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DENSITÀ DEMOGRAFICA

La densità della popolazione è un indicatore utile alla determinazione dell’impatto che la pressio-ne antropica esercita sull’ambiente. È fortemente influenzata dalle caratteristiche geofisiche del-la zona di riferimento che può, ad esempio, includere o meno aree non abitabili (zone di alta mon-tagna, corpi d’acqua ecc.) e antropiche, in funzione dei differenti contesti insediativi delle aree urbane e rurali.

La concentrazione della popolazione contribuisce a determinare l’entità e l’articolazione, in un territorio, delle pressioniprovocate dall’uomo sull’ambiente. I comportamenti delle famiglie che più incidono in tal senso – direttamente o indirettamente – sono il tipo e l’entità dei consumi (idri-ci, energetici ecc.), la mobilità, la produzione dei rifiuti.

La densità della popolazione nei 48 comuni oggetto d’indagine in questo Rapporto è molto ete-rogenea. Si passa, infatti, dal valore massimo registrato a Napoli con 8.211 abitanti per km2e seguito da quello rilevato a Milano e Torino con densità di 7.181 e 6.987 abitanti per km2, al va-lore minimo registrato a Sassari con 239 abitanti per km2 (vedi Figura 1.2).

Comparando tali valori con il dato Italia (200 abitanti per km2) si nota che tutti i 48 Comuni, an-che quelli con densità inferiore, mostrano comunque un valore superiore alla densità media ita-liana.

Fig. 1.2 - Densità demografica al 31 dicembre 2009 nei 48 Comuni analizzati

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISTAT

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000 abit./km2 Bari Sassari Ravenna Foggia Ferrara Perugia Potenza Latina Forlì Terni Siracusa Venezia Parma Reggio Emilia Trento Reggio Calabria Ancona Piacenza Campobasso Taranto Modena Novara Rimini Messina Verona Vicenza Livorno Catania Aosta Udine Cagliari Prato Bolzano Roma Brescia Padova Salerno Trieste Genova Bologna Bergamo Firenze Pescara Monza Palermo Torino Milano Napoli

CONCLUSIONI

Nell’ambito delle complesse relazioni fra popolazione e ambiente, un aspetto importante è la “concentrazione” della popolazione nelle aree urbane. Ciò è evidenziato nei 48 comuni analizzati dove, al 31 dicembre 2009, su una superficie pari al 3,3% del totale nazionale, risiede il 23,4% della popolazione italiana.

Laddove è emerso un incremento della popolazione nel corso degli ultimi 9 anni, risulta che il con-tributo del saldo migratorio, cioè l’effetto dello spostamento delle persone verso queste città, è stato decisivo, a differenza del saldo naturale che invece è risultato quasi sempre negativo tranne in 17 comuni quasi tutti appartenenti al centro sud.

Un incremento della popolazione, e conseguentemente della densità, comporta una serie di pro-blematiche quali, per esempio, il notevole aumento della produzione dei rifiuti urbani, l’incremen-to del consumo di acqua corrente e di energia, maggiori pressionie quindi conseguenti impatti sull’ambiente, che devono essere affrontati attraverso opportune strategie e azioni, compresa anche l’adozione di tecnologie innovative ed eco-sostenibili.

In tale contesto è quindi importante studiare e analizzare, rispetto al quadro generale, quali im-patti hanno i fenomeni demografici sulla struttura socio-economica di una società, sugli ecosiste-mi e sulla qualità dell’ambiente in generale, per poter poi formulare un’efficace pianificazione ur-bana sostenibile.

Il suolo è una risorsa vitale, rinnovabile solo a lungo termine, la cui corretta gestione è basilare per garantire il nostro benessere senza compromettere la capacità delle generazioni future di sod-disfare i propri bisogni. Il suolo sostiene tutte le forme di vita presenti sulla superficie terrestre e svolge una serie di insostituibili funzioni ambientali come la protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento, lo stoccaggio del carbonio, la regolazione dei flussi idrici superficiali. Il suolo è la più grande riserva di biodiversità del pianeta e il luogo di chiusura dei cicli degli elementi nutri-tivi; è parte integrante del paesaggio e conserva la memoria della nostra evoluzione culturale. Sul suolo, dal suolo e dal sottosuolo l’uomo ha costruito le proprie civiltà ed estratto le proprie ri-sorse. Eppure troppo spesso il suolo viene trattato come un elemento di disturbo da rimuovere, un contenitore degli scarti della produzione umana, oppure un mezzo da sfruttare con una scar-sa conscar-sapevolezza degli effetti derivanti dalla perdita delle sue funzioni.

Esplicativa in tal senso è la situazione urbanistica italiana. A partire principalmente dal secondo dopoguerra le aree urbane si sono espanse secondo criteri guidati spesso più da interessi par-ticolari che da processi programmatici che tenessero in debita considerazione la vocazione na-turale del territorio e dei suoli. Sono stati asportati, o modificati per sempre, suoli ad elevata fer-tilità e vocazione agricola, in alcuni casi ubicati in aree ad elevata pericolosità geologica e idrau-lica. Si è edificato nelle aree di naturale espansione fluviale, nelle zone ad elevata sismicità, sui versanti instabili, sui fianchi ed all’interno di vulcani attivi in modo tale che, nonostante le attivi-tà pianificatorie e gli sforzi economici per porre in sicurezza gli abitati, esistono ancora troppe aree in cui eventi anche di moderata intensità possono determinare catastrofi economiche, spes-so, purtroppo, con un grande tributo in vite umane.

L’urbanizzazione comporta la rimozione totale del suolo oppure un suo decorticamento e succes-siva copertura con materiali impermeabili come calcestruzzo, metallo, vetro, catrame e plasti-ca, per la costruzione di edifici, strade o altri usi (Impermeabilizzazione del suoloo Soil Sea-ling; European Environment Agency, 2009). Il suolo è perso oppure non è più in grado di espli-care le sue funzioni (Consumo di suolo), in particolare viene impedita la sua capacità di regola-re i flussi idrici con serie conseguenze sui fenomeni alluvionali. Un suolo in condizioni naturali è in grado di trattenere parte delle acque di precipitazione meteorica, contribuendo a regolare il lo-ro scorrimento superficiale. Nell’ambiente antlo-ropizzato, la presenza di superfici impermeabilizza-te, la riduzione della vegetazione, l’asportazione dello strato superficiale ricco in sostanza orga-nica e l’insorgere di fenomeni di compattazione determinano un grave scadimento della funziona-lità del suolo con l’aumento del ruscellamento superficiale e dei fenomeni erosivi (Eurostat, 2003; Commissione europea, 2004; Hough, 2004; Fumanti, 2009).

In mancanza di un adeguato governo del territorio, il consumo di suolo, legato alle dinamiche in-sediative e all’espansione delle aree urbanizzate e delle infrastrutture incrementa, inoltre, la marginalizzazione delle aree agricole, genera discontinuità delle reti ecologiche ed elevati impat-ti sulle risorse naturali, sul paesaggio e sulla qualità della vita (Frisch, 2006; Pileri, 2007; Sal-zano, 2007; DiAP, INU e Legambiente, 2009; UN-HABITAT, 2009; Berdini, 2010).

Il confuso e sregolato allargamento dei limiti urbani a scapito dei territori agricoli, rappresenta, infatti, una delle problematiche più stringenti anche per il possibile incremento di beni esposti ai pericoli geologici. Sulla base delle informazioni ottenute nel corso della realizzazione della carto-grafia geologicad’Italia a scala 1:50.000 (Progetto CARG) è oggi possibile avere un quadro ge-nerale dellla situazione geologica superficiale e profonda delle città italiane e dei pericoli naturali a cui sono esposte (frane, alluvioni, terremoti, vulcani, sprofondamenti, subsidenza). Essa rappre-senta la cartografia di base per le attività di individuazione e prevenzione dei pericoli naturali.

La presenza di frane nelle aree urbanedetermina situazioni di elevato pericolo considerato che anche frane di ridotte dimensioni possono causare vittime e danni. In ambiente urbano le cause di origine antropica, quali tagli stradali, scavi, sovraccarichi, presenza di cavità, perdite dalla re-te acquedottistica o fognaria assumono un peso rilevanre-te nell’innesco dei fenomeni di dissesto gravitativo.

Il territorio Italiano è tra le aree al mondo maggiormente interessate da fenomeni di sprofon-damentoimprovviso che risultano concentrati nelle aree urbanizzate ed in particolar modo in al-cuni capoluoghi di provincia in cui è stato registrato negli ultimi anni un aumento dei casi. Gli spro-fondamenti sono di origine naturale (nella maggior parte dei casi connessi a processi carsici o di piping) ovvero di origine antropica ed in questo caso riconducibili per lo più a crolli di volte di ca-vità artificiali, a scarsa o media profondità dal piano campagna, o connessi a fenomeni di dilava-mento di terreni sciolti al di sotto del manto stradale per problemi di inadeguatezza della rete idraulica di sottoservizi. La maggior parte degli eventi infatti vengono registrati in concomitanza di eventi piovosi intesi e coinvolgono prevalentemente terreni di natura sedimentaria (sabbie e ghiaie generalmente) e vulcanoclastica (tufi e piroclastiti incoerenti). All’interno del fitto tessu-to urbano cittadino tali fenomeni possono determinare perdite di vite umane e gravi danni sul-l’edificato.

La contaminazione da fonti puntuali o diffuse è una problematica che nelle aree urbane assume particolare rilevanza. I siti contaminati di interesse nazionale– SIN (che a dicembre 2008 so-no 57, di cui 37 distribuiti in 29 aree urbane) soso-no definiti con varie disposizioni so-normative in re-lazione ad alcune peculiarità: quantità e pericolosità degli contaminanti presenti, rilievo dell'im-patto sull'ambiente circostante, alto rischio sanitario e/o ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali. Queste aree sono in genere caratterizzate da una grande estensio-ne, da un’alta densità di popolazione e da una molteplicità di soggetti proprietari. Con riferimen-to alle 48 città considerate nel Rapporriferimen-to, 19 città non hanno alcun SIN, 24 città hanno un so-lo SIN, 3 città ne hanno 2 e casi particolari sono quelli di Milano con 5 SIN e Napoli con 6.

Negli ultimi anni alcune tra le principali istituzioni europee hanno lanciato iniziative finalizzate a mo-nitorare l’ambiente urbano in Europa (es. Urban Audit, Urban Atlas, Moland, EVDAB) focalizzate però solo su alcuni aspetti specifici relativi alle problematiche dello sviluppo urbano senza forni-re una visione globale del fenomeno. Il progetto IUME(Integrated Urban Monitoring in Europe) della Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha, pertanto, l’obiettivo di costruire una piattafor-ma comune a varie iniziative per favorire un monitoraggio integrato delle dinamiche urbane nel-le città europee, attraverso il coordinamento e l’integrazione di dati già disponibili a livello euro-peo, nazionale e locale a partire dalle principali banche dati dell’EEA messe a disposizione del pro-getto (Airbase, Waterbase, Noise, Naturilis, CLC2006). Il sistema di indicatori del propro-getto IU-ME è al momento in corso di definizione: esso comunque sarà costituito da una serie di indica-tori derivanti dall’integrazione delle diverse banche dati esistenti che siano in grado di risponde-re a questi chiave in uno schema DPSIR (Drivers, Prisponde-ressurisponde-re, State, Impact, Response). A titolo di esempio è stato applicato alle 48 città del VII RAU, l’indicatore Pressione delle aree urba-ne sulle aree naturali limitrofeche è finalizzato a valutare l’impatto dell'espansione urbanisti-ca delle città sull'ambiente naturale della fascia periurbana.

F. Fumanti, M. Falconi - ISPRA

Lo IUME è basato sui dati già forniti dalle iniziative in corso, che intende integrare in tutte le sue fasi dalla collezione dei dati alla loro analisi fino alla definizioni degli indicatori. Le maggiori criticità riguar-dano la scarsa omogeneità in termini di copertura geografica, risoluzione e completezza. Inoltre, in molti casi la diacronia (cioè la differenza tra riferimenti temporali) tra le varie banche dati non è tra-scurabile. Tutto ciò introduce inevitabilmente ulteriori incertezze quando si intende incrociare le diver-se banche dati.

Tra le diverse tipologie di delimitazione delle aree urbane esistenti, ovvero:

i) fisico-morfologica, che considera la continuità e prossimità di certe tipologie di copertura del suo-lo (es. MOLAND, UMZ);

ii) funzionale, in cui le aree urbane vengono delimitate secondo il loro profilo di densità (es. le FUA del progetto ESPON);

iii) amministrativa, ovvero i confini amministrativi di una città,

il progetto IUME intende optare per una delimitazione amministrativo-funzionale ovvero le LUZ (Large Urban Zones) definite da Urban Audit su base amministrativa ma che integrano la prospettiva funzio-nale.

STIMA DEL CONSUMO DI SUOLO NELLE AREE URBANE