• Non ci sono risultati.

IL RISCHIO INDUSTRIALE

LE FRAZIONI MERCEOLOGICHE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

4. IL RISCHIO INDUSTRIALE

Gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (stabilimenti RIR)sono stabilimenti in cui so-no o possoso-no essere presenti sostanze potenzialmente pericolose, utilizzate nel ciclo produtti-vo o semplicemente in stoccaggio, in quantità tali da superare determinate soglie che sono sta-bilite dalla normativa “Seveso”(la normativa prevede sia la “presenza reale” che la “presenza prevista” che comprende anche il caso in cui si reputa che le sostanze potenzialmente pericolo-se possano espericolo-sere generate nel corso del processo produttivo).

Queste sostanze, classificate come tossiche e/o fiammabili e/o esplosive e/o comburenti, possono in-durre incidenti di rilevante entità con pericolo grave, immediato o differito, sia per l’uomo, all’interno o al-l’esterno dello stabilimento, sia per l’ambiente circo-stante, a causa di emissione e/o diffusione di sostan-ze tossiche, di incendi o esplosioni.

Per ridurre la possibilità di accadimento degli inciden-ti i gestori degli stabilimeninciden-ti industriali potenzialmen-te a rischio di incidenpotenzialmen-te rilevanpotenzialmen-te devono adempiere a determinati obblighi (ad esempio, predisporre docu-mentazioni tecniche e informative, e mettere in at-to specifici sistemi di gestione in sicurezza dello sta-bilimento) e contemporaneamente sono sottoposti a specifici controlli e ispezioni da parte delle autorità competenti.

L’attività di uno stabilimento e la conoscenza delle so-stanze utilizzate permettono di conoscere preventiva-mente, mediante specifiche analisi di sicurezza, sia pure in modo qualitativo, il potenziale rischio associa-to allo stabilimenassocia-to. Ai depositi di GPL e di esplosivi, come pure alle distillerie e agli impianti di produzione e/o deposito di gas tecnici, per esempio, so-no associabili, prevalentemente, rischi di incendio e/o esplosione con effetti riconducibili, in ca-so di incidente, principalmente a irraggiamenti e ca-sovrappressioni più o meno elevati, con conse-guente possibilità di danni strutturali agli impianti ed edifici e danni fisici per l’uomo. Sono molto limitati però i potenziali danni all’ambiente.

Gli stabilimenti chimici, le raffinerie, i depositi di oli minerali, i depositi di sostanze tossiche, i de-positi di fitofarmaci e gli stabilimenti dove si effettuano trattamenti galvanici associano al rischio, più o meno elevato, di incendio e/o esplosione, come i precedenti, anche il rischio di diffusione nel terreno, in aria o nelle acque, di sostanze tossiche o ecotossiche nelle immediate vicinanze del-lo stabilimento, e in alcuni casi anche a distanza, e quindi pericoli, immediati e/o differiti nel tem-po, sia per l’uomo che per l’ambiente.

Il tema del rischio industriale è trattato, per le 48 aree urbane di questo Rapporto, mediante l’analisi della distribuzione degli stabilimenti RIR sul territorio, e delle variazioni nel tempo, oltre che della distribuzione degli stabilimenti per tipologia di attività.

La fonte dei dati, aggiornati al 31 dicembre 2010, è “l’Inventario nazionale per gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante” del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del ma-re, inventario già previsto dall’ art. 15 del D.Lgs. 334/99, mentre le relative elaborazioni sono proposte dall’ISPRA.

La “Normativa Seveso”

Con lo scopo di prevenire l’accadimento di gravi incidenti negli stabilimenti RIR, la Co-munità Europea ha emanato negli anni Ot-tanta una specifica direttiva, la 82/501/CEE (nota anche come direttiva “Seveso I”), re-cepita in Italia nel 1988 con il D.lgs.175/88. Nel corso degli anni, la Normativa Seveso è stata modificata/integrata due volte median-te le Direttive 96/82/CE (Seveso II) e la 2003/105/CE (Seveso III), i cui recepimen-ti, sono avvenurecepimen-ti, in Italia, rispettivamente con il D.lgs 334/99 e il D.lgs 238/05. ll fi-ne della Normativa Seveso è la riduziofi-ne del rischio di un incidente rilevante in uno stabi-limento industriale, per una maggior tutela delle popolazioni e dell’ambiente nella sua globalità.

Le informazioni disponibili nell’Inventario nazionale, a seguito di leggeri ritardi dell’acquisizioni del-le comunicazioni dai gestori, possono presentare piccodel-le differenze con del-le effettive realtà terri-toriali considerate in questo Rapporto.

Nella foto (sito web Comune di Venezia) il polo industriale di Porto Marghera.

A. Lotti - ISPRA Le distribuzioni degli stabilimenti RIR sono trattate, in questo capitolo, attraverso i seguen-ti indicatori:

Numero di stabilimenti nel territorio comunale Densità di stabilimenti nel territorio comunale Numero di stabilimenti nel territorio provinciale Densità di stabilimenti nel territorio provinciale

Numero di stabilimenti nella fascia di 2 km dai confini comunali

L’Inventario Nazionale, predisposto e gestito dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del ter-ritorio e del mare (MATTM), in collaborazione con l’ISPRA, è fondato su dati rilevabili dalle notifiche e dalle schede d’informazione alla popolazione di cui all’Allegato V del D.Lgs. 334/99, fornite dai gestori degli stabilimenti RIR e pervenute al Ministero successivamente all’entra-ta in vigore del detto decreto.

L’inventario è continuamente aggiornato con le informazioni ufficiali che pervengono al Mini-stero da parte dei gestori, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, delle Regioni e delle Pre-fetture ed è validato grazie alla collaborazione delle Agenzie regionali per la protezione del-l’ambiente.

La presenza sul territorio di stabilimenti a rischio di incidente rilevante (stabilimenti RIR), e la lo-ro distribuzione nei territori comunali e plo-rovinciali, è fonte di notevole pressione per l’uomo e per l’ambiente, a causa del possibile accadimento di un incidente di rilevante entità e di un possibile effetto domino.

Tra le 48 città prese in considerazione in questo Rapporto (tab, 4.1.1) quelle nel cui territorio comunale si trova un numero consistente di stabilimenti RIR sono:

Ravenna, con 25 stabilimenti soggetti agli adempimenti della normativa Seveso, tra cui una raffineria e diverse industrie o depositi ubicati nell’area del polo petrolchimico.

Venezia, nel cui territorio comunale insiste Porto Marghera, con il suo polo industriale che com-prende, come per Ravenna, una raffineria ed industrie petrolchimiche, per complessivi 16 sta-bilimenti RIR;

Genova(11 stabilimenti) e Napoli(9 stabilimenti) che, in quanto importanti porti industriali, ospitano grandi depositi di idrocarburi o di GPL (gas di petrolio liquefatto);

Brescia (8 stabilimenti) al centro di un’area caratterizzata dalla presenza di molte industrie siderurgiche;

Livorno (8 stabilimenti) e Taranto (5 stabilimenti tra cui la raffineria), città caratterizzate dalla presenza, oltre che di un porto, di importanti aree industriali;

Roma(7 stabilimenti) che abbina una discreta attività industriale alla vastità del suo territo-rio comunale.

I comuni con più alta “densità” di stabilimenti RIR (rapporto tra il numero degli stabilimenti RIR e l’estensione del territorio comunale), sono, nell’ordine, Brescia, Napoli, Livorno, No-vara e Aosta, città con presenza di stabilimenti RIR ma con territori comunali di piccola esten-sione.

Tra le 48 città considerate in questo Rapporto non hanno stabilimenti RIR nel proprio terri-torio comunale Firenze, Messina, Cagliari, Rimini, Monza, Bergamo, Piacenza, Udine e

Campobasso.

4.1 GLI STABILIMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE

F. Astorri, A. Lotti, G. Maschio, A. Ricchiuti

ISPRA – Dipartimento Nucleare, Rischio Tecnologico e Industriale