagli che gli erano sfuggiti. È lui che ha compreso più degli altri l’impor-fronte ad esporre la teoria, in realtà non

sappia nulla della pratica. E questo per-ché in Italia è prassi troppo frequente che il docente della teoria sia persona diversa dall’istruttore per la pratica.

Ed allora, proprio per confutare questo dato di fatto, un grande valore aggiunto è offerto dai corsi nei quali il docente è anche un eccellente istruttore per l’addestramento. Ben vengano quindi gli insegnanti con an-cora vivo il ricordo delle levatacce fatte per seguire fin dall’inizio il primo turno del ser-vizio di raccolta rifiuti o pulizia strade per apprendere nel contesto reale le implicazio-ni delle attività, cogliendo gli aspetti sigimplicazio-nifi- signifi-cativi da valorizzare ai fini della sicurezza. Per questo motivo, quando questi docenti/ istruttori entrano nel vivo dell’addestramen-to all’uso delle macchine, molte presunte certezze che i corsisti avevano all’inizio sva-niscono ed i corsi erogati durano di norma molto più a lungo di quanto da programma, ritardando anche le necessarie verifiche fi-nali che sanciscono il profitto della forma-zione. Il “turista” è di solito quello che va via per ultimo perché ha imparato e visto tali e tante cose che se non ne approfitta ora, chissà quando.

“L’esperto” scopre che la sua grande e suda-ta esperienza gli ha fatto purtroppo perdere il passo con lo sviluppo tecnologico delle macchine e già al primo approccio con i nuovi mezzi ha faticato a trovare il nottolino della chiave di accensione e scopre che leve e manette sono state sostituite da joystick e

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Garantire la massima coerenza dei contenuti del prossimo accordo quadro tra l’Associa-zione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) con il quadro normativo e regolatorio vigen-te. È quanto sollecitato da ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, nella Memoria depositata alla VIII commis-sione della Camera dei deputati in occacommis-sione dell’audizione del 24 luglio(1). In particolare, è il tema dei corrispettivi – e dei criteri per la loro determinazione – che ciascun consorzio di filiera è tenuto a riconoscere ai Comuni o ai suoi delegati per la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. L’aspetto maggior-mente rilevante ai fini dello svolgimento dei compiti di regolazione e controllo del ciclo dei rifiuti urbani e assimilati, assegnati dal Legislatore ad ARERA con la legge 27 dicem-bre 2017, n. 205/17 ed in particolare con l’art. 1, comma 527, lettera f) prevede che l’Autorità eserciti funzioni di regolazione e di controllo in materia di “predisposizione ed

aggiornamento del metodo tariffario per la determinazione dei corrispettivi del servizio integrato dei rifiuti e dei singoli servizi che costituiscono attività di gestione, a copertu-ra dei costi di esercizio e di investimento, compresa la remunerazione dei capitali, sulla base della valutazione dei costi effi-cienti e del principio «chi inquina paga»”.

Nell’attuale contesto nazionale ARERA dovrà infatti verificare che i maggiori oneri della raccolta differenziata che devono essere in-dividuati nel nuovo accordo ANCI-CONAI in

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